BRUXELLES NON SI FIDA, VUOLE LE CARTE: “SE VOLETE DAVVERO EVITARE LA PROCEDURA PRESENTATE LA REVISIONE DEL DOCUMENTO BOCCIATO”
ENTRO IL 5 DICEMBRE DECIDE IL COMITATO ECONOMICO DELL’ECOFIN, IL TEMPO DELLE BUFALE E’ FINITO
Ora che il governo di Roma dice di voler rivedere al ribasso il deficit al 2,4 per cento contenuto nel documento programmatico di bilancio bocciato dalla Commissione europea, a Bruxelles aspettano le ‘carte’.
Se il governo gialloverde fa sul serio, se vuole fermare la procedura di infrazione ‘apparecchiata’ contro l’Italia, dovrà presentare una revisione del documento bocciato. “Il dialogo continua a tutti i livelli”, fanno sapere dall’entourage del presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker che sabato sera, insieme ai commissari Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis, ha ricevuto a Bruxelles il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, accompagnato dal ministro dell’Economia Giovanni Tria.
Insomma, Roma deve presentare qualcosa di scritto per fermare la macchina che a Bruxelles si è messa decisamente in moto mercoledì scorso, quando la Commissione ha confermato la bocciatura del documento italiano ritenendo “giustificata” l’apertura di una procedura per deficit eccessivo basato sul debito.
E naturalmente gli sviluppi dipenderanno anche da cosa ci sarà scritto nel nuovo documento, qualora venisse presentato. Sembrerebbe difficile che Bruxelles si accontenti di una revisione dello 0.2 per cento del deficit, cioè dal 2,4 per cento al 2,2.
Ad ogni modo, l’apertura di un procedimento contro l’Italia – paese fondatore dell’Ue – è affare non da poco anche per la stessa Commissione che non è interessata allo scontro con Roma, sottolineano fonti di Bruxelles.
Però è anche vero che finora diversi passaggi stabiliti nelle regole sul Funzionamento dell’Ue si sono ormai consumati e l’opinione negativa della Commissione sull’Italia è al vaglio del Consiglio.
“I documenti approvati dalla Commissione mercoledì scorso – fanno notare non a caso oggi fonti vicine a Juncker – sono discussi nella filiera del Consiglio”, vale a dire gli altri Stati membri dell’Unione, finora schierati tutti col pollice verso sul caso italiano, a partire dall’Austria – presidente di turno – passando per l’Olanda, per finire all’Ungheria, governata da Viktor Orban, interlocutore di Matteo Salvini.
Entro il 5 dicembre il comitato economico e finanziario dell’Ecofin – il consiglio dei ministri del Tesoro degli Stati membri – dovrà esprimersi sulle indicazioni della Commissione.
Questo comitato è composto dai tecnici del Tesoro degli Stati membri e in questa fase avrà il compito di dire se la procedura di infrazione ai sensi dell’articolo 126 del trattato sul Funzionamento dell’Ue è giustificata contro l’Italia oppure no.
Roma può intervenire prima, presentando una revisione del documento bocciato nei prossimi dieci giorni e stasera un primo vertice di governo a Palazzo Chigi discute della nuova cornice di dialogo con l’Ue.
Oppure può fermare la macchina in corsa dopo il pronunciamento del comitato dell’Ecofin, il cui parere è necessario alla Commissione per scrivere la sua raccomandazione per l’Italia.
Formalmente la procedura di infrazione verrebbe aperta alla riunione dell’Ecofin del 22 gennaio. Prima di allora, c’è la possibilità per Roma di scendere a patti con Bruxelles ed evitare le sanzioni europee che scatterebbero dopo l’apertura della procedura e che consisterebbero nell’obbligo di ridurre il debito di 3,5 punti percentuali all’anno (vale a dire un ventesimo della differenza tra il 60 per cento nel rapporto col pil previsto dai Trattati e l’attuale debito italiano che svetta al 131 per cento del pil).
Ma tutto dipende dal governo gialloverde: da Conte e Tria, che sabato scorso hanno promesso collaborazione a Juncker, e dai due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, che finora promettono di rivedere le loro posizioni.
A Bruxelles intanto aspettano le ‘carte’: una marcia indietro nero su bianco.
(da “Huffingtonpost”)
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