Gennaio 12th, 2020 Riccardo Fucile
VIAGGIO SULLE STRADE CON I CARABINIERI, RITIRATE 23 PATENTI, 16 PERSONE DENUNCIATE
Alle 5 e mezza del mattino arrivano gli insulti. Gratuiti. Ingiustificati. Da un’auto che sfila via lentamente, senza che i carabinieri l’abbiano fermata. I pneumatici di una «gazzella» del Radiomobile stridono in partenza sotto il tunnel di viale Don Sturzo. Passano un paio di minuti. La macchina dei militari rientra da via Melchiorre Gioia, seguita da una Toyota arancione. La ragazza al volante viene fatta accomodare all’etilometro: 0,66. Non molto, ma sopra il limite.
Perchè da quell’auto abbiano sputato veleno sui carabinieri nessuno lo spiega: resterà un pezzetto del teatro ebbro in cui si trasforma ogni notte di controlli in strada fuori dalle discoteche di Milano.
«Bisognerebbe che tutti capissero che qui non stiamo facendo repressione – riflette il maggiore Carmine Elefante, comandante del Nucleo radiomobile – ma è prima di tutto un lavoro di prevenzione, prevenzione di qualche disgrazia legata a queste persone che guidano ubriache».
Birilli, torce sull’asfalto, bastoni luminosi. Due posti di controllo. La prima metà della nottata davanti al cimitero Monumentale, la seconda nel tunnel che da stazione Garibaldi s’inoltra sotto Porta Nuova.
Buona parte di chi esce in macchina dalle discoteche di corso Como passa da qui. All’alba il bilancio del servizio sale a 23 patenti ritirate, sei auto sequestrate, 16 persone denunciate con un tasso d’alcol nel sangue superiore a 0,8 (il limite è 0,5), 7 multate perchè nella fascia tra 0,5 e 0,8 (in questo caso il procedimento è amministrativo, e non penale). Ragazze in pelliccia che provano a giustificarsi: «Uso medicine a base d’alcol. Guido io perchè la mia amica è morta, guardate come sta» (abbandonata sul sedile passeggero, l’alito che anche a distanza conferma la «diagnosi» dell’amica).
L’uomo che non si scompone anche se il suo tasso è sopra l’1 e appena un mese fa gli hanno restituito la patente.
La ragazzina che alla richiesta se abbia bevuto tira fuori un paio di grammi di marijuana. Infine l’uomo, 35 anni, mai un problema con la giustizia, che a bordo della sua Fiat Panda rallenta come per fermarsi di fronte ai carabinieri. Sono le 2,40 sul piazzale del cimitero Monumentale e la Panda ri-accelera all’improvviso, urta la paletta dei militari, aumenta la velocità sul vialone e corre verso via Cenisio, dove tocca un paio di macchine e si schianta con una terza di passaggio.
Due auto dei carabinieri lo avevano di fatto già raggiunto. Etilometro: 1,26. Denuncia (penale) per il codice della strada. Arresto per resistenza. Notte in caserma in attesa della «direttissima» in Tribunale. Fa una chiamata al padre. L’auto deve venire a riprendersela lui nel cuore della notte.
(da “il Corriere della Sera”)
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Ottobre 3rd, 2013 Riccardo Fucile
“MA I MODERATI RESTERANNO”
«È un passaggio difficile». Beatrice Lorenzin non lo nasconde.
Rigetta la definizione di “traditori”, il ministro della Salute. Rivendica «l’assoluta lealtà alla storia e al presente di Silvio Berlusconi».
Non è contro di lui, che si è consumato lo strappo, bensì contro una parte della classe dirigente del Pdl che stava precipitando il partito — e il Paese — in una crisi senza soluzione.
Ministro, farà parte di un gruppo autonomo?
«Il problema non è dove andiamo, ma dove vogliamo restare. Ieri è successo un fatto politico dirimente. Berlusconi davanti al gruppo del Senato aveva proposto la fiducia al governo. In 27 hanno detto no, 24 non hanno votato, c’erano solo due sì: il suo e quello di Schifani. A quel punto ha posto la questione in aula, facendo quello che noi avevamo chiesto fin dall’inizio».
Voi però avevate accettato di dimettervi.
«Sì, ma abbiamo ritenuto inaccettabili le modalità di quella richiesta, e l’idea stessa di far cadere il governo. L’Italia non se lo può permettere. Abbiamo subito proposto che tutto il Pdl votasse la fiducia non per una questione personale, ma politica. Il nocciolo della questione non è Silvio Berlusconi. È in atto un confronto tra due classi dirigenti che stanno diventando sempre più incompatibili e che hanno due visioni diverse sul Paese e sul metodo che dobbiamo usare tra di noi per prendere le decisioni».
