ATTACCO ALL’EUROPA, BORSE IN PICCHIATA: POI MADRID E MILANO ARGINANO LE PERDITE
EMERGENZA STREAP: SFONDATI I 525 PUNTI… ALTA TENSIONE SUI TITOLI DI STATO… DA FMI E GERMANIA NO A NUOVI AIUTI O PROROGHE PER LA GRECIA
Sui mercati è un lunedì nero. Le Borse europee crollano e gli spread di Italia e Spagna schizzano a livelli record.
Ma dopo una mattinata da incubo Milano e Madrid arginano le perdetite che si attestano ora attorno ai due-tre punti.
Piazza Affari era arrivata a perdere oltre il 5%, con le banche in picchiata. Viaggiano in rosso anche Londra, Parigi e Francoforte.
A spaventare i governi è anche la tensione sempre altissima sui titoli di Stato: il differenziale tra il Btp e il Bund tedesco ha sfiorato questa mattina i 530 punti facendo salire ancora il rendimento dei titoli decennali italiani.
Male anche i Bonos spagnoli: lo spread viaggia attorno ai 630 punti con il rendimento dei titoli di Stato che tocca un nuovo record del 7,5% .
A fine mattinata è scesa in campo la Consob , che ha vietato le vendite allo scoperto nel tentativo di arginare la slavina. «Tenuto conto degli andamenti più recenti dei mercati azionari – si legge nel comunicato -, Consob ha deciso oggi di reintrodurre il divieto delle vendite allo scoperto sui titoli del settore bancario e assicurativo, indicati in allegato». Il provvedimento ha efficacia da oggi (ore 13:30) e resta in vigore fino alle ore 18:00 di venerdì.
Il divieto riguarda sia le vendite allo scoperto assistite dal prestito titoli sia quelle ‘nudè, già vietate dalla precedente delibera dell’11 novembre 2011.
Le piazze asiatiche hanno chiuso in profondo rosso.
L’euro è sceso sotto la soglia psicologica di 1,21 dollari, per la prima volta dal giugno 2010, e sotto i 95 yen, come non succedeva da 11 anni.
La moneta unica viene scambiata a 1,2099 dollari contro gli 1,2200 dollari delle quotazioni Bce di venerdì.
Sulla riapertura dei mercati pesa l’uno-due Spagna-Grecia.
Mentre a Madrid, infatti, si allunga la lista delle regioni a rischio default e proseguono le proteste, dal settimanale tedesco “Der Spiegel” arriva la notizia, da fonti «ufficiali» non meglio identificate dell’Ue, che il Fondo Monetario sarebbe intenzionato a bloccare gli aiuti alla Grecia con un probabile default del Paese a settembre.
Atene non ce la farebbe infatti a ridurre il debito al 120% del Pil entro il 2020 e mantenere i propri impegni sulle riforme.
Questo vorrebbe dire per i Paesi dell’Eurozona un ulteriore esborso in aiuti di 10-50 miliardi.
E nessuno sarebbe intenzionato a spendere ancora di più.
L’Ue non commenta: il portavoce del commissario agli Affari monetari Olli Rehn si limita a dire che «non sappiamo da dove vengano queste informazioni dello “Spiegel” su cui non facciamo commenti» ricordando inoltre che la nuova missione della troika incaricata di valutare la situazione di Atene non si è ancora messa in marcia e, ha ricordato Simon O’Connor, «deve partire martedì 24».
Ma da Berlino il ministro dell’Economia, Philipp Roesler, rilancia, dicendosi «più che scettico» sulla possibilità che Atene rispetti gli impegni: e «se la Grecia non soddisfa i requisiti chiesti, non ci potranno essere più risorse verso il Paese», spiega.
«Per me un’uscita della Grecia non rappresenta più da tempo uno spauracchio», aggiunge il ministro, secondo il quale bisogna tuttavia attendere la prossima missione ad Atene della troika composta dai rappresentanti di Ue, Bce e Fmi.
Gli esperti della troika sono attesi ad Atene questa settimana per un esame approfondito del programma economico del nuovo governo greco.
Il loro rapporto sarà determinante per la concessione del nuovo prestito da 31,5 miliardi di euro previsto per settembre.
Tutti guardano ora anche alla Bce.
Il presidente, Mario Draghi, cerca di tenere le fila: «L’euro è irreversibile» – spiegava ieri – e non c’è un pericolo «esplosione» dell’unione monetaria. Ma l’Eurotower – sottolineava anche – non ha il mandato di risolvere i problemi finanziari degli Stati, ricordando anche il recente taglio del costo del denaro.
Mentre in Italia il direttore generale del Tesoro, Annamaria Cannata, rassicurava sul buon andamento delle ultime aste. In attesa che il 12 settembre la Corte costituzionale tedesca si pronunci sul meccanismo di difesa europeo iniziando così il percorso per innescarlo in caso di attacchi speculativi, il premier Mario Monti agisce su due fronti: estero e interno.
Il Professore ha già iniziato il suo “road show” da Mosca dove incontrerà le massime cariche ma anche gli imprenditori. Poi volerà in Finlandia, per cercare di superare le «resistenze» del Paese, spiegava Monti, infine in Spagna.
In Italia, in mancanza della rete di protezione europea, molti sperano comunque in un intervento in caso di attacchi, il governo si preparerebbe a fronteggiare l’agosto bollente con un’ulteriore sforbiciata alla spesa tra i 6 e gli 8 miliardi.
Il menù del terzo step della spending review sarebbe pronto: taglio ai trasferimenti ai partiti e ai sindacati, revisione degli sconti fiscali, taglio e razionalizzazione degli aiuti alle imprese, ulteriore intervento sul pubblico impiego e un dettagliato pacchetto di dismissioni.
Il Parlamento è già preallertato.
Ma se i Palazzi dovranno aprire a metà agosto si saprà solo a partire da domani e molto dipenderà appunto dall’andamento dei mercati.
La situazione è ‘esplosivà anche se il Tesoro, grazie al buon andamento delle entrate, ha cancellato l’asta di titoli di agosto prendendo così un pò di tempo in più.
Gli spread di Spagna e Italia venerdì si sono impennati fino a toccare i 610 e i 500 con rendimenti altissimi del 7,2% e del 6,1% e le borse hanno chiuso a picco.
(da “La Stampa“)
Leave a Reply