ALTA TENSIONE A BRUXELLES MENTRE A ROMA SI CONTINUA A LITIGARE
SCONTRO GIORGETTI-DI MAIO, SCARICABARILE SUI TAGLI: “COSI’ NON SI DURA”
“La tensione si taglia con il coltello”. A sera una fonte M5s di governo mette sul tavolo le carte di una mano rimasta al buio per ore.
I cellulari squillano a vuoto, staff, governo e sottogoverno tacciono. “È comunque normale — spiega la stessa fonte — se non ci fosse in sessione di bilancio quando ci dovrebbe essere?”.
La partita tra Roma e Bruxelles sulla manovra resta intricatissima.
La proposta italiana di scendere al 2,04% nel rapporto deficit/Pil condivisa dal presidente del Consiglio con il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha di per sè obbligato Movimento 5 stelle e Lega ad asciugare i denari stanziati rispettivamente per reddito di cittadinanza (da 9 a 7,5 miliardi) e riforma della Fornero (da 6,7 a circa 4,5).
E nonostante il premier assicuri che “non sia stato affatto difficile convincere Salvini e Di Maio”, è da mercoledì che l’aria tra le rispettive war room è diventata elettrica.
Il leader della Lega si è inabissato: “Sono affari vostri, noi abbiamo dato” ha fatto sapere a premier e alleati facendo perdere le tracce per una due giorni dedicata ai figli e sostanzialmente staccando il telefono.
“Più di così non possiamo fare”, ha ribadito in un gioco di specchi il capo politico del Movimento 5 stelle, al quale il taglio del reddito è costato non poco.
Il punto è che Conte e Tria sono ripartiti da Bruxelles con un’ulteriore richiesta di sforzo da parte dell’Europa.
“Sul deficit/Pil possiamo chiudere un occhio — il senso del messaggio — ma il deficit strutturale deve calare ulteriormente”.
Non basta dunque il mastodontico piano di dismissioni (che al momento rimane sulla carta, di fatto un “pagherò”), un maggiore impegno sugli investimenti, la promessa di uno sprint maggiore sui tagli.
Serve ridurre l’impatto delle misure portanti.
Dall’incontro fra Conte e Angela Merkel filtra una forte preoccupazione soprattutto sul versante quota 100.
“La Fornero è una delle poche riforme strutturali positive”, spiegano a Bruxelles, non accontentandosi della durata triennale assicurata dalla Lega. Salvini riaffiora a pelo d’acqua per gelare qualsiasi ulteriore sforzo su quel versante: “Quota cento non si tocca”, tuona raggiunto dall’agenzia di stampa Agi. E conferma che la misura deve essere “triennale, con prima finestra utile ad aprile”.
La Lega fiuta gli spin dei 5 stelle che riversano sulla loro misura chiave l’onere di evitare la procedura d’infrazione. E si inviperisce.
Giancarlo Giorgetti è al Senato. Parla in un potenzialmente innocuo convegno sui populismi. E tira un fendente micidiale: “Il rischio è che il reddito di cittadinanza aumenti il lavoro nero, piace all’Italia che non ci piace”.
Sbam, uno schiaffo in piena faccia agli alleati. I pompieri leghisti si affannano a spiegare che “sapete come è Giancarlo, è uno schietto che dice quel che pensa ma non rema contro”. Ma le parole, collocate nel bel mezzo di una fase delicatissima, pesano come macigni.
Di Maio si affretta ad arginarle. Raccontano che il leader 5 stelle sia furioso. Ma spiegano anche che sia convinto che l’impatto strutturale di quota 100 sia il vero nodo rimasto in campo, e decide di non forzare la mano con una replica che sarebbe potuta essere decisamente più dura: “Non è tra i rischi che stiamo contemplando nel senso che l’ispettorato del lavoro e la Guardia di Finanza saranno a lavoro ogni giorno. Ho anche letto di una sua dichiarazione per cui il reddito di cittadinanza piace ad un’Italia che non piace a Giorgetti. A me l’Italia piace tutta, dalla Sicilia alla Valle d’Aosta, e sono orgoglioso di questo paese”.
Mentre a Roma vanno in scena cannoneggiamenti sulle rispettive trincee, Conte e Tria si infilano in aereo, verso una quattro giorni di passione e tensioni, con i tecnici del Tesoro rimasti in Belgio a limare la parte tecnica.
Ore di passione perchè martedì, al massimo mercoledì, un maxiemendamento dovrà mettere nero su bianco al Senato i nuovi saldi, pena la partenza della procedura d’infrazione.
E non sono solo quota 100 e reddito a dividere i 5 stelle: “Sai quanti emendamenti sono in gioco?
I 5 stelle sono convinti: a Giorgetti è scappata la frizione perchè è furioso per il loro no alla proroga della pubblicità sul gioco d’azzardo, fonte di finanziamento cruciale per il comparto dello sport, a lui molto caro.
È un tutti contro tutti, fibrillazioni che si muovono pericolosamente sul crinale del normale caos di sessione di bilancio e di pericolose spinte centrifughe verso la rottura. E negli ambienti di alcuni tecnici al governo rimbalza la domanda: “Possiamo anche superare lo scoglio della manovra, ma così come stiamo andando avanti adesso non si dura”.
(da “Huffingtonpost”)
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