Destra di Popolo.net

PRESI PER I FONDELLI DA SALVINI, STORACE SI DIMETTE DAL MOVIMENTO SOVRANISTA, ALEMANNO DICE “COLPA MIA”, MA RESTA AD APRIRE LA PORTA

Febbraio 2nd, 2018 Riccardo Fucile

NELLE COMPOSIZIONE DELLE LISTE DELLA LEGA, I CANDIDATI INDICATI DAL MSN NON HANNO OTTENUTO POSTI DI RILIEVO, COME ERA PREVEDIBILE… E’ IL DESTINO DELLE “RUOTE DI SCORTA”

“Caro Alemanno, grazie per questa bella avventura del Movimento Nazionale per la sovranità . Abbiamo deciso di sostenere la Lega di Salvini e ho condiviso la scelta, anche perchè non mi interessa la conta reducistica degli ex An candidati – li rappresenta con dignità  anche Fratelli d’Italia e in numero cospicuo – ma sapere quanti in questo Paese sono interessati ad un autentico progetto sovranista. Torno a scrivere senza più bisogno di impegnare la presidenza del tuo partito, di cui puoi disporre tranquillamente”.
Con queste righe Francesco Storace dichiara chiusa la sua esperienza con il Mns, nato come Azione Nazionale in contrasto con Fdi e approdato a fare da ruota di scorta della Lega in cerca di appoggi al Centrosud.
L’accusa di Storace è sintetizzabile nel concetto   “Alemanno ha sistemato in posizioni subordinate con curiose “trattative” via WhatsApp un po’ di gente proveniente da Azione Nazionale. Sono schifato dal mercato e dal disprezzo verso chi la politica l’ha vissuta con passione”.
E ancora: “Mns non è riuscito ad incidere e non è il massimo della vita rimanere alla presidenza di un movimento costretto a battagliare per l’eternità  con Giorgia Meloni. Grazie a Dio nella vita si può fare di meglio.”
Gianni Alemanno ha replicato:”Purtroppo la fase di definizione delle liste è stata particolarmente convulsa e caotica, sono molti i delusi e li capisco. Ma purtroppo questa vicenda delle candidature ha fatto tanti morti e feriti in tutte le liste elettorali, sono responsabilità  che mi assumo tutte. Saranno gli organi del Movimento a giudicare sul mio operato, ma dopo le elezioni. Ora la nostra priorità  è quella di far vincere il centrodestra e, al suo interno, la Lega di Salvini”.
La morale: Storace si è dimesso dall’officina leghista, Alemanno resta ancora a stendere il grasso sui giunti, non si sa mai che ci esca un’auto di seconda mano.

(da agenzie)

