Giugno 10th, 2021 Riccardo Fucile
UN’ALTRA PAGINA VERGOGNOSA PER LA SEDICENTE DESTRA ITALIANA
Un disegno di legge che per la prima volta ha accontentato tutti, perché lineare e giusto, a parte Fratelli d’Italia che continua con la linea ostruzionistica.
L’Aula del Senato ha approvato in prima lettura il ddl proposto dal M5s e appoggiato da tutta la maggioranza per l’inserimento della tutela dell’ambiente e degli animali in Costituzione.
I voti favorevoli sono stati 224, nessun contrario e 23 astenuti (tra questi i senatori di Fratelli d’Italia).
Il provvedimento passa alla Camera per la seconda delle quattro letture previste nel caso di legge costituzionale.
Il disegno di legge prevede la modifica dell’articolo 9 della Costituzione con l’aggiunta del comma in cui si precisa che “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.
Il provvedimento modifica, inoltre, l’articolo 41 della Carta, prevedendo che l’iniziativa economica non possa svolgersi in modo da recare danno alla salute e all’ambiente e che la legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini ambientali.
Per il M5s si tratta di “un tassello fondamentale nel grande puzzle che compone la transizione ecologica e solidale” e che “allinea la nostra carta costituzionale a quella di quasi tutti gli Stati europei”.
Plaude anche la Lega sottolineando “la positiva convergenza di tutte le forze di maggioranza”.
Per il segretario del Pd, Enrico Letta, è “un grande risultato. Avanti ora più rapidamente possibile con gli altri passaggi”.
Esulta la deputata di Forza Italia Michela Vittoria Brambilla, “da tre legislature mi batto per ottenere questo risultato” dice, e ora il Parlamento può realizzare “un grande cambiamento, di straordinaria portata, giuridica, sociale e culturale”.
Sono mancati invece i voti di Fratelli d’Italia. Astenuto anche Matteo Richetti (Misto, +Europa Azione).
Wwf: “Primo passo storico” – Il voto del Senato al disegno di legge che introduce nella Costituzione la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, per il Wwf “è un primo passo storico. Ora ci auguriamo che la Camera approvi il testo con altrettanta rapidità e che l’intero iter si concluda entro la fine della legislatura”.
Il Senato, osserva l’associazione ambientalista, “ha dato prova di maturità riuscendo a comprendere come questi valori siano ormai parte integrante della nostra società e non possano più essere ritenuti secondari, come confermato dalle vigenti norme europee e dalla costante giurisprudenza”.
Il riconoscimento costituzionale della tutela dell’ambiente “è una battaglia storica del Wwf, che infatti è stato chiamato a prendere parte ai lavori in Commissione Affari Costituzionali del Senato, che hanno portato alla elaborazione del testo oggi approvato a larga maggioranza”.
Ora “chiediamo che la Camera licenzi il testo con altrettanta rapidità e con un consenso ancora più ampio, affinché si possa giungere alla definitiva approvazione prima della conclusione della Legislatura”.
“Per rendere realmente concreto questo traguardo – conclude il Wwf – è però necessario che la legislazione ordinaria, statale e regionale, sia sempre più attenta alla tutela ambientale”.
(da agenzie)
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Aprile 21st, 2021 Riccardo Fucile
NON STUPISCE CHE I SOVRANISTI NON VOGLIANO INSERIRE LA DIFESA DELL’AMBIENTE IN COSTITUZIONE
Mentre in Germania per la prima volta i Verdi superano nei sondaggi i conservatori della Merkel, in Italia una destra rimasta all’uomo di Neanderthal fa disperatamente opposizione per non inserire la difesa dell’ambiente nella Costituzione.
La proposta è stata sotterrata da tonnellate di emendamenti, oltre 250mila, di cui gran parte presentati dal leghista Calderoli, che per la bisogna non si è fatto scrupolo di disboscare un pezzo d’Amazonia.
Motivo di tanto ostruzionismo, a chiacchiere, è una tabella di quali animali tutelare e quali no, ma in realtà la vicenda illustra chiaramente chi ha capito dove va il mondo, e si dà da fare per renderlo più sostenibile e abitabile dalle prossime generazioni, e chi di questi temi se ne infischia, basta che il partito del Pil fatturi.
