Giugno 26th, 2020 Riccardo Fucile IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI TRENTO AUTORIZZA L’OMICIDIO SENZA MOTIVO… DICA AI SUOI AMICI CACCIATORI DI NON ANDARE A ROMPERE I COGLIONI NEL BOSCO COSI’ NON SUCCEDE NULLA
Uccidere l’orso che ha aggredito due cacciatori, questa è la decisione di Maurizio Fugatti,
presidente della Provincia Autonoma di Trento, che sembra non avere dubbi. Solo che i dubbi ci sono, e sono anche molti.
Innanzitutto non è chiaro chi sia questo orso e poi non è possibile pensare di procedere con gli abbattimenti invece di investire in campagne di educazione: l’obiettivo è forse riaprire la caccia all’orso? Nel caso, ditecelo subito.
Tralasciando le questioni legate alla convivenza uomo-animale, alla scelte dell’essere umano di reintrodurre questi animali sul territorio senza forse analizzare adeguatamente le conseguenze, alla necessità dell’educazione delle persone agli orsi e alla miracolosa sopravvivenza all’attacco di padre e figlio, la domanda su cui dovremmo soffermarci è: ma come lo riconosceranno l’orso?
o, perchè è interessante capire esattamente su quale orso cadrà la condanna a morte firmata da Fugatti, si deciderà di sparare a caso?
Al momento infatti non sembrano essere rimasti segni di pelo di orso impigliati da qualche parte, nè sulle vittime, quindi a chi di dovere non resta che sperare di raccogliere materiale genetico adatto all’identificazione, nel frattempo però si è già firmato per l’abbattimento.
L’ennesima decisione in opposizione agli orsi da parte di Fugatti e le sue dichiarazioni allarmistiche sul numero degli esemplari e la loro vicinanza agli esseri umani accende qualche dubbio circa l’obiettivo finale di queste prese di posizione: si sta forse cercando di aprire la caccia all’orso?
Perchè se è così tanto vale dirlo.
Era il 1999 quando il progetto Life Ursus, dopo aver ottenuto un finanziamento dell’Unione Europea, ha dato l’avvio alla ricostituzione di un nucleo di orsi nelle Alpi Centrali tramite il rilascio di altri soggetti dalla Slovenia.
Da allora, piano piano, l’orso ha iniziato a spostarsi e riprodursi, a fare insomma quello che era semplicemente previsto dal progetto di reintroduzione (e dalla natura senza l’uomo).
Nel frattempo però l’essere umano forse si era dimenticato di questi animali e degli ecosistemi in cui si sarebbero inseriti, ha continuato ad espandersi invadendo sempre più la natura e, guarda un po’, ad un certo punto si è ritrovato ad essere faccia a faccia con l’orso
Certo per chi non vive in Trentinto, o in zone in cui la presenza dell’orso è presa in considerazione, viene difficile comprendere cosa significhi convivere con simili animali, noi in città abbiamo giusto le blatte, i ratti, i gabbiani e i piccioni.
Ma per chi vive questi luoghi, la convivenza con l’orso è scontata e ci si divide tra chi ne comprende le necessità di specie, si informa ed evita di trovarsi in situazioni che possano metterlo a confronto con questo animale, e chi invece, forse perchè poco informato o arrogante, si oppone concettualmente alla presenza dell’orso e si muove sul territorio come se si trattasse di un chihuahua.
Nel caso in questione, le vittime sono due cacciatori, insomma due persone preparate ad uccidere animali liberi che dovrebbero essere sufficientemente educate in fatto di regole di comportamento in contesti in cui potrebbe esserci l’orso.
Cosa può essere successo quel giorno? Quell’orso è davvero così pericoloso?
Verrebbe da pensare che l’aggressione di orso pericoloso, meritevole di un’uccisione (sempre che si possa essere davvero considerare un essere vivente meritevole di una condanna a morte), dovrebbe comportare ferite ben più gravi di quelle subite dai due cacciatori, è particolare il fatto che l’orso possa essersi scagliato su di loro, per poi scappare in seguito alla loro reazione di difesa.
Anche il WWF si schiera a favore dell’orso, ma soprattutto contro le condanne a morte prese alla leggera, e dichiara “vanno fermati gli abbattimenti ‘automatici’ di tutti gli orsi coinvolti in incontri ravvicinati o incidenti, modificando il testo del Piano d’azione per la conservazione dell’orso sulle Alpi (PACOBACE), che prevede la possibilità di abbattimento anche in caso di orsi che hanno semplicemente fatto ciò che la natura gli ha insegnato”.
