BRUXELLES NON SI FIDA E CHIEDE ALTRI SFORZI SUL DEFICIT STRUTTURALE
I PENDOLARI CONTE E TRIA FANNO IL PIENO DI RILIEVI E TORNANO A ROMA A RIFERIRE AI DUE FUORICORSO… I PAESI DEL NORD NON CI STANNO
“Stiamo lavorando, c’è lo staff tecnico che sta lavorando, per poter compiere gli ultimi dettagli per completare la nostra proposta”. Se c’è una questione su cui Giuseppe Conte non si sbilancia, parlando della trattativa con l’Ue sulla manovra economica nella lunga conferenza stampa al termine del Consiglio europeo a Bruxelles, è il deficit strutturale.
E’ su questo che l’Europa chiede all’Italia maggiori sforzi, pur apprezzando la scelta di ridurre quello nominale dal 2,4 per cento al 2,04 per cento.
Lo hanno sottolineato a Giovanni Tria i commissari Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis, che il ministro ha incontrato di nuovo oggi.
Lo ha rilevato Angela Merkel nel bilaterale con Conte stamattina: una Cancelliera molto disponibile e determinata a evitare le sanzioni contro Roma, ma preoccupata per l’intervento sulle pensioni, ‘quota cento’, voluto da Matteo Salvini.
E anche nel bilaterale con il premier olandese Mark Rutte la musica è stata la stessa. “La Commissione sia ferma sulle regole del Patto”, dirà dopo Rutte, il più ostile a Roma sulle spese in deficit.
Questo non vuol dire che la trattativa con la Commissione si sia inceppata. Conte, esattamente come Merkel, si dice “fiducioso in una soluzione positiva”.
Ma qui a Bruxelles, negli ultimi due giorni di negoziati senza sosta, il governo ha fatto il pieno dei rilievi europei e ora li porta a Roma per dirimerli come al solito con i due vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
Resta qui solo la delegazione dei tecnici del Tesoro al lavoro con quelli della Commissione, che nel weekend è chiusa ma il negoziato continua lo stesso.
Si sono trasferiti nel vicino Palazzo Charlemagne e lì hanno cominciato a scrivere un documento con diverse opzioni in campo. Poi però tocca alla politica decidere. E’ questo il punto, ancora questo.
A sorpresa, al termine della conferenza stampa di Conte, Tria dice che anche lui stasera torna a Roma: “Qui restano i miei tecnici, con cui sono in contatto costante”. Però fino a ieri il ministro aveva programmato di rimanere qui tutto il weekend, fino a missione compiuta, pronto per fare altri incontri politici con i commissari per chiudere questa tenzone tra Italia ed Europa che dura ormai da mesi. Non è così. “Speriamo di chiudere entro il weekend”, dice Conte ma non sembra molto convinto.
Perchè di fatto, in queste ultime 24 ore, il governo ha guadagnato un giorno in più: c’è anche tutta la giornata di lunedì.
In quanto si è deciso di presentare il maxiemendamento che modificherà la manovra, licenziata dalla Camera e ormai superata alla luce delle trattative con l’Ue, direttamente in aula al Senato e non in commissione. Altre 24 ore di tempo.
Ma le questioni da dirimere non sono più a Bruxelles bensì a Roma: almeno sul livello politico, che è quello che serve.
Le preoccupazioni europee restano concentrate su ‘quota cento’, provvedimento sul quale Salvini non intende mollare. Ufficialmente nemmeno Conte retrocede. Anzi rispondendo ad una domanda precisa in conferenza stampa si piazza come al solito in posizione esattamente mediana tra le richieste leghiste e quelle pentastellate.
“Reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni verranno realizzate così come sono state concepite, programmate, annunciate – insiste il capo del governo – conoscerete i testi normativi, nessun arretramento su questo”.
Ma l’Ue chiede uno sforzo in più altrimenti non riuscirà a convincere i falchi del nord, meno facili alla trattativa con Roma, a evitare la procedura di infrazione.
Dall’altro lato il governo cerca di resistere, almeno nelle dichiarazioni ufficiali. Conte in conferenza stampa difende fino alla fine il nuovo documento programmatico di bilancio presentato mercoledì scorso a Juncker, con saldi diversi da quello bocciato, una marcia indietro in sostanza.
Il massimo che può fare Bruxelles in queste condizioni è far slittare le raccomandazioni per l’Italia, penultimo passo prima dell’apertura formale della procedura, a dopo Natale.
Al momento la riunione di mercoledì in Commissione non si presenta in termini ostili, ma nemmeno come l’occasione per chiudere formalmente l’ipotesi delle sanzioni.
L’Ue potrebbe prendere altro tempo e aspettare che la manovra venga approvata definitivamente dal Parlamento a fine dicembre: non si sa mai. Se cambiasse rispetto ad un eventuale accordo raggiunto qui a Bruxelles, la procedura di infrazione battezzerebbe il nuovo anno per il governo gialloverde.
(da “Huffingtonpost”)
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