BYE BYE, GIORGIA, SALUTACE ‘A SORETA: LA DUCETTA NON CE LA FA A USCIRE DAL RUOLO DI CAPETTO DI PARTITO D’OPPOSIZIONE E MANDA IN MALORA GLI INTERESSI DELL’ITALIA
LA POVERINA NON HA ANCORA CAPITO COME FUNZIONA IL POTERE: QUANDO SEI MARTELLO, LE DAI. QUANDO SEI INCUDINE, LE PRENDI (E DEVI PURE RINGRAZIARE)… NON VOTANDO PER TIGNA E ARROGANZA URSULA, LA MELONA SI E’ AFFOSSATA NELL’IRRILEVANZA IN CUI L’AVEVANO SPINTA, PIAN PIANO, SCHOLZ, MACRON E TUSK… LA CORSA DELLA MELONI E’ FINITA. E’ SOLO QUESTIONE DI TEMPO
Come nel “Secondo tragico Fantozzi”, per tutta la mattina dalle riunioni di FdI sull’asse Roma-Strasburgo-Oxford si sono rincorse “voci incontrollate e pazzesche”. Una giostra di veline di segno opposto: “Vota sì, Ursula non ha aperto troppo ai Verdi”. “Troppo Green deal, così è invotabile”.
Un pasticcio figlio di una decisione assunta da Giorgia Meloni: non dichiarare, nemmeno a urne aperte, quale sarebbe stato il voto di FdI sul bis di von der Leyen.
E con la decisione, senza precedenti, che la delegazione della fiamma all’Eurocamera avrebbe svelato le proprie mosse solo a giochi fatti, cioè dopo i risultati che hanno confermato al timone della Commissione la popolare tedesca.
Alla fine FdI ha votato no. Come la Lega di Matteo Salvini, che da ieri sera provocava i “Fratelli” indecisi. E all’opposto di Forza Italia, che col vicepremier Antonio Tajani ha provato, fino all’ultimo, a convincere la presidente del Consiglio a non strappare con la candidata del Ppe.
Nonostante l’assenza di dichiarazioni ufficiali per 24 ore, il nervosismo di via della Scrofa era palpabile da ieri notte. Non era questa la prospettiva che sognava Meloni prima delle Europee.
L’accordo tra von der Leyen e i Verdi l’ha resa marginale, nonostante l’alto tasso di franchi tiratori previsto e puntualmente verificatosi nel pallottoliere strasburghese.
Il rischio era l’irrilevanza. E così è stato. Alla fine, alla premier è rimasta solo la presunta “coerenza”. Dunque votare no, come suggeriva il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari, contro altri big del partito, restava l’unica opzione per non farsi scavalcare a destra da Salvini. Anche l’idea di una vicepresidenza esecutiva per l’Italia – in pole per la commissione c’è sempre Raffaele Fitto – pare definitivamente tramontata.
(da agenzie)
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