AUTONOMIA, LA MAGGIORANZA VA SOTTO IN COMMISSIONE
LA LEGA E FORZA ITALIA ERANO ASSENTI, VOTO RINVIATO, INSORGONO LE OPPOSIZIONI… LA MAGGIORANZA NON RISPETTA NEANCHE IL REGOLAMENTO… I LEGHISTI HANNO COSI’ A CUORE L’AUTONOMIA CHE ERANO ASSENTI
Una modifica sostanziale, che fa sparire la parola “autonomia” dall’articolo 1 del disegno di legge sull’autonomia differenziata.
È questo l’effetto dell’emendamento approvato in commissione Affari costituzionali della Camera a firma della deputata del M5S, Carmela Auriemma, con un voto che ha visto la maggioranza andare sotto per 10 voti a 7 “a causa dell’assenza di Lega e Forza Italia”, raccontano dall’opposizione. Il voto, avvenuto alla presenza del ministro Roberto Calderoli, non è stato però proclamato dal presidente Nazario Pagano di Forza Italia. Per la maggioranza, infatti, non era stato ufficializzato l’esito del voto, quindi la votazione è da ripetersi. Non la pensano così le opposizioni, che insorgono. E nel corridoio antistante la sala della commissione gli animi si accendono con urla e grida.
Le opposizioni unite contestano la linea della maggioranza e del presidente della commissione, il forzista Pagano, secondo cui il voto su un emendamento di M5S all’autonomia differenziata, sul quale c’era il parere contrario del governo, non è stato concluso e quindi l’esito – il centrodestra è stato battuto per 10 voti a favore e 7 contrari – non è ufficiale.
“Il regolamento prevede che una votazione sia ripetibile solo dopo l’annullamento immediato della votazione precedente e successiva, in tempi brevissimi, ripetizione del voto, chiudendo le porte così da non consentire l’ingresso di deputati precedentemente assenti. Questo non è avvenuto”, sostengono Pd, M5S e Avs.
Per di più, insistono le opposizioni, “a decretare l’esito e l’ufficialità del voto è il segretario, non il presidente, e il segretario, il deputato Penza di M5S (Bordonali della Lega era assente) ha detto che il voto era regolare”.
Le forze di minoranza, quindi, hanno chiesto la sospensione dei lavori della commissione (che riprenderanno venerdì), “non riconoscendo più l’imparzialità del presidente Pagano” e invocando l’intervento del presidente Lorenzo Fontana e della Giunta del Regolamento.
“Non siamo disposti a riaprire i lavori della commissione fino a quando non avremo un pronunciamento della Giunta per il regolamento e della presidenza della Camera che attesti che la procedura fantasiosa avanzata dal presidente Pagano sia reale”.
È la linea delle opposizioni, illustrata al termine della seduta dal capogruppo di Avs in commissione Filiberto Zaratti. “Siamo in inferiorità numerica in quanto opposizioni, ma che si neghi un voto quando abbiamo i numeri è la distruzione delle regole democratiche”, aggiunge, sottolineando il “dato politico enorme: non c’è più il rapporto di fiducia con il presidente della commissione Pagano”.
Molto netta anche la posizione del Pd: “Abbiamo chiesto di rivedere la decisione e di poter interloquire con il presidente Fontana” anche “per evitare che venga meno il ruolo di terzietà del presidente Pagano, altrimenti sarà complicato andare avanti”, spiega la capogruppo dem in commissione, Simona Bonafè, che saluta positivamente la decisione di rinviare i lavori a venerdì. “La maggioranza è andata sotto nel voto, chiediamo che venga riconosciuto. Speriamo che questo rinvio porti il presidente Pagano a riconsiderare la forzatura in termini di regolamento che vorrebbe fare”, aggiunge Bonafè spiega ancora che al momento del voto era presente solo un deputato della Lega, uno di Forza Italia e cinque di FdI. “Si prenda atto della realtà dei fatti: la maggioranza è stata battuta”, conclude la deputata dem.
Questo il testo dell’articolo 1 del disegno di legge: “La presente legge, nel rispetto dell’unità nazionale e al fine di rimuovere discriminazioni e disparità di accesso ai servizi essenziali sul territorio, nel rispetto altresì dei principi di unità giuridica ed economica, di coesione economica, sociale e territoriale, anche con riferimento all’insularità, nonché dei principi di indivisibilità (‘e autonomia’, qui il passaggio che verrebbe soppresso dall’emendamento, ndr) e in attuazione del principio di decentramento amministrativo e per favorire la semplificazione e l’accelerazione delle procedure, la responsabilità, la trasparenza e la distribuzione delle competenze idonea ad assicurare il pieno rispetto dei principi di sussidiarieta, differenziazione e adeguatezza di cui all’articolo 118 della costituzione, nonché del principio solidaristico di cui agli articoli 2 e 5 della costituzione, definisce i principi generali per l’attribuzione alle regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia in attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della costituzione e per la modifica e la revoca delle stesse, nonché le relative modalità procedurali di approvazione delle intese fra lo stato e una regione, nel rispetto delle prerogative e dei regolamenti parlamentari”.
(da agenzie)
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