Punti di vista, sui quali ciascuna parte è convinta di aver ragione, sostenendo di difendere così la modernità. Di questo mi trovai a discutere in una trasmissione tv su una rete sovranista, dove si asseriva che dagli inizi del secolo scorso il simbolo della modernità è il rombo del motore, e perciò io che difendo la micro-mobilità urbana fatta di monopattini e biciclette non sono altro che un nemico del progresso.
Su questa parola – progresso – però non riuscimmo a metterci d’accordo, perché per me vuol dire città con meno traffico e smog, mentre per la mia controparte il massimo della libidine è circolare con la ruspa, però accessoriata con parabole e Wi-Fi.
Che c’è da meravigliarsi, allora, se per Lega & C. l’ambiente in Costituzione stona?
(da La Notizia)
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Marzo 28th, 2021 Riccardo Fucile
FA INTERVENIRE LA GUARDIA FORESTALE DOPO AVER BLOCCATO LE RUSPE … ORA SI SCOPRE CHE ERA UN’AREA PROTETTA DA LEGGI REGIONALI: AVEVA RAGIONE LEI
I “prati stabili”, i Magredi friulani, sono sottoposti a specifiche leggi di tutela ambientale che Elsa, studentessa di Scienze Ambientali all’università di Udine, conosce quasi a memoria.
Così, dopo un primo momento di sconforto ha deciso di mettersi in moto per proteggere quell’ansa di fiume a cui è molto legata fin dall’infanzia. “Ho pianto quando ho visto tutte quelle ruspe, quei Tir pieni di terra, quegli alberi rovinati”, spiega Elsa Merlino, “poi però ho deciso di scrollarmi di dosso lo sconforto e di ragionare su quello che stava accadendo e di intervenire”.
“Siamo in un prato stabile che dovrebbe essere tutelato da delle specifiche leggi regionali”, si è detta Elsa mentre cercava il modo di fermare il cantiere a ridosso del fiume Torre, “tutta questa zona è una zona cosiddetta ARIA, cioè Aree di Rilevante Interesse Ambientale”.
Così, ha deciso di telefonare alla Guardia Forestale e a Legambiente per avere supporto e risposta a queste domande. Il risultato? Cantieri immediatamente bloccati ed accertamenti in corso.
“Sono legata a questi luoghi perchè sin da bambina venivo qui a giocare con mio papà “, racconta Elsa, “ora resta solo un deserto di terra, rifiuti inerti nascosti qua e là , alberi rovinati ed abbattuti. Per questo ho deciso di metterci la faccia e rendermi disponibile per aiutare altri che come me, vivono esperienze simili”.
Da qui, il supporto di Giacomo Castana, documentarista, studioso e direttore della rivista digitale Prospettive Vegetali.
Spiega Giacomo Castagna, “partiamo da Elsa per replicare in tutto il suo italiano la sua esperienza. Puntiamo sulle figure dei Garanti del Verde come ha già iniziato a fare il Comune di Milano. Noi, io e Elsa, stiamo già lavorando ad una struttura, ad una rete nazionale che non abbandoni tutte quelle persone che come Elsa, un mattino, si sono trovate le ruspe in mezzo alla natura dietro casa. Oggi è il Friuli, domani sarà la Campania, dopodomani le Marche e così via. Facciamo rete e puntiamo sui garanti del verde”.
Il comune di Povoletto, con una ordinanza risalente al 19 marzo, ha dato ragione alla giovane Elsa. Si legge infatti che con provvedimento immediato, la ditta che ha operato nell’area interessata dovrà ripristinare il prato stabile prima dell’estate.
(da Fanpage)
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Febbraio 23rd, 2021 Riccardo Fucile
IL DOLORE DEI FAMILIARI DEI DEFUNTI E LA RABBIA PER NON AVER AGITO IN TEMPO… I FONDI UE PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA DOVREBBERO SERVIRE A METTERE IN SICUREZZA L’ITALIA, NON A FINANZIARE LE GRANDI INDUSTRIE
Pamela Alloisio si aggrappa forte al cancello, chiuso, del cimitero di Camogli. Si tira su, sulle punte dei piedi, per cercare di vedere oltre le grate. Per capire se c’ è ancora il suo papà . O è scivolato giù, avvolto dalla frana fino al mare.
Potesse farsi minuscola, quasi trasparente per passare oltre le inferriate lo farebbe ora, Pamela. Per correre fino alla bara di papà Claudio, ovunque ora sia. E farsi sirena per poterlo, nel caso, riportare su dagli abissi.