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NOI CON SALVINI A CASERTA, DIMISSIONI DI MASSA

Febbraio 2nd, 2018 Riccardo Fucile

LA CANDIDATURA IMPOSTA AD AVERSA   DI PINA CASTIELLO ALL’ORIGINE DELLA RIVOLTA DI TUTTO IL CENTRODESTRA

La candidatura nel collegio di Aversa, in quota Lega, dell’onorevole Pina Castiello, deputata di Alleanza Nazionale prima, del Popolo delle libertà  poi, approdata nelle file di Noi con Salvini costola centromeridionale della Lega Nord continua a provocare divisioni e spaccature
Una scelta, quella dell’esponente leghista non particolarmente gradita a dirigenti degli altri partiti che compongono il centro destra nell’agro aversano, Forza Italia e Fratelli d’Italia, in primis ma sopratutto ai cittadini che dovrebbero votare il solito nome calato dall’alto
Una scelta che mortifica la locale classe dirigente del centro destra che nell’agro aversano ha diversi esponenti competenti e radicati nel territorio come per esempio Gimmy Cangiano, consigliere nazionale di Fratelli d’Italia, il più votato della lista alle scorse elezioni regionali con 6722 voti di preferenza o anche lo stesso presidente della provincia di Caserta, Giorgio Magliocca
Una scelta che ha provocato malumori anche tra i leghisti di Terra di lavoro.
Infatti, alla vigilia della presentazione delle liste, nella sede del comitato provinciale di Noi con Salvini c’è stato un vero e proprio terremoto politico.
Il coordinatore provinciale Dott Enrico Trapassi, l’intero comitato provinciale hanno rassegnato le dimissioni dal partito di Matteo Salvini e contestualmente hanno dato vita ad un nuovo movimento civico denominato Azione e Partecipazione.
Nella prima conferenza stampa, fatta in occasione della presentazione di Noi con Salvini, in provincia di Caserta, ricorda Trapassi, dissi che questo partito sarebbe stato fatto dalla gente e non dagli apparati e non avremmo mai partecipato a qualcosa che diventasse solo una organizzazione elettorale. In assoluta coerenza, precisa Trapassi, con questa posizione e con l’agire che ci ha caratterizzato in questi anni, ancora pochi giorni fa il nostro gruppo dirigente ha scritto un documento , inviato ai vertici del partito, in cui si e’ ribadito che tutto ciò passava anche per la condivisione di scelte relative alle candidature , che non potevano perdere di vista criteri di merito e di territorialità .
Poichè non riteniamo che ,precisa Trapassi,   ancor pi che in un momento politico come quello che stiamo attraversando , si possa annunciare un cambiamento senza testimoniarlo davvero, e poiche ‘ non intendiamo accodarci a logiche che ci sono estranee e contro le quali abbiamo sempre combattuto, pensiamo che l’unico atto possibile siano le dimissioni complete di tutta la classe dirigente del partito.Questo rappresenta per noi un atto doveroso ed imprescindibile per cio’ che vogliamo continuare a fare per il nostro territorio”.

(da “fascinazione”)

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SOVRANISTI CAMPANI NON VOTANO LEGA E DICONO ADDIO A STORACE E ALEMANNO

Febbraio 2nd, 2018 Riccardo Fucile

SALVINI NON HA MANTENUTO GLI IMPEGNI, NELLE LISTE ESCLUSI GLI ESPONENTI LOCALI DEL MOVIMENTO PER LA SOVRANITA’

Non sono giorni facili per il Movimento nazionale per la sovranità , movimento politico nato poco più di un anno fa, dall’unione di due distinti movimenti, la Destra del senatore Francesco Storace ed Azione Nazionale dell’ex sindaco di Roma nonchè leader della destra sociale in Alleanza Nazionale prima, nel Popolo delle libertà  poi, Gianni Alemanno
Una forza politica, radicata per lo più nel mezzogiorno d’Italia, che in virtù di un accordo nazionale firmato con la Lega sostiene le ambizioni di Matteo Salvini premier.
In virtù di quest’accordo nelle liste della Lega ci sarebbe dovuti essere anche uomini e donne del Movimento nazionale per la sovranità  ed invece sia a Napoli che a Salerno di candidati sovranisti nemmeno l’ombra, ad Avellino un solo candidato nel plurinominale al numero 4 alcuni candidati nelle altre due provincie ma si tratti di candidati di bandiera.
Per questo motivo, a conclusione del direttivo regionale campano del Movimento nazionale per la sovranità , il segretario regionale Salvatore Ronghi ha deciso, insieme alla stragrande maggioranza dei dirigenti di non votare Lega e di dimettersi dal movimento.
D’altronde come scriveva anche sulla sua pagina Facebook Salvatore Ronghi una scelta di tipo territoriale l’aveva già  fatta affermando:   tra amici napoletani e quelli romani, scelgo i napoletani e perciò non voto Salvini e lascio il Mns.
Scelta che seguiva all’applauso sportivo fatto al movimento politico Casa Pound Italia per la presentazione dei liste in tutta Italia, isole comprese.

