Settembre 7th, 2018 Riccardo Fucile
E’ TORNATO ALL’ATTIVITA’ LEGALE, SI OCCUPERA’ DI EGITTO
Cravatta blu e sguardo manageriale, la fototessera di Angelino Alfano è arrivata sul sito del mega studio legale Bonelli Erede Pappalardo, nella pagina dell’Africa team guidato da Stefano Simontacchi.
Abbandonata la politica, Alfano ha iniziato a sfruttare la rete di conoscenze maturata nel periodo in cui era ministro degli Esteri: primo incarico, la creazione di un Focus Team in Egitto su Public International Law & Economic Diplomacy insieme all’ex politico locale Ziad Bahaa-Eldin, già a capo dell’authority finanziaria egiziana sotto Mubarak quindi vicepremier dopo il colpo di Stato di Al Sisi.
Sede principale di lavoro dell’ex ministro è il palazzo dello studio in via Michele Barozzi 1, nel centro di Milano, ma con frequenti visite negli uffici che lo studio ha preso sull’isola di Gezira, sul Nilo, nella zona più lussuosa del Cairo.
Nel sito dello studio, Alfano si presenta così: «Ho deciso di dedicarmi a tempo pieno alla libera professione, con un particolare orientamento allo scenario
e ai mercati internazionali. Intraprendo questo nuovo percorso professionale con l’entusiasmo e la voglia di un progetto a lungo termine, in cui valorizzare al massimo le mie esperienze pregresse, pur in discontinuità rispetto ai ruoli da me ricoperti in passato».
Lo studio dà il suo benvenuto ad Alfano in quanto «esperto di Diritto civile, commercio internazionale, procedure antiterrorismo, sicurezza negli stadi e sanzioni internazionali», aggiungendo che l’arrivo dell’ex ministro «rafforzerà il nostro presidio in Africa e nel Medio Oriente», soprattutto «nei servizi di consulenza per Stati e Istituzioni».
Laureatosi in Giurisprudenza alla Cattolica di Milano nel ’93, Alfano è stato abilitato avvocato tre anni dopo, ma è subito diventato deputato dell’assemblea regionale siciliana, poi al Parlamento nazionale, infine ministro.
(da “L’Espresso”)
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Maggio 7th, 2018 Riccardo Fucile
1836 GIORNI CONSECUTIVI ALLA GUIDA DI UN DICASTERO
Milleottocentotrentasei giorni consecutivi, oltre 3mila in totale. Angelino Alfano batte ogni record e diventa il ministro italiano più longevo nella storia della Repubblica. L’ex delfino di Silvio Berlusconi non ha rivali tra coloro che hanno guidato un dicastero: mai nessuno era riuscito a rimanere in sella così a lungo.
Il primato — come scrive il Mattino — verrà ufficialmente battuto martedì 8 maggio, quando Alfano è già certo di essere ancora alla guida della Farnesina, dove è approdato dal ministero dell’Interno dopo la “promozione” di Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi.
Se anche il presidente della Repubblica dovesse dare oggi un incarico per la formazione del nuovo governo, infatti, saranno necessari ancora diversi giorni prima del definitivo “pensionamento” di Alfano, che aveva giurato davanti a Giorgio Napolitano il 28 aprile 2013.
Al Viminale è rimasto fino al 12 dicembre 2016, superando il caso Shalabayeva — per il quale fu oggetto di interrogazioni e di una mozione di sfiducia — e inamovibile anche dopo il cambio alla guida del governo da Enrico Letta a Matteo Renzi. Poi, con l’arrivo di Gentiloni, si è trasferito agli Esteri, che continuerà a gestire ancora per qualche giorno prima di lasciare gli uffici di via Arenula e pure Roma, visto che ha rinunciato alla ricandidatura.
Ai 1836 giorni bisogna aggiungerne, tra l’altro, altri 1175 trascorsi dal politico argentino alla guida del ministero della Giustizia durante il quarto governo Berlusconi. Un altro record: in quel caso diventò il più giovane Guardasigilli della storia, nominato a 37 anni, 6 mesi e 8 giorni.
