BLAIR TORNA IN CAMPO PER GUIDARE LA “INSURREZIONE” CONTRO BREXIT
“CAMBIARE OPINIONE E’ UN DIRITTO”… E CHIEDE UN NUOVO REFERENDUM IN CONTRASTO CON IL LABOUR DI CORBYN
“Un’insurrezione in difesa di ciò in cui credete”. E’ quello che chiede Tony Blair al popolo britannico, operlomeno al 48,1 per cento che ha votato per “Remain” nel referendum sull’Unione Europea del giugno scorso.
A cui aggiungere tutti coloro che hanno votato per “Leave”, cioè per uscire dalla Ue, attirati da menzogne e distorsioni della campagna anti-europea.
L’ex premier britannico aveva preannunciato già nei mesi scorsi la sua intenzione di “scendere di nuovo in campo”, non per ambizioni personali (almeno non subito), ma per “salvare il Paese” dal disastro della Brexit.
Oggi entra in azione, con un discorso davanti a Open Britain, l’associazione diventata la roccaforte dello schieramento pro-europeo.
Una roccaforte multipartitica, in cui si riconoscono elettori di varie sigle e di cui fanno parte l’ex leader liberaldemocratico Nick Clegg, deputati conservatori come Anna Soubry e del Labour come Chukka Umunna.
Ma all’interno della quale Blair è sicuramente la star. Oltre che l’unico laburista di primo piano con il coraggio di battersi non per una “soft Brexit”, non per qualche emendamento o condizione alla Brexit, ma per un secondo referendum che capovolga il risultato del primo. In altre parole, perchè la Gran Bretagna rimanga nell’Unione Europea.
“Un’insurrezione”, appunto, e così la prende il fronte opposto. “Arrogante e antidemocratico” è l’immediata reazione della stampa Brexitiana, dal Daily Mail al Telegraph.
Per l’ex-leader laburista, tuttavia, democrazia significa poter cambiare idea, specie se ci si rende conto che la prima idea è stata il frutto di informazioni distorte, volutamente ingannevoli, comunque sbagliate.
“La gente del Regno Unito ha votato per la Brexit senza avere la piena consapevolezza di che cosa volesse dire”, afferma Blair nell’intervento davanti alla platea di Open Britain. “Ora che il senso della Brexit diventa chiaro, è loro diritto cambiare opinione. E la nostra missione è persuaderli a farlo”.
La sfida, aggiunge, è dunque “fare emergere i veri costi della Brexit, far capire come questa decisione sia stata raggiunta sulla base di una conoscenza imperfetta e calcolare in modi facili da comprendere i danni che la Brexit causerà alla Gran Bretagna e ai suoi cittadini”.
Il compito, riassume l’ex-capo del Labour, è “costruire sostegno a trovare un sistema per salvarci dal precipizio verso cui siamo diretti”.
Conclude Blair: “Non so se ce la faremo. Ma so che le generazioni future emetteranno un pesante verdetto contro di noi se non ci proveremo. Questo non è il momento della ritirata, dell’indifferenza o della disperazione, bensì il momento di insorgere in difesa di quello in cui crediamo”.
Una posizione ben diversa da quella assunta dal partito laburista sotto la guida del suo attuale leader Jeremy Corbyn, che ha ordinato ai propri deputati di votare a favore dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona che innesca la Brexit, nel dibattito dei giorni scorsi alla camera dei Comuni, e che sembra orientato soltanto a porre qualche condizione per limitarne l’impatto – sostiene – sui lavoratori britannici.
Del resto Corbyn non ha mai nascosto le sue riserve verso l’Unione Europea, tanto da venire accusato di essersi battuto con scarsa passione per “Remain” nella campagna referendaria, o addirittura – secondo i suoi critici – di avere remato contro.
E in ogni caso adesso il leader laburista appare preoccupato di non perdere a vantaggio dell’Ukip quegli elettori di sinistra che hanno votato per la Brexit nel referendum.
Blair ha altre preoccupazioni: non perdere la Gran Bretagna in una decisione anti-storica. “Theresa May e gli altri brexitiani si sono appropriati abusivamente del mantello del patriottismo”, dice l’ex-premier. “Ma noi ci battiamo contro la Brexit precisamente perchè siamo orgogliosi cittadini di questa nazione e crediamo che, nel 21esimo secolo, debba rimanere parte della più grande unione commerciale e politica del mondo”.
E’ l’unico leader laburista della storia ad avere vinto tre volte, consecutivamente, alle urne.
Ci riuscirà una quarta?
(da “La Repubblica”)
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