«Mi tremano le gambe, è come se fosse morto di nuovo. L’ ho perso nel 2011. E oggi, come allora, mi manca l’ aria. È terribile». Pamela si stringe al fratello Gianluca, pescatore a Santa Margherita. «Papà è stato cremato, come faremo a ritrovarlo» domandano. Restano immobili, in attesa di notizie.
È la processione silenziosa di chi, da ore, sta cercando di capire se c’ è anche il proprio caro, fra le duecento bare inghiottite fra terra, rocce e poi l’ acqua del mare, ieri pomeriggio, in quella che il sindaco Francesco Olivari, geologo di professione, definirà poi come una «frana difficilmente prevedibile».
Il cimitero di Camogli ha più di 150 anni, è stato costruito in cima a una falesia: i lavori di consolidamento «andavano avanti da tempo» mette in chiaro, il primo cittadino.
Alle 15 di ieri, il gran boato: una parte del cimitero — chiuso al pubblico, come sempre di lunedì — è crollata. Portando giù con sè duecento bare
Il borgo dei pescatori e delle facciate colorate a picco sul mare, degli innamorati e delle tante personalità che l’ hanno scelta come seconda casa dove staccare dalla routine della quotidianità per immergersi nella bellezza, diventa teatro del più macabro degli eventi. Dieci le bare riportate a terra, al conto di ieri sera: la banchina del porto che solitamente è punto di partenza dei turisti con i battelli diventa spazio dove allineare quanto si è riuscito a recuperare. Là dove solitamente ci sono le reti dei pescatori ora si susseguono i nastri bianchi e rossi che circoscrivono l’ area da non valicare. Il mare sta restituendo bare, questa sera.
«Ero a casa, una vicina mi ha detto: “Hai sentito cos’ è successo?”. E sono arrivato di corsa qui. Ho mio papà , ho mio nonno che riposano nella parte di cimitero che è crollata», racconta Dimitri Terini. Il dolore. La rabbia, anche: «Hanno fatto i loculi nuovi e invece di spostare quelli nella parte pericolante li hanno venduti. Ho perso mia nonna, non so se la ritroveremo. E ora cerco di capire che non sia finito giù anche mio padre. È una vergogna», si sfoga Germana Zoppi.
Oggi entreranno in campo anche i droni, spiega l’ assessore regionale alla Protezione civile Giacomo Giampedrone, arrivato a Camogli per dare all’ amministrazione tutto l’ appoggio necessario per gli interventi da mettere in atto.
I droni serviranno sia per individuare i feretri, sia per inquadrare al meglio, anche con i sondaggi e la valutazione geologica sul posto, la situazione della zona dopo questo imponente distacco. Ci sono delle case, attorno: delle dieci villette, tre sono quelle abitate ora.
Ai residenti è stata offerta, dal Comune, una collocazione alternativa per la notte. Il lavoro infinito di vigili del fuoco, capitaneria, carabinieri, guardia di finanza, protezione civile, polizia locale. Il medico legale che deve identificare le salme: per chi è morto dopo essere stato ricoverato in ospedale l’ appiglio arriva dal braccialetto di identificazione.
Per arginare la dispersione dei feretri la Capitaneria di porto ha posizionato le panne: quelle che servono, nella norma, a contenere l’ inquinamento ora devono impedire alle bare di farsi spingere al largo. «Quanto crollato è confinato nella parte prospiciente la falesia», dicono sia il sindaco Olivari che l’ assessore Giampedrone. Ovvero: le bare potrebbero essere in gran parte sotto la frana.
Oggi i rilievi faranno capire anche come procedere per la sicurezza delle case attorno e di tutta l’ area. La zona del crollo era transennata: già domenica scorsa aveva dato segnali sinistri, con scricchiolii. Ieri all’ interno del cimitero, al momento del crollo, c’ erano i rocciatori. Un evento che, comunque, il primo cittadino di Camogli reputa «imprevedibile, soprattutto nella sua vastità . Quanto accaduto oggi lo inserisco fra i momenti più bui che ho vissuto da sindaco e sono vicino a tutti i miei concittadini». Fra i famigliari, la notte non porterà pace.
(da “La Stampa”)
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Febbraio 13th, 2021 Riccardo Fucile
DECISIVO IL RICORSO DEL COMUNE: “SENTENZA STORICA”… ORA VEDIAMO COSA FARA’ IL NUOVO GOVERNO “AMBIENTALISTA”
ArcelorMittal ha 60 giorni per spegnere l’area a caldo dell’acciaieria ex Ilva di Taranto. A deciderlo è la prima sezione del tribunale amministrativo di Lecce che ha respinto due ricorsi della multinazionale franco indiana, che gestisce lo stabilimento dal 2018, e di Ilva in Amministrazione straordinaria contro l’ordinanza firmata dal sindaco Rinaldo Melucci il 27 febbraio 2020.