Anche in quel caso, guidò un dicastero “pesante” durante una legislatura segnata dall’approvazione del lodo incostituzionale che porta il suo nome e concedeva alle alte cariche dello Stato lo scudo dai processi penali. Fatta salva la parentesi “tecnica” del governo Monti, Alfano è sempre stato in sella negli ultimi dieci anni.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 13th, 2018 Riccardo Fucile
MELONI ISOLATA NEL CENTRODESTRA, ANCHE SGARBI SI SCHIERA CON IL DIRETTORE… LA FONDAZIONE: “UN ONORE AVERLO COME DIRETTORE, E’ LA DIMOSTRAZIONE CHE IN ITALIA PUO’ ANCORA VINCERE IL MERITO”
“Ho invitato l’onorevole Meloni e spero che accolga il mio invito. La cultura è di tutti. Da studioso so che la crescita intellettuale è dovuta al dialogo ed anche ad opinioni diverse, non mi spaventano le opinioni diverse che sono il sale della nostra cultura spero solo che ci si possa confrontare in modo sereno e capire le ragioni l’ uno dell’altro. Non vogliamo costruire barriere ma costruire ponti.” Con questo breve discorso Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino, ha accolto le persone accorse per il flash mob di solidarietà dopo la discussione con Giorgia Meloni di venerdì scorso e le recenti dichiarazioni di Fd
Il dietro-front (travestito da smentita) di Giorgia Meloni non è bastato.
Anche perchè si trattava di un comunicato scritto dal responsabile della comunicazione del partito, poi ripreso da tutte le agenzie di stampa.
L’ira di Fratelli d’Italia scagliata domenica scorsa contro il direttore del Museo Egizio Christian Greco, accusato di privilegiare i visitatori di lingua araba scontando loro l’ingresso, si è trasformata in un boomerang.
Il centrodestra torinese (da Rosso a Romani e ai fittiani) si sono dissociati schierandosi con il direttore del Museo.
In merito alla querelle si è espresso anche Vittorio Sgarbi, che ha elogiato le iniziative del direttore del Museo Egizio.
«La cultura e la bellezza vanno promosse e godute e sono d’accordo con il direttore del Museo egizio di Torino che vuole rendere gratuita la visita a chi parla l’arabo, soprattutto se quel patrimonio proviene da quelle civiltà . La cultura sicuramente serve a pacificare gli animi e non vede nemici». Lo ha dichiarato Vittorio Sgarbi a un evento fuori Bit a Milano, organizzato dalla Regione Marche.
Nel frattempo anche il Presidente e il Consiglio di Amministrazione del Museo hanno espresso al Direttore Christian Greco solidarietà e condivisione.
Questa la nota stampa:
La presidente Evelina Christillin e il Consiglio di Amministrazione esprimono al Direttore Christian Greco solidarietà e piena condivisione per la gestione dell’istituzione e le operazioni culturali condotte a partire dalla sua nomina.
La Direzione ha dimostrato di aver saputo trasformare il Museo Egizio in un grande ente di ricerca grazie all’implementazione della squadra e a molteplici attività che vanno dallo scavo alla pubblicazione di una rivista scientifica in collaborazione con musei, università e enti di ricerca di fama mondiale.
l contempo vi sono sempre state attente scelte economiche e gestionali e una particolare sensibilità verso la fruizione da parte del pubblico, che hanno portato il Museo ad un più alto livello di professionalizzazione e a scalare le classifiche nazionali e internazionali di gradimento La Direzione ha intrapreso numerose attività di inclusione sociale che fanno parte del progetto “Il Museo fuori dal Museo”, per radicarlo nel territorio e nella società civile: a titolo esemplificativo questo include visite da parte dello staff a coloro che non possono recarsi nelle sale museali (ospedali e carceri); avvicinamento delle fasce più giovani con attività dedicate a scuole e la tariffa universitaria a 4 € per gli studenti universitari, di recente introduzione. A queste e ad altre numerose iniziative si aggiunge uno sconto dedicato, per tre mesi, ai visitatori di lingua araba, scelta culturale dichiaratamente inclusiva.
Il consiglio ricorda che l’Egitto è il luogo di provenienza delle collezioni e che come spesso ripete il Direttore, questa istituzione “ha l’onore e l’onere di custodire un patrimonio culturale che è di tutti e la cui accessibilità è una priorità assoluta e una precisa responsabilità di chi lo gestisce in piena ottemperanza all’art. 9 della Costituzione italiana”.
