“ALL’ITALIA SERVONO OGNI ANNO 157.000 IMMIGRATI”: LO STUDIO E LE PROPOSTE DEI RADICALI
INDISPENSABILI PER COMPENSARE LA RIDUZIONE DELLA POPOLAZIONE ITALIANA IN ETA’ LAVORATIVA… REGOLARIZZARE CHI HA UN LAVORO E LEGAMI FAMILIARI STABILI SUL MODELLO SPAGNOLO DEL “RADICAMENTO”
I canali d’ingresso legale per immigrati economici non funzionano. È questo il rischio che corre il nostro Paese.
A suonare l’allarme è un voluminoso rapporto firmato dai Radicali italiani.
Due le ricette messe in campo: permessi di soggiorno per ricerca di lavoro e corridoi umanitari d’ingresso
Il rapporto “Governance delle politiche migratorie” verrà presentato a Roma giovedì prossimo: duecento pagine che fotografano il pianeta immigrazione.
I numeri innanzitutto: i cittadini stranieri rappresentano oggi l’8,2% della popolazione, sono più giovani degli italiani e il loro lavoro vale l’8,7% del Pil.
Il loro tasso d’occupazione è superiore a quello degli italiani, ma gli sono riservati i lavori meno qualificati. Non solo.
Il nostro è il Paese che ospita gli immigrati con il più basso livello d’istruzione e il 48% di loro è a rischio povertà .
E ancora: 157mila l’anno è il fabbisogno d’immigrati, «indispensabile per compensare la riduzione della popolazione italiana in età lavorativa, per mantenere l’attuale forza lavoro e per rendere sostenibile il sistema previdenziale».
Peccato, però, che l’Italia rischi di trasformarsi in un incubatore di irregolari.
«Con un aumento del numero delle domande di protezione e un tasso di non riconoscimento che è giunto, nei primi sei mesi del 2016, al 60% – avverte Riccardo Magi, segretario dei Radicali italiani – è altissimo il rischio che decine di migliaia di persone non lascino il nostro Paese, ma vi rimangano pur impossibilitati a svolgere una regolare attività lavorativa, destinati al lavoro nero e allo sfruttamento ».
Che fare? I Radicali propongono l’addio alle quote e l’introduzione di un permesso di soggiorno per ricerca occupazione con garanzia di intermediari o sponsor privati.
E ancora: regolarizzazioni degli irregolari che hanno un lavoro e legami familiari stabili, sul modello spagnolo del “radicamento”.
Sul fronte rifugiati, si chiedono canali legali e sicuri d’arrivo in Europa per quanti necessitano di protezione internazionale.
Infine, si sottolinea: Paese che vai accoglienza che trovi.
Lo Stato che spende di più per l’accoglienza dei rifugiati (costo annuo pro-capite) è l’Olanda (24mila euro), seguita da Belgio (19mila), Finlandia (13mila) e Italia (12mila), mentre quello che spende meno è il Regno Unito (2,5mila euro).
«A causa del blocco delle frontiere europee e della massiccia identificazione negli hotspot – sostiene Magi – da Paese di transito siamo divenuti Paese di destinazione, tenuto a farsi carico non solo del riconoscimento dell’asilo, ma anche dell’accoglienza e dell’integrazione. La sfida sta nel trasformare tutto ciò in una opportunità , adottando politiche efficaci e efficienti basate su percorsi di autonomia, formazione, lavoro e capacità del territorio di includere. Una sfida epocale dalla quale le nostre città , l’Italia e l’Europa possono uscire vincenti o disintegrate ».
(da “La Repubblica”)
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