AVANTI TROMBATI, C’E’ POSTO PER TUTTI: SLITTA ANCORA IL DECRETO ANTI-RICICLATI
IMPEDIREBBE AI POLITICI SCONFITTI DI RICICLARSI NELLE SOCIETA’ PUBBLICHE…MA E’ DA DICEMBRE CHE RESTA NEL CASSETTO DEL CDM
Pare che servano “ulteriori approfondimenti”.
È il motivo per cui il decreto legislativo per impedire ai politici trombati di riciclarsi nelle società pubbliche, atteso fin da dicembre, non è stato approvato dal Consiglio dei ministri pur essendo all’ordine del giorno.
Peccato perchè proprio in questi giorni si insedia un Parlamento i cui membri sono neoeletti per oltre il 60%: significa che in giro c’è un sacco di gente in cerca di un buon lavoro, meglio se al calduccio di municipalizzate, società regionali e via poltronando.
È di questi giorni, per dire, la notizia della prossima ascesa ai vertici di Ama di Maurizio Castro: Gianni Alemanno vorrebbe, infatti, nominarlo amministratore delegato dell’enorme municipalizzata che a Roma si occupa di rifiuti, pulizia delle strade e servizi cimiteriali.
E allora? Si chiederà il lettore.
E allora il buon Castro, già manager del gruppo Electrolux nonchè presidente della fondazione alemanniana Nuova Italia, fino a venerdì prossimo sarà pure un senatore della Repubblica in forza al Pdl: fino a venerdì perchè il nostro, per un deprecabile infortunio di cui s’è lamentato a suo tempo a mezzo stampa (“ora cerco lavoro”), è stato escluso dalle liste per le politiche di febbraio.
Buon per lui che Alemanno ne ammira le qualità di dirigente.
Castro, che è stato pure relatore della riforma Fornero del lavoro, stava già tentando di farsi una ragione della sua nuova situazione:
“Sono un disoccupato — aveva dichiarato lunedì all’AdnKronos — e, del resto, essendo stato io un aedo della flessibilità , adesso giustamente mi tocca sperimentarla”. Sperimentazione breve, pare, ma non per questo meno ricca di suggestioni.
L’ultimo ostacolo sulla sua strada è proprio il famoso dlgs sui riciclati — tecnicamente “disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e gli enti privati in controllo pubblico” — ma il governo Monti non sembra aver fretta di approvarlo.
In sostanza, quel benedetto decretino — previsto dalla recente legge anti-corruzione — dovrebbe sancire da un lato che ai dirigenti pubblici condannati per reati contro la Pubblica amministrazione, anche in primo grado, viene subito sospeso l’incarico e lo stipendio; dall’altro che se sei stato un parlamentare o un consigliere regionale, provinciale o comunale non puoi essere subito nominato in una società pubblica (Asl comprese ) nemmeno come consulente: devi stare fermo per un po’.
Ne consegue che se il dlgs non arriva in tempo, Castro e i tanti altri trombati di queste elezioni non dovranno “sperimentare” la flessibilità a lungo: da qui a giugno, per dire, scadono i mandati di presidente e amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti, come pure degli omologhi di Ferrovie dello Stato, senza contare il mare magno delle poltrone locali tipo Ama.
Nel frattempo, comunque, il Consiglio dei ministri ha almeno approvato il codice di comportamento per i dipendenti pubblici: non si possono accettare regali dal valore superiore ai 150 euro, bisogna comunicare i rapporti di collaborazione diretti e indiretti propri o dei parenti più stretti con aziende private, si è obbligati ad astenersi da decisioni su cui si è in conflitto di interessi (anche solo derivante da appartenenze politiche o sindacali) e garantire comunque la tracciabilità scritta dei processi di scelta e altri principi di buon senso.
Per chi non rispetterà il codice, ovviamente, sono previste sanzioni che possono arrivare fino al licenziamento.
Marco Palombi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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