Ottobre 23rd, 2020 Riccardo Fucile
“UOMO POLITICO DI RIFERIMENTO DI MAFIA CAPITALE”
Gianni Alemanno è stato confermato colpevole in appello per corruzione per quei soldi ricevuti tra il 2012 e il 2014 per compiere atti contrari ai doveri del suo ufficio e dovrà scontare una pena di sei anni di reclusione. L’ex sindaco di Roma — da maggio 2008 a giugno 2013 — e ministro per le politiche agricole e forestali dal 2001 al 2006 per il Governo Berlusconi II e III era «l’uomo politico di riferimento dell’organizzazione Mafia Capitale all’interno dell’amministrazione comunale» per Massimo Carminati e Salvatore Buzzi.
Sconterà sei anni di carcere, Gianni Alemanno, come confermato dalla sentenza in appello. Il pm Luca Tescaroli ha parlato di lui come di un punto di riferimento fondamentale all’interno dell’organizzazione Mafia Capitale in virtù del suo «ruolo apicale da sindaco». L’ex ministro nei governi Berlusconi è stato addirittura «inserito al vertice del meccanismo corruttivo» e, abusando del proprio ruolo, «ha esercitato i propri poteri e funzioni illecitamente e curato la raccolta delle correlate indebite utilità , prevalentemente tramite terzi propri fiduciari per schermare la propria persona»
Gli uomini che hanno schermato Alemanno
Nell’ambito dell’organizzazione criminosa Gianni Alemanno aveva una serie di «uomini di fiducia», tutti «indagati e alcuni anche condannati in Mafia Capitale» che hanno esercitato una vera e propria funzione di «proiezione della persona di Alemanno, che ha impiegato per la gestione del proprio potere».
Sono loro che, secondo la sentenza che giustifica la condanna dell’ex primo cittadini, «si sono interfacciati con gli esponenti apicali di Mafia Capitale, suoi corruttori» in riferimento a Carminati e Buzzi. (Buzzi e Carminati). La condanna in primo grado di Alemanno a sei anni era stata emessa a febbraio 2020.
(da agenzie)
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Maggio 21st, 2019 Riccardo Fucile
“LA FONDAZIONE NUOVA ITALIA COME PORTAMONETE PER FINANZIARE SIA L’ATTIVITA’ POLITICA CHE IL SUO SOSTENTAMENTO ECONOMICO PERSONALE”
Non un presidio di garanzia e trasparenza, ma un palazzo che contribuiva alla formazione di zone d’ombra. È quello che avveniva in Campidoglio quando Gianni Alemanno era sindaco. Almeno secondo i giudici della II sezione penale di Roma che hanno depositato le motivazioni della sentenza con cui hanno condannato l’ex sindaco a 6 anni per corruzione e finanziamento illecito.
Alemanno era stato condannato in una dei filoni della inchiesta Mondo di mezzo. “Il modulo organizzativo utilizzato dal sindaco Gianni Alemanno non è stato di certo un valido presidio a garanzia della trasparenza, dell’economicità ed efficienza nell’operato dell’Amministrazione comunale ma invece ha contribuito alla formazione di zone d’ombra idonee a ingenerare comportamenti distorsivi e illegittimi“, scrivono i magistrati nella sentenza di condanna.
La corte ha fatto una sorte di calcolo degli affari di Salvatore Buzzi durante la giunta di centrodestra.
Numeri che portano i giudici a scrivere: “La sindacatura di Alemanno è stata vantaggiosa per Buzzi: le tre cooperative si aggiudicarono appalti per 9,6 milioni di euro, 3,6 in più rispetto alla sindacatura di Veltroni”.
Tra Buzzi, Alemanno e Franco Panzironi, sostiene il tribunale, c’era un rapporto “su un piano di parità , tra collaborazione e convenienza reciproca. L’accordo corruttivo raggiunto da Salvatore Buzzi e Giovanni Alemanno con l’intermediazione di Franco Panzironi, contemplava dazioni di denaro e appoggio elettorale in cambio di una generica disponibilità dell’imputato a spendere la propria funzione di sindaco per la risoluzione delle problematiche vicende che hanno interessato le cooperative di Buzzi.
Tale meccanismo ha così garantito alle società coinvolte una continuità nella propria attività d’impresa attraverso l’assunzione del controllo su quote di mercato nel settore sociale, in quello delle politiche abitative e del verde pubblico, in pregiudizio dei principi sulla concorrenza”.