(da “fascinazione”)

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DESTRA DA ROTOCALCO: ALEMANNO FINISCE SU “CHI” PER LA SUA NUOVA COMPAGNA

Gennaio 9th, 2018 Riccardo Fucile

DOPO L’ANNUNCIO DELLA SEPARAZIONE DA ISABELLA RAUTI, IL NEO-LEGHISTA SEGUE LE ORME DI SALVINI E SI METTE CON UNA GIORNALISTA, EX MOGLIE DI ELIO VITO

“Stiamo insieme da tre mesi e condividiamo già  molte passioni”.
Gianni Alemanno è stato immortalato dal settimanale “Chi” in compagnia della sua nuova compagna.
Si tratta di Silvia Cirocchi, avvocato e giornalista, oggi a capo della comunicazione del Movimento Nazionale del quale Alemanno è il segretario nazionale ed è l’ex moglie del forzista Elio Vito.
Nel numero del settimanale l’ex sindaco di Roma parla per la prima volta della sua nuova storia d’amore, raccontando come tutto è nato.
“Ci siamo frequentati per lavoro e poi è nato l’amore”, ha spiegato alla rivista, “Lei è il mio futuro”.
Alemanno ha commentato anche il rapporto con Isabella Rauti, con la quale è stato sposato quasi 25 anni e ha un figlio, Manfredi: “Ci stiamo separando, ma la politica non c’entra, il nostro rapporto era esaurito”.
La coppia storica della destra italiana aveva recentemente annunciato la separazione, anche politica: “Io con Meloni, lui con Salvini”

(da agenzie)

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ALEMANNO E LA RAUTI SI SEPARANO DI NUOVO

Gennaio 2nd, 2018 Riccardo Fucile

POLITICAMENTE ERANO GIA’ DIVISI: ISABELLA CON LA MELONI, GIANNI CON SALVINI

“Mi separo, di nuovo, da Alemanno. Io con Meloni, lui con Salvini”. Isabella Rauti spiega al quotidiano La Verità  cosa sta succedendo: “Contrasti prima personali e poi politici”.
Si scioglie ancora una volta la coppia storica della destra italiana.
Il primo allontanamento avvenne nel 1996, quando la Rauti scelse di rimanere nella Fiamma Tricolore con il padre Pino Rauti.
A distanza di anni giunge la seconda rottura.
I motivi della decisione coinvolgono sia la vita privata tanto quanto le proprie carriere politiche. “La politica era una forma totalizzante, eravamo una coppia che viveva di passione e militanza. Saltammo per aria”. Poi tornarono insieme.
E oggi un’ulteriore conferma: “Non parlo più di politica con lui, è inevitabile. Se io sto con la Meloni, lui con Salvini”.
“Questa storia è così lunga e complessa che non si può riassumere in una battuta. Produce una sofferenza autentica, vera che non estingue”
La scissione tra An e Fiamma portò alla prima separazione con Alemanno
“Lui scelse la prima, io la seconda: la politica era una forma totalizzante, eravamo una coppia che viveva di passione e militanza. Saltammo per aria”.
Vi separaste per 7 anni
“Poi ci siamo rimessi insieme e siamo andati avanti”.
Lei si riscrisse ad An
“Fui riaccolta dalla comunità  della Balduina. Era un tentativo di ritorno a casa”.
Rottura che si è replicata oggi:
E poi, oggi, di nuovo distanti. Due case e due partiti
“Noi siamo ancora tecnicamente sposati. Ci stiamo separando. Ma stavolta è il contrario, la rottura non è prodotta da un percorso politico. Ci siamo divisi politicamente, dopo averlo fatto sul piano personale”.
Lei sempre con la Meloni
“Ma questo non c’entra con la stima politica: ha fatto una campagna elettorale incinta e ha fatto un miracolo. Si può vincere anche perdendo”.
Perchè la Lega non le piace?
“Lo dissi in tempi non sospetti: Salvini è un interlocutore ed è un potenziale alleato, ma non può essere un approdo. Per essere di destra bisogna avere una storia di destra, dire e fare cose di destra. Lui viene dai comunisti padani!”.