E così il Ministro Sergio Costa, sulla vicenda, dichiara: “La mia posizione è sempre stata la stessa, e non è cambiata: gli orsi non si uccidono! Il tema dell’abbattimento degli animali è molto complesso e va analizzato in un modo molto ampio e scientifico”.
Sono molti gli aspetti che non tornano di questa vicenda, ciò che è certo è che Fugatti non vede l’ora di liberarsi di questo orso. Un bel morto e via. Problema risolto. Siamo sicuri?
Nel 2020 il contatto dell’uomo con la natura sembra essere praticamente nullo, ci siamo dimenticati di essere animali quindi sembra normale essersi dimenticati cosa significhi essere animali: la natura lì fuori però non è cambiata.
Gli orsi stanno solo facendo gli orsi, in un habitat in cui noi esseri umani li abbiamo reintrodotti, adesso però non ci va più bene. Non riusciamo a convivere con gli altri animali rispettando i loro spazi.
Qual è esattamente l’obiettivo dell’essere umano nei confronti della natura? Amiamo gli animali chiusi negli zoo, nelle gabbie, e gli spariamo a vista in libertà . Ma questo non è amore, ma ignoranza e opportunismo.
Lo vediamo anche nella nostra società umana, è tutto bello quando è lontano, quando si tratta di adeguare i nostri spazi anche ad altri, come nel caso dei migranti, sembra quasi impossibile provare empatia: e allora anche in quel caso sparare ai barconi ci sembra la scelta più ovvia, più saggia.
Certo, è forse una coincidenza che Fugatti sia un leghista, la passione per sparare agli altri sembra essere più forte di quella per la conoscenza, l’accoglienza, l’apertura (mentale), l’educazione e la convivenza.
C’è da augurarsi di non essere noi i prossimi che secondo alcuni meritano un colpo in testa perchè, improvvisamente, non rientrano più nelle regole del territorio.
(da Fanpage)
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Gennaio 9th, 2020 Riccardo Fucile IN ITALIA INVECE IL CENTRODESTRA E’ CARATTERIZZATO DA ARRETRATEZZA CULTURALE
Ormai è stato approvato dal congresso dei verdi austriaci a larghissima maggioranza (del 98%): l’accordo per il governo dell’Austria con i popolari conservatori di Sebastian Kurz è cosa fatta.
La parte del programma del nuovo governo austriaco dedicata al clima è molto avanzata: raggiungere la neutralità carbonica entro il 2040 (10 anni prima della recente proposta europea), produrre il 100% dell’elettricità da fonte rinnovabile entro il 2030, introdurre una tassa sui voli aerei di 12 euro, adottare misure di carbon pricing entro il 2022 e sostenere una carbon tax anche a livello europeo.
Un simile programma è certo anche il frutto del successo elettorale dei verdi austriaci che hanno ottenuto circa il 14% dei voti, rientrando in Parlamento – dal quale erano stati esclusi la scorsa legislatura per non aver superato lo sbarramento del 4% – con una crescita alle ultime elezioni di circa il 10% dei voti, di gran lunga la più consistente fra tutte le forze politiche austriache.
Ma è anche rilevante che un simile programma sia stato concordato con Sebastian Kurz che non è certo un progressista, e che nel precedente governo era alleato dell’estrema destra del Partito delle Libertà Austriaco di Heinz-Christian Strache, amico di Salvini e della Lega, travolto da uno scandalo di tangenti della Russia.
E non si tratta di un caso, significativo ma isolato. Prima di Sebastian Kurz, abbiamo visto, per esempio, il nuovo accordo di governo tedesco dei popolari della Merkel con i socialdemocratici con obiettivi e politiche climatiche avanzate e poi la proposta di Green Deal, basata su impegnativi obiettivi climatici, della nuova Presidente della Commissione europea, la popolare Ursula von der Leyen.
C’è oggi – ed è una novità di grande rilievo – un fronte europeo ampio, che comprende anche forze politiche conservatrici e di centro destra, a favore di politiche e misure avanzate per il clima, da praticare ora, senza attendere gli esisti delle trattative delle COP (le Conferenze Onu annuali per il clima) dove si decide solo all’unanimità o con ampio consenso e dove governi ostili all’impegno climatico possono esercitare un forte ruolo di condizionamento e di freno.
Perchè in Italia le forze politiche di centro destra, rimangono invece così chiuse – a volte sui loro giornali addirittura apertamente ostili – nei confronti delle misure climatiche avanzate? Questa arretratezza culturale e politica del centro destra nostrano sulle tematiche ambientali e climatiche è un problema serio per l’Italia.
