ANCHE DARIO FO PRENDE LE DISTANZE DAI CINQUESTELLE: “PROVOCAZIONI DEGRADANTI”
IL FILOSOFO REMO BODEI: “GRILLINI INSIPIENTI E TELECOMANDATI, CHE DELUSIONE”
“Una provocazione stupida con un effetto degradante su chi l’ha commessa”.
Così Dario Fo su La Repubblica commenta la contestazione dei grillini in aula ai danni della presidente Boldrini.
“Con il pensiero alle battaglie di Franca (Rame, ndr), mi vengono i brividi a pensare che ancora si faccia uso di certe metafore da sempre utilizzate dal potere maschile”.
Dario Fo, che non ha mai nascosto la sua simpatia per il MoVimento Cinque Stelle, stavolta è deluso e amareggiato. “Non si può arrivare a certe reazioni così grossolane […]. Non è possibile rispondere alla brutalità di una politica che insulta la democrazia con l’imbecillità a briglia sciolte. Non giustifico la violenza e le azioni senza un senso, ma penso che l’opposizione vada fatta con fermezza e, se necessario, facendo ricorso all’ironia. Basta vedere e seguire Papa Francesco”.
Critico – ma meno sorpreso – anche il filosofo Remo Bodei, che a marzo dell’anno scorso (prima delle consultazioni in streaming con Pier Luigi Bersani) scrisse insieme ad altri intellettuali un appello a Beppe Grillo affinchè sedesse con la sinistra storica al tavolo di una maggioranza riformatrice.
In un’intervista al Corriere della Sera, Bodei definisce “insipienti e telecomandati” i parlamentari Cinque Stelle.
“L’insipienza e l’arroganza di molti senatori e deputati grillini ha prevalso sull’impegno e la buona volontà di altri. C’è parecchio analfabetismo politico, questi gruppi sono telecomandati. E per quelli tra loro che vogliono ragionare c’è… il Mastino dei Baskerville”, ossia “Grillo e Casaleggio insieme”.
Bodei riconosce a Grillo il merito di “aver messo insieme una nuova classe politica con alcune persone perbene […], ma l’educazione politica va fatta lasciando autonomia, senza una guida da oracolo nascosto o palese”.
La regola iniziale – “uno vale uno” – “è stata distrutta dagli oracoli e dall’opacità “.
Opacità che il filosofo, docente a Los Angeles presso l’Università della California, sembra attribuire in primo luogo a Casaleggio.
“Pensi che a Ballarò non l’ho neanche mai voluto nominare, Casaleggio. Per non dargli importanza…”.
(da “Huffingtonpost“)
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