Parla di Denis Verdini, Daniela Santanchè…
«Non mi faccia ripetere i nomi. L’altro punto è il ruolo del governo: abbiamo dato fiducia a Letta su un programma che è sostanzialmente di centrodestra, anche con una visione fortemente innovativa sulla giustizia ».
Il premier ha ripetuto che i due piani vanno separati.
«Parlo della riforma della giustizia in generale, che fino a oggi era un tabù, non della vicenda Berlusconi. E poi la crescita, che non può avvenire senza di noi, senza le nostre priorità di sempre: fisco, snellimento della Pubblica Amministrazione, insomma meno Stato, più società ».
Quando dice noi parla del Pdl, che a questo punto si dividerà da Forza Italia?
«Ieri c’è stata una rappresentazione plastica della frattura, rafforzata dai documenti di adesione al progetto di Alfano. Noi siamo il Pdl, per aderire a Forza Italia ci dovrebbe essere un chiarimento molto forte sulla linea politica e l’ideologia, che finora non c’è stato. Voglio però dire che il nostro legame non solo affettivo, ma politico, nei confronti di Berlusconi è stato rinsaldato: è e rimane il punto di riferimento di tutti».
Siete stati definiti “traditori”.
«Traditori di cosa? Siamo arrivati al punto in cui non è possibile esprimere il proprio dissenso? Non vogliamo essere la stampella del centrosinistra, l’area politica che rappresentiamo fa riferimento al Partito Popolare europeo, un partito moderato».
L’accusa è che abbandoniate il vostro capo.
«La nostra scelta non significa che non vogliamo difendere Berlusconi. Il modo nostro di difenderlo è solo diverso da chi vuole occupare gli aeroporti o accamparsi sotto il Quirinale. Alfano ha detto diversamente berlusconiani, io dico normalmente berlusconiani. Si può ancora essere normali? ».
Voi ministri siete tutti d’accordo con questa linea?
«Sì, ognuno con le sue sensibilità , i suoi modi, il suo approccio».
Non dovranno esserci contropartite, però.
«Niente del genere. Ma non si può non riconoscere che esiste una questione Berlusconi. Tutti devono fare un passo avanti verso la normalizzazione, non solo noi».
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 2nd, 2009 Riccardo Fucile
IL TASSO UNICO NAZIONALE DI 0,5 GRAMMI NON TERREBBE CONTO DELLA “SPECIFICITA’ DEL TERRITORIO”… IN REGIONE FRIULI, LA LEGA VUOLE ALMENO LO 0,8 PER BERSI IL GRAPPINO E LO SLIVOVITZ IN LIBERTA’…POI, IN PREDA A DELIRIO ALCOLICO, ACCUSA IL SUD PERCHE’ CI SONO MENO CONTROLLI SULLE STRADE RISPETTO AL NORD
Abbiamo sempre sostenuto che il federalismo, senza ricambio di classe dirigente, è una palla mostruosa: il problema non è tanto chi gestisce la cassa, ma se a gestirla ci sono persone oneste e preparate o la Banda del buco.
Può funzionare uno Stato centralista con politici onesti, come fallire uno Stato federalista in mano a dei ladroni.
E il fatto di poter meglio capire, col federalismo, chi è entrato nel caveau e si è fottuto i vostri soldi, non credo sia di grande conforto e sollievo a posteriori, quando siete rimasti col culo per terra.
Ma che si passasse dal “fiasco del federalismo” al perorare il “federalismo del fiasco”, pur conoscendo i ragionamenti da avvinazzati di certi leghisti, non ci avevamo ancora pensato.
La Lega sta, infatti, preparando “la madre di tutte le battaglie”, quella che gli sta particolarmente a cuore: la devolution alcolica.
Basta leggere la notizia sulla Padania ( il quotidiano leghista che vive grazie ai milioni del contributo pubblico di Roma ladrona) e vi renderete conto del clima da battaglia che anima i rivoluzionari padani, pronti alla lotta di liberazione dall’etilometro centralista e romano.
A Trieste, in consiglio regionale, il vice-capogruppo leghista Razzini ha presentato una mozione per trasferire alla Regione il compito di fissare il tasso massimo di chi si mette alla guida.
Cosa sostiene il Razzini? Continua »
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