L’azienda ha annunciato che promuoverà immediatamente appello al Consiglio di Stato contro la chiusura dell’area a caldo.
L’oggetto del provvedimento urgente sindacale era il “Rischio sanitario derivante dalla produzione dello stabilimento siderurgico ex Ilva emissioni in atmosfera dovute ad anomalie impiantistiche”.
L’obiettivo, tenendo conto di risultati su monitoraggi ed emissioni inquinanti, sul rischio per la popolazione e le leggi in materia ambientale, era quello di far individuare entro 30 giorni da parte di ArcelorMittal Italia e Ilva in amministrazione straordinaria le fonti inquinanti del siderurgico per rimuoverle. Se non avessero adempiuto gestore e proprietario avrebbero dovuto spegnere gli impianti.
Ma l’ordinanza fu sospesa dopo i ricorsi che videro sulle posizioni vicine alle ragioni dell’azienda anche il ministero dell’Ambiente.
Il Tar ha condannato al rimborso delle spese verso Comune Taranto, Arpa Puglia e Codacons, sia ArcelorMittal, gestore della fabbrica, che Ilva in amministrazione straordinaria, proprietaria, che il ministero dell’Ambiente. Allo stesso tempo ha estromesso dal giudizio il ministero dell’Interno e Prefettura di Taranto per difetto di legittimazione passiva.
Una sentenza considerata storica, epocale, che ribalta antichi paradigmi ed è accolta con entusiasmo dal sindaco di Taranto Rinaldo Melucci, dalla Giunta e dal suo staff. È quanto trapela da Palazzo di Città , dopo la pubblicazione della decisione che ha confermato la bontà dell’ordinanza con la quale si chiedeva la sospensione delle attività dell’area a caldo dell’acciaieria per ragioni urgenti legate alla tutela della salute. E le relazioni scientifiche richiamate a sostegno delle ragioni del provvedimento.
Quelle prodotte dalle relazioni dell’Arpa Puglia richiamate più volte nell’ordinanza sindacale di Melucci arrivata dopo la segnalazione dello sforamento anomalo del 21 febbraio 2020 di biossido di zolfo della centralina di rilevazione di via Machiavelli, nel rione Tamburi, quello confinante col siderurgico, confermato da quelle poste nel perimetro della fabbrica.
Un evento legato a lavori di manutenzione dell’Altoforno 1 che si aggiunse a quelli di periodi precedenti di sforamenti di altre sostanze inquinanti provenienti dall’area a caldo dello stabilimento.
Il Tar ha stabilito che “il termine assegnato nella misura di giorni 60 (sessanta) per il completamento delle operazioni di spegnimento dell’area a caldo, nei termini e nei modi esattamente indicati nella stessa ordinanza sindacale impugnata, deve ritenersi decorrere ex novo dalla data di pubblicazione della presente sentenza, in quanto medio tempore sospeso per effetto della sospensione cautelare dell’efficacia del provvedimento contingibile e urgente”. Per il Tar di Lecce, “deve pertanto ritenersi pienamente sussistente la situazione di grave pericolo per la salute dei cittadini, connessa dal probabile rischio di ripetizione di fenomeni emissivi in qualche modo fuori controllo e sempre più frequenti, forse anche in ragione della vetustà degli impianti tecnologici di produzione”.
“Con riferimento al rapporto tra attività produttiva e tutela della salute, si è già evidenziato – stabilisce il tribunale amministrativo – che i limiti di compatibilità che devono regolare il bilanciamento degli interessi antagonisti, così come delineati dal giudice delle leggi nella sentenza costituzionale 85/2013, risulta macroscopicamente violato in danno della salute dei cittadini, atteso che la compressione della tutela dei diritti fondamentali come il diritto alla salute in favore di un rilevante interesse economico come quello connesso allo stabilimento siderurgico di Taranto deve essere tuttavia contenuto entro limiti ragionevoli e invalicabili ai fini di una compatibilità con i principi costituzionali”.
