ALTRO CHE DENAZIFICAZIONE, A PUTIN INTERESSA IL DONBASS PERCHE’ CI SONO GIACIMENTI FINO A 113 MILIARDI DI METRI CUBI DI GAS
IL DONBASS È UN TERRITORIO MOLTO RICCO DAL PUNTO DI VISTA MINERARIO: CI SONO 900 SITI INDUSTRIALI, 40 FABBRICHE METALLURGICHE, 177 SITI CHIMICI AD ALTO RISCHIO, 113 SITI CHE USANO MATERIALI RADIOATTIVI, 248 MINIERE, 1.230 CHILOMETRI DI TUBATURE CHE TRASPORTANO GAS, PETROLIO
Perché la Russia punta ad un’annessione di fatto del Donbass? E si va verso due Ucraine, di cui una sotto il controllo di Putin?
Alla prima domanda – nel giorno della strage alla stazione ferroviaria di Kramatorsk – c’è una motivazione economica ed energetica.
L’Ucraina detiene oggi le seconde riserve di gas conosciute in Europa. Alla fine del 2020, le riserve ucraine conosciute ammontavano a 1,09 trilioni di metri cubi di gas naturale, seconde solo alle risorse conosciute della Norvegia di 1,53 trilioni di metri cubi.
Solo nell’area del Donetsk i giacimenti stimati conterrebbero fino a 113 miliardi di metri cubi di gas. Tuttavia oggi l’Ucraina ha un basso tasso di utilizzo della riserva annuale di circa il 2%.
Nelle intenzioni dichiarate di Mosca l’operazione speciale condotta in Donbass sarebbe finalizzata a portare soccorso alla popolazione russa schiacciata e discriminata dal governo di Zelensky.
Pura propaganda: il Donbass è anche un territorio molto ricco dal punto di vista minerario.
Secondo un report della Banca mondiale, in Donbass ci sono 900 siti industriali, 40 fabbriche metallurgiche, 177 siti chimici ad alto rischio, 113 siti che usano materiali radioattivi, 248 miniere, 1.230 chilometri di tubature che trasportano gas, petrolio e ammoniaca, 10 miliardi di tonnellate di rifiuti industriali.
Il controllo di questa zona vorrebbe dire impossessarsi dei giacimenti di carbone, una risorsa mineraria fondamentale per l’affermazione della potenza economica russa.
(da agenzie)
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