Per realizzare la transizione a un’economia decarbonizzata serve un impegno consistente, stabile e duraturo, sostenuto da un’ampia condivisione politica. La decarbonizzazione è una sfida non solo ambientale, ma tecnologica ed economica che offre opportunità di nuovo benessere, sviluppo e occupazione.
Perdere questa sfida, mettersi in coda ai Paesi che frenano la conversione ecologica, significa mettere una seria ipoteca sul futuro dell’Italia, favorire il suo declino distraendo l’attenzione dalla questione cruciale di questa nostra epoca.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 13th, 2019 Riccardo Fucile “DOBBIAMO CONTINUARE A LOTTARE, IL 2020 SARA’ L’ANNO DELL’AZIONE”
Nel bel mezzo della prima nevicata dell’anno e durante l’ennesimo sciopero dei mezzi pubblici, Greta Thunberg è arrivata in piazza a Torino poco prima delle 13 per il cinquantesimo Friday for future di Torino.
Era giunta a Torino ieri sera e ha dormito in un hotel di via Nizza. Stamattina ha visitato la città . Era arrivata da Madrid – dov’era per la Cop25 – in auto elettrica, accompagnata dal padre e dal suo staff, compresi alcuni documentaristi che seguono la giovane attivista svedese in giro per il mondo.
Torino è una “città stupenda, sono molto felice di essere qui, anche se non ho avuto molto tempo per visitarla”, ha detto appena raggiunto il presidio di Fridays For Future, in piazza Castello, tra numerosi giornalisti e fotografi presenti.
“La foto per il Time? È stato un gran divertimento! Fortunatamente il fotografo era di grande talento…”, ha detto Greta sul palco commentando la la copertina del magazine che l’ha consacrata “persona dell’anno”.
“Ciao a tutti, grazie per essere qui, felice di essere qui – ha detto nel suo breve discorso sul palco davanti a cinquemila persone, moltissimi studenti, ma anche tanti adulti e pure anziani – sono orgogliosa di essere qui, grazie per essere venuti. Sono molto colpita dagli organizzatori che hanno messo su tutto in breve tempo. Ricordo qualche mese fa quando ho visto le immagini delle manifestazioni a Torino con un numero incredibile di persone e voglio ringraziarli”.
“Non c’è un alternativa dobbiamo continuare a lottare – dice Greta – Non possiamo più dare per scontato il domani, noi giovani vivremo quel domani. In meno di tre settimane entreremo in una nuova decade, che deciderà il nostro futuro. Cosa faremo o non faremo cambierà il futuro. I nostri figli e nipoti vivranno in quel futuro. Dobbiamo assicurarci che il 2020 sia l’anno dell’azione”.
Alla fine ha chiesto: “Are you with me?”. E tutti, urlando, le hanno risposto: “Yes”. L’intervento di Greta si è chiuso con un minuto di silenzio per tutte le vittime dei cambiamenti climatici.
Greta Thunberg ha poi lasciato il centro a bordo di una Tesla elettrica di colore blu, guidata dal padre. La giovane è stata accompagnata all’auto da una delegazione dei giovani di Fridays For Future, che le hanno fatto da scorta in mezzo a due ali imponenti di forze dell’ordine.
Prima di partire, ha salutato i presenti. Il suo viaggio continuerà verso Milano, quindi direttamente verso la Germania per rientrare a casa, a Stoccolma.
“Andrò verso casa, con qualche tappa lungo il percorso. – ha spiegato la ragazzina – Farò un po’ di vacanza, perchè non puoi andare avanti senza riposare. Ma non mi servirà molto tempo per essere di nuovo pronta e riposata”.
“Servono politiche ambientali nazionali più ambiziose e coraggiose, ma anche impegni concreti ed efficaci a livello europeo per evitare che questa Cop25 di Madrid si traduca nell’ennesimo inutile vertice”, chiede Legambiente a poche ore dalla conclusione del vertice sul clima.
A sostenere Greta in piazza anche tanti giovani dell’associazione ambientalista con slogan associativo #changeclimatechange, perchè il clima non può più aspettare, serve l’impegno di tutti, dalla politica alle istituzioni locali ai singoli cittadini.
“Ha ragione Greta quando dice che le istituzioni fingono di agire, perchè non hanno capito che siamo di fronte a un’emergenza, quella climatica, che va affrontata con coraggio e serietà . Un’emergenza i cui effetti sono già visibili da tempo a differenza di quanto affermano i negazionisti. Per questo – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – quello che chiediamo alla politica è di non essere più miope e di guardare in faccia la realtà “.