(da “Huffingtonpost“)

PS Sul “dire e fare cosa di destra” rimandiamo Isabella all’esperienza paterna: la destra della Meloni non ha nulla a che vedere con quella di Pino Rauti. Senza dimenticare un apparente dettaglio: lavorare per lo staff di un politico è cosa diversa da fare politica per passione.

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I REDUCI DI AN HANNO TROVATO CASA, LA LEGA DI SALVINI

Dicembre 5th, 2017 Riccardo Fucile

I TRE RE MAGICI, ALEMANNO, STORACE E MENIA (CON SCOPELLITI DI RISERVA) GUIDANO LE TRUPPE CAMMELLATE PADAGNE… “LA MELONI E’ ESCLUSIVA”

Se Barbara Saltamartini è stata la prima a sposare il Carroccio aderendo al gruppo parlamentare già  nel marzo del 2015, oggi è il turno di Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma, tra i fondatori di An e con un passato da militante storico del Movimento sociale italiano.
Da mesi Alemanno, scomparso dai radar dopo l’esperienza capitolina e le vicende di Mafia Capitale, guida il Movimento nazionale per la sovranità  e osserva a distanza, e con interesse, le mosse del leader del Carroccio.
Al punto da affermare oggi parole di questo tenore: «Salvini? Ha dimostrato coraggio e visione politica».
Correva il 20 giugno del 2011 quando l’ex sindaco di Roma e Salvini duellavano sul trasferimento dei ministeri al Nord e si scambiavano accuse verbali al vetriolo. Un’eternità .
Oggi Alemanno dissimula così i diverbi del passato: «Quella era una Lega secessionista. Oggi è sovranista».
Ma non ci sarebbe solo Alemanno. Ad essere sedotto dal verbo salviniano si vede anche la sagoma di Francesco Storace, ex ministro della Salute con il governo Berlusconi.
Anche quest’ultimo guarda con crescente interesse alle politiche leghiste. Storace non parla, ma non smentisce l’avvicinamento che sta scuotendo la galassia degli ex aennini. Tutti sanno infatti che una parte degli ex An, dopo la fine di alleanza nazionale, è confluita in Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni. Tuttavia i «nuovi» leghisti accusano la Meloni di non essere «inclusiva» ma «esclusiva». Alemanno infatti lo dice senza mezze misure: «Fratelli d’Italia è un partito personalistico». Ma si fanno altri nomi.
Un simbolo degli ex An è certamente Roberto Menia, triestino, promotore della legge che il 10 febbraio celebra l’eccidio delle foibe. Anche Menia è sulla stessa lunghezza d’onda di Alemanno: «Nel derby che ci sarà  nel centrodestra tra i due pretendenti, ovvero Salvini e Berlusconi, non ho dubbi a scegliere quello che rappresenta il fronte sovranista che è innovativo, non è un dejavù, e dice parole chiare contro l’immigrazione selvaggia e la sostituzione etnica».
Ma c’è anche il sud in questa migrazione degli ex An.
Domenico Nania, messinese e vice presidente del Senato nella passata legislatura, si definisce il «garante» della conversione al verbo salviniano. Salvo poi metterla così: «Non so se è la Lega di Salvini che si è convertita alle nostre tematiche o siamo noi ad avvicinarci alla Lega».
Fuori corsa è rimasto invece un altro fondatore “sovranista”, l’ex governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti, ma in questo caso ci ha pensato la magistratura dopo la condanna confermata anche in appello a 5 anni di carcere per abuso d’ufficio.