Secondo i giudici, però, “le emergenze probatorie acquisite sebbene diano piena contezza dell’esistenza di un progetto comune di Salvatore Buzzi e Massimo Carminati diretto a corrompere Alemanno e Franco Panzironi (ex amministratore delegato di Ama ndr), attraverso l’offerta oltre che di corresponsioni di denaro anche di altre utilità non descritte nell’imputazione (appoggio elettorale, procacciamento di voti, promessa di assunzione di una persona da parte delle cooperative gestite da Buzzi), non vi sono invece elementi di prova che dimostrino che Alemanno fosse consapevole del legame che univa Buzzi a Carminati e tanto meno che potesse avere contezza del sodalizio criminoso, riconducibile ai due”.
Nelle motivazioni i giudici affermano inoltre che “è possibile distinguere una prima fase, quella coincidente temporalmente con la sindacatura di Alemanno, in cui i rapporti dell’imprenditore Buzzi con il sindaco per prudenza sono stati mediati da Franco Panzironi e Antonio Lucarelli, e il periodo successivo in cui, cessata la carica ed assunta quella di consigliere di minoranza, l’imputato ha intrattenuto contatti diretti con Buzzi, palesando una disinvoltura indicativa di una pregressa e solida consuetudine di rapporti”. à
Parlando della Fondazione Nuova Italia, riconducibile ad Alemanno, i giudici scrivono che “ha rappresentato per l’imputato un ‘portamonete’ necessario per finanziare la propria attività politica nonchè un salvagente per assicurarsi un sostentamento economico personale una volta terminato il periodo della sua sindacatura”.
(da agenzie)
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Febbraio 26th, 2019 Riccardo Fucile
C’ERA UN ACCORDO PER LA SUA CANDIDATURA ALLE EUROPEE
Gianni Alemanno ieri è stato condannato a sei anni di carcere per corruzione e finanziamento illecito nell’ambito del processo scaturito dalle indagini su Mafia Capitale.
Oggi l’ex sindaco di Roma ha rilasciato un’intervista al Messaggero in cui ha parlato della sua condanna autoaccusandosi di non aver controllato i personaggi che gli ruotavano attorno e sostenendo di essersi sentito un “utile idiota”:
«Questo è stato il mio limite, non controllare alcuni personaggi che mi ruotavano intorno. E che alle mie spalle tramavano con altri».*
Rileggendo le intercettazioni si è sentito un utile idiota?
«Non lo so, forse sì. Di sicuro sono stato schiacciato da un meccanismo incredibile».
Raggi e il M5S stanno commentando così: prima di noi c’era Mafia Capitale con Alemanno.
«Fossi in Raggi sarei cauto. La ruota gira e mi sembra che anche lei abbia avuto qualche problemino».
La parte più interessante dell’intervista è che Alemanno avrebbe dovuto essere candidato alle elezioni europee con la Lega ma lui stesso dice che ormai è tutto saltato:
Negli Anni ’80 Alemanno sfilava contro «i democristiani corrotti».
«Non me ne pento, io sono un uomo pulito, ho fatto la gavetta, conosco quanto la politica possa essere feroce. Due miei ex collaboratori nemmeno hanno voluto testimoniare per me».
Quali politici l’hanno chiamata in queste ore?
«Mi aspettavo più solidarietà . Ho sentito: Gasparri, Marsilio, Rampelli, La Russa. Ma non Berlusconi».
È saltata la sua candidatura alle Europee con la Lega.
«Avevamo un discorso aperto se fossi uscito pulito. Non avevo nemmeno accettato di patteggiare, tanto ero sicuro di uscirne indenne. Ma ormai…».
(da “NextQuotidiano“)
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Febbraio 25th, 2019 Riccardo Fucile
NEL PROCESSO STRALCIO DI MAFIA CAPITALE, L’EX SINDACO DI ROMA CONDANNATO IN PRIMO GRADO PER AVER PERCEPITO 298.500 EURO
Corruzione e finanziamento illecito, l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno è stato condannato in primo grado a 6 anni reclusione, un anno in più rispetto alla richiesta della Procura, nel processo stralcio di Mafia Capitale.
L’accusa nei suoi confronti, contestata dal pm Luca Tescaroli, è di aver percepito da Salvatore Buzzi e da soggetti che agivano in accordo con lo stesso soldi in contanti ed erogazioni alla Fondazione Nuova Italia, da lui presieduta, per un ammontare totale di lui 298mila e 500 euro.
In particolare 228mila euro di erogazioni indirette alla fondazione, e 70mila euro diretti in contanti in varie tranche.
A disporre la condanna i giudici della seconda sezione collegiale del tribunale romano, che hanno disposto la confisca di 298mila euro.
