BERLUSCONI E FEDE COME AL PROCESSO DI BISCARDI: IL GIORNO DOPO AL TELEFONO DAVANO LE PAGELLE DEL BUNGA BUNGA
INVECE CHE VALUTARE LA PRESTAZIONE DEI CALCIATORI, SILVIO ED EMILIO COMMENTAVANO LE “CARATTERISTICHE TECNICHE” DELLE PROSTITUTE INVITATE AI FESTINI E LA LORO PRESTAZIONE SERALE… QUESTE INTERCETTAZIONI NON SARANNO UTILIZZATE COME PROVE, MA SONO ALLEGATE AL FASCICOLO… DATO IL LIVELLO DA BAR SPORT DEI COMMENTI, IL PREMIER TEME CHE QUALCUNO LE RENDA PUBBLICHE
Neanche fossero negli spogliatoi di San Siro.
Nel giorno in cui la Procura chiede il processo immediato al premier, con la doppia accusa di concussione e prostituzione minorile, sono le telefonate private del premier a tenere banco.
Telefonate che non saranno utilizzate nel processo perchè “irrilevanti”.
E questo sgombra il campo da una nuova richiesta si autorizzazione al Parlamento che rappresenterebbe solo un’inutile perdita di tempo, visti i precedenti.
Però quelle conversazioni esistono, sono state ascoltate dai pm e, come prevede la legge, possono essere depositate nel fascicolo anche se non utilizzate come prova.
Il problema è che il tenore di quei colloqui tra il presidente del Consiglio ed Emilio Fede rischia di essere politicamente rilevante e di creare nuovi imbarazzi nella già pur colorita epopea di questo “Decamerone di Arcore”.
Berlusconi e Fede, come il maschio medio italiano fa di solito il lunedì, parlano di calcio e di donne.
Il problema è che il telefonino di Fede era sotto intercettazione.
Le conversazioni tra Silvio ed Emilio sono di tenore decisamente grassoccio e rappresentano una sorte di pagellino del giorno dopo delle protagoniste del bunga bunga presidenziale, un po’ come le pagelline dei calciatori.
Che quelle conversazioni esistano e che potrebbero risultare imbarazzanti, il premier lo sa benissimo.
Anzi, proprio a quelle il premier si riferiva quando spiegò in televisione che “tante volte tra amici si chiacchiera in libertà e ci si vanta di cose che che non sono successe nella realtà “.
Berlusconi è tra due fuochi: da un lato, sapendo perfettamente che quelle telefonate possono metterlo in grave imbarazzo con l’elettorato cattolico e femminile, si augura che alla fine vengano distrutte dalla procura.
Nello stesso tempo una fuga di notizie sarebbe un elemento formidabile nelle mani dei suoi onorevoli avvocati, Ghedini e Longo.
La pubblicazione di conversazioni in cui ci si sofferma sulle dotazioni fisiche e sulle attitudini, consentirebbe al premeir di vestire i panni della vittima, spostando l’attenzione dalle parti offese al politico azzopato.
Ricordiamo che c’è un precedente, citato in queste ore nelle riunioni riservate a palazzo Grazioli, ed è quello delle telefonate tra Piero Fassino e il banchiere Giovanni Consorte con il famoso “Allora, abbiamo una banca?”.
Finirono su “il Giornale” e per quelle vicenda è sotto inchiesta Paolo Berlusconi, fratello del premier.
Accadrà qualcosa di analogo anche questa volta?
(da “Il Secolo XIX“)
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