BOCCIATI ALLE URNE, PIAZZATI AI MINISTERI: COSI’ IL M5S TROVA UN LAVORO AI TROMBATI
SENATORI NON RICONFERMATI CHE DIVENTANO SEGRETARI PARTICOLARI, EX ONOREVOLI TRASFORMATI IN VICECAPO DI GABINETTO O SOTTOSEGRETARI… CON STIPENDI A SEI CIFRE
È un classico della prima e della seconda Repubblica: quando le elezioni vanno male e l’aspirante onorevole rischia di dover tornare a casa, il partito gli trova un’altra sistemazione a Roma. Un classico che, a quanto pare, anche il Movimento 5 Stelle intende rispettare.
Niente di illecito sia chiaro: ma di certo si tratta di una consuetudine curiosa per un partito che sulle critiche alla Casta ha costruito le sue fortune.
Infatti, adesso che la composizione del governo Conte e degli staff dei ministeri è quasi completata, si scoprono diversi ex onorevoli e senatori bocciati alle urne ma che hanno trovato un posto nei palazzi romani. Ecco chi sono.
In ritardo rispetto a quanto prescritto dalla legge sulla trasparenza (e dopo varie richieste dell’Espresso), il governo pubblica finalmente i nomi e gli emolumenti dei collaboratori della Presidenza del Consiglio. I più fortunati? Il capo della comunicazione 5 Stelle e tutti i Casaleggio boys
C’è Bruno Marton, senatore del Movimento nella scorsa legislatura: arrivato terzo nelle ultime elezioni nel seggio di Sesto San Giovanni alle porte di Milano, ha trovato a salvarlo una poltrona di segretario particolare del sottosegretario con delega all’editoria Vito Crimi.
Stipendio annuale lordo: 73.400 euro, fino alla fine dell’attuale governo.
Restando sempre agli ex che non hanno ottenuto la riconferma troviamo Giorgio Sorial, già deputato e arrivato terzo all’uninominale di Brescia lo scorso 4 marzo.
Per lui è spuntato un posto da Vice capo di Gabinetto del Ministero dello Sviluppo economico retto dal suo capo di partito Luigi Di Maio.
Stipendio di 110mila euro, ma con contratto annuale. Spesa curiosa considerando che nello staff di Di Maio ci sono già altri due vice capo di gabinetto.
Ancora meglio è andata a Michele Dell’Orco: deputato della precedente legislatura, non ha ottenuto la riconferma nel plurinominale di Modena e Ferrara. Poco male, perchè oggi è sottosegretario alle infrastrutture.
Non ha neanche provato a candidarsi invece Luigi Gaetti, ex senatore del Movimento 5 Stelle e ora sottosegretario agli interni con delega all’antimafia.
Gaetti ha infatti già “usato” i due mandati permessi dal codice di comportamento dei 5 Stelle: uno appunto a Palazzo Madama e l’altro quando era consigliere comunale per la Lega nord.
Alle obiezioni sul suo incarico di governo ha risposto che, trattandosi di un incarico non elettivo, questo non viola codici e statuti pentastellati.
C’è infine un terzo sottosegretario 5 Stelle che le urne non hanno premiato: si tratta della “new entry” Vincenzo Zoccano, arrivato terzo nel collegio di Trieste e oggi sottosegretario con deleghe a famiglia e disabilità .
Sul capitolo sottosegretari è necessario fare un un ulteriore appunto.
Secondo le legge, ognuno dovrebbe percepire un compenso di 114mila euro lordi annui, esattamente come il presidente del Consiglio.
Un emolumento a cui hanno diritto solo perchè non eletti: quando infatti quell’incarico viene ricoperto da un deputato o un senatore, questo compenso non è dovuto perchè la norma ne vieta il cumulo.
Scegliere un sottosegretario non eletto ha quindi dei costi per la casse statali rispetto al nominare qualcuno che è già deputato o senatore.
A chiudere la rassegna dei bocciati e salvati tra i 5 Stelle c’è forse il caso più noto alle cronache, quello della ex inviato del programma televisivo le Iene Dino Giarrusso. Arrivato terzo al collegio di Roma 10 nelle elezioni del 4 marzo, Giarrusso è oggi segretario particolare del sottosegretario all’Istruzione Lorenzo Fioramonti.
Incaricato dallo stesso Fioramonti via Facebook di presiedere un misterioso osservatorio sulla regolarità dei concorsi universitari, in seguito alle polemiche è stato “retrocesso” a semplice segretario particolare.
Il suo compenso non è noto: nonostante le richieste di accesso generalizzato avanzate dall’Espresso, il Miur non ha aggiornato la documentazione che per legge dovrebbe essere pubblicata entro tre mesi dall’insediamento dell’amministrazione (i mesi adesso sono quattro). I suoi predecessori in quel ruolo avevano un compenso compreso tra i 18 e i 45mila euro annui.
(da “L’Espresso”)
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