“Oggi è una giornata importante per Torino – ha scritto la sindaca Chiara Appendino condividendo sui social l’immagine dello striscione – la presenza di Greta Thunberg sarà una ulteriore occasione per ribadire la centralità che l’emergenza climatica deve avere nel dibattito pubblico e politico”. “Mi auguro – aggiunge – di vedere in piazza tutti i rappresentanti delle Istituzioni locali, come segno simbolico forte dell’unità in questa battaglia”.
(da agenzie)
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Ottobre 30th, 2019 Riccardo Fucile SOVRANISTI INQUINATORI E TANGENTARI, PRENDETE ESEMPIO DA CHI VI ASFALTERA’ NEL FUTURO
Ha detto “No, grazie”. Con la solita risolutezza che la contraddistingue.
Affidando ai social le sue motivazioni. Con un post su Instagram Greta Thunberg ha annunciato di aver rinunciato al premio ambientale assegnato ogni anno dal Nordic Council. Un gesto polemico nei confronti dei paesi nordici che, secondo la 16enne svedese, potrebbero fare molto di più.
“Il movimento per il clima non ha bisogno di altri premi. Ciò di cui abbiamo bisogno è che i nostri politici e le persone al potere inizino ad ascoltare gli scienziati”, ha esordito Greta su Instagram.
Un discorso che vale per l’Europa come per gli altri paesi occidentali: inclusi Svezia e Norvegia, nonostante quest’ultimi siano già molto più avanti rispetto a tante nazioni.
“I paesi nordici hanno una grande reputazione in tutto il mondo quando si tratta di problemi climatici e ambientali – ha continuato Greta – Le belle parole non mancano mai. Ma quando si tratta delle nostre emissioni effettive e delle nostre impronte ecologiche pro capite, se includiamo il nostro consumo, le nostre importazioni, nonchè il trasporto aereo e il trasporto marittimo, allora è tutta un’altra storia”.
Citando i dati del il WWF e Global Footprint Network, ha criticato le Nazioni del Nord per le emissioni inquinanti rilasciate. “In Norvegia, ad esempio, il governo ha recentemente rilasciato un numero record di permessi per cercare nuovo petrolio e gas”, ha spiegato la sedicenne.
La conclusione del post è un monito forte e chiaro: “Quindi, fino a quando non si inizierà ad agire in conformità con ciò che la scienza dice che è necessario fare per limitare l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5 gradi o addirittura 2 gradi centigradi, i ragazzi del movimento per il clima scelgono di non accettare il premio ambientale dei Consigli nordici nè il montepremi di 500.000 corone svedesi (equivalenti a 46mila euro ndr).
(da agenzie)
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Ottobre 8th, 2019 Riccardo Fucile E’ L’OPINIONE DEL 51% DEGLI ADULTI, ADDIRITTURA DEL 64% DEI GIOVANI… SEGUONO LE DISEGUAGLIANZE SOCIALI (37%), LA CRISI ECONOMICA (29%, ULTIMO POSTO L’IMMIGRAZIONE (28%)… GRETA LEADER DEL FUTURO PER IL 57% DEGLI ADULTI E IL 77% DEI GIOVANI
Secondo un sondaggio di Swg diffuso oggi 8 ottobre fra le «situazioni o le realtà » che preoccupano maggiormente gli italiani al 51% c’è il cambiamento climatico. Il dato arriva al 65% tra il campione della cosiddetta generazione Z.
A seguire, in questa speciale classifica, l’aumento delle diseguaglianze sociali (37%), la stagnazione economica (29%) e i grandi flussi migratori (28%).
Chi dovrebbe impegnarsi di più per combattere il cambiamento climatico? Secondo l’Istituto di ricerca, partiti politici e imprese italiane sono gli attori che dovrebbero concorrere a trovare una soluzione al problema. Le percentuali sono quasi plebiscitarie: rispettivamente 89 e 90% degli interpellati.
In merito al sostegno nei confronti dell’attivista ambientalista Greta Thunberg, Swg rileva un livello di simpatia (molto/ abbastanza simpatica) del 49% dei consultati: fra i giovani della generazione Z, anche in questo caso, la tendenza “verde” si fa sentire e la percentuale sale al 60%.
Il 40% del campione considera invece Greta poco/per niente simpatica.
Greta Thumberg sarà un leader del futuro? Solo un 17% ne è molto convinto. Ma la percentuale di quelli che ne sono abbastanza convinti sale al 40%.
Ancora una volta, il giudizio positivo, che nel campione generale sondato arriva al 57%, all’interno della generazione Z sale al 77%.
Parere negativo per il 34% (per niente convinto il 15%, poco il 19%).