Alemanno, dunque, sarebbe stato corrotto per il compimento di atti contrari ai doveri di ufficio. Secondo gli inquirenti Buzzi, che agiva in concorso con Massimo Carminati, avrebbe pagato fior di quattrini per far nominare dirigenti apicali in Ama, per pilotare l’appalto per l’organico indetto dalla stessa municipalizzata (in favore delle coop della galassia Buzzi) e per far sbloccare i crediti che Buzzi vantava con la pubblica amministrazione, la stessa Ama ed Eur spa.
I giudici della II sezione penale del Tribunale di Roma hanno condannato Alemanno anche alla confisca di 298.500 euro e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Alemanno, inoltre, non potrà contrattare con la pubblica amministrazione per due anni. E’ stata fissata una provvisionale di 50mila euro sia per Ama che per il Comune di Roma
Si difende l’ex primo cittadino: “Sono innocente non c’è una vera prova certa contro di me. Mafia capitale ha creato dei danni anche a me. Leggeremo le motivazioni per capire come si è arrivati a questa condanna”
Disposti una provvisionale di 50mila euro nei confronti del Comune e di Ama (la somma definitiva sarà stabilita in sede civile) e il risarcimento dei danni per 10mila euro nei confronti delle parti civili CittadinanzAttiva, Assoconsum e Confconsumatori federazione regionale Lazio.
(da agenzie)
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Febbraio 8th, 2019 Riccardo Fucile
“ERA L’UOMO POLITICO DI RIFERIMENTO DELL’ORGANIZZAZIONE MONDO DI MEZZO” … E’ ACCUSATO DI CORRUZIONE E FINANZIAMENTO ILLECITO PER 220.000 EURO RICEVUTI DA BUZZI E CARMINATI “PER COMPIERE ATTI CONTRARI AL SUO DOVERE D’UFFICIO”
La procura di Roma ha chiesto una condanna a cinque anni di carcere per l’ex sindaco Gianni Alemanno, accusato di corruzione e finanziamento illecito in uno de filoni dell’inchiesta su il Mondo di Mezzo.
Secondo i pm, tra il 2012 e il 2014 l’ex primo cittadino avrebbe ricevuto oltre 220 mila euro mila euro per compiere atti contrari ai doveri del suo ufficio.
I soldi, in base all’impianto accusatorio, sarebbero arrivati da Salvatore Buzzi in accordo con Massimo Carminati e sarebbero stati versati alla fondazione Nuova Italia, presieduta da Alemanno.
Durante la requisitoria, il pm Luca Tescaroli ha affermato che Alemanno è stato “l’uomo politico di riferimento dell’organizzazione Mafia Capitale all’interno dell’amministrazione comunale, soprattutto, in ragione del suo ruolo apicale di sindaco, nel periodo 29 aprile 2008-12 giugno 2013 (e successivamente di consigliere di minoranza in seno al Pdl)”.
Dalle intercettazioni, secondo l’accusa, emerge come “Alemanno avesse piegato la sua funzione di sindaco alle esigenze del sodalizio o, comunque, fosse pienamente disponibile, ben oltre il compimento delle condotte innanzi esposte. Sono le voci dei corruttori Buzzi e Carminati che lo rivelano direttamente”.
(da agenzie)
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Maggio 28th, 2018 Riccardo Fucile
LA VICENDA DEI 30.000 EURO RICEVUTI PER LE REGIONALI 2010 MASCHERATI DA UN FALSO SONDAGGIO… CONDANNATI GLI ALTRI IMPUTATI… COME MAI NON HA RINUNCIATO ALLA PRESCRIZIONE?
La prescrizione salva l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno imputato con l’accusa di finanziamento illecito nell’ambito del processo «Accenture» che ha visto alla sbarra anche altre sette persone.
Nei confronti dell’ex sindaco Alemanno la procura di Roma aveva chiesto una pena di 1 anno e 10 mesi di reclusione, ma il tribunale Monocratico della Capitale ha prosciolto l’ex primo cittadino per intervenuta prescrizione.
La vicenda ruota intorno un presunto finanziamento illecito di 30 mila euro ricevuto per le elezioni regionali del 2010 mascherato da un falso sondaggio.
Secondo il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi il finanziamento, scaturito da false fatture, sarebbe stata impiegato per incaricare una società specializzata ad effettuare il falso sondaggio e portare a termine l’operazione di «telemarketing politico» a favore del listino dell’ex presidente della Regione Lazio, Renata Polverini. L’ex Governatrice, indagata in un primo momento, è poi uscita dall’inchiesta con richiesta di archiviazione.
