APPALTI TRUCCATI NELL’ESERCITO, I GRADI PER LA DIVISA “CHE ARRIVANO CON IL GOMMONE” E LE “TENDE CHE PIGLIANO FUOCO”
LE INDAGINI RIVELANO UN QUADRO DI CORRUZIONE DEVASTANTE, ECCO I DETTAGLI
“Io racimilo di là , tu racimoli di qua. Vedi tu insomma, non è che io sto a fa…”. Vincenzo Borreca, brigadiere capo della Guardia di Finanza al Reparto tecnico logistico di Roma, quasi si vergogna nel chiedere se c’è una parte per lui nell’affare della fornitura dei nuovi distintivi di grado.
“Se fa lo sconticino, lo piji te e stamo a posto”, gli replica la dipendente della ditta con cui sta concludendo l’affare. Secondo il gip, Tamara De Amicis, si tratta un “modus operandi così pervasivo” che “investe tutti i settori in cui l’amministrazione necessita di beni e servizi” e va da poche centinaia di euro (“1.000, anche 1.200” nel caso di Borreca) a diverse decine di migliaia.
Il riferimento è al sistema di corruzione che ha portato questa mattina all’arresto di 26 persone su 47 indagati, fra cui ci sono ben 16 militari coinvolti (6 in carcere) fra generali, colonnelli, tenenti colonnello e brigadieri di Esercito, Aeronautica, Carabinieri e Guardia di Finanza. L’indagine della squadra mobile è coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Antonio Clemente.
Gli appalti più importanti riguardavano il centro logistico di Roma dell’Esercito italiano, il Comando generale dei Carabinieri, l’Istituto di medicina aerospaziale, l’ufficio del Capo di stato maggiore dell’Aeronautica, le direzioni di commissariato relativi agli aeroporti militari di Guidonia e Pratica di Mare e l’Agenzia di supporto e approvvigionamento della Nato (Nspa) in Lussemburgo.
Fra gli indagati compare anche Gennaro Granato, consigliere di Forza Italia e assessore comunale a Torre del Greco, in provincia di Napoli. Di professione dipendente della Regione Campania, politico “dalle precarie condizioni economiche a causa del vizio del gioco”, lo descrivono gli investigatori nell’informativa.
Fornitura dei gradi a Esercito, Carabinieri, Finanza e Aeronautica
“In Albania c’ho quasi schiavi… se lo sapessero mi arresterebbero”. Fabio Piedimonte è l’imprenditore interlocutore di Francesco Pasquale, Tenente colonnello dell’Esercito presso il Centro logistico di Roma.
Secondo l’accusa, i due avrebbero concordato una fornitura dei gradi militari da Cina e Albania, invece che attraverso la produzione diretta della Laboconf, come da capitolato d’appalto. “Diciamo che arrivavano col gommone”, diceva Pasquale al collega Gianni Cicala, facendo intendere che le forniture sarebbero giunte “dall’altra parte dell’Adriatico”.
Pasquale rivela anche come a un certo punto i fornitori “erano in difficoltà oggi perchè c’avevano anche quelli di plastica alla dogana”, per poi assicurare: “Non vi preoccupate, la roba ve la sdogano io”.
Piedimonte rifornisce anche l’Arma dei Carabinieri: secondo gli inquirenti grazie ai buoni uffici del tenente colonnello Melchiorre Giancone, direttore del centro rifornimento di commissariato Cerico di Palermo. “Fai il massimo”, gli dice il militare, “anche perchè come contropartita ti becchi altre 220mila euro di fornitura”, in riferimento a un approvvigionamento di giubbotti e scarponi, gara per la quale Giancone si preoccupa personalmente di far sì che resti sotto il limite degli affidamenti diretti previsti dal codice degli appalti.
Fa l’intermediario sempre per Laboconf pure Luigi Boninsegna , che però si occupa della fornitura dei gradi all’Aeronautica. Il generale Giuseppe Midili chiede come mazzetta “un set completo del valore di circa 350-400 euro”: vuole regalarli personalmente al capo di Stato Maggiore del corpo. Chi indaga registra come Boninsegna rifiuterà il pagamento come forma di “sistematica corruttela”.
