BENETTON PRONTI A CEDERE AUTOSTRADE PER EVITARE LA REVOCA
LA MAGGIORANZA PASSEREBBE AL PUBBLICO… IL GOVERNO CHIEDE ANCHE PIU’ SOLDI E TAGLIO DELLE TARIFFE
La decisione deve essere ancora perfezionata, va sostanziata con le percentuali che tutto sono tranne che dettagli. Ma c’è.
Anticipata dal Sole 24 ore e confermata a Huffpost da due fonti industriali di primissimo livello. Dice così: i Benetton sono pronti a rinunciare al controllo di Autostrade. A determinate condizioni sì, ma i paletti contano fino a un certo punto quando la partita è arrivata ben oltre il novantesimo minuto e il rischio è quello che il Governo, pressato dai 5 stelle, fischi la fine con la revoca della concessione.
Dopo quasi due anni dal crollo del ponte Morandi a Genova, questa volta si decide davvero. Al Consiglio dei ministri che si terrà all’inizio della prossima settimana. E per questo la carta della discesa sotto il 50% dentro Autostrade va messa sul tavolo subito, al massimo nei prossimi giorni.
Perchè per i Benetton quella carta costa tanto, cioè la rinuncia a essere i padroni di un asset strategico come sono le autostrade, ma allo stesso tempo eviterebbe la grande cacciata.
La mossa dei Benetton
La volontà dei Benetton di allentare la propria presenza dentro Autostrade è nota da mesi. La famiglia, attraverso Edizione, controlla il 30% di Atlantia, che a sua volta ha in mano l′88% di Autostrade.
Ma fino ad adesso si era ragionato sulla possibilità di diluire la quota fino a scendere al massimo al 51%, in modo da tenere in mano la barra del comando. Il cambio di passo è nella nuova disponibilità ad andare sotto la quota di controllo. A una condizione.
E cioè che la discesa avvenga attraverso un aumento di capitale da parte dei soggetti che prenderanno in mano il controllo della società .
Gli indiziati, già individuati dal Governo, sono la Cassa depositi e prestiti e il fondo F2i. Loro mettono i soldi e prendono in mano le quote di maggioranza, mentre Atlantia va in minoranza. In questo modo quei soldi vanno a tutta la società , di cui i Benetton continuerebbero comunque a far parte.
E questa modalità permetterebbe ai Benetton di superare anche il problema della svendita della quota dato che il Governo, con il decreto Milleproroghe, ha abbassato l’indennizzo in caso di risoluzione della concessione, portandolo da 23 a 7 miliardi.
Un indennizzo più basso significa che il valore della quota di Atlantia è più basso.
E se il valore è più basso, più basso è l’incasso quando si vende.
Nella proposta che i Benetton stanno valutando di sottoporre al Governo c’è anche l’indicazione vincolante che a entrare dentro Autostrade devono essere player di livello.
La Cassa e F2i lo sono, ma questo disegno va ancora confezionato e lo deve fare il Governo. Basta pensare che alle condizioni attuali, la Cassa non si è avvicinata al dossier. Prima bisogna sgomberare il campo dalla questione della revoca. È evidente che la questione può essere risolta, ma allo stato attuale è ancora in una forma embrionale.
I 5 stelle si faranno convincere?
Passare dal controllo a una quota di minoranza ha un evidente impatto sulla trattativa e sulle discussioni che stanno spaccando il Governo. Perchè i 5 stelle potrebbero dire che i Benetton non sono più i padroni di Autostrade e bypassare così il mancato rispetto della grande promessa fatta il giorno dopo il crollo del ponte Morandi, cioè di andare dritti alla revoca. Ma non è detto che basti.
E questo è un altro problema che riguarda il Governo, chiuso in una sorta di labirinto, dove i problemi interni hanno un peso quantomeno come quelli che riguardano la trattativa con Autostrade.
Dentro il Movimento ci sono due fazioni contrapposte. Gli oltranzisti che dicono revoca e basta, come Alessandro Di Battista, e quelli che sono disposti ad accettare la discesa dei Benetton a patto però che scendano almeno al 30 per cento. E qui subentra un altro problema, quello della quota che alla fine avrà in mano Atlantia.