Tutti condannati gli altri imputati. Il tribunale Monocratico di Roma ha infatti condannato Giuseppe Verardi, ex manager della società di consulenza Accenture a 2 anni di reclusione; e i funzionari della stessa azienda Francesco Gadaleta, Roberto Sciortino e Massimo Alfonsi sempre a 2 anni.
L’indagine prese le mosse da una denuncia presentata da Accenture dopo la scoperta di un giro di false fatturazioni.
Secondo i pm romani l’ex sindaco Alemanno era «il regista dell’operazione» e dalle testimonianze raccolte all’epoca dell’inchiesta risulterebbe che Alemanno «ha contattato la società ‘Accenture’ ed ha commissionato un’attività di ‘sondaggio’ senza pagarne il corrispettivo e lucrando dunque in favore del gruppo politico di appartenenza».
Inoltre, si legge negli atti dell’inchiesta, «vale la pena rilevare incidentalmente» come nel listino del presidente Polverini (la cui posizione è stata archiviata) era candidata anche Isabella Rauti, moglie di Alemanno.
«Sicchè questi – si legge nel provvedimento – aveva un interesse diretto, oltre che politico, nella buona riuscita della lista alle elezioni (Rauti risulterà poi eletta al Consiglio Regionale grazie al buon esito della competizione per lo schieramento di appartenenza)».
(da agenzie)
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Aprile 26th, 2018 Riccardo Fucile
SI TRATTA DI 30.000 EURO RICEVUTI PER LE REGIONALI DEL 2010, MASCHERATO DA UN FALSO SONDAGGIO
Una pena di 1 anno e 10 mesi di reclusione.
Questa la richiesta della procura di Roma nei confronti dell’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, imputato con l’accusa di finanziamento illecito nell’ambito del processo «Accenture» che vede alla sbarra anche altre sette persone.
La vicenda ruota intorno un presunto finanziamento illecito di 30 mila euro ricevuto per le elezioni regionali del 2010 mascherato da un falso sondaggio.
Secondo il pm Mario Palazzi il finanziamento, scaturito da false fatture, sarebbe stata impiegato per incaricare una società specializzata ad effettuare il falso sondaggio e portare a termine l’operazione di «telemarketing politico» a favore del listino dell’ex presidente della Regione Lazio, Renata Polverini.
L’ex Governatrice, indagata in un primo momento, è poi uscita dall’inchiesta con richiesta di archiviazione.
Lo stesso pm Palazzi nell’udienza di oggi ha chiesto di condannare Giuseppe Verardi, ex manager della società di consulenza Accenture a 3 anni e 8 mesi di reclusione; e i funzionari della stessa azienda Francesco Gadaleta, Roberto Sciortino e Massimo Alfonsi a 3 anni.
L’indagine prese le mosse da una denuncia presentata da Accenture dopo la scoperta di un giro di false fatturazioni.
(da agenzie)
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Febbraio 6th, 2018 Riccardo Fucile
STORACE INDIGNATO RESTA CON PIROZZI, IL PD IRONIZZA: “E’ IL NUOVO PATTO DELLA PAJATA DI ALEMANNO”
E fu così che Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice e candidato alla presidenza della Regione Lazio, rimase con il cerino in mano. Per usare il linguaggio caro al gergo calcistico e che piace molto allo “Scarpone“: il Movimento Nazionale per la Sovranità si smarca dal primo cittadino del reatino.
Il segretario del MNS, Gianni Alemanno, già sindaco di Roma e già ministro dell’Agricoltura, ha convocato gli organi del Partito. Che, alla fine, hanno scelto di appoggiare alle elezioni politiche la Lega. Ottenendo tra l’altro l’inserimento di alcuni propri candidati nelle liste di Matteo Salvini.
Cosa c’entrano le elezioni Politiche nazionali con quelle del Lazio? In questo caso c’entrano perchè la merce di scambio per quesi posti in lista concessi una decina di giorni fa ai Sovranisti di Alemanno è l’appoggio a Stefano Parisi alle Regionali.
Scattato immediatamente dopo che sono fallite le trattative per l’unificazione del centrodestra in Regione e Pirozzi ha scelto di non convergere su Parisi ma proseguire la sua corsa in solitaria.