(da Open)
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Settembre 30th, 2019 Riccardo Fucile LA QUESTIONE AMBIENTALE PRENDE CAMPO
La questione ambientale può diventare il tema destinato a dominare l’agenda pubblica nei prossimi mesi. Non è troppo presto per immaginare un futuro in cui un le politiche verdi riusciranno a imporsi nel dibattito pubblico superando anche la questione delle migrazioni, il dominus di questi ultimi anni.
Qualcuno potrebbe obiettare che da anni si parla di ambiente e di cambiamenti climatici ma che questi temi non sono mai riusciti ad uscire da una discussione di nicchia.
Tutto questo era vero in un mondo in cui la comunicazione politica e la propaganda dei partiti non erano dominate dall’uso della rete.
Il predominio del web sui media tradizionali ha comportato due fattori interconnessi tra loro: numeri straordinari che si muovono a una velocità senza precedenti.
Il risultato è la nascita di un’opinione pubblica digitale che forma il pensiero collettivo in maniera quasi istantanea sui trend che si impongono online.
Per fare un esempio concreto possiamo vedere come nelle ultime settimane il dibattito europeo sulle tematiche ambientali in Europa abbia toccato in rete vette mai raggiunte prima.
Venerdì 27 settembre #fridayforfuture si è imposto come una delle prime tendenze mondiali con picchi di oltre 5 mila tweet all’ora, rimanendo tra i trending topic italiani per oltre 21 ore.
Lo slogan della manifestazione studentesca a favore del clima, #climatestrike, è stato il secondo argomento più discusso nella twitter-sfera mondiale, restando nelle tendenze mondiali per oltre 13 ore.
Nel nostro Paese lo sciopero per ridurre le conseguenze del riscaldamento globale è arrivato ad essere la tematica più discussa su twitter, con un sentiment totalmente positivo. Ogni 100 messaggi su #climatestrike sono state raggiunte oltre 270 mila utenti unici, mentre le parole più associate a questo hashtag sono state: #climateemergency e #fridayforfuture.
Grazie a questa campagna molto virale abbiamo potuto rilevare come negli ultimi giorni ci sia stata un’impennata delle ricerche degli italiani sulle tematiche verdi. La manifestazione del 27 settembre a sostegno del clima è stata, con oltre 200 mila ricerche su Google, il quarto argomento più cercato dagli italiani, superato soltanto dalle partite di calcio.
Allo stesso tempo l’attivista Greta Thunberg è risultata lunedì 23 settembre il personaggio maggiormente cercato sulla rete in Italia e quello più menzionato sugli hashtag #climateemergency e #fridayforfuture.
Un personaggio come Greta Thunberg in queste ultime settimane è riuscita a coinvolgere su Facebook un numero maggiore di persone di quello ottenuto da leader mondiali come Donald Trump. Gli ultimi 100 messaggi di Greta sono stati condivisi da una media di oltre 5.539 utenti per singolo post, contro i 4 mila a favore di Trump.
Si può quindi tranquillamente affermare che il ruolo degli influencer “verdi” è stato e sarà sempre più determinante nel riuscire a imporre delle campagne pro-ambiente capaci di sovvertire l’agenda setting della rete.
Per capire nel dettaglio di cosa parlano questi attivisti in rete ci siamo affidati a un report elaborato da Onalytica. Le conversazioni degli influencer “verdi” che vanno per la maggiore tra gli utenti online sono: riduzione degli sprechi alimentari; rimboschimento; infrastrutture verdi; natura e tecnologia.
Sembra incredibile ma solo qualche mese fa, durante la campagna delle europee, monitoravamo tra i termini più usati nelle conversazioni online parole come “immigrazione”, “Islam” e “sicurezza”. Grazie alla capacità di coinvolgimento di alcuni personaggi molto popolari in rete il tema dell’ambiente è cresciuto esponenzialmente negli ultimi tempi.
Basterebbe ricordare la conferenza “cop21”, che registrò un vero e proprio flop sui social media: utenti italiani e europei rimasero totalmente indifferenti rispetto a tematiche oggi invece molto virali. Se il tema delle migrazioni è stata la bandiera dei partiti populisti, l’agenda verde deve diventare la chiave per costruire una comunità online di riferimento per quei progressisti che non hanno paura delle elezioni.
(da “Huffingtonpost“)
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Settembre 30th, 2019 Riccardo Fucile PARLANO TUTTI MA NON SONO CLIMATOLOGI… E IL 97% DEL MONDO SCIENTIFICO DA’ RAGIONE A GRETA
L’umanità è ad un bivio: può scegliere se combattere il cambiamento climatico oppure se
combattere una ragazzina di sedici anni. Incredibilmente una nutrita schiera di uomini di mezz’età (qualcuno anche più anziano) ha deciso che la cosa migliore era prendersela con Greta Thunberg.
