BOH TAV, UN GOVERNO CHE NON HA IL CORAGGIO DI DECIDERE
IMPRENDITORI ESCONO INSODDISFATTI DALL’INCONTRO CON IL GOVERNO: “VOGLIONO SOLO PRENDERE TEMPO”
Roma accoglie la delegazione pro Tav, “i borghesucci” (copyright Beppe Grillo) con un sole sfavillante e un dicembre clemente.
Ma i tredici rappresentanti di imprese, associazioni di categoria e sindacati varcano il portone di Palazzo Chigi con il volto ombroso.
Hanno ricevuto in treno il benvenuto di Michele Dell’Orco, sottosegretario M5s ai Trasporti, che dalle colonne della Stampa ha piantato paletti dolorosissimi: “Il governo non va perchè è una manifestazione di cittadini. Ma con il cuore sarò lì. Io sono un no Tav, tutto il M5s è no Tav”.
Nella sede della presidenza del Consiglio li aspettano Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Danilo Toninelli. Stanno dentro oltre due ore, illustrano un manifesto in dodici punti che spiega perchè la Tav va fatta.
Ascoltano pazientemente le risposte. L’incontro è interlocutorio. Il governo promette una relazione preliminare entro la fine dell’anno, la delegazione ottiene l’inserimento di un rappresentante nella commissione che dovrà redigerla e la promessa che il premier si rechi a Torino, per capire di cosa si sta parlando.
Quando escono hanno la faccia scura. “L’analisi costi benefici è inutile. Il problema è politico, perchè la nostra è una questione che ha impatto a livello nazionale”, tuona Dario Gallina, presidente dell’Unione degli industriali di Torino.
Il punto sta tutto lì. Perchè fosse per la parte gialla del governo l’alta velocità verso Lione verrebbe rottamata senza pensarci due volte, mentre per quella verde si farebbe senza esitare un attimo.
E la sensazione è che l’intesa che Toninelli ha raggiunto con la collega francese per procrastinare i bandi al 2019, unita agli approfondimenti chiesti dal governo, sia solo una gigantesca operazione per prendere tempo, e calciare più in là il barattolo di un problema di cui non si ha la soluzione.
“Al momento ci sembra che nè la Lega ha il coraggio di virare sul no, nè tantomeno i 5 stelle sul sì”, certifica Giancarlo Banchieri, che guida la Confesercenti sotto la mole. Gallina parla di un Toninelli più freddo (“Si sanno le sue posizioni”), e di una buona capacità di ascolto da parte del premier e del suo vice, “anche se la mossa dei bandi di ieri non ci fa ben sperare, e l’incertezza affossa la fiducia degli imprenditori”.
“Toninelli la deve smettere di dire che i cantieri non sono partiti — continua il leader degli industriali torinesi — Venga a vedere i cantieri e gli operai che vi lavorano, fermarla costerebbe quattro miliardi, più di quelli necessari a completarla”.
Si appella a Conte: “Ci ha garantito pragmaticità nel documento che verrà stilato, speriamo in quello”.
Da Chigi si spiega che uguale attenzione e un analogo incontro verrà dedicato ai no Tav.
Ma filtra anche una posizione anni luce lontana da quella sprezzante con la quale Grillo, come anche tanti esponenti 5 stelle in queste settimane, hanno liquidato il movimento che sostiene l’alta velocità .
“Abbiamo presente il grido di dolore — spiegano fonti vicine al presidente del Consiglio – da decenni associazioni e imprenditori aspettano la Tav, senza considerare che si sono viste privati anche delle Olimpiadi”.
“Abbiamo massima attenzione allo sviluppo del vostro territorio — ha detto Conte ai suoi interlocutori — molte delle cose che chiedete sono nella nostra sensibilità , vogliamo creare da voi come in tutto il paese un ambiente che favorisca gli investimenti”. Anche Di Maio ha sottolineato che “terremo sempre presente l’impatto economico che si riversa sui territori”.
Più abrasivo Toninelli, che esce da Palazzo Chigi e si infila negli studi di Tagadà : “Chi dice che perderemo 75 milioni di euro al mese, dice una stupidaggine perchè quella firma che il sottoscritto ha fatto con la ministra dei Trasporti francese, Elisabeth Borne, significa proprio che non perderemo alcun denaro pubblico”.
Era stato proprio Gallina a spiegarlo poco prima, insieme al fatto che “nel 2019 ci sono bandi per 3,5 miliardi di euro da far partire, che rischiamo di perdere”.
Se con il ministro non corre buon sangue, la faccia indossata da Conte è quella buona, la posizione scomoda. Certo è, almeno a parole, che per una decisione non si dovrà attendere il voto delle europee, come temuto dagli imprenditori.
Un risultato minimo in un contesto generale di dilazione di tempi. E sabato Torino si riempirà di bandiere no Tav. Tante saranno imbracciate dal popolo 5 stelle.
(da “Huffingtonpost”)
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