(da “il Corriere della Sera”)

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CORO DA STADIO ALL’AUTOGRILL CONTRO ALEMANNO

Novembre 25th, 2017 Riccardo Fucile

DOVREBBE ESSERE CONTENTO CHE QUALCUNO SI RICORDA ANCORA DI LUI, INVECE FA IL SALVINI: “40 ZECCHE TUTTE INSIEME”

Un’accoglienza coi fiocchi. È quella riservata a Gianni Alemanno da un’associazione napoletana, Napoli Direzione Opposta, in viaggio verso la Capitale per partecipare alla manifestazione contro la violenza sulle donne.
Incrociato per caso all’autogrill Casilina, i ragazzi e le ragazze di Ndo hanno riservato all’ex sindaco di Roma un coro da stadio, come raccontano loro stessi sulla pagina facebook: “Abbiamo incontrato l’ex Sindaco di Roma Gianni Alemanno all’autogrill di Casilina mentre eravamo in viaggio verso la Manifestazione contro la violenza sulle Donne, da buoni napoletani/e non ci siamo fatte sfuggire l’occasione dirgli in faccia cosa pensiamo di lui e dei disastri messi in campo con mafia capitale!”, scrivono su Facebook. Nel video si vede l’ex sindaco che riserva ai ragazzi sguardi di disapprovazione.
E poi, su twitter, commenta: “Era una vita che non vedevo 40 zecche tutte quante insieme, pensavo fossero estinte. Non sono riuscito a nascondere lo stupore”.

(da “Huffingtonpost”)

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IL PRETE PEDOFILO EVASO IN TAXI ERA STATO IL “GARANTE DELLA FAMIGLIA” DI ALEMANNO SINDACO

Ottobre 1st, 2017 Riccardo Fucile

LA STORIA DI DON CONTI, CONDANNATO A 14 ANNI, CHE RISULTA NULLATENENTE, NON RISARCISCE LE VITTIME, MA PAGA CON LA CARTA DI CREDITO… E ALEMANNO NON VOLLE COSTITUIRE PARTE CIVILE IL COMUNE DI ROMA

È evaso martedì a bordo di un taxi da una clinica di Genzano, alle porte di Roma, dove si trovava agli arresti domiciliari. Una fuga durata pochi giorni quella di don Ruggero Conti, ex parroco di Selva Candida, condannato in via definitiva nel 2015 a una pena di 14 anni e due mesi per abusi sessuali su minori.
Giovedì in serata è stato rintracciato dai carabinieri a Milano mentre si trovava in un’altra struttura sanitaria. A tradirlo l’uso di una carta di credito con cui ha pagato il taxi e le celle telefoniche che hanno agganciato il suo cellulare.
Ma ciò che colpisce della storia della sua fuga è come il condannato abbia potuto farsi carico delle spese astronomiche di un taxi da Roma a Milano visto che risulta nullatenente al punto tale che le vittime non hanno finora ottenuto un euro di risarcimento.
Il prete si è fatto ritrovare in clinica ma a Milano, Villa Turro, struttura del San Raffaele:
I carabinieri, saputa la notizia dai legali dello stesso evaso, si sono dunque presentati ieri a Villa Turro per condurre don Ruggero in galera.
Ma neanche stavolta hanno potuto farlo, perchè lecondizioni di salute attuali del sacerdote, secondo i medici, non sono compatibili con il regime carcerario “alla luce —recita il referto —di una deficitaria performance cognitiva che mette a rischio il paziente di condotte auto lesive”. Deve scontare undici anni.
La vicenda giudiziaria di don Ruggero Conti risale al giugno del 2008 quando venne denunciato da un altro sacerdote, il vicario parrocchiale.
Accuse che portarono al suo arresto poco prima di imbarcarsi con alcuni piccoli parrocchiani su un volo per l’Australia dove si celebrava la Giornata della gioventù.
Nel febbraio del 2011 è arrivata la condanna: 15 anni e 4 mesi per prostituzione minorile e per aver abusato ripetutamente in dieci anni, dal 1998 al 2008, di sette bambini che erano stati affidati alle sue cure, approfittando delle difficili situazioni familiari in cui si trovavano.
Secondo il pm il sacerdote aveva indotto due dei ragazzini “a compiere e/o subire atti sessuali in cambio di denaro o altra utilità  (in genere capi di abbigliamento)”.
Abusi definiti “di inaudita gravità ”. Le indagini portarono alla luce altri casi di abusi che sarebbero avvenuti negli anni Ottanta quando don Conti non era ancora sacerdote e insegnava a Legnano.
Il prelato che fino a poche settimane prima dell’arresto era stato il garante della famiglia dell’allora candidato sindaco di Roma, poi vincitore delle elezioni, Gianni Alemanno, il 31 maggio 2013 venne condannato in appello a 14 anni e 2 mesi di reclusione per violenza sessuale continuata e aggravata.
La pena inflitta al prelato in primo grado venne ridotta in appello e poi confermata dalla Cassazione nel marzo 2015 perchè nel frattempo tre degli episodi contestati risultavano prescritti.
L’ex parroco, sospeso “a divinis” dal sacerdozio dal 2011, era in stato di detenzione domiciliare a Viterbo, ma per motivi di salute era stato trasferito, sempre ai domiciliari, in una clinica a Genzano.
Don Ruggero fino a poche settimane prima dell’arresto — e dunque nel periodo che comprendeva gli stupri a lui imputati — era stato il garante della famiglia del candidato sindaco di Roma (poi vincitore) Gianni Alemanno.
Oltre a questo, per la prima volta un tribunale riconobbe l’interesse specifico di una amministrazione comunale a costituirsi parte civile nei processi per violenza “sessuale” commessa su minori.
Dando così più respiro alla giurisprudenza che lo ammetteva solo in caso di violenza nei confronti delle donne.
Infine, terzo punto e nodo del caso politico, la costituzione in parte civile non fu operata dal Comune di Roma, quindi dal sindaco Alemanno, ma da un cittadino, il futuro segretario dei Radicali Mario Staderini. Il quale, assistito dall’avvocato Elisabetta Valeri, esercitò “l’azione popolare”, una norma che permette a qualsiasi cittadino elettore di intraprendere le azioni legali che il Comune potrebbe svolgere e che invece non fa.
E questo fu il caso del Campidoglio che espresse la volontà  di non entrare nel processo, sulla base di motivazioni contraddittorie contenute in una determinazione del 27 maggio .