A fronte delle dichiarazioni di cui sopra e in seguito alle recenti polemiche il Consiglio di Amministrazione e la Presidente Evelina Christillin rinnovano il pieno e unanime consenso all’azione del Direttore Christian Greco e ricordano che in base allo statuto vigente della Fondazione spetta al solo Consiglio di amministrazione “nominare e revocare il direttore a maggioranza assoluta dei suoi componenti, sentito il parere del Comitato scientifico” (art. 9).
La Presidente Evelina Christillin aggiunge infine: “Sostengo totalmente ogni iniziativa del Direttore Christian Greco, con cui da quattro anni condivido quotidianamente idee, progetti e attività . La stima e l’affetto che mi legano a lui sono assoluti, ed è un onore e un piacere condividere lo sviluppo che il Museo Egizio conosce dal giorno del suo arrivo. Il concorso internazionale con cui è stato scelto, con professionalità e trasparenza testimonia come in Italia il merito possa ancora venire premiato, e i risultati finora ottenuti lo dimostrano con chiarezza”.
(da agenzie)
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Dicembre 31st, 2017 Riccardo Fucile
ANTONIO GENTILE, EX LUOGOTENENTE DI ALFANO IN CALABRIA, INDICA FORZA ITALIA COME “CASA DEI MODERATI”
Si dimette da coordinatore nazionale di Alternativa Popolare, invita a votare Forza Italia, ma Antonio Gentile, accusano i segretari provinciali del Pd calabrese, non si schioda dalla poltrona di sottosegretario allo Sviluppo economico.
Quella carica, del resto, se l’è sudata. Dopo la prima nomina ai Trasporti nel governo Renzi, si dimise perchè travolto dalle critiche per il caso legato al quotidiano calabrese L’Ora, poi era nuovamente stato scelto due anni più tardi quando l’ex premier fece il rimpastino e piazzato al Mise. E dalla sua Calabria piovono critiche, mentre Silvio Berlusconi benedice la sua scelta “nobile e responsabile”.
Lui lo ha annunciato senza giri di parole, dopo la virata a sinistra di Beatrice Lorenzin: “Mi dimetto dalla carica di coordinatore nazionale di Alternativa popolare. Il progetto di costituire una forza di centro autonoma, liberale e riformista al quale molti di noi avevano fermamente creduto è fallita“.
“Non voglio assegnare responsabilità ad alcuno ma ho trovato un partito sfasciato e ingestibile senza alcuna capacità reattiva che per sopravvivere è alla ricerca di una innaturale mutazione genetica che lo spinge fortemente a sinistra”, spiegava sabato Gentile denunciando la “mancanza di valori in campo”.
E ha motivato la sua scelta con il “rispetto della mia reputazione” e “per onestà intellettuale”.
Poi l’annuncio: “Invito i singoli parlamentari, i consiglieri regionali, provinciali, sindaci e militanti di Alternativa Popolare a votare per l’unica forza moderata e liberale esistente nel nostro Paese rappresentata da Forza Italia e dal suo presidente Silvio Berlusconi”.
L’attacco è immediatamente arrivato sia dall’ex compagno di partito, Fabrizio Cicchitto, che dai segretari provinciali del Pd calabrese.
“Ciò che risulta insopportabile — spiegano Luigi Guglielmelli, Gino Murgi, Gianluca Cuda, Vincenzo Insardà e Giovanni Puccio — è che il senatore Gentile non si sia ancora dimesso dalla postazione di governo, che ricopre nella veste di sottosegretario. Come è possibile affiancare il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e nel contempo dichiarare di votare per Silvio Berlusconi? Gentile sta offrendo un indecoroso spettacolo di arroganza e dispregio delle istituzioni“.
Lui, in realtà , contestualmente alle dimissioni da coordinatore di Ap aveva ringraziato Matteo Renzi e Paolo Gentiloni “per avermi voluto a far parte dei loro governi” spiegando che ora “è necessaria per me una pausa di riflessione, senza interrompere l’impegno politico e sociale verso il mio Paese e la mia terra”. Ma le dimissioni da sottosegretario, al momento, non sono state rassegnate.
“Il cambio di schieramento a pochi mesi dal voto delle politiche e a poche ore dallo scioglimento delle Camere, è un atto di grave irresponsabilità politica e spregiudicatezza senza precedenti”, sostengono i cinque segretari provinciali del Pd della Calabria.