Gli appalti pilotati per Pratica di Mare
“Comanda’, glielo dico però… mi raccomando… gira voce che la gente viene qua e vince le gare… dicono di lei…”. Il 7 marzo 2019, Natale Antonio Palmieri, detto “Luparetta”, colonnello in servizio presso il comando dell’aeroporto militare di Pratica di Mare — sul litorale romano — avverte il generale ispettore dell’Aeronautica, Gennaro Cuciniello, all’epoca dei fatti capo del Corpo di Commissariato aeronautico.
L’appalto era quello della digitalizzazione degli uffici aeroportuali. A proposito di Cuciniello, gli imprenditori Claudio Montigelli e Mario Fugazzotto dicono: “So’ cinque anni che je mantenemo er fijo (gli manteniamo il figlio ndr) senza avere ottenuto nulla”.
Parlano di Gianmario Cuciniello, assunto a 1.600 euro al mese presso la loro società , che ora avrebbe cambiato ragione sociale. Secondo gli inquirenti, Cuciniello permetterà a Aditinet di prepararsi a partecipare a un bando per progetti antintrusione “da realizzare su tutti gli aeroporti militari dislocati sul territorio nazionale”. “Sarebbe un Bingo”, afferma Palmieri, che risulta a conoscenza e parte in causa dell’episodio corruttivo, che vale circa 20.000 euro.
Le tende dell’esercito: appalto da 9 milioni
Uno degli appalti più consistenti dell’intera vicenda riguarda l’approvvigionamento delle tende per l’Esercito italiano. La ditta “prescelta” era la Losberger Italia, che avrebbe dovuto fornire le tende all’Ufficio tecnico territoriale mobile di Firenze. Coinvolti sono Leopoldo Cimino, colonnello dell’Esercito e Responsabile della gara in questione, e Massimo Borghini, altro colonnello direttore dell’Utt. Siamo a novembre 2018 e le tende hanno un problema di indebolimento della saldatura e gli intermediari coinvolti, Luigi Boninsegna e Cesare Petrillo, sono convinti di non essere in grado di rispettare il capitolato tecnico.
La gara si dovrebbe rifare e l’Esercito rimarrebbe senza tende. Così pensano una “soluzione all’italiana” e chiedono un incontro al colonnello Cimino: “La soluzione è quella che prospettavi tu — dice Boninsegna, subito dopo aver visto il colonnello — si adotta in Eurovinil”. “Eh ma andiamo fuori peso”, ribatte Petrillo, ingegnere. “Lui dice se qualcuno fa un attentato ce butano una tanica di benzina addosso pija a fuoco, per cui dice dal punto di vista operativo io preferisco che tengano le saldature”. Successivamente arriverà la firma del contratto. Scrive il gip: “La frode si sarebbe concretata nella fornitura di prodotti non corrispondenti per caratteristiche tecniche, qualità ed efficacia, alla campionatura indicata in gara”.
La turbativa all’Agenzia Nato
Cuciniello si ritrova anche nella vicenda delle forniture all’agenzia Nato Nspa, di cui è membro di rilievo. Secondo quanto ricostruito da chi indaga, Cuciniello contatta l’imprenditore Carlo Silvano attraverso un amico comune, Gennaro Granato, assessore comunale a Torre del Greco, in provincia di Napoli, in quota Forza Italia e dipendente della Regione Campania. Dal militare Matteo Rinaldi, di stanza in Lussemburgo, Cuciniello invece otterrebbe l’accesso a “informazioni riservate e documenti privilegiati inerenti gare indette all’Agenzia Nato”. Informazioni che il generale passa a Silvano. “Le intercettazioni telefoniche — si legge nell’ordinanza — hanno disvelato le precarie condizioni economiche in cui versa l’assessore Granato, a causa del vizio del gioco; egli chiede dunque costantemente aiuto all’amico Carlo Silvano, che preleva i soldi dalla cassa della società ”.
Ciò avrebbe “comportato il malumore dei fratelli, soci in affari dell’imprenditore napoletano”. “Risulta evidente — secondo l’informativa consegnata ai pm — che l’assessore partenopeo, sfruttando le proprie entrature e conoscenze, sia riuscito a creare condizioni favorevoli all’accoglimento delle proprie richieste di denaro da parte dell’imprenditore che beneficia dei suoi canali privilegiati”, e quindi “in primo luogo dal Generale Cuciniello”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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