BRASILE, SCARCERATO PIZZOLATO, UN’ALTRA BEFFA PER L’ITALIA
VENNE ESTRADATO DA ROMA CON LA SPERANZA DI UNO SCAMBIO CON BATTISTI
Cesare Battisti libero, Henrique Pizzolato pure, con buona pace di chi pensava che l’estradizione verso il Brasile del secondo potesse, nel corto raggio, favorire il ritorno del primo in Italia.
Mentre Cesare Battisti aspetta a Cananeia, sul litorale di San Paolo, la decisione della Corte Suprema brasiliana sulla sua estradizione in Italia, la stessa Corte ha scarcerato l’ex banchiere italo-brasiliano Henrique Pizzolato, condannato per corruzione e riciclaggio in patria, scappato in Italia a fine del 2014 ed estradato pochi mesi dopo su decisione del governo italiano.
I due casi non hanno nulla in comune dal punto di vista giudiziario, se non fosse che il ministro che ha concesso la libertà a Pizzolato è quel Luiz Roberto Barroso che, prima di far parte del massimo tribunale brasiliano, ha difeso il latitante Cesare Battisti.
Storie che si incrociano quindi, proprio quando è aumentato il pressing italiano per riavere l’ex terrorista latitante da 30 anni.
Il caso di Pizzolato, come quello di Battisti, è da romanzo.
Nato nello stato di Santa Catarina da genitori italiani, ha fatto politica nelle fila del Partito dei Lavoratori, partecipando nella raccolta fondi per l’elezione del 2002 che portò per la prima volta Lula alla conquista della presidenza.
Fu premiato con il posto di direttore di marketing del Banco do Brasil, la più importante banca pubblica del Paese. Nel 2005 viene coinvolto nello scandalo del «mensalà£o», la compravendita di voti di parlamentari dell’opposizione per appoggiare il governo Lula: lo si accusa di aver sottratto alla banca oltre 18 milioni di euro per le mazzette da pagare.
Il processo si è concluso nel 2013 con la condanna a 12 anni di reclusione per corruzione, peculato e riciclaggio.
Pizzolato tenta diversi ricorsi legali, ma quando ogni possibilità si esaurisce si dà alla macchia e riesce con una rocambolesca fuga a finire in Italia, usando il passaporto italiano di un fratello morto 30 anni prima.
«Sto sfuggendo – dichiarò – a una persecuzione politica orchestrata dai nemici di Lula e sono pronto a sottomettermi, come cittadino italiano, alla giustizia locale».
Il Brasile chiede l’estradizione, il governo Renzi la concede pensando, in sostanza, anche all’affaire Battisti; un «do ut des» che non si tradusse, allora, in un sostanziale cambiamento di postura da parte del governo di Dilma Rousseff, erede politica di Lula.
Il giudice Barroso ha giustificato la scarcerazione di Pizzolato per la buona condotta nel carcere di Papuda, nei pressi di Brasilia, e per il fatto che ha scontato già più di un terzo della pena.
Paradossalmente, per la fuga in Italia e la seppur breve latitanza Pizzolato non ha dovuto scontare un giorno in più rispetto alla condanna del 2013.
L’ex banchiere è uscito dal carcere sorridente giovedì scorso e adesso dovrà limitarsi a pagare la multa di 500 mila euro, rateizzata in quote da 700 euro mensili.
Cesare Battisti, intanto, resta a Cananeia in attesa che il suo caso torni sul tavolo del plenario della Corte Suprema. Ma adesso scatta la pausa estiva di gennaio e poi quella per Carnevale; se ne riparlerà , quindi, da fine febbraio.
(da “La Stampa”)
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