Perchè, dicono, “dimostra in maniera chiara uno scadimento di valori e di etica pubblica e porta a galla l’unico vero interesse in grado di fare breccia nelle azioni e nelle scelte di taluni personaggi, ovvero la conservazione di postazioni e l’opportunismo politico“.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Dicembre 11th, 2017 Riccardo Fucile
LA SOLUZIONE: AP RESTA CON IL PD, A LUPI IL SIMBOLO DI NCD
Il paradosso, dopo tante battaglie per la sacralità del matrimonio, è che si sono trovati a prendere atto che a sfasciarsi è stata proprio la loro di famiglia.
Perchè è vero che Tonino Gentile sceglie di nobilitare il tutto citando le “convergenze parallele” di Aldo Moro, e che alla parola scissione si preferisce più l’espressione “separazione consensuale”.
Parafrasi, questioni di forma, per dire quello che nella sostanza è innegabile: Alternativa popolare finisce qui.
Manca l’ufficialità , perchè si è deciso di aggiornarsi a domani per cercare di venirne fuori con un “documento unitario”.
Ma la Direzione convocata per questo pomeriggio all’hotel Flora di Roma ha già segnato un punto di non ritorno.
Nessuno alla fine, prova a mascherare le divergenze tra due anime che già da troppo tempo convivevano forzatamente: quella guidata da Beatrice Lorenzin, dallo stesso Angelino Alfano e da Fabrizio Cicchitto, che vuole proseguire l’esperienza con il Pd anche per le prossime Politiche.
E l’altra parte, quella guidata da Maurizio Lupi e dal fronte lombardo, che chiede di interrompere quella strada e strizza l’occhio al centrodestra.
“Abbiamo verificato il dissenso”, ammette Cicchitto. Ci stiamo dividendo sulla prospettiva delle nuove rotte”, dice Lupi.
E a poco serve stare lì ad addolcire la pillola ricordando che “siamo accomunati dall’orgoglio in questi anni di aver portato l’Italia in porto” e di aver fatto “un gesto di grande responsabilità “. Così come il tentativo di evitare un voto per non andare alla conta.
Perchè, nella sostanza, la questione è che le strade si separano.
“Personalmente — spiega Lupi – penso che oggi serva una proposta seria, moderata, liberale, alternativa al Pd” e “credo che a noi spetti questo, anche unendo altre forze. Si governa solo con il centro. L’Italia può essere salvata e governata solo con una forza di centro seria”.
Il dialogo è da tempo cominciato con la quarta gamba del centrodestra e l’annuncio potrebbe essere già dato nei prossimi giorni. Alfano si chiama fuori.
“Io la mia scelta di campo l’ho fatta, nel cosiddetto centrodestra non ci torno, non ci posso tornare”, ha detto spiegando di non condividere la strada scelta dal coordinatore del partito ma di rispettarla.
Lupi alla Direzione racconta anche di aver tentato in extremis di riunificare una forza di centro mettendo insieme tutti i vari petali per provare la corsa solitaria.
Ma, ammette, si è sentito dire no sia da Raffaele Fitto che da Flavio Tosi. “Gli unici a dire sì — racconta – sono stati Stefano Parisi e Giuseppe De Mita”.
Davvero un po’ poco.
Adesso, come in ogni separazione che si rispetti, bisogna decidere chi si prende cosa. L’ipotesi sul tavolo è che Ap, di proprietà di Alfano in quanto presidente, resti all’ala che andrà a costruire l’area di centro da alleare al Pd insieme a Casini, D’Alia e Galletti.
A Lupi & Co. dovrebbe restare invece il simbolo di Ncd. Una spartizione che consentirebbe a entrambe di presentarsi alle elezioni senza dover raccogliere le firme. Ma che il divorzio sarà così pacifico è tutto da vedere e, in questo senso, le prossime ore saranno decisive.
(da “Huffingtonpost“)
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Dicembre 8th, 2017 Riccardo Fucile
CHI VUOLE ANDARE DA SOLO, CHI CON BERLUSCONI, CHI CON IL PD
Una vecchia battuta da prima Repubblica sosteneva che il Partito Socialdemocratico, raggruppamento governativo per eccellenza, avesse 3902 iscritti e 3903 correnti.
La stessa cosa sta succedendo ad Alternativa Popolare, il partito che Angelino Alfano ha lasciato molto graziosamente in eredità agli italiani prima di annunciare la sua intenzione di non ricandidarsi.
Oggi infatti Alfano nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera ha respinto la tesi che sia stato costretto a lasciare perchè ormai politicamente senza sbocchi: “Non c’era un problema personale o di partito — ha spiegato -. Con i numeri della prossima legislatura, la mia area politica potrà giocare un ruolo importante”.