Per i giudici del Tar, “con riferimento al quadro sanitario ed epidemiologico, ricorre nel provvedimento impugnato alcuna violazione del principio di proporzionalità , che in concreto risulta viceversa violato in danno della salute e del diritto alla vita dei cittadini di Taranto, che hanno pagato in termini di salute e di vite umane un contributo che va di certo ben oltre quei “ragionevoli limiti”, il cui rispetto solo può consentire, secondo la nostra costituzione, la prosecuzione di siffatta attività industriale”.
(da agenzie)
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Febbraio 11th, 2021 Riccardo Fucile
DI COSA SI OCCUPA IN FRANCIA, SPAGNA E SVIZZERA
Lo aveva anticipato Beppe Grillo nel video in cui invitava gli attivisti del Movimento ad aspettare prima di votare sul governo Draghi e lo ha confermato lo stesso premier incaricato durante il colloquio con le delegazioni ambientaliste: se il governo si farà , avrà un super-ministero per la Transizione Ecologica, forte anche dei 74 miliardi di euro previsti nel Next Generation Eu proprio per la rivoluzione verde e la transizione energetica.
Sarà “super” perchè — come aveva anticipato Grillo e come hanno confermato i rappresentanti di Wwf, Greenpeace e Legambiente — dovrebbero essere accorpati il ministero dello Sviluppo economico e il ministero dell’Ambiente.
Non è ancora chiaro se a guidarlo sarà un tecnico o un politico. Gli ambientalisti, come ha spiegato a Open il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani, avrebbero semplicemente chiesto a Draghi di scegliere «una figura molto competente, perchè bisogna fare scelte giuste in poco tempo».
Per quanto riguarda le funzioni del ministero sono diversi i modelli a cui potrebbe ispirarsi l’Italia.
«Il modello francese funziona — continua Ciafani -. Mi viene da pensare anche all’approccio statunitense, dove la stessa amministrazione si occupa sia di politiche ambientali sia energetiche. Non dobbiamo inventare nient’altro, ma seguire quello che fanno altri paesi».
Lo stesso Grillo ha citato l’esempio francese, ma anche la Spagna e la Svizzera, piuttosto diversi fra loro.
Il modello francese
Affidato da Emmanuel Macron alla ministra Barbara Pompili, in Francia il ministero dell’Ecologia è stato ribattezzato ministero della Transizione ecologica nel 2020. Si tratta di un’evoluzione del ministero dell’Ambiente creato nel 1971 e che negli anni ha assunto una posizione sempre più di rilievo nell’esecutivo francese, come si evince dall’organigramma sul sito del governo francese.
Sono di competenza del ministero guidato da Pompili, ex esponente dei Verdi oggi membro del partito di Macron, l’attuazione delle politiche in materia di sviluppo sostenibile e protezione ambientale — che vanno dallo sviluppo di tecnologie verdi alla prevenzione dei rischi naturali — ma anche di quelle sui trasporti e dell’energia (dal 2017).
Come scrive Le Monde, il budget complessivo del Ministero dovrebbe ammontare a circa 48,6 miliardi di euro, di cui 16,2 per l’edilizia abitativa, più di 9 per il servizio pubblico energetico e le energie rinnovabili, quasi 8 miliardi per i trasporti e 2,5 per la tutela della biodiversità .
La via spagnola
In Spagna il premier socialista Pedro Sanchez ha affidato il ministero per la Transizione ecologica a Teresa Ribera Rodriguez, giurista e professoressa universitaria. Tra gli obiettivi che si era posta Ribera nel 2018 c’era quello di portare al Congresso la futura legge contro i cambiamenti climatici che la Camera bassa reclama dal 2011.
Un altro obiettivo era l’elaborazione di un piano energetico per i prossimi 10 anni e presentarlo a Bruxelles. Tra le competenze del ministero, oltre a quella di contrastare i cambiamenti climatici, c’è la prevenzione dell’inquinamento, la protezione del patrimonio naturale e la biodiversità , ma anche le politiche energetiche.
Inoltre Rodriguez è responsabile anche per l’attuazione di politiche per superare le sfide demografiche a cui va incontro la Spagna, come il divario tra le zone rurali e le città dove vive il 90% della popolazione spagnola in spazi che corrispondono al 10% del territorio nazionale.
Così fa la Svizzera
L’approccio svizzero è più vicino a quello della Francia e il ministero per la Transizione si occupa di politica ambientale, gestione e sviluppo dei trasporti, gestione e vigilanza sulle fonti energetiche ma anche dei mezzi di comunicazione, in particolare della televisione. Noto ufficialmente come il Dipartimento federale dell’Ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (Datec), dal 2019 a guidarlo è la socialista Simonetta Sommaruga.
