BERLUSCONI E I REPUBBLICANI IN SALSA ITALIANA
IN REALTA’ PRENDERA’ DAL MODELLO USA QUELLO CHE GLI CONVIENE, LASCIANDO PERDERE IL RESTO
L’ultima intuizione di Berlusconi (dar vita anche in Italia a un partito come quello repubblicano d’America) ha una sua logica e molti fondati perchè.
Basti dire che il nuovo sistema elettorale, l’«Italicum», tende a riprodurre lo stesso schema politico bipolare d’Oltreoceano.
Il partito democratico ce l’abbiamo già , vale intorno al 35-40 per cento.
Ancora manca, invece, qualcosa di simile al Grand Old Party. All’ex Cavaliere tutto si può rimproverare tranne che la prontezza di riflessi: scorge un vuoto politico, ed eccolo subito proporsi per colmarlo.
Tra il dire e il fare, però, notoriamente ne corre.
Il progetto di Silvio è destinato a scontrarsi con alcune serie difficoltà .
La prima riguarda proprio la scelta del nome: dalle nostre parti un Pri esiste già dal 1895, come simbolo ha l’edera e si richiama a una storia gloriosa che trae origine addirittura da Mazzini e nel secolo scorso è stata rinverdita da personaggi del calibro di Ugo La Malfa, Giovanni Spadolini, Oronzo Reale, Bruno Visentini, Leo Valiani…
Escluso che gli eredi di questa tradizione così tenace, per quanto ormai ridotti al lumicino, vogliano concedere l’uso del nome al ricco signore di Arcore.
E d’altra parte qualcuno dubita che il Cav voglia davvero battezzare il nuovo ambizioso progetto con il nome di una forza politica da sempre minoritaria, che solo una volta superò la soglia del 5 per cento.
Probabile che alla fine la sua scelta si orienti altrove.
Un secondo ostacolo riguarda la natura del partito repubblicano Usa.
Che non si fa imporre i propri leader e candidati da un padre-padrone, ma li sceglie dopo durissime lotte decise dagli elettori attraverso le primarie.
È un metodo di selezione che Berlusconi non ha mai voluto accettare e anzi si dubita, tra i fedelissimi, che l’accetterà in futuro.
Ha sempre preferito decidere tutto lui. Quando qualcuno si è messo di traverso, l’ha inesorabilmente cacciato.
In America non sarebbe andata così. Per cui il paragone non regge.
Naturalmente il Cav non va preso alla lettera. Quando egli si richiama agli Usa e annuncia di volerli prendere a modello, intende dire che da quella loro esperienza lui coglierà fior da fiore quanto più gli conviene, lasciando perdere il resto.
In questo caso a lui preme prospettare un partito-contenitore di stampo moderato, o conservatore tout court, dove possano confluire Forza Italia, FdI, Lega e magari un pezzo di Ncd.
Con se stesso, inutile dire, nella veste di condottiero.
Più che alle suggestioni della democrazia americana, insomma, sarà il caso di prestare attenzione alle risposte politiche di Salvini, di Alfano e della Meloni.
Finora sono state dei secchi no. Se non si trasformeranno in sì, il partito repubblicano berlusconiano non andrà oltre lo stadio di crisalide.
Ugo Magri
(da “La Stampa”)
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