CARROCCIO ADDIO: “PRIMA L’ITALIA”, LA “COSA” CREATA DA SALVINI PER LE AMMINISTRATIVE IN SICILIA, SOMIGLIA MOLTO A UN NUOVO PARTITO
LA VECCHIA GUARDIA TEME CHE VENGA LIQUIDATO IL SIMBOLO E IL NOME “LEGA”, SACRIFICATO SULL’ALTARE DELLA FUSIONE CON FORZA ITALIA… MA UN PARTITO UNICO SI FERMEREBBE INTORNO AL 20%, PERDENDO ALTRI PUNTI
Non solo una lista. Sarà pur vero che non è neppure un “nuovo partito”, come s’ affannano a precisare i protagonisti dell’iniziativa, e però questo “Prima l’italia”, la “cosa” che Matteo Salvini ha creato in vista delle amministrative siciliane, a una nuova forza politica assomiglia parecchio. O, quantomeno, potrebbe diventarlo.
E del resto, se davvero si trattasse “solo di un esperimento su scala locale”, non si spiegherebbe il motivo per cui il segretario del Carroccio ha dato mandato di occuparsene a colui che da sempre, nella Lega, è addetto alla scrittura di statuti, e cioè Roberto Calderoli. Che non è l’unico colonnello coinvolto.
Perché nel documento vergato nello studio di un notaio bergamasco, pochi giorni primi di Pasqua, tra i soci fondatori figurano altre firme di prestigio. Quella di Lorenzo Fontana, vicesegretario federale. Quella di Giulio Centemero, tesoriere del partito. E poi il senatore Stefano Candiani, varesotto che in Sicilia è già stato commissario, e infine Nino Minardo, unico isolano in questa allegra brigata.
Tutti a tenere a battesimo un logo che, tra la vecchia guardia, ha creato un malumore che è risalito fin nel cuore del leghismo che fu, a indispettire perfino lui, Umberto Bossi.
I sospetti sono sorti immediati. E sono sospetti che dicono di una tentazione indicibile, per la vecchia guardia nordista: quella, cioè, di liquidare il nome storico, e perfino il profilo dell’Alberto da Giussano, per favorire quella “grande federazione di centrodestra”, come la definisce Minardo che dovrebbe vedere la fusione tra il Carroccio e Forza Italia.
Ora che l’esperimento è lanciato, in vista delle amministrative palermitane di giugno e poi, chissà, delle regionali di ottobre, i padani temono che, dopo aver verificato la riuscita della prova, dal laboratorio siciliano la “cosa di centrodestra” possa essere riproposta anche in chiave nazionale.
E così si spiega anche la frenesia con cui i primi sondaggi su un eventuale partito unico tra Lega e FI sono stati commentati da alti esponenti del Carroccio nelle scorse ore. Non una somma algebrica del consenso, che determinerebbe almeno un 25 per cento ma, almeno a giudizio di Fabrizio Masia, una fetta di elettorato potenziale tra il 18 e il 22 per cento.
E del resto lo stesso Bossi quando è stato interpellato sulla bontà del progetto ha rispolverato una sua vecchia massima: “A volte in politica due più due non fa quattro, ma zero”.
(da il Foglio)
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