Come mostra l’organigramma sul sito del governo elvetico, è suddiviso in sette uffici federali: dei trasporti, dell’aviazione civile, dell’energia, delle strade, delle comunicazioni, dello sviluppo territoriale e infine dell’ambiente. Quest’ultimo è responsabile «dell’utilizzo sostenibile delle risorse naturali, della protezione della popolazione dai pericoli naturali e della tutela dell’ambiente da carichi eccessivi».
(da agenzie)
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Febbraio 10th, 2021 Riccardo Fucile
“SIAMO TOTALMENTE DIVERSI: DAI TAXI DEL MARE AGLI INSULTI MASCHILISTI”
Il Movimento 5 Stelle, in grande fibrillazione per le consultazioni con Mario Draghi, punta sull’ambientalismo come bussola per navigare in tempi incerti.
Beppe Grillo ha ottenuto la creazione di un ministero per la Transizione ecologica. Ieri ha detto di aver ricevuto privatamente dal premier incaricato rassicurazioni rispetto agli investimenti green che intende fare.
Sempre Grillo, in un’intervista a Il Foglio, aveva detto che i Cinque stelle dovranno seguire l’esempio dei Verdi tedeschi, Die Grà¼nen.
Peccato che i Verdi tedeschi non siano d’accordo. A partire da Alexandra Geese, europarlamentare con un passato in Italia, che in un Tweet ha scritto: «I principi e valori dei Verdi tedeschi sono lontanissimi da tutto ciò che rappresenta Grillo. Stato di diritto, partecipazione vera, rifugiati, Europa — un abisso. Non credete al greenwashing».
Alexandra Geese, cosa vi divide dal M5s?
«Il loro è un modello completamente diverso dal nostro: noi abbiamo una democrazia che parte dalla base del partito, cosa che nel M5S non esiste. Ci basiamo completamente sui circoli locali e non su una piattaforma digitale: sono i circoli locali, dotati di uno statuto molto chiaro, che eleggono i delegati per i congressi dei partiti regionali e nazionali e il congresso è composto dai delegati eletti dalla basa in riunioni in presenza».
Perchè parla di greenwashing?
«I Cinque stelle sono al governo da due anni e mezzo. Che cosa hanno fatto in termini di politica ambientale?»
Il vostro gruppo al Parlamento europeo però ha accolto diversi deputati fuoriusciti dal Movimento. Come mai?
«Perchè hanno lasciato il Movimento! Poi è chiaro che molte delle persone che hanno iniziato con il M5s quando era o sembrava un movimento dal basso con chiare istanze ambientali, come la battaglia per l’acqua pubblica, erano sinceri ambientalisti. Io ho un grandissimo rispetto per gli attivisti e le attiviste dei primi anni del Movimento. Non ho davvero nulla da ridire rispetto a chi, 10 -11 anni fa, portava avanti queste battaglie».
Nel suo tweet ha fatto riferimento a Grillo. Come mai?
«Grillo in passato ha fatto delle dichiarazioni che sono davvero lontanissime dai Verdi tedeschi. Penso all’incitamento alla violenza nei confronti di Laura Boldrini, una cosa per cui sarebbe stato espulso dal nostro partito. I Verdi tedeschi hanno sempre avuto una leadership duale. Non c’è una sola sede decisionale del partito che non sia composta metà da uomini e metà da donne. Inoltre, rispetto ai diritti umani e i rifugiati, il tipo di linguaggio utilizzato da Grillo in passato sarebbe impensabile da noi e chiunque lo condivida non potrebbe stare nel partito e neanche nel gruppo europeo».
Siete disponibili ad accogliere altri membri del M5s?
«Noi siamo sempre aperti a persone che condividono i nostri valori. Bisogna stabilire se è realmente il caso. Vedremo. Se ci sono persone tra i Cinque stelle che pensano che i valori in cui avevano creduto all’inizio non sono più attuali e decidono di uscire dal Movimento e di portare questa loro esperienza e il loro impegno in un altro partito sarebbe una scelta assolutamente rispettabile».
Intanto in Europa il M5s ha votato a favore del regolamento sul Recovery Fund, come la Lega. Anche su questo siete d’accordo? Il vostro è stato un sì con riserve?