Perchè è più facile attaccare una ragazzina, puntualizzando magari che il suo stile di vita non è poi così “ecologico” o che dovrebbe studiare di più prima di parlare che cercare di confutare in maniera scientifica le affermazioni dell’attivista svedese.
Lo strano caso degli scienziati che si preoccupano di “confutare” una ragazzina ma non le ricerche scientifiche sul global warming
Ed è incredibile che a questi illustri pensatori, giornalisti e scienziati sfugga un particolare così importante: Greta Thunberg non ha mai detto di aver condotto studi scientifici, non ha mai detto che il global warming esiste perchè una mattina si è svegliata e ha deciso di non andare a scuola.
Ad esempio qualche sera fa il professor Franco Battaglia — che da diversi anni sostiene che il cambiamento climatico non sia colpa dell’uomo ma un fenomeno naturale — ha dichiarato ad Otto e Mezzo che «Greta è una vittima di mercanti di bambini». Da mesi sul Foglio, un giornale autorevole per i fan della Scienza con la esse maiuscola, si accusa Greta di ogni nefandezza. Altrettanto fanno importanti giornalisti e giornali italiani, tutti diretti da maschi bianchi oltre la cinquantina le cui speranze di arrivare vivi al 2050 sono molto basse e quindi chissenefrega del futuro.
Eppure il convitato di pietra in questa discussione a senso unico sono i dati scientifici. Quelli che Greta ha letto e studiato e che dicono che il cambiamento climatico esiste ed è davvero provocato dall’uomo. Perchè questi negazionisti del global warming invece che prendersela con le treccine dell’attivista svedese non ci spiegano come mai lache il riscaldamento globale abbia cause antropiche? Perchè la maggior parte degli studiosi che si occupano del fenomeno siano concordi nel nel ritenere che il riscaldamento globale abbia cause antropiche?
E se credete che quando si parla di “consenso scientifico” lo si stia facendo per modo di dire vi sbagliate, perchè sono stati fatti degli studi per calcolarlo e quantificarlo. Nel caso del riscaldamento globale si tratta di 97 scienziati su 100. onsenso non significa che sono state fatte delle votazioni (in questo senso la scienza non è democratica), significa che una serie di ipotesi sono stata validata, ampliate e integrate tra loro in una teoria.Badate bene che non si tratta di un’invenzione degli ultimi due mesi. Già nel 2001 l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) scriveva che il cambiamento climatico era reale e causato dall’attività umana. Sono passati quasi vent’anni e sono stati raccolti dati che hanno ulteriormente confermato questa ipotesi.
Questo non significa che non ci siano scienziati che la pensano diversamente. Del resto a quanto pare esistono tutt’ora scienziati che ritengono che i batteri non siano la causa delle malattie, come quello intervistato mesi fa dal Fatto Quotidiano.
Alcuni sono quelli della famosa “petizione”: 500 studiosi che dicono che Greta (non gli altri scienziati) sbaglia. Molti di loro non sono climatologi, altri non hanno mai scritto nulla sull’argomento. Prendiamo ad esempio Il Giornale. Il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti pubblica oggi un intervento di Antonino Zichichi dove spiega alla “cara Greta” che inquinamento e clima sono due cose diverse e che dovrebbe studiare di più.
Zichichi è uno di quegli scienziati che ritengono che l’anomalia delle temperature registrata nell’ultimo secolo non sia dovuta all’attività umana ma da quella del Sole. Zichichi è un fisico e non un climatologo e non risulta che si sia mai occupato di clima dal punto di vista scientifico. Zichichi però consiglia a Greta Thunberg di non interrompere gli studi, di studiare perchè «Per risolvere i problemi climatologici è necessario studiare la Matematica delle equazioni differenziali non lineari e gli esperimenti da fare affinchè questa Matematica corrisponda alla realtà ». Curiosamente Zichichi non dice a coloro che hanno elaborato i dati e scritto i rapporti sul clima di fare altrettanto. Forse non sono interlocutori degni? O forse Zichichi è in grado di misurarsi solo con una ragazzina di sedici anni?
Perchè sembra impossibile ma nessuno si è accorto che Greta Thunberg non ha mai detto di aver condotto delle ricerche scientifiche, non ha mai detto di essere una climatologa, non ha mai detto di essere qualcosa di più di un’attivista preoccupata per il futuro del Pianeta. Greta Thunberg invece ha più volte detto di aver letto e studiato i rapporti dell’IPCC e altri studi scientifici che confermano che il global warming esiste ed è dovuto in gran parte alle attività umane. Secondo Zichichi «attribuire alle attività umane il surriscaldamento globale è senza fondamento scientifico».
