AUT AUT DI BERLUSCONI: “IL LEADER SONO IO, CHI NON CI STA SE NE PUO’ ANDARE”
SILVIO RIUNISCE I BIG: “LE PRIMARIE? SI FARANNO SOLO PER DECIDERE LA PREMIERSHIP”…MARINA: “LA MIA CANDIDATURA NON ESISTE”
«A questo tavolo mi sembra che nessuno abbia intenzione di mettere in discussione la mia leadership, se non sbaglio, i risultati sono sotto gli occhi di tutti e senza di me non so come sarebbe finita». Ora di cena, a Palazzo Grazioli – dove Silvio Berlusconi è rientrato per rimettere insieme i cocci di un partito a pezzi – siedono i big.
C’è soprattutto Raffaele Fitto, che con i suoi 284 mila voti è l’unico vincitore forzista delle Europee e ha subito parlato di primarie e nuovo partito.
La tensione è alle stelle, il leader è più che irritato, racconta chi è andato a trovarlo e lo ha sentito nelle ore precedenti.
Quella sorta di “opa” lanciata su Forza Italia l’ha gradita poco.
Il “cerchio magico” delle Pascale, Rossi, di Toti si sente sotto attacco. Al tavolo siede anche Denis Verdini, pure lui ormai nel mirino del clan ristretto.
Ma ci sono pure i capigruppo Brunetta e Romani, Mariastella Gelmini e Deborah Bergamini. Toti non c’è, impegnato nella diretta a Ballarò.
A Berlusconi preme solo di blindare la leadership, che quel 16 per cento ha fatto vacillare per la prima volta.
Teme il complotto, considera una minaccia la richiesta di primarie. Vi scorge un invito implicito a farsi da parte.
Anticipa per ciò la resa dei conti rispetto all’ufficio di presidenza confermato per oggi, a dispetto di chi gli aveva suggerito di rinviarlo, e sarà aperto ai coordinatori regionali. C’è una bomba interna da disinnescare. E lo fa a modo suo.
Spiega quale linea detterà oggi: «Io resto alla guida del partito, se poi a qualcuno non va bene è sempre libero di dirlo o di andare via».
Forte del fatto che anche ieri in tv Raffaele Fitto ha ribadito che Berlusconi «è e resta la nostra guida». Diverso è il discorso sulle primarie tanto invocate. «Non ho nulla in contrario – è il ragionamento del leader – Si faranno quando dovremo costruire la coalizione dei moderati in vista delle politiche e dovranno servire per scegliere il candidato premier del centrodestra».
Come dire, i tempi sono prematuri, le primarie si faranno quando si andrà al voto e non riguarderanno la leadership di Forza Italia ma la scelta dell’anti-Renzi.
Il bastone del comando nel partito resta e resterà in mano a lui.
Anche perchè nello statuto non è prevista nemmeno la carica di segretario. Un messaggio assai esplicito all’indirizzo di Fitto.
Non a caso, ieri pomeriggio, da Milano, Marina Berlusconi ha lasciato filtrare attraverso l’Ansa il suo disinteresse (attuale) alla successione dinastica, che definisce «una suggestione»: la sua è «una candidatura che non c’è».
Mossa mediatica ben studiata ad Arcore per sgomberare per adesso il campo da
qualsiasi ipotesi sul futuro che finirebbe con l’indebolire la leadership del padre.
Berlusconi una concessione a Verdini, Fitto e alla “vecchia guardia” si prepara a farla invece oggi. «Apriremo in autunno la fase congressuale» preannuncia.
Una serie di assise locali, con tanto di tesseramento, che porti a un congresso nazionale, da tenere magari nella primavera 2015. Lo convince poco l’idea di dar vita a una sorta di segreteria ristretta, nuovi incarichi, nuove deleghe. Roba da veteropartito.
La realtà è quella drammatica del “Report voti Forza Italia-Pdl” che gli hanno consegnato ieri e che fotografa il progressivo tracollo già noto, ma con i numeri nudi e crudi: dalle Politiche 2008 (13.951.901 voti), passando per le Europee 2009 (10.797.296) e le Politiche 2013 (7.477.885), fino al capolinea delle Europee 2014 (4.605.331 preferenze).
«Se mi facessi da parte, il partito scomparirebbe» è stato il suo commento amaro.
Il leader allora frena per ora sulla ripresa del dialogo con l’Ncd.
Le uscite ultime di Alfano, bollate come «arroganti », sono per lui il segnale che un confronto è impossibile nell’attuale posizione di debolezza. Non così con la Lega con la quale l’intesa sarà rafforzato dalla firma di alcuni dei referendum da loro proposti, come anticipato da Toti.
Al tavolo delle riforme invece Berlusconi resterà seduto, nonostante la cerchia ristretta prema in queste ore per farlo saltare, dopo il dèbacle elettorale.
L’ex Cavaliere ha garantito personalmente a Renzi che non farà passi indietro.
E così sarà .
(da “La Repubblica“)
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