Ma ha anche spiegato che le divisioni nel suo partito faticano a ricomporsi: “Il rischio di scissione — ammette Alfano — è alto, non posso negarlo. È in atto una discussione tra due coerenze: una rimanda alla nostra storia, di moderati del centrodestra; l’altra al nostro presente, all’azione di governo, alle riforme liberali che abbiamo varato in questi cinque anni. Da una parte c’è Renzi e non ci sono più i comunisti, dall’altra ci sono invece i populisti. Ma il partito è vivo. Talmente vivo che viene cercato e tentato”.
“In queste ore — ha fatto sapere -, ho chiesto al coordinatore del partito, Maurizio Lupi, e al vicecoordinatore Antonio Gentile di lavorare su un’ipotesi di corsa autonoma, così da tenere insieme le due coerenze e verificare se altri intendano fare insieme a noi questo percorso”. “Vorrei — è l’auspicio — restassero uniti. Dopo le urne la mia area potrà giocare un ruolo importante“.
Da parte sua Maurizio Lupi ieri ha spiegato a sua volta ai giornali che l’esperienza di governo al fianco del centrodestra in tante realtà territoriali come la Lombardia non può essere dimenticata.
Non a caso, oggi Lupi ha avuto un colloquio con Fitto, presente Gentile, per sondare il terreno, e al termine del summit ha dichiarato: ”Lunedì si tratterà di decidere” se optare per l’intesa con i dem o “ritenere chiusa l’esperienza istituzionale e di governo con il PD e di non trasformarla in accordo politico perchè non lo è mai stato” e costituire quindi un “soggetto forte, moderato di centro”.
Parole, quelle di Lupi, che ai più sono sembrate un addio al Nazareno e una conferma che il fronte lombardiana guarda con grande attenzione a Silvio Berlusconi e alla coalizione che sta mettendo in campo per le prossime politiche
Il fattore Lorenzin
Dall’altra parte della barricata c’è invece Beatrice Lorenzin, che invece viene indicata a più riprese come pronta a far parte insieme a Pierferdinando Casini di un progetto centrista che affianchi le liste del Partito Democratico di Renzi nella coalizione che sopravviverà all’abbandono del campo da parte di Giuliano Pisapia.
L’ala filo-dem sarebbe rappresentata, oltre che dalla ministra della Sanità , da Fabrizio Cicchitto — il cui peso elettorale è stato ben enucleato dal prestigioso endorsement nei confronti di Giachetti per la corsa a sindaco di Roma — e da Giuseppe Castiglione.
Ma il fattore Lorenzin magari andrebbe indagato in base ai risultati conseguiti ad Ostia, dove la lista a lei ispirata non è andata oltre il 5% finendo doppiata persino da Casapound.
Al momento, questa parte di Ap sembrerebbe numericamente minoritaria mentre resta da capire l’atteggiamento dell’Udc — “gelosa” del suo scudocrociato — e quello delle sigle (da Fare a Idea) che ruotano attorno all’ex ministro Enrico Costa.
I nodi, a cominciare da un certo sovraffollamento dei candidati di centrodestra in Lombardia, non sono pochi.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 7th, 2017 Riccardo Fucile
PISAPIA NO, ALFANO NO, LA BONINO SOLO SE RACCOLGONO LE FIRME, MA IL MITICO FABRIZIO SI SCHIERA CON IL PD
Sospiro di sollievo al Nazareno: Giuliano Pisapia ha detto no, Angelino è caduto in volo ma a sorpresa Fabrizio Cicchitto, 77 anni, come tanti amori che fanno giri immensi e poi ritornano, annuncia che starà con il PD nonostante il tana libera tutti nel partito di Alfano. Scrive il Corriere della Sera:
Dopo l’annuncio del ministro degli Esteri, si è subito riunita la segreteria del partito; e lunedì prossimo è convocata la direzione. In vista delle prossime elezioni, il partito era già diviso tra chi spingeva per un accordo con il centrosinistra, chi si spendeva per il centrodestra e chi invocava «meglio da soli».
Adesso il processo e il dibattito sono accelerati. E ieri sera, mentre i componenti della segreteria di Alternativa popolare erano riuniti, Fabrizio Cicchitto ha voluto rendere nota subito la sua «posizione personale»: «Reputo che questa missione politica vada ribadita costruendo anche sul piano politico-elettorale la stessa coalizione di governo fra i moderati riformisti e la sinistra riformista del Pd che ha dato vita al governo Gentiloni».
