BANKITALIA SMENTISCE IL GOVERNO: IL PIL DI QUEST’ANNO NON ANDRÀ OLTRE LO 0,6%, E SOLO GRAZIE AI FONDI DEL PNRR. ALTRO CHE L’1% ANNUNCIATO DA GIORGETTI, MENTRE RASSICURAVA L’ASSEMBLEA ABI CHE “NON SERVE UNA MANOVRA LACRIME E SANGUE”
IL TERZO BOLLETTINO DELL’ANNO DI PALAZZO KOCH INDICA FATTORI DI RALLENTAMENTO: MANIFATTURA IN DECISA FLESSIONE, INVESTIMENTI CHE CALANO “MARCATAMENTE” E CROLLO DELLE COSTRUZIONI, DOPO LA FINE DEL SUPERBONUS – LE RISORSE PER LA MANOVRA DIVENTANO GIÀ UN REBUS
Crescita lenta e prospettive fiacche, dice Confindustria. Il Pil di quest’anno non andrà oltre lo 0,6%, conferma Bankitalia. Nessun equivoco possibile davanti alle due analisi. E nessuna conferma alle generose stime del governo. Quell’1% ribadito solo qualche giorno fa dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, mentre rassicurava l’assemblea Abi che se il Pil va «non serve una manovra lacrime e sangue»
Torna così quel monito del governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, pronunciato sempre a quell’assise, a «guardare avanti con fiducia», ma «senza eccessivo ottimismo». Via Nazionale conferma lo zero virgola.
Lo fa in un bollettino, il terzo dell’anno, in cui spiega che molti fattori inducono a considerare un rallentamento dell’economia italiana, tale da compromettere l’ultima parte del 2024 dopo aver incassato un doppio aumento da 0,3% del Pil nel primo e nel secondo trimestre. «La crescita rimane contenuta e moderata».
Aggettivi ripetuti per raccontare una manifattura in decisa flessione, il traino assicurato solo da turismo ed export e dai consumi degli stranieri più che degli italiani, tornati a risparmiare oltre i livelli del pre Covid. Gli investimenti calano «marcatamente » e si accentua la flessione delle costruzioni, dopo la fine del Superbonus.
«Vi è l’eventualità che il ridimensionamento degli incentivi alla riqualificazione delle abitazioni comporti un calo dell’attività del comparto edilizio più forte diquanto previsto», nota Bankitalia. La compensazione con le opere del Pnrr sarà solo parziale, questo lo scrive anche Confindustria nel suo bollettino congiunturale di luglio.
Tiene solo la fiducia delle famiglie che hanno recuperato un po’ di potere d’acquisto, sia perché l’inflazione è calata, sia perché molti contratti collettivi sono stati rinnovati aumentando i salari, sia perché l’occupazione va. Ma rallenterà, prevede Bankitalia. Preoccupa la fascia 15-34 anni: la partecipazione dei giovani al lavoro è calata, compensata «dall’incremento in quelle fasce di popolazione più mature, in linea con la tendenza osservata dal 2012, anche per effetto delle riforme previdenziali». Insomma, una parte della maggiore occupazione è in realtà un mancato pensionamento.
Ecco che le previsioni per il Pil nel triennio di Via Nazionale sono sotto quelle del governo: +0,6% quest’anno, +0,9% il prossimo e +1,1% quello dopo. Palazzo Chigi stima invece +1% quest’anno, poi +1,2% e +1,1%. Il traguardo si allinea solo nel 2026, quando a giugno dovrebbe chiudersi il Pnrr. Sempre che l’Italia non chieda e ottenga dall’Europa una proroga. Per Bankitalia su 56 miliardi di bandi giàpubblicati, a giugno ne erano stati aggiudicati tre quarti per circa 42 miliardi.
A settembre sapremo quale “traiettoria” dovrà prendere la nostra spesa pubblica e di conseguenza come si ridurranno il deficit e il debito. Ci sono 20 miliardi di misure che scadono il 31 dicembre e che se non confermate dal governo Meloni nella sua terza legge di Bilancio rischiano di alzare la pressione fiscale. Su tutte: il taglio al cuneo e all’Irpef.
(da la Repubblica)
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