BERLUSCONI: “VOGLIO 316 NO O SI VA SUBITO ALLE URNE”. NE ARRIVANO 299 E NON VA DA NESSUNA PARTE
DOVEVA APRIRE LA CRISI E ANDARE DA NAPOLITANO NON AVENDO PIU’ LA MAGGIORANZA ALLA CAMERA…ALLA FINE LA PAURA DELLE ELEZIONI HA DIMOSTRATO DI AVERLA LUI…NAPOLITANO E’ A STROMBOLI, FINI VA TRANQUILLO IN VACANZA E SILVIO RESTA CON GASPARRI E BOSSI A GIOCARE CON IL PALLOTTOLIERE
La seduta per discutere la mozione di sfiducia a Caliendo era in realtà iniziata con 24 ore di anticipo e la spada di Damocle delle dichiarazioni di Berlusconi: “Voglio 316 No alla sfiducia o si va subito alle urne”, con l’evidente scopo di forzare il clima politico, dopo l’annunciata astensione dei finiani, dell’Udc, dell’Api e dei repubblicani.
In pratica il rischio era che non si arrivasse a 316 voti, il minimo per garantire al governo una maggioranza.
“Dobbiamo colpire Fini ora, prima che si organizzi sul territorio” era stato il suggerimento dei falchi ex An e di qualche kamikaze forzista.
Ma al di là delle dichiarazioni bellicose di facciata, il dubbio ha cominciato a insinuarsi tra le file pidielline: persino un ortodosso come Osvaldo Napoli aveva ammesso che “quando si va a votare, si sa come inizia e non si sa come finisce”.
Ma ci sono altri motivi inconfessabili che stavano emergendo, ora dopo ora.
1) i sondaggi riservati (quelli veri, non quelli taroccati che vengono passati sui media) sono tutt’altro che rassicuranti per il Pdl, in costante calo.
2) tra le file piedielline si dà per scontato che Fini potrebbe arrivare a una percentuale a doppia cifre e, qualora si formasse una cordata con Casini e altri soggetti politici, potrebbe sfondare il muro del 20%, con un Pdl ridotto al 27%
3) se la sinistra mettesse un campo un ticket Vendola-Chiamparino, impostando una campagna elettorale sulla questione morale, potrebbe andare incontro a un miglioramento
4) L’unico alleato rimasto al Cavaliere, ovvero la Lega, teme che elezioni possano segnare la fine del suo potere di ricatto nei confronti del premier, aprendo nuovi scenari che li vedrebbero nel ruolo di gregari e non più di protagonisti.
5) Nel Pdl c’è il rischio della “grande fuga”: girano nomi di oltre dieci nuovi aderenti a “Futuro e Libertà ” di area forzista (Chiara Moroni è solo un avamposto).
E poi rimane il timore del premier di rimanere “prigioniero politico” di Fini. Perchè i casi sono due, in caso di apertura della crisi: o Napolitano ridà l’incarico a Silvio o prova altre strade.
Nel primo caso Fini ha sagacemente detto che lo voterebbe e a questo punto il premier rimarrebbe prigioniero politico di Fini fino alla consumazione o fino a quando il Gianfri non deciderà di staccare la spina.
Se ha i voti, Silvio deve governare, come fa a rifiutare?
Una mossa tattica che spiazzerebbe Silvio e che aumenterebbe il peso di Fini che su ogni provvedimento porrebbe le sue condizioni.
Più facile che a questo punto sia la Lega a rompere, ma quanto converrebbe anche a loro?
Se invece si andasse verso un governo tecnico, Silvio a ottobre resta senza legittimo impedimento, a seguito della probabile pronuncia della Corte Costituzionale, e senza processo breve.
In pratica perdendo ogni copertura dai processi, gli unici che gli stanno veramente a cuore.
Con un governo tecnico, inizierebbe poi la migrazione dei pidiellini verso Fini e lo svuotamento del potere di Silvio: nessuna poltrona da garantire, addio corte dei miracoli e addio ai traditori ex An.
In ogni caso emerge un fatto: Silvio è ormai di fatto prigioniero politico di Fini, o scende a patti e gli lascia il partito o va a casa.
E non è detto che si parli come residenza di una delle ville che ha in Italia.
La sfiducia a Caliendo è stata respinta, ma i No sono stati alla fine solo 299, ben 17 in meno della quota minima necessaria per governare: è evidente che la maggioranza non c’è più.
Mentre Napolitano è già in vacanza a Stromboli e Fini, sorridente, fa gli auguri ai giornalisti, a Berlusconi non rimane che giocare con Gasparri e Bossi col pallottoliere: un deputato qua, un altro là …
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