CANDIDATI IN LISTA AI CONFINI DELLA LEGALITA’ E IN ODORE DI MAFIA
TRE CANDIDATI SOSPETTATI DI RAPPRESENTARE DEI CLAN MAFIOSI NELLE LISTE PER LE REGIONALI….ALTRI, SIA DI DESTRA CHE DI SINISTRA, SOTTO PROCESSO PER TRUFFA, CONCUSSIONE, ASSOCIAZIONE A DELINQUERE, TANGENTI, APPALTI TRUCCATI… NON DOVEVANO ESSERE LISTE PULITE?
Tra neanche un mese qualcuno di loro potrebbe essere seduto in un consiglio regionale e gestire, magari come assessore, appalti pubblici e fondi europei o presiedere commissioni e determinare piani regolatori.
Parliamo in particolare di tre candidati più che “chiaccherati”, messi in lista per le prossime regionali dai partiti di appartenenza.
Il primo è Tommaso Signorelli (Pdl) in Calabria, sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa: sarebbe il politico di riferimento del clan Gentile che avrebbe favorito negli appalti dal 2004 al 2007.
Il secondo è Luigi Scaglione (Popolari uniti) in Basilicata, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, in merito alla Calciopoli lucana.
Il terzo è Roberto Conte (Pdl) in Campania, arrestato già due volte, coinvolto in quattro inchieste per rapporti con i clan.
Il fenomeno è talmente esteso e trasversale che il presidente della Commissione Antimafia, Beppe Pisanu, ha lanciato ieri l’allarme sugli intrecci tra criminalità organizzata e politica e sul pericolo che si crei nei Palazzi delle istituzioni una rete di collaboratori che aiutano le cosche ad alimentare i propri affari.
Pisanu vede le mafie impegnate in un progetto di governo “alternativo” del territorio, attraverso rapporti tra economia, finanza e potere politico.
Ma al di là dei candidati in odor di mafia, è lungo l’elenco dei personaggi che hanno conti aperti con la giustizia e precedenti poco rassicuranti.
In Calabria viene candidato Sergio Stancato (Nuovo Psi) con una brutta storia alle spalle, relativa al traffico di rifiuti.
In Campania il centrosinistra ha candidato governatore Vincenzo De Luca, in attesa di due processi per truffa e concussione.
E’ riapparsa anche Sandra Lonardo in Mastella che deve rispondere di associazione a delinquere, peculato e tentata concussione.
Il nord non è esente: in Lombardia ecco Gianluca Rinaldin (Pdl), indagato per truffa aggravata.
Nella lista di Cota in Piemonte c’è Angelo Burzi, a giudizio per una storia di tangenti, mentre nella lista della Bresso è presente Sergio Ricca che patteggiò una condanna per finanziamento illecito.
In Puglia è candidato Tato Greco nella lista di sostegno a Rocco Palese (Pdl), indagato per associazione a delinquere e amico del Tarantini .
Inquisiti in Toscana due candidati bipartisan.
Nelle Marche il centrosinistra candida il chiacchierato avvocato di un cassiere della mafia, in Umbria l’Udc ha in lista l’ex presidente della provincia di Perugia, travolto da una storia di appalti truccati.
E si potrebbero fare tanti altrri casi.
A questo punto, a tutti i partiti che parlavano di “liste pulite”, verrebbe da chiedere quale mai detersivo abbiano usato, visti i penosi risultati.
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