BELSITO, TRUFFA DA 8 MILIONI DI EURO: I RETROSCENA DELL’ARRESTO DELL’EX TESORIERE DELLA LEGA
A CAPO DI UN “COMITATO DI AFFARI” CHE GESTIVA RAPPORTI ILLECITI NEL MONDO DELL’IMPRENDITORIA ITALIANA…IL SUO RUOLO IN FINCANTIERI
Francesco Belsito, l’ex tesoriere della Lega Nord e componente del cda di Fincantieri, è stato arrestato a Genova dalla Guardia di Finanza di Milano, insieme con altre due persone.
Gli sono contestate l’associazione per delinquere e la truffa aggravata nell’ambito degli sviluppi dell’inchiesta della Procura di Milano – diretta dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai sostituti Paolo Filippini e Roberto Pellicano – sull’utilizzo dei fondi nazionali della Lega Nord.
La Procura di Milano, in base agli approfondimenti sul capitolo Fincantieri dell’inchiesta, ipotizza l’esistenza di un «comitato d’affari» che utilizzava la propria influenza per gestire rapporti illeciti nel mondo dell’imprenditoria italiana.
L’ex tesoriere della Lega Nord è stato arrestato nella sua casa genovese alle 6 di mercoledì mattina ed è stato immediatamente trasferito nel carcere di San Vittore. L’abitazione è stata perquisita dai militari.
La richiesta di custodia cautelare era stata inoltrata al gip Gianfranco Criscione alla fine dello scorso ottobre.
8 MILIONI
A Belsito e all’imprenditore Stefano Bonet, arrestato con lui, è contestata una truffa da 8 milioni di euro. Bonet è indagato anche per riciclaggio. In manette anche Romolo Girardelli, ricercato Stefano Lombardelli, per gli stessi reati.
I quattro «si associavano tra loro – si legge nell’ordinanza – allo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti di appropriazione indebita, riciclaggio, truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, costituendo un’organizzazione stabile». Belsito avrebbe approfittato della sua posizione politica per «influenzare le decisioni di istituzioni e di grandi imprese pubbliche e private».
BONET
Bonet, l’uomo che si occupò degli investimenti del Carroccio in Tanzania, è considerato membro dell’associazione per delinquere «quale imprenditore a capo di una rete societaria (Po.la.re. Scarl, Marco Polo Technology srl, Fin.tecnoSrl e le altre) predisposta per la emissione di false fatture finalizzate alla costituzione di fondi neri, in modo da consentire l’altrui evasione fiscale e il conseguimento di erogazioni pubbliche».
LA TRUFFA
Belsito e Bonet sarebbero stati i promotori dell’associazione per delinquere.
La truffa sarebbe stata messa in atto da Belsito e Bonet con il concorso di personale della Siram, facendo sì che questa beneficiasse di «agevolazioni riconosciute dallo Stato, sotto forma di credito d’imposta, per gli esercizi 2009 e 2010 per una somma complessiva di 8.059.300 euro».
La truffa sarebbe stata perpetrata attraverso l’emissione di false fatture per investimenti nel campo della ricerca mai effettuati.
VOLEVANO INCONTRARE MARONI
In un’intercettazione del 27 gennaio 2012 tra Stefano Bonet e Romolo Girardelli «si parla dell’incontro che il primo dovrà tenere con Maroni, Castelli e Calderoli come di un’opportunità per rilanciare l’attività andando oltre Belsito».
LA ‘NDRANGHETA
Il terzo arrestato, Romolo Girardelli, detto «l’ammiraglio», per la Procura di Reggio Calabria era anche l’uomo che aveva rapporti con i vertici della cosca dei De Stefano a Reggio Calabria.
L’inchiesta coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, infatti, ipotizza che tra i fondi neri della Lega finiti all’estero vi possa essere anche il denaro frutto degli affari illeciti della cosca De Stefano, fatto confluire nella massa di denaro gestita da Belsito allo scopo di riciclarlo e ripulirlo per nuovi investimenti.
Le carte che diedero l’avvio all’inchiesta milanese vennero trasmesse a Milano dai pm di Napoli Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli, i quali tra l’altro nell’ambito delle indagini interrogarono per oltre 20 ore Nadia Dagrada, l’ex segretaria di Umberto Bossi.
(da “il Corriere della Sera“)
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