«Il nostro è un sì convinto. Personalmente sono una grande sostenitrice del Recovery and Resiliance Facility, soprattutto visto che prevede investimenti massicci nell’economia verde e nel digitale. Ho avuto qualche riserva rispetto al mancato utilizzo delle risorse per fronteggiare la disuguaglianza di genere perchè sappiamo che in questa crisi sono colpite soprattutto le donne. In Italia su circa 400 mila nuovi disoccupati il 70% sono donne, per esempio. Però stiamo mettendo la maggioranza di queste risorse pubbliche in settori dove lavorano quasi tutti uomini. Non ha senso. Vanno accompagnati da investimenti nel settore della cura per esempio, con misure ad hoc per far sì che le aziende che ricevono fondi pubblici si impegnino per far assumere più donne».
A proposito di diritti, sul caso di Navalny è stato scritto che la Germania è piuttosto restia ad applicare nuove sanzioni soprattutto per via del gasdotto NordStream 2. È così?
«Credo che ci possa essere un nesso tra questo e le mancate sanzioni. Bisogna inviare un segnale molto chiaro alla Russia. È scandaloso che la Germania stia ancora sostenendo NordStream 2. Noi Verdi siamo sempre stati contrari, sia per motivi ambientali sia per motivi geopolitici. Ora sarebbe il momento per sospendere questo progetto».
Tornando ai Cinque stelle: a suo avviso dovrebbero dare il loro sostegno a un Governo Draghi?
«È un peccato che il governo precedente non sia stato in grado di portare a termine il suo progetto e non nascondo che vedere un governo che va da Leu alla Lega è un po’ sorprendente. Il rischio è che sia molto difficile fare scelte valoriali precise con un governo a così larghe intese. Però al momento non vedo grandi alternative e credo che sia la scelta giusta per l’Italia a cui serve stabilità in questa fase».
Per i Verdi la casa europea è un asse identitario e mai si sono sognati di uscire dall’euro, continuando ad impegnarsi per una Europa riformata e più solidale. Definire le Ong che salvano vite in mare “taxi del mare” o firmare i decreti sicurezza sarebbe inimmaginabile e criminale per un verde tedesco: non si voltano le spalle ai migranti e a chi muore in mare. Soprattutto un verde tedesco non starebbe mai due anni e mezzo al governo senza tagliare i sussidi ai fossili o senza realizzare infrastrutture ed impianti necessari all’economia circolare e alla mobilità sostenibile.
(da Open)
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Febbraio 10th, 2021 Riccardo Fucile
15,4 DEDICATI ALLA TRANSIZIONE AMBIENTALE, 16 ALLA POLITICA ABITATIVA E 8 AI TRASPORTI
Il suo primo inquilino, Robert Poujade, nel 1971 lo definì il “ministero dell’impossibile” a causa delle tante competenze che già in quel periodo gli erano state attribuite. Oggi, dopo un lungo percorso, il ministero della Transizione ecologica in Francia è diventato uno dei dicasteri più importanti dell’amministrazione statale.
E proprio a questo e ad altri modelli europei e internazionali che Beppe Grillo si è ispirato nella proposta di un super-ministero capace di “riunire le competenze per lo sviluppo economico, l’energia e l’ambiente”.
“Lo dico da vent’anni negli spettacoli: ‘Il vero ministero dell’ambiente è quello dell’economia, dell’energia, delle finanze’”, ha spiegato il fondatore del Movimento 5 Stelle, spiegando che si tratta di uno “strumento fondamentale” per far fronte alle sfide di oggi. Una richiesta fatta direttamente al premier incaricato Mario Draghi per una svolta green in Italia.
Fin dall’inizio del suo incarico il presidente Emanuel Macron ha riservato un’attenzione particolare a questo dicastero, considerandolo come uno strumento essenziale per lo sviluppo dei suoi programmi ambientali che ancora oggi, nonostante la crisi del coronavirus, restano al centro dell’agenda in vista delle prossime elezioni presidenziali nel 2022.
Sotto la guida dell’Hotel de Roquelaure ci sono dossier riguardanti l’ambiente, ma anche i trasporti, le questioni energetiche, le politiche abitative e la difesa della biodiversità . Nell’organigramma del governo disponibile sul sito ufficiale, il ministero della Transizione ecologica risulta oggi essere il secondo per ordine di importanza, dopo quello dell’Europa e degli Affari esteri, guidato da Jean-Yves Le Drian.