È vero il contrario: è scientificamente appurato che la CO2, l’anidride carbonica, emessa dalle attività umane sia la causa principale del riscaldamento globale. Ma quali prove porta a sostegno di questa sua affermazione? Quali dati mostra? La risposta è nessuno. Perchè quando ti rivolgi alla “cara Greta” (per caso è sua nipote che si permette di rivolgersi così?) lo fai per dirle di studiare, perchè tu hai studiato tanto.
Ora a questo punto dovrebbe essere sufficientemente chiaro che la storiella dei 500 scienziati che “smontano” le teorie di Greta Thunberg è una favola.
Perchè molti di loro non sono scienziati, altri non hanno condotto studi sull’argomento e soprattutto perchè non sono “contro Greta Thunberg” ma contro la quasi totalità della comunità scientifica.
Quei 500 “studiosi” rappresentano al massimo sè stessi e chi usa quell’argomentazione (fatti e logica) per dimostrare che Greta Thunberg è da sola perchè centinaia di scienziati la pensano diversamente vi sta ingannando. Perchè non vi dice che “dietro” l’attivista svedese c’è una mole di dati e di studi impressionante.
E non deve essere un caso che negazionisti del Global Warming trovino spazio soprattutto laddove si parla con insistenza di invasione di migranti e ci si sgola per spiegare che “tutta l’Africa in Europa non ci sta”. Ma sono proprio i climate change denials che dovrebbero impegnarsi per invertire la rotta e salvare la Terra. Perchè le migrazioni, il global warming, la desertificazione, la distruzione degli habitat naturali sono tutti fenomeni interconnessi.
Un aumento del livello del mare dovuto allo scioglimento dei ghiacciai costringerebbe milioni di italiani a diventare migranti climatici perchè le città costiere non sarebbero più abitabili. Ma tra gli effetti del cambiamento climatico non c’è solo l’ingressione marina (il fenomeno della sommersione di terre emerse da parte del mare).
Ci sono anche il collasso degli ecosistemi naturali, l’inaridimento del suolo con la drammatica conseguenza della difficoltà dell’agricoltura globale di sfamare miliardi di persone. Altri milioni di persone a causa della crisi idrica invece saranno costrette a spostarsi altrove. Questo al solito non lo dice una “ragazzina svedese con le treccine”. Lo dicono i soliti scienziati, lo dice la Banca Mondiale che ha calcolato che entro il 2050 almeno 140 milioni di persone saranno costrette ad emigrare solo per avere la possibilità di sopravvivere.
Invece che chiedervi quale misteriosa agenda stia portando avanti Greta Thunberg chiedetevi quale agenda hanno sposato quei dissociati che da un lato negano il cambiamento climatico e dall’altro si preoccupano per i migranti climatici pronti ad invaderci.
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile VOCI TRASVERSALI DAL CORTEO “FRIDAY FOR FUTURE” DI ROMA: “IL POTERE DELLE PERSONE E’ PIU’ IMPORTANTE DELLE PERSONE AL POTERE”
“Noi ce crediamo, stiamo qui per questo. Vede, siamo un botto. Pensiamo che tutti i giovani uniti possano fare la differenza, che se ce vedono se mettono paura”. Giulia, capelli lunghi scuri e il broncio dei diciassettenni di ogni epoca, non termina la frase, dal gruppetto che le si è riunito attorno – “siamo tutte del liceo di scienze umane “Platone”, dice una biondina – scatta l’applauso.
Lei si nasconde il viso con le mani, fa una smorfia di imbarazzo e poi riprende: “Se ce credi, ci devi stare, solo così possiamo davvero fare paura ai potenti, che ci stanno rubando il futuro”.
Il corteo del “Friday For Future”, il terzo sciopero globale dopo quello del 15 marzo e del 24 maggio, è appena arrivato a piazza Madonna di Loreto, i ragazzi, circa duecentomila, che hanno partecipato si dividono in gruppetti, si siedono sulle scale, una marea ondeggiante di cartelli e smartphone.
Si scattano selfie, certo, c’e chi condivide foto e messaggi, e non potrebbe che essere così nel primo movimento di piazza giovanile nell’era dei social. E però oggi i ragazzi dal social sono usciti. Oltre lo schermo, in piazza, per “prendere parte e parola, per dire che ci siamo e non abbiamo intenzione di farci da parte – sorride Sofia, che ha 16 anni e studia al liceo linguistico “Russel” – perchè i social sono importanti per scambiare informazioni, per svagarci, ma non possiamo restare a guardare quello che succede attraverso lo schermo”. “Ci abbiamo messo la faccia e il corpo perchè devono vederci”, aggiunge Ludovica, 17 anni.
