ANCHE L’EX SINDACO DI MILANO GABRIELE ALBERTINI PASSA CON FINI: “PER SILVIO IL CONFRONTO E’ ERESIA”
“NEL PDL C’E’ SOLO LA LEADERSHIP CARISMATICA DEL CAPO: UN PARTITO DOVE CIO’ CHE PIACE AL PRINCIPE HA VALORE DI LEGGE E CHI NON E’ D’ACCORDO VIENE MESSO ALLA PORTA NON PUO’ FUNZIONARE”….”FINI VOLEVA SOLO UN CONFRONTO SUI GRANDI TEMI POLITICI, MA NEL PDL E’ VIETATO DISCUTERE, NEANCHE SI FANNO I CONGRESSI”
L’addio al Pdl in questi giorni è prerogativa non soltanto delle truppe finiane in Parlamento: nella periferia del Paese stanno lasciando il partito tanti esponenti che hanno contribuito a fondarlo, ritenendo ormai irrespirabile l’aria di conformismo e di sudditanza in cui è stato ridotto il partito.
Proprio a Milano, città di cui è stato sindaco, per poi diventare anche parlamentare europeo, Gabriele Albertini, un “berlusconiano di ferro” della prima ora, lascia il Pdl : “Provo una grande difficoltà a uniformarmi alle ultime decisioni prese dal partito, come la cacciata di Fini. Un partito dove l’impietoso calvario del confronto è considerato un’eresia”.
Continua Albertini: “Quando è nato il Pdl mi sembrava il tentativo di allargare la partecipazione democratica per aggregare nuovi consensi. Silvio ha invece costruito un partito dove ciò che piace al principe ha vigore di legge e chi non è d’accordo viene messo alla porta: un partito così a me non piace e non può funzionare. Se si ipotizza un traguardo un po’ più lontano, diventa necessario costruire i meccanismi di democrazia interna propri di tutti i partiti liberali”.
Secondo l’ex sindaco di Milano “Fini voleva solo che ci fosse un confronto sui grandi temi della politica, dalla bioetica alla immigrazione, dalla legalità ai costi del federalismo. Lo hanno cacciato. E poi come posso ritrovarmi in un partito dove i congressi non vengono celebrati e il ceto dirigente, anzichè essere emanazione della base, viene investito dal tocco magico del principe?”
A proposito della giustizia, Albertini ritiene che “al Pdl abbia fatto più male la triade Brancher, Cosentino, Caliendo, che le critiche di Bocchino e Granata che hanno solo espresso opinioni. Siamo in Italia, non in uno staterello sudamericano”.
Ora Albertini ha deciso di lasciare il Pdl e dare una mano a Fini a cui piacerebbe vederlo candidato a Milano per la carica di sindaco contro la Moratti.
Certo che se Albertini accettasse, a Milano vedremmo i fuochi pirotecnici durante la campagna elettorale, visto il calo di consensi che registra la giunta Moratti ormai da mesi.
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