CALDEROLI, IL MINISTRO CHE PROVÃ’ A DARSI FUOCO: PER SFORTUNA DEGLI ITALIANI SENZA RIUSCIRCI
LA GAFFE CON IL “CORRIERE DELLA SERA” E’ SOLO IL CULMINE DI UNA MEMORABILE SERIE DI AUTOGOL DELL’ODONTOIATRA BERGAMASCO… IL SUO MINISTERO PATACCA CON 73 DIPENDENTI COSTA 2,6 MILIONI DI EURO E FA SOLO SPOT: SE VOLESSE DAVVERO TAGLIARE LE SPESE INUTILI, DOVREBBE ELIMINARE PER PRIMO SE STESSO
C’è un modo per semplificare il governo: eliminare il ministero per la Semplificazione.
Un eldorado romano diretto dal leghista Roberto Calderoli, dove 73 infaticabili filologi esaminano leggi, testi, atti e decreti regi in italiano dantesco.
E poi zacchete: puliscono, tagliano, bruciano.
Il ministro è veloce a infilare trapani e forbici, fedele al suo mestiere originario di odontoiatra a Bergamo: ieri ha confessato al Corriere della Sera di voler chiudere l’ufficio del ministero di piazza San Lorenzo in Lucina a Roma, complice un trasloco di massa di un paio di ministri e del Colle a Milano.
Poi ha capito di averla sparata più grossa che in tante (e notevoli) occasioni precedenti.
E in panico, smarrita la lucidità che partorì la legge (porcata) elettorale, ha cercato di smentire l’intervista, secondo lui vittima di un’incomprensione, di un’interferenza telefonica tra un comizio e una tavolata.
La direzione del Corriere risponde con un comunicato, Calderoli annuncia querela e il direttore Ferruccio de Bortoli raddoppia: “Le confermo quanto le ho già scritto. Raramente mi è capitato di avere a che fare con una persona confusa e in malafede come lei, ma ormai non mi stupisco più di nulla. Sa che le dico? La querela la faccio io. E le chiederò anche i danni per le troppe interviste che generosamente le abbiamo fatto in questi anni”.
Un numero che sarà abbondante, eppure mai pari ai tagli del Semplificatore. Nessun regista americano si sarà accorto di una scena memorabile, ancora a disposizione di chi adora l’azione e le facce drammatiche: il ministro Calderoli che, in giacca di pelle e cravatta verde di ordinanza, dà fuoco a un muretto di cartoni contenenti 29.100 leggi inutili.
Un bel falò di 375.000 fascicoli e fogli che Gian Antonio Stella, un anno fa sul Corriere, calcolava in una sforbiciata al minuto del super-eroe Calderoli. Mentre il governo sfornava pacchi di nuove leggi e nuovi articoli ugualmente incomprensibili.
L’avviso di sfratto (a mezzo stampa) del ministro per il palazzo di San Lorenzo in Lucina è andato perso.
I 73 dipendenti del ministero per la Semplificazione erano momentaneamente assenti o irraggiungibili. Tutti.
Compreso il sottosegretario Francesco Belsito, la folta pattuglia della struttura di missione, la segreteria tecnica, un doppio ufficio stampa, portavoce e collaboratori.
Un encomiabile guardiano, di passaggio al capezzale di Calderoli, ci guarda con aria esterrefatta: “Che vuole? Oggi è venerdì di ballottaggio. C’è solo la sorveglianza”.
Sul sito del ministero benedicono l’operazione Taglialeggi, scritta con la maiuscola: “Via 411.298 atti per un risparmio di carta di 75,6 milioni l’anno”.
E ricordano che restano 10.000 leggi in pericolo, che diventeranno presto 5.000.
Ma come fa Calderoli a infiammare una norma al minuto e dove ha preso 411.298 atti?
Deve rallentare, altrimenti manca legna per ardere.
Forse domani Calderoli rettificherà la rettifica, i 73 di San Lorenzo in Lucina saranno salvi e con loro i 2,6 milioni di euro per pagare stipendi e cancelleria. L’impresa titanica è un’altra: come semplificare Calderoli.
Carlo Tecce
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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