CANDIDATO SINDACO INVECE CHE AL BALLOTTAGGIO VA IN CARCERE
IL PRIMO CITTADINO DI SAN GIORGIO JONICO ARRESTATO PER FRODE ED EVASIONE FISCALE: ERA ARRIVATO AL BALLOTTAGGIO PER I FITTIANI
Finisce in carcere per frode in commercio Donato Ponzetta, 55 anni, imprenditore nel settore vitivinicolo e candidato sindaco di San Giorgio jonico, passato al ballottaggio del prossimo 19 giugno per soli tre voti in più del terzo arrivato.
L’imprenditore è stato arrestato dagli agenti della Digos, in collaborazione con l’Interpol, in esecuzione di un mandato di arresto europeo chiesto dalla magistratura tedesca. Ponzetta è accusato di frode in commercio messa a segno in Germania e di evasione fiscale.
L’imprenditore è titolare della Ponzetta Group, che realizza strutture in legno lamellare per la copertura di capannoni e impianti e si occupa della commercializzazione di prodotti ortofrutticoli.
Al primo turno delle comunali, lo scorso 5 giugno, sostenuto da Conservatori e riformisti e quattro liste civiche, Ponzetta è andato al ballottaggio con 1763 voti (solo 3 in più del candidato Pd Pierluigi Morelli). Ora il ballottaggio è a rischio.
La prefettura attende indicazioni dall’ufficio centrale elettorale. Si tratta di una delle prime volte in Italia che un candidato viene arrestato tra il primo e il secondo turno elettorale.
Se l’arresto sarà ritenuto un impedimento permanente, a sfidare il candidato di centrosinistra Mino Fabbiano (appoggiato da Sel, Udc e tre liste civiche) sarà Morelli del Pd.
Proprio intorno alla candidatura di Morelli, a San Giorgio s’era scatenata la polemica sulla scelta del Pd di candidare capolista il segretario cittadino Salvatore De Felice, ex direttore e attuale dirigente dell’Ilva, imputato nel maxi processo ‘Ambiente svenduto’ con l’accusa di disastro ambientale.
Morelli, di professione avvocato, nel processo è impegnato dall’altra parte della barricata, parte civile per conto dei familiari di Francesco Zaccaria, l’operaio Ilva di 29 anni morto a novembre del 2012 quando una tromba d’aria travolse la gru su cui lavorava.
Vittorio Ricapito
(da “La Repubblica”)
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