ALFANO PRESENTA IL PIANO CARCERI, MA “EVADE” I PROBLEMI REALI
IL MINISTRO PROMETTE DI PASSARE DA 43.000 A 80.000 POSTI LETTO, MA CON 500.000 EURO IN FINANZIARIA AL MASSIMO ARRIVA A CREARE 5.000 POSTI…VUOLE ASSUMERE 2.000 AGENTI, MA CON CHE SOLDI?….SU 65.000 DETENUTI, BEN 25.000 SONO STRANIERI E CON PICCOLI REATI: COSA ASPETTA IL GOVERNO DELLE CHIACCHIERE AD ESPELLERLI ?
Comprendiamo che il ministro Alfano passi più il suo tempo a Palazzo Grazioli a giocare con Silvio ogni giorno alle tre tavolette del processo breve, del legittimo impedimento e del decreto salva-premier, modificando testi, regole e norme, incasinandosi come il peggiore Azzeccagarbugli, ma un’occhiata alla realtà delle carceri italiane forse avrebbe dovuto darla un po’ prima, invece di aspettare due anni dal suo insediamento.
Ora, quasi a metà legislatura, ammesso che arrivi alla fine, si è svegliato dal torpore ed oggi ha presentato in piano carceri.
Più precisamente ha chiesto “lo stato di emergenza” per le patrie galere, quando magari sarebbe bastato intervenire a tempo debito, prima che l’emergenza si manifestasse.
Forse in tutt’altre faccende affaccendato, il buon “Angelino Jolie” della politica italiana non si era accorto che gli istituti di pena sono soffocati da un endemico sovraffollamento e sono afflitti da larghi vuoti negli organici del personale di sorveglianza.
Eppure quando il governo aveva tagliato assunzioni e fondi alle forze dell’ordine non ci risulta che il ministro avesse manifestato alcun dissenso, era stato disciplinatamente zitto come si addice a un forzaitaliota, di fronte al battere di ciglio del capo.
Ora ci avvisa che siamo in emergenza, ma forse i cittadini se ne sono accorti prima di lui.
Ed ecco il piano che ha presentato al Consiglio dei ministri stamane, articolato su tre pilastri.
In primo luogo un piano di edilizia penitenziaria che permetta di passare dagli attuali 43.000 posti letto a circa 80.000, al livello delle nostre necessità .
In secondo luogo, “attenuazione del sistema sanzionatorio per chi deve scontare un piccolo residuo di pena” (tradotto dal politichese: mandare a casa anzitempo chi deve scontare una piccola pena).
In terzo luogo assumere duemila nuovi agenti penitenziari.
Vediamo attualmente com’è la situazione: negli istituti di pena sono detenute 65.000 persone su 43.000 posti-letto disponibili.
Di questi, ben 25.000 sono cittadini stranieri: in larga parte provengono dal Marocco (5.233), Tunisia (3.206), Romania (3.136), Albania (2.857), Nigeria (1.135), Algeria (1.053).
La maggior parte devono scontare condanne per pene non rilevanti e il buon senso sarebbe quello di incrementare le loro espulsioni, soprattutto per chi ha da scontare pene inferiori ai due-tre anni.
Lo dice anche il Sappe, il sindacato delle guardie penitenziarie, oltre che la logica.
A nostro parere questa misura dovrebbe essere contestuale alla condanna e avremmo almeno 20.000 detenuti in meno e saremmo a regime, rispetto ai posti letto.
Alfano promette poi di passare da 43.00 posti a 80.000, ovvero di crearne 37.000 nuovi.
Ci spiega come? Visto che in Finanziaria il governo ha stanziato per tale scopo appena 500.000 euro.
Un carcere di 200 posti letto, dati alla mano, costa 20 milioni, pertanto con la cifra che Alfano ha a disposizione al massimo crea 5.000 posti letto: inutile che ci stia a raccontare delle balle, non sono stime nostre, sono del dipartimento penitenziario nazionale.
Già che è nei conti, Alfano ci dica anche quando, come e con che soldi, intende assumere 2.000 guardie penitenziare, visto che non ha un euro extra. Altrimenti in Italia chiunque si può svegliare il mattino e promettere che ne assumerà anche 10.000, tanto di matti in giro ce ne sono tanti, dopo la legge Basaglia.
La cosa incredibile è che sarebbe bastata una leggina che prevedesse l’espulsione per lo straniero condannato in Italia e adesso non avremmo bisogno di nessun stato di emergenza e di sputtanare soldi nelle carceri.
Non vorremmo che la verà calamità in Italia sia invece proprio la classe politica, incapace di applicare il buon senso del cittadino comune.
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