ROMA, LITE SU VIA ALMIRANTE: ALEMANNO FA IL PESCE IN BARILE E DONNA ASSUNTA SI INFURIA
Gennaio 4th, 2012 Riccardo FucilePROTESTANO L’ANPI E LA COMUNITA’ EBRAICA, CONTRARIO IL PD… MA IN ALTRE 200 CITTA’ ITALIANE, ANCHE A GUIDA CENTROSINISTRA, SONO STATE INTITOLATE STRADE AL LEADER DEL MSI SENZA CHE NESSUNO SOLLEVASSE OBIEZIONI
“Almirante può fare a meno della strada intitolata a Roma se il sindaco Alemanno non protesta contro chi vuole impedirlo”.
Parola (per ora) di Assunta Almirante, moglie dello storico leader dell’Msi intervistata questa sera nella trasmissione “Roma Anch’io”, in onda su RadioIes 99.8.
“Giorgio – ha aggiunto – ha strade anche dai comunisti, ha la bellezza di 200 strade in Italia. A me la cosa non interessa e chi non vuole farlo, come Alemanno, bè non fa nulla. Quando il Sindaco avrà bisogno di qualcuno, se il buon Dio mi darà vita, saprò rispondergli. Io questa cosa non la perdonerò al sindaco: se faccio una richiesta la faccio in una casa in cui mi accettano. Sono stati bravi quelli che hanno voluto una strada per Togliatti e l’hanno avuta”.
Siamo alle solite.
Da una parte c’è una via che non esiste, da intitolare a Giorgio Almirante.
Dall’altra una strada che c’è già nel cuore del quartiere Tuscolano: si chiama Acca Larentia, luogo simbolo per la destra.
Un vicolo dove il 7 gennaio del 1978 tre militanti del Msi furono assassinati da un commando di estrema sinistra.
A tre giorni dall’anniversario, tanto per non istigare gli animi, interviene l’Anpi di Roma chiedendo da un lato al prefetto di vietare il corteo commemorativo, dall’altro al sindaco Alemanno di ritirare la proposta di intitolare una strada al leader del Msi.
Alemanno non dice nulla: di “via Giorgio Almirante” aveva parlato all’inizio del suo mandato, poi più nulla.
Fino a novembre del 2010 quando sostenne che la titolazione di una via “ci sta, ma non deve essere elemento di divisione”.
A giudicare dalle polemiche il momento pare ancora lontano.
L’assessore alla cultura al Campidoglio Dino Gasperini precisa: “Nessuno ha mai approvato nessuna dedica di vie al segretario dell’Msi”
La polemica era iniziata con una nota dell’Anpi: “La manifestazione organizzata il 7 gennaio a Roma dai gruppi neofascisti romani e nazionali, in occasione dell’anniversario degli omicidi di Acca Larentia (1978), mette a forte rischio la sicurezza della capitale, rischiando di alimentare l’odio politico e di trasformarsi in un evento mediatico di apologia del fascismo e dell’antisemitismo”.
Non solo: l’Associazione Nazionale dei Partigiani di Roma “invita inoltre fermamente il sindaco Gianni Alemanno a ritirare la proposta di intitolare una strada a Giorgio Almirante”.
Per il Pd interviene il consigliere comunale Massimiliano Valeriani: “Sulla toponomastica il Pd di Roma ha cercato di individuare una strategia condivisa, ma senza alcun risultato. La propensione del sindaco, che sembra più un capofazione che un primo cittadino”.
Per la Comunità parla il presidente Riccardo Pacifici: “Siamo felici di prendere atto dell’impegno assunto dal sindaco Alemanno di tenere conto delle sensibilità espresse non solo dalla nostra comunità , ma anche da chi condivide i valori dell’antifascismo. Le vie si dedicano – ha concluso – solo a uomini meritevoli di tale prestigioso riconoscimento. Sapere che la commissione toponomastica non ha discusso l’argomento non significa che domani non possa essere riproposto. Per questo continuiamo ad esprimere la nostra opposizione di fronte a questa scelta e per questo facciamo appello al Presidente della Repubblica Napolitano affinchè tali riconoscimenti – indipendentemente dalle amministrazioni in carica – non dipendano dall’umore delle commissioni di turno ma dall’analisi storico politica”.
Era il 7 gennaio del 1978, un normale sabato pomeriggio per lo shopping romano, da una sezione del MSI della periferia popolare della capitale, Acca Larentia, piccolo avamposto di Destra in un territorio egemonizzato dalla Sinistra, escono per andare a fare un “volantinaggio” tre ragazzi tra i 18 e i 20 anni. Appostato nei pressi, in agguato, un gruppo di 6 giovani apre il fuoco. Franco Bingonzetti, 20 anni, studente di Medicina, colpito alla testa, cade davanti alla porta della sede, Francesco Ciavatta tenta di fuggire lungo un’attigua scalinata e viene ucciso da una raffica di colpi alla schiena, morirà in ambulanza, mentre pochi mesi più tardi suo padre, disperato, si getterà dalla finestra. Un terzo ragazzo, Vincenzo Segneri, pur ferito, riesce a rientrare in sezione e a chiudere la porta blindata. Mentre i soccorsi tardano, in un clima di tensione, i militanti di Destra della capitale corrono tutti ad Acca Larentia, cosi come giornalisti ed operatori televisivi, Un giornalista della RAI getta un mozzicone di sigaretta in una macchia di sangue, “forse” distrattamente, ma questo atto genera piccoli tafferugli. I carabinieri lanciano lacrimogeni, un capitano perde la testa, impugna la pistola, si inginocchia, prende la mira e spara nel mucchio dei militanti: cade Stefano Recchioni, colpito in fronte, a soccorrerlo, a tenerlo tra le braccia è Francesca Mambro: ” Non verso nessuna lacrima, ma niente da quel momento sarà più come prima”, dirà Francesca a distanza di anni.