La decisione è maturata su un piano strettamente politico, fa sapere l’ex ministro. «Oggi, dopo la presentazione delle liste — aggiunge — vediamo che tutti i partiti del centrodestra, e in particolare la Lega, hanno scelto di convergere su Stefano Parisi per le sue indubbie qualità di manager nel settore pubblico e privato. E quindi anche il Movimento Nazionale non può non schierarsi su questa candidatura”
LA REAZIONE DI SERGIO
Al veleno il commento del sindaco di Amatrice. Appena è stata ufficiale la manovra di sganciamento di Alemanno, Sergio Pirozzi ha domandato «Ma il Gianni Alemanno che sostiene ufficialmente la candidatura di Stefano Parisi e che ha avuto dal fu centrodestra alcuni posti in lista alle politiche per suoi uomini è lo stesso Gianni Alemanno che veniva definito impresentabile e usato come motivazione da chi si opponeva alla mia candidatura unitaria, attribuendogli un inesistente vicinanza con me o si tratta di un caso di omonimia?»
SI SPACCA IL MOVIMENTO
L’unico “Scarpone” che rimane saldo ai piedi di Sergio Pirozzi è il vice presidente del Consiglio Regionale del Lazio, Francesco Storace che oltre a definire schizofrenico il comportamento della classe dirigente del Movimento Nazionale per la Sovranità , imperterrito esclama: io non tradisco!
Nei fatti, la scelta di Gianni Alemanno spacca il Movimento dei Sovranisti. E porta alla clamorosa rottura con Francesco Storace. L’ex ministro della Salute e già governatore del Lazio ha deciso di rimanere al fianco dello Scarpone.
«Ho appreso che Gianni Alemanno ha convocato una riunione locale per decidere l’atteggiamento alle Regionali. Ma in rete ha già deciso da solo annunciando unilateralmente l’appoggio a Parisi senza alcun candidato nella lista di Roma. E’ una decisione grave e settaria, oltre che poco condivisa” ha detto Francesco Storace.
«Dopo le mie dimissioni dalla presidenza del Partito, avevo sperato in un atteggiamento meno schizofrenico da parte di chi aveva detto di sostenere Pirozzi — aggiunge Storace — Alemanno schiera se stesso con i partiti arrivati al settimo candidato, contro un uomo del popolo che giurava di voler sostenere. Per quel che mi riguarda è l’ultimo atto che segna la mia definitiva incompatibilità con Mns. Io non tradisco Sergio Pirozzi».
ALEMANNO PARISI E LA PAJATA
Il Centrosinistra si tuffa subito nella spaccatura. Lo fa il vicesegretario del Pd Lazio, Enzo Foschi. Dicendo: «Nessuna sorpresa, visto che proprio Alemanno nel 2010 firmò il Patto della Pajata con la Lega di Bossi, quella di Roma Ladrona. Insomma, l’ex sindaco di Roma deve avere una vera e propria passione per tutto quello che arriva dalla Lombardia. E probabilmente ora è uno dei pochissimi che crede alle balle che spara ogni giorno Parisi. Alemanno è un cultore del ‘Ghe pensi mi’».
(da agenzie)
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Febbraio 5th, 2018 Riccardo Fucile
PIROZZI: “HA AVUTO QUALCHE POSTO NELLE LISTE DELLE POLITICHE ED E’ ANDATO CON CHI LO GIUDICAVA IMPRESENTABILE FINO A IERI”
“Ho appreso che Gianni Alemanno ha convocato una riunione locale per decidere l’atteggiamento alle regionali. Ma in rete ha già deciso da solo annunciando unilateralmente l’appoggio a Parisi senza alcun candidato nella lista di Roma. E’ una decisione grave e settaria, oltre che poco condivisa”.
Così in una nota il Vice Presidente del Consiglio regionale, Francesco Storace.
“Dopo le mie dimissioni dalla presidenza del partito, avevo sperato in un atteggiamento meno schizofrenico da parte di chi aveva detto di sostenere Pirozzi. Alemanno schiera se stesso con i partiti arrivati al settimo candidato, contro un uomo del popolo che giurava di voler sostenere. Per quel che mi riguarda è l’ultimo atto che segna la mia definitiva incompatibilità con Mns. Io non tradisco Sergio Pirozzi”.
“Ma il Gianni Alemanno che sostiene ufficialmente la candidatura di Stefano Parisi e che ha avuto dal “fu” centrodestra alcuni posti in lista alle politiche per suoi uomini è lo stesso Gianni Alemanno che veniva definito impresentabile e usato come motivazione da chi si opponeva alla mia candidatura unitaria, attribuendogli un inesistente vicinanza con me o si tratta di un caso di omonimia? La grande ammucchiata prende forma. So ragazzi”.
Così in una nota Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice e candidato alla presidenza della Regione Lazio.
(da agenzie)
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