(da agenzie)

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FLOP DEI SOVRANISTI, ALEMANNO DA’ I NUMERI: “SIAMO 8.000”, MA NON ERANO PIU’ DI 1.000

Marzo 25th, 2017 Riccardo Fucile

LA TRISTE PRESENZA IN PRIMA FILA DI UN CONDANNATO A 5 ANNI IN APPELLO PER ABUSO D’UFFICIO E DESTINATARIO DI DUE AVVISI DI GARANZIA, UNA RELATIVA ALL’INCHIESTA “MAMMA SANTISSIMA” SUI RAPPORTI CON LA ‘NDRANGHETA

Sovranisti, militanti di estrema destra, esponenti di Forza Nuova , qualche ambulante e qualche taxista.
Tutti insieme, sono partiti da Piazzale Esquilino per il corteo del nuovo Movimento nazionale per la sovranità  lanciato dall’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno e dal leader de La Destra Francesco Storace.
Eppure, nonostante le 5mila persone attese, alla manifestazione si sono presentati un migliaio di persone, non di più.
Tra slogan contro l’Unione europea, i cori “boia chi molla” e pure reminiscenze musicali di inizio ‘900 (“La canzone del Piave”) e anni 2000 (Max Pezzali), il corteo è arrivato a Piazza Venezia senza disordini.
Ma si è rivelato un vero e proprio flop.
“Sa contare?”, si è difeso Storace di fronte alle domande sui numeri dell’iniziativa. “Siamo oltre 8mila, alla faccia del Fatto”, ha azzardato invece lo stesso Alemanno. Ma al comizio finale, al contrario, i numeri bassi della manifestazione erano — a dir poco — evidenti.
Ci sarà  stato pure il sovrano, ma i sudditi scarseggiano.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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