BERSANI CORREGGE LA ROTTA E VALUTA IL PASSO LATERALE
IL SEGRETARIO PD POTREBBE LIMITARSI A FARE DA “REGISTA”
L’obiettivo resta chiarissimo, e non muta: un governo per il cambiamento.
Di tutto il resto – a chi l’incarico, in che tempi e con quale mandato – Pier Luigi Bersani discuterà oggi al calar del sole con Giorgio Napolitano: senza rigidità o, addirittura, impuntature.
«Pier Luigi, naturalmente, se la sente di gestire questa fase – annota Stefano Di Traglia, fidatissimo portavoce -. Ha inviato a tutti i parlamentari gli otto punti base del possibile programma, e questo vuol dire che vuole ed è pronto a governare. Ma adesso occorre abbassare la tensione su chi e quando avrà un mandato dal Quirinale: perchè questo è compito di Napolitano, di cui ci fidiamo pienamente».
E così, alla vigilia dell’incontro che Bersani, Zanda e Roberto Speranza avranno oggi col Capo dello Stato, il Pd sembra correggere un po’ quella che era parsa, fin qui, la linea da tenere: e cioè, incarico pieno al segretario dei democratici per tentare di formare subito un governo.
L’operazione-«sfondamento» nei confronti dei parlamentari del Movimento Cinque Stelle, infatti, non è riuscita.
Nonostante l’elezione di Grasso e Boldrini – presidenti più che nuovi – Beppe Grillo insiste nel no alla fiducia ad un esecutivo Bersani: e dunque occorre battere altre strade.
Martedì sera, il leader Pd ne ha discusso fino a notte fonda con alcuni fedelissimi (Errani e Migliavacca) oltre che con Enrico Letta e Dario Franceschini.
Approdi definiti ancora non ce ne sono: ma più d’uno dei partecipanti all’incontro avrebbe consigliato a Bersani di far precedere il suo tentativo dalla ricognizione di un “esploratore” (e il nome di Piero Grasso continua ad esser il più accreditato).
Se la correzione di rotta venisse oggi confermata nel colloquio tra la Napolitano e la delegazione Pd, la novità troverebbe un positivo riscontro al Quirinale.
Sul Colle, infatti, l’idea resta quella di avvio: seppur insufficiente ad assicurargli una maggioranza, il risultato elettorale ha indicato in Bersani il leader della coalizione vincente: e se dunque chiedesse per sè l’incarico per tentare di formare un governo, non vi sarebbero obiezioni.
Ma il punto è: troverebbe poi una maggioranza in Parlamento?
E in un quadro così, al segretario del Pd non converebbe – forse – una esplorazione preventiva, o addirittura ritagliare per se stesso il ruolo di king maker in una fase tanto complessa?
Bersani e Napolitano ne discuteranno appunto oggi: e l’incontro servirà , magari, per chiarire altre questioni sul tappeto.
Una su tutte, forse: e cioè l’ipotesi che, di fronte al perdurare di una situazione di stallo, Napolitano possa passare la mano con un po’ di anticipo al suo successore. «Possibilità inesistente – spiegano fonti del Quirinale -. Il presidente ha più volte ripetuto che resterà al suo posto fino all’ultimo giorno. A meno di situazioni imprevedibili e, soprattutto, ingestibili».
Come, per esempio, quella di un presidente incaricato che sciolga la riserva, vada alle Camere ma poi non ottenga la fiducia del Parlamento.
Ipotesi più di scuola che concreta: ma eventualità impossibile da escludere in una situazione ancora così confusa.
Tutti i partiti, per altro, cominciano a fibrillare: Pd compreso, naturalmente, soprattutto in ragione della linea proposta da Bersani (e accolta dalla Direzione) circa l’impossibilità di unire i voti dei democratici a quelli di Berlusconi.
Di fronte al perdurare del no di Grillo a qualunque alleanza, infatti, sullo sfondo comincerebbero a stagliarsi con nettezza le elezioni anticipate.
Ed è questa la seconda partita che potrebbe lacerare il Pd.
Al voto quando? Alleati con chi? E con quale candidato premier?
Bersani immagina di poterci riprovare, se si votasse a giugno: anche per l’impossibilità di fare nuove primarie.
Ma Matteo Renzi non è d’accordo: «In un paio di settimane potremmo organizzarle», ha spiegato ai suoi.
Si profila un nuovo braccio di ferro, insomma: come a dire sale su ferite ancora aperte.
Federico Geremicca
(da “la Stampa“)
Leave a Reply