I Benetton stanno ancora valutando fino a che punto scendere. Il cerchio, quantomeno per la parte più “morbida” dei 5 stelle, non si chiuderebbe se decidessero di restare intorno al 49% o comunque sopra il 30 per cento.
In ogni caso finire in minoranza non significa uscire dalla stanza dei bottoni. Certo non si ha l’ultima e decisiva parola, ma la si può dire e anche contando. Basta pensare al peso che ha oggi Allianz dentro Autostrade pur possedendo appena il 6% delle azioni.
Intanto il Governo chiede più soldi ad Autostrade: “Tre miliardi non bastano”. E un taglio strong delle tariffe
La questione della quota dei Benetton è però solo una parte della vicenda, che resta ingarbugliatissima. La possibilità di cedere il controllo è un’opzione che i Benetton potrebbero inserire nella nuova proposta che il Governo ha chiesto ad Autostrade e Atlantia nel corso di una riunione tecnica al ministero dei Trasporti. Agli amministratori delegati seduti al tavolo, Roberto Tomasi e Carlo Albertazzo, i capi gabinetto del Mit e del Tesoro, affiancati dal segretario generale di palazzo Chigi Roberto Chieppa, hanno detto di mettere sul tavolo una nuova mediazione.
Al massimo entro domenica. Lo spin di alcuni esponenti di governo parla di “ultimatum”, dall’altra parte del campo si parla di “tentativo di pacificazione”.
Ma al di là dei modi, contano i contenuti. Ai vertici delle due società , il Governo ha detto che le proposte avanzate fino ad adesso non vanno bene. Messaggio chiaro: così si va dritti alla revoca. Per l’esecutivo non bastano i tre miliardi messi sul tavolo da Autostrade, così suddivisi: 1,5 miliardi per il calo delle tariffe e ulteriori investimenti, 700 milioni per ulteriori manutenzioni e 800 milioni per Genova. Oltre all’impegno, per ora congelato, a investire 14,5 miliardi fino al 2038 e di stanziare 7 miliardi per la manutenzione ordinaria.
La consegna dei rappresentanti del Governo ai manager è stata netta: più soldi, tre miliardi non sono sufficienti. E all’interno di un impegno più alto, uno dei punti centrali è il taglio delle tariffe. Anche qui l’esecutivo ha dato un’indicazione chiara: i tagli devono essere spalmati in più anni, ma quello più consistente deve essere fatto subito. Per primo. In questo modo – e qui subentra l’ennesima ragione di tenuta della maggioranza sul dossier – i 5 stelle possono dire che i cittadini pagheranno pedaggi più contenuti e che i Benetton incasseranno meno soldi.
Anche se si andrebbe incontro a un cortocircuito e cioè che a incassare meno sarà la nuova Autostrade, quella dove Cdp e F2i avrebbero la maggioranza.
Insomma, il danno non sarebbe in capo esclusivamente ai Benetton. Ma questo è un ulteriore ingarbugliamento di una partita complessa.
Finalmente si decide (almeno così ha detto il Governo ad Autostrade)
Durante la riunione, il Governo ha comunicato ad Autostrade che la decisione sul dossier sarà presa durante una riunione del Consiglio dei ministri messa in calendario per l’inizio della prossima settimana. L’esecutivo ha tracciato così la sua road map decisionale: prima si capisce se la nuova proposta di Autostrade può andare bene a livello tecnico. Se il disco diventa verde, allora la parola passa al Consiglio dei ministri. Le opzioni in campo sono tre.
I ministri possono dire che basta l’offerta (se migliorativa), dire che è sufficiente ma va accompagnata dalla cessione della quota dei Benetton, ringraziare e dire che l’unica strada obbligata è la revoca.
Ma questo ragionamento è stato fatto al buio, senza cioè conoscere la volontà dei Benetton di cedere la quota di controllo. E, a ritroso, bisogna ancora definire l’asticella della quota. La complessità della partita è tutta qui.
(da “Huffingtonpost”)
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