ATTENTATO AGLI ORGANI COSTITUZIONALI: INDAGINE SUI GRILLINI IN SEGUITO AGLI SCONTRI IN AULA DURANTE IL VOTO DELLO SBLOCCA ITALIA
QUESTA E’ L’IPOTESI ACCUSATORIA SU CUI LAVORA LA PROCURA DI ROMA DOPO L’ESPOSTO DEL SOCIALISTA BUEMI
“Dobbiamo forse aspettare che arrivi il generale Tejero in aula?”.
Al grido giù le mani dalla democrazia, il senatore Enrico Buemi (Ps-Psi) scomoda il generale della Guardia civil che nel febbraio 1981 tentò di occupare il Congresso dei deputati a Madrid per giustificare l’esposto denuncia che ha presentato alla procura di Roma contro i senatori Cinque stelle che a novembre scorso, quando palazzo Madama doveva dare il via libera al decreto Sblocca Italia, impedirono nei fatti la votazione.
L’esposto che paragona i Cinque stelle al generale Tejero, ha fatto, come prassi, la sua strada.
Il procuratore Pignatone ha ritenuto fondato l’allarme del senatore Buemi e i pm di piazzale Clodio sono al lavoro per capire se in quelle risse in aula, certamente poco gratificanti per la democrazia, si possono ravvisare gli estremi di un’ipotesi di reato. Attentato agli organi costituzionali, per esempio.
Solo che nessuno, al Senato, compreso il presidente Piero Grasso che pure di Pignatone è stato collega e con cui esistono ottimi rapporti, nessuno sapeva niente.
La notizia è esplosa – è il caso di dire – in aula durante le ultime votazioni sul ddl anticorruzione.
Con Forza Italia che teme “invasioni di campo inappropriate”, richiama il presidente Grasso “alla tutela dell’autonomia dell’aula”. E accende un incendio “doloso” nel giorno in cui, dopo oltre due anni, l’aula del Senato dovrebbe dare il via libera in prima lettura a un pacchetto di norme contro la corruzione che non sono eccezionali ma sono sempre qualcosa.
“Alcuni nostri colleghi senatori – ha detto il senatore Giacomo Caliendo (Fi) rivolto a M5S – sono convocati in procura per colpa vostra. Io ritengo illegittimi quegli avvisi come persone informate sui fatti inviate ai senatori. Chiedo l’intervento del Presidente e del consiglio di presidenza in segno di rispetto verso questo ramo del Parlamento”. Dopo Caliendo ha preso la parola Francesco Nitto Palma (Fi), presidente della commissione del Senato che ha evocato “scenari sotto certi profili inquietanti”.
“Ma vi pare – ha detto – che dobbiamo sapere una cosa del genere dall’avviso con cui veniamo convocati in procura? Il Presidente Grasso accerti cosa sta succedendo e assumi le iniziative del caso con una certa responsabilità e premura”.
Il problema è capire se “viene rispettata l’autonomia del Senato” e se “la valutazione di atteggiamenti esasperati ma connotati esclusivamente dalla politica è sufficiente da far avviare un’indagine”.
In procura a piazzale Clodio cascano dalle nuvole per tanto chiasso.
“La denuncia è stata fatta da un senatore (Buemi, ndr) e ne fu data a suo tempo massima pubblicità . Finì pure sulle agenzie di stampa. È nostro dovere procedere”. Alle 15 il presidente Grasso ha dovuto convocare una capigruppo per aggiornare le informazioni su questa faccenda.
Ma potrà solo fotografare la situazione visto che la procura è legittimata a dare corso ad un esposto per quanto firmato da un senatore della Repubblica e relativo a fatti accaduti all’interno dell’aula.
Tante volte l’aula del Senato è stata un ring con lancio di cose e anche persone.
La denuncia di Buemi si riferisce al voto di fiducia sullo Sblocca Italia, nel novembre dell’anno scorso quando i Cinque stelle impedirono nei fatti di votare.
Tanto che il presidente di turno, Roberto Calderoli, scelse poi di far votare dai banchi anzichè sfilare sotto il banco della Presidenza.
In procura sono stati già convocati i senatori Malan, Messina e Mandelli.
Un fuori-programma destinato a rendere sempre più tesi i rapporti tra politica e magistratura mentre le inchieste sulla corruzione coinvolgono politici di una parte e dell’altra e colpiscono un territorio rimasto finora vergine: quello delle Fondazioni.
E che potrebbe complicare oggi il voto finale sul disegno di legge contro la corruzione.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply