“BRUSCA PUO’ FINIRE DI SCONTARE LA PENA AI DOMICILIARI”: PARERE FAVOREVOLE DELL’ANTIMAFIA
IL KILLER CHE AZIONO’ LA LEVA PER FAR ESPLODERE L’AUTO DI FALCONE E DELLA SUA SCORTA E CHE SCIOLSE NELL’ACIDO IL PICCOLO DI MATTEO HA SCONTATO 23 ANNI DI CARCERE… DIVENTATO “PENTITO” E CONDANNATO SOLO A 30 ANNI HA GIA’ USUFRUITO DI 80 PERMESSI PREMIO E USCIREBBE IN OGNI CASO FRA TRE ANNI
Giovanni Brusca può finire di scontare la pena agli arresti domiciliari. Per la prima volta l’Antimafia dà parere positivo alla scarcerazione del killer di Capaci, l’uomo che ordinò di sequestrare, uccidere e sciogliere nell’acido il figlio del pentito Santo Di Matteo, che ha nuovamente chiesto di lasciare la cella cercando così di ribaltare l’ennesimo rifiuto del tribunale di Sorveglianza.
Racconta oggi Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera:
Brusca, anche lui ora collaboratore di giustizia, si è rivolto alla Corte di Cassazione, e proprio oggi la prima sezione penale si riunirà per decidere. A sostegno del ricorso, i suoi avvocati hanno puntato anche sul decisivo «contributo offerto» alle indagini e sul «provato ravvedimento» dell’ex boss mafioso.
Il mafioso che a Capaci azionò la leva per far esplodere la bomba che uccise Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, ha già usufruito di oltre ottanta permessi premio.
Ogni volta esce di prigione per vari giorni e resta libero 11 ore al giorno (la sera deve rientrare a casa), solitamente trascorse con il figlio oggi ventottenne.
Dando prova della «affidabilità esterna» certificata dagli operatori del carcere romano di Rebibbia, che aggiungono: «L’interessato non si è mai sottratto ai colloqui e partecipa al dialogo con la psicologa, mostrando la volontà di dimostrare il suo cambiamento».
Il tribunale di sorveglianza ha dato sempre parere negativo alla sua scarcerazione:
La difesa di Brusca ribatte che l’ex boss mafioso ha più volte chiesto pubblicamente perdono alle vittime, e di poter effettuare attività di volontariato durante i permessi in segno di concreto ravvedimento, ma «non gli è stato concesso per motivi di sicurezza». Di qui il ricorso in Cassazione, contestando la pretesa di «un ravvedimento ad personam modellato sulla figura del Brusca». Che in ogni caso, a 62 anni di età , è ormai arrivato in vista del traguardo del fine pena: calcolando i tre mesi sottratti per ogni anno di detenzione scontato, la scadenza dei trent’anni dovrebbe arrivare a novembre 2021.
(da agenzie)
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