Nell’ultima manovra il bilancio per questo ministero è stato aumentato di 1,3 miliardi di euro, raggiungendo record di 48,6 miliardi. Di questi, 15,4 miliardi sono dedicati esclusivamente alla transizione ecologica, 16 miliardi alla politica abitativa e 8 miliardi ai trasporti. Ma in parallelo è stata prevista una riduzione del personale che porterà ad un taglio complessivo di circa mille posti di lavoro.
Nel corso del suo mandato Macron ne ha rivisto più volte i compiti e la struttura con una serie di modifiche. L’ultima è arrivata nel luglio dello scorso anno in occasione del rimpasto di governo, che ha visto la nomina di Barbara Pompili alla guida della Transizione ecologica.
L’ex esponente dei Verdi d’oltralpe è diventata così la quarta ministra dall’inizio del mandato presidenziale. Ma il presidente Macron ha colto l’occasione per un restyling più profondo, ricentrando la missione sui temi ambientali, a discapito degli aspetti sociali.
Jean-Baptiste Djebbari è il ministro delegato ai Trasporti, con competenze che riguardano essenzialmente l’aviazione civile da una parte e le infrastrutture, i trasporti e il mare dall’altro. A questi si aggiunge poi la gestione delle autostrade. Emmanuelle Wargon è stata invece nominata ministra delegata all’Alloggio, che si occupa anche di dossier riguardanti l’edilizia e l’urbanismo, in stretto contatto con il ministero della Coesione dei Territorio. Ad aiutare Pompili nel campo della lotta per la preservazione della biodiversità c’è poi la sottosegretaria Bèrangère Abba.
Ma tra i modelli citati da Grillo c’è anche quello della Spagna, dove il ministero per la Transizione ecologica e la sfida demografica (Miteco) è guidato da Teresa Ribera Rodriguez e, oltre alla lotta contro lo spopolamento del territorio, si concentra sulla transizione energetica verso un modello più ecologico, con un’attenzione alla protezione della biodiversità dei boschi e dei mari.
In Svizzera l’esempio è il Dipartimento federale dell’Ambiente, dei trasporti dell’energia e delle comunicazioni (Datec) mentre in Costa Rica c’è il ministero dell’Ambiente e dell’Energia (Minae), guidato da Andra Meza Murillo.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 19th, 2020 Riccardo Fucile
UNA VITA PER LA SALVAGUARDIA E LA SENSIBILIZZAZIONE SUI TEMI AMBIENTALI… AVEVA 97 ANNI
Si è spenta a Milano, all’età di 97 anni, Giulia Maria Crespi. La donna è sempre stata una convinta ambientalista e fu la fondatrice del Fai. La notizia è stata comunicata dagli stessi vertici del Fondo Ambiente Italiano, ricordando tutti gli insegnamenti e la storia fatta di cultura e sensibilizzazione sulla tutela dei beni ambientali nel nostro Paese. Un tassello della storia d’Italia.
«Il Fai soffre per la scomparsa della fondatrice Giulia Maria Crespi. Rassicurata dallo sviluppo della Fondazione in tema di beni gestiti, paesaggio e patrimonio, si era riservata la delega per l’Ambiente, preoccupata per la salute della natura e dell’uomo — si legge nel comunicato stampa che annuncia la morte della 97enne -. Il Fai ha tradotto le sue indicazioni in pratiche virtuose nei Beni e nell’educazione al costume della sostenibilità e sempre avvertirà ai suoi fianchi questo suo ultimo sprone».
Sempre in prima linea nella difesa e nella tutela dell’Ambiente. Nel 1975, insieme a Renato Bazzoni, fondò il Fai (Fondo Ambiente italiano) e ne è rimasta presidente onoraria fino a oggi, giorno del suo decesso. Nel corso degli anni portò le tematiche ambientali a un livello di consapevolezza superiore, attraverso iniziative e sostegni economici proprio per la tutela di siti da proteggere dalla mano incosciente dell’uomo.
L’eredità lasciata all’Italia
«La chiarezza del suo insegnamento, il solco tracciato, lo stile e l’entusiasmo infuso in qualsiasi cosa facesse indicano senza incertezze la strada che il Fai è chiamato a seguire per il bene del Paese, fissata nella missione che lei stessa contribuì a definire — si legge ancora nella nota del Fai -. Le idee, le emozioni, lo stile e i fatti che hanno segnato la lunga e operosa vita di Giulia Maria Crespi sono contenuti nella sua autobiografia Il mio filo rosso pubblicata da Einaudi nel 2015».
(da agenzie)
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