«Questa coalizione – ha continuato il deputato di Ap – deve dare una risposta innovativa sia a un’estrema sinistra rancorosa, sia a un centrodestra a trazione leghista, sia al populismo del Movimento 5 Stelle».
Cicchitto, quindi, c’è. Come durante la campagna elettorale per il sindaco di Roma aveva annunciato con un’intervista entusiastica all’Unità di voler votare convintamente Roberto Giachetti, oggi è pronto a raccogliere la sfida per una campagna elettorale tutta in salita. Che però non lo spaventa.
Avanti il prossimo.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 6th, 2017 Riccardo Fucile
“E’ LA RISPOSTA AGLI ATTACCHI SUL POLTRONISMO, ABBIAMO RIPORTATO L’ITALIA FUORI DALLA CRISI”
Il leader di Ap Angelino Alfano ha deciso di non ricandidarsi alle prossime elezioni.
Lo ha annunciato l`attuale ministro degli Esteri, durante la registrazione di `Porta a Porta`, il programma condotto da Bruno Vespa su Raiuno.
“Ho scelto di non ricandidarmi alle prossime elezioni, è la mia decisione”, ha detto il leader di Alternativa Popolare, “L`ho scelto perchè ritengo che ci siano dei momenti in cui servono dei gesti e io voglio compiere un gesto per dimostrare che tutto quello che io, e i tanti amici che mi hanno seguito in questi anni, abbiamo fatto, è stato solo dettato da una sincera e fortissima convinzione a favore dell`Italia, motivata da una responsabilità in un momento in cui l`Italia rischiava di andare giù per il precipizio”.
“Hanno influito in me anche gli attacchi (sul “poltronismo”, ndr), che io sono convinto siano stati ingiusti”, ha aggiunto Alfano nell’intervista a Bruno Vespa,
“Ho sempre detto che se non ci fossimo stati noi a portare sulle nostre gracili spalle di un partito del 4,4 per cento alle europee la settima potenza del mondo, questa potenza non avrebbe conosciuto la crescita, invece saremmo ancora in recessione. E tutto sarebbe andato il peggio possibile. Oggi è il momento di dirlo con un gesto e di dirlo con grande chiarezza”.
“Io dal 5 marzo, se si voterà il 4 marzo perchè la data la stabilisce il presidente della Repubblica, non sarò nè ministro nè deputato”, ha puntualizzato l’attuale ministro degli Esteri.
(da agenzie)
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Dicembre 3rd, 2017 Riccardo Fucile
LORENZIN PUNTA ALL’INTESA CON IL PD, LUPI VUOLE UNA CORSA IN SOLITARIA
Nulla di fatto. I centristi non riescono a trovare la quadra al loro interno fra chi, come il ministro Beatrice Lorenzin, punta a stringere un’alleanza di governo con il Pd e l’ala invece “autonomista” di Maurizio Lupi.
Così la direzione che lunedì avrebbe dovuto prendere una decisione finale slitta ancora di una settimana.
Nell’ultima riunione era stato approvato quasi all’unanimità (salvo i voto contrari di Roberto Formigoni e Gabriele Albertini) un documento che dava mandato al coordinatore Lupi e al vice Gentile di «approfondire i contenuti di un’opzione che prevede la prosecuzione di un’alleanza di governo in vista della campagna elettorale o di fare un’alleanza con le forze centriste per un’eventuale corsa autonoma in vista di prossime elezioni».
Lorenzin spinge per proseguire l’intesa con il Pd di Renzi, perchè «andare da soli significherebbe danneggiare i moderati e regalare la vittoria ai populisti Salvini e Grillo». Il coordinatore Lupi, sensibile alle richieste dei lombardi e dei liguri più favorevoli al centrodestra, vorrebbe invece mantenere un profilo autonomo.
Accettando anche il rischio di non superare l’asticella del 3 per cento fissata dalla legge elettorale. In mezzo Angelino Alfano, che comunque ha deciso di non correre in un collegio uninominale ma soltanto nella quota proporzionale.
Una settimana è quindi passata invano e la decisione di far slittare la Direzione certifica l’impasse.
Lunedì si terrà soltanto la segreteria ristretta di Alternativa popolare.
(da agenzie)
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