BERLUSCONI E RENZI COPRONO IL PATTO E C’È ANCHE LA GIUSTIZIA
IL PREMIER IN UN’INTERVISTA A “REPUBBLICA” NEGA L’ESISTENZA DI UN TESTO SCRITTO…. BERLUSCONI SUL “GIORNALE”: “È BASTATA UNA STRETTA DI MANO”
Una sincronia perfetta, da due vecchi amici.
Il primo, Matteo Renzi, con un’intervista sul suo house organ ufficiale, Repubblica (a parte l’eccezione del Fondatore).
Il secondo, Silvio Berlusconi, con una frase a lui attribuita sul Giornale di Famiglia. Tutto torna. Argomento: l’oscuro patto del Nazareno.
Il premier Spregiudicato smentisce con una buona dose di ambiguità : “Patto scritto? Certo”. Finta suspense. E poi: “C’è dentro quello che legge negli atti parlamentari sulle riforme”.
Renzi si difende così da voci, indiscrezioni, sospetti, rivelazioni autorevoli: “Ma vi pare che io firmi una cosa con Berlusconi e la metta in un cassetto? Questa è la tipica cultura del sospetto di una parte della sinistra. Io ho declassificato il segreto di Stato per le stragi di questo Paese, e vado a nascondere un patto di questo di questo tipo?”.
Viene in mente la battuta di Stefano Rodotà del giugno scorso: “Renzi tolga il segreto di Stato dal patto del Nazareno”.
Ma la propaganda renziana, la cui suprema specialità è la dissimulazione (do you remember “Enrico stai sereno”?), deve rassicurare tutti, non solo l’ex Cavaliere.
E così per sedare i mal di pancia interni del Pd promette: “Niente scambi nel patto, mai più leggi ad personam, non toccheremo la Severino per salvare B.”. Dissimulazione e opacità due smentite uguali
Dalla dissimulazione all’opacità , tratto decisivo e atavico del berlusconismo.
Nello stesso giorno in cui Renzi “copre” il patto, l’ex premier affida al suo Giornale questa frase ufficiosa: “Ma ti pare che uno va dal notaio e mette nero su bianco che il tal accordo prevede la tale contropartita. Che ne so, che si farà la riforma istituzionale e della legge elettorale ma pure quella della giustizia e che magari si voterà insieme il prossimo presidente della Repubblica, uno scenario così lontano che neanche un pollo. Basta una stretta di mano”.
Due smentite praticamente uguali e che vanno nella stessa direzione: non esistono testi scritti.
L’incubo del renzusconismo è questo: che prima o poi vengano fuori condizioni e clausole sull’accordo sottoscritto nel gennaio scorso al Nazareno, nella sede nazionale del Pd a Roma, in pieno centro.
Un colloquio in cui, a un certo punto, i due allontanarono i “secondi” (Lorenzo Guerini per Renzi, Gianni Letta per B.), e rimasero da soli per sette minuti. Dissimulazione e opacità , appunto. Un inciucio da brividi.
L’euforia del Condannato e la sua resurrezione La prova regina di questo gioco delle parti tra lo Spregiudicato giovane e il Pregiudicato anziano è nella reazione euforica di quest’ultimo alla lettura di Repubblica.
Nemmeno quel titolone ingannevole, “Mai una legge salva-Berlusconi”, è riuscito a scuoterlo e a insinuare velenosi dubbi. Nulla di tutto ciò.
Di buon mattino, ieri ad Arcore, Berlusconi ha centellinato ogni passaggio renziano abbassando sovente il capo in segno di assenso raggiante.
Di qui la direttiva impartita tramite Giovanni Toti: “Nessuno attacchi Renzi, quelle frasi sulla Severino servono a tenere buoni i suoi e l’opinione pubblica di sinistra”. Più chiaro di così.
Del resto il Condannato è in una posizione ideale: ha blindato il patto segreto e coperto (“Renzi non cambierà nulla senza interpellarmi”) e allo stesso tempo si gode il cupo spettacolo del premier sempre più in difficoltà sull’economia.
È risuscitato completamente, come ha osservato Lucia Annunziata, direttore della versione online italiana dell’Huffington Post: “Ci assicura, il premier, mai più una legge ad personam per Berlusconi, ma è difficile immaginare una legge più ad personam dell’aver reso il Cavaliere un padre rifondatore della patria, mentre le opposizioni vengono additate al pubblico ludibrio”.
A proposito di opposizione: stamattina il Movimento 5 Stelle depositerà alla Camera dei deputati una lunga interrogazione al presidente del Consiglio sul testo scritto e segreto del patto del Nazareno.
A firmarla due nomi grillini di peso: Luigi Di Maio, che è anche vicepresidente di Montecitorio, e Alessandro Di Battista.
Il nuovo vertice tra oggi e domani Il documento è articolato ed entra nel merito di un altro punto dell’intesa Bierre (copyright Rino Formica): la giustizia.
Con perfetto tempismo, sempre ieri, il guardasigilli Orlando ha rinnovato l’impegno a farla con una “stretta sulle intercettazioni” e la fatidica responsabilità civile dei magistrati, due questioni che stanno molto a cuore all’ex Cavaliere. Non solo.
La chiave della sua possibile salvezza non risiede in apposite leggi ma nel futuro capo dello Stato, altra lacuna dell’intervista di ieri al premier.
Di tutto questo Renzi e B. parleranno da vicino, nel loro terzo incontro.
Potrebbe essere già stasera oppure domani. Cambieranno nome alla legge elettorale, dall’Italicum al Toscanum con nuove soglie e un po’ di preferenze.
Il patto del Nazareno è più forte che mai.
Finanche “brutale”, per ammissione di uno testimoni, il renziano Guerini.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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