ANCORA FUMATA NERA PER LA PRESIDENZA DELLA RAI: IL CENTRODESTRA NON SI PRESENTA IN COMMISSIONE DI VIGILANZA E NON CI SONO I NUMERI PER NOMINARE SIMONA AGNES
A VIALE MAZZINI ORMAI NULLA È SCONTATO: RISCHIANO ANCHE I DIRIGENTI MELONIANI PAOLO CORSINI, CHE AD ATREJU SI DEFINÌ “MILITANTE” DI FRATELLI D’ITALIA, E ANGELO MELLONE. IL PRIMO POTREBBE PAGARE LE POLEMICHE SU “REPORT”, IL SECONDO I FLOP DEI PROGRAMMI DEL DAY TIME
È ancora fumata nera sulla presidenza Rai, vacante da oltre due mesi e retta ad interim da Antonio Marano, il consigliere più anziano in quota leghista. Stamattina, per la sesta volta consecutiva, il centrodestra non si è presentato in commissione di Vigilanza, convocata per ratificare la designazione della forzista Simona Agnes, che senza il contributo delle opposizioni non ha numeri sufficienti per superare il quorum qualificato richiesto dalla legge.
Un muro contro muro che ha precipitato la tv di Stato in uno stallo senza precedenti. “La maggioranza continua a sabotare la bicamerale di controllo sulla Rai, disertando le sedute e bloccando l’iter istituzionale per il completamento della nomina del presidente del Cda”, attacca il capogruppo del Pd in commissione Stefano Graziano: “Un atto irresponsabile, che dimostra totale disprezzo verso le regole e i cittadini, i quali pagano il canone per un servizio pubblico che dovrebbe essere indipendente e trasparente”.
Duro anche il M5S: “Si tratta di un grave strappo istituzionale che svilisce il ruolo delle opposizioni e priva il Paese di un fondamentale presidio democratico”.
Fatto sta che l’impasse sulla presidenza, fra l’altro in un momento di profonda crisi sul fronte degli ascolti, sta rallentando non solo i lavori del Cda, ma anche la messa a punto della squadra che il nuovo amministratore delegato, Giampaolo Rossi, avrebbe voluto rendere al più presto operativa per frenare la fuga degli spettatori, porre rimedio agli innumerevoli flop che hanno prodotto la chiusura anticipata di diversi programmi (da l’Altra Italia a Binario 2), arginare i sempre più frequenti incidenti di percorso.
L’ultimo dei quali – la telefonata diffusa da Report tra Gennaro Sangiuliano e sua moglie – ha scatenato le vibranti proteste del centrodestra, finendo al centro di un’interrogazione parlamentare firmata da Fratelli d’Italia. Al punto da mettere in discussione il direttore degli Approfondimenti, Paolo Corsini, per non aver vigilato a sufficienza: nella tornata di nomine attese all’ultimo Cda prima della pausa natalizia, il direttore che dal palco di Atreju ha pubblicamente dichiarato la sua militanza avrebbe dovuto essere riconfermato, ma ora è tornato in bilico.
Insieme all’altro dioscuro del melonismo Rai, ovvero Angelo Mellone, dato in uscita dal Daytime a causa non solo dei troppi format che non hanno funzionato, ma pure di scelte (sbagliate) dettate da ragioni non esclusivamente professionali
Come aver affidato la trasmissione che ha sostituito Fiorello nella prima mattina di Rai2 alla supervisione di una semplice caposervizio, la quarantenne Perla Tortora, anziché com’è prassi a uno dei tanti vicedirettori o capistruttura chiamati a curare i programmi dell’intera giornata, esclusi quelli d’informazione. Il risultato è stato un disastro: Binario 2 ha sempre viaggiato a una media del 2,3% di share (pari a 110mila ascoltatori), costretto ad abbassare le saracinesche dopo appena tre mesi.
Se i leader della maggioranza impegnati in una lotta senza quartiere per accaparrarsi i posti migliori smetteranno di litigare, alcune nomine potrebbero arrivare in Cda il 19 dicembre. Anche se c’è già chi scommette che per […] l’intero menu bisognerà aspettare ancora. Per lo meno finché non verrà sbloccata la partita sulla presidenza Rai.
Determinante per il futuro del Tg3. La cui direzione è per adesso affidata all’interim di Pierluca Terzulli, tuttora il più accreditato a succedere a se stesso. Sempreché il M5S non cambi idea su Agnes e non si acconci a votarla in Vigilanza insieme alla maggioranza: in tal caso la poltrona della terza testata andrebbe a un contiano. In pole, il vicedirettore del Tg1 Senio Bonini.
Altro discorso per la TgR: considerata strategica alla luce delle prossime scadenze elettorali – nel 2025 si voterà in ben sei regioni (tra cui Veneto, Marche e Campania) cruciali per ridefinire i rapporti di forza all’interno della coalizione – è diventata la madre di tutte le battaglie.
La Lega, che non intende cedere lo scettro, avrebbe perciò lanciato un’Opa ostile contro Fratelli d’Italia, che la vorrebbe conquistare con Nicola Rao, e anche Forza Italia, che vorrebbe piazzarci l’attuale direttore del Tg2 Antonio Preziosi.
Ebbene, pur di centrare il risultato, Matteo Salvini avrebbe convinto l’attuale direttore, Alessandro Casarin, a dimettersi visto che a novembre il suo mandato è scaduto e lui è prossimo alla pensione. Così da far prevalere la prassi di affidare l’interim al condirettore, sempre di rito padano, Roberto Pacchetti. Con l’obiettivo di farlo rimanere quando il Cda dovrà procedere con le nomine definitive.
Una manovra che, per tenere buono il capo del Carroccio, Giorgia Meloni avrebbe avallato durante l’ultimo vertice di maggioranza.
(da la Repubblica)
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