E, si sa, sui social non ti si vede, non per davvero. “Invece noi vogliamo essere visti – insiste la ragazza, aggiustandosi gli occhiali sul naso – “Ci dicono che siamo pigri, che stiamo sempre sul divano e dietro a uno schermo, che non ci importa di niente. E invece di questo ci importa e siamo qui per dirlo”. “Questo” è il loro futuro, “e ce deve importare per forza”, sorride Valerio sotto un caschetto di riccioli neri.
“Futuro” è la parola più gettonata nella protesta, rivolta, come in tutto il mondo, contro i potenti “e tutti quelli che fanno finta di non sentire la nostra voce”, aggiunge Marcella, che ha 16 anni e studia in un istituto professionale.
Uno dei cartelli recita: “Date fuoco al nostro futuro e poi ci chiamate “gioventù bruciata””. I ragazzi ci sono e vogliono farsi sentire. Lo hanno scritto sugli striscioni, sui cartelli che hanno sventolato sin dall’inizio del corteo, a piazza della Repubblica.
Ci sono gli adulti, insegnanti che hanno accompagnato le loro classi, mamme – come Margherita e Paola, entrambe romane, che hanno portato in piazza i loro figli – papà , come Massimiliano, 52 anni che è venuto a Roma da Aprilia con il suo bimbo di 7 anni, “per sensibilizzarlo sui temi dell’ambiente, perchè mi sembra che a scuola ne parlino ancora troppo poco”.
Ma i protagonisti principali, di gran lunga più numerosi, sono loro, i ragazzi della generazione social. Che, però, oggi vogliono farsi vedere in carne e ossa. Treccine e apparecchi per i denti, brufoli e extension, unghie laccate e tute larghe, ciuffi ossigenati e occhialoni.
Per lo più adolescenti alla soglia dei diciott’anni, ma anche bambini delle elementari e ragazzi delle medie. Come Celeste e Leonardo, entrambi in terza media, che “vogliono avere la possibilità di costruirsi un futuro e questo i grandi devono capirlo. Loro l’hanno avuta, noi rischiamo di non averla. Vogliamo laurearci, vogliamo trovare un lavoro”, ripetono e Celeste, salutando, grida: “Meno Salvini e più pinguini”.
Uno dei pochissimi riferimenti alla politica nel corteo, in cui non compaiono simboli di partiti politici nè di sigle sindacali, e infatti il gruppo romano della Sinistra anticapitalista sfila dietro lo striscione con su l’hashtag “#worksrsforfuture”.
“Questo sciopero è un modo per far arrivare la richiesta di un cambiamento urgente delle politiche ambientali nei posti in cui probabilmente non si sente abbastanza”, dice Luna, che è venuta a Roma da Anzio con i suoi compagni di liceo e regge un cartello grigio col celeberrimo slogan, un po’ motto un po’ imprecazione, “Ci avete rotto i polmoni”. Giorgia, Sara, Giada e Valeria arrivano da un istituto tecnico e professionale di Frascati. Per loro non è il primo #Fridayforfuture, “anche se stavolta l’assenza è giustificata”, dicono riferendosi alla circolare con la quale il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti ha invitato i dirigenti scolastici a considerare giustificate le assenze degli studenti che partecipano alle manifestazioni.
Non tutti hanno aderito, pare di capire. “A me, su disposizione del preside, la dovranno giustificare i genitori”, spiega Angelica, del liceo classico “Mameli”, che comunque non ha voluto perdersi il suo primo sciopero per il clima e mostra orgogliosa il monito – “anche se l’ho letto da Internet, eh” – che ha stampato sul suo cartello: “Stiamo saltando le nostre lezioni per insegnarne una a voi”.
Invece Chiara, 18 anni, del liceo “Vian” di Bracciano, si è scritta in faccia col pennarello il j’accuse lanciato da Greta Thunberg nel suo discorso all’Onu. “How dare you? – ripete – sono parole nelle quali mi ritrovo molto”.
“Il potere delle persone è più importante delle persone al potere”, le fa eco un’altra ragazza indicando la scritta bianca in campo blu su uno striscione “Don’t breaking ma heart”.
Sul suo cartello, Pietro, invece, ha pensato di scrivere: “Niente Netflix sulla luna”. Quasi diciotto anni, è a Roma per partecipare allo sciopero insieme a un gruppo di compagni del suo liceo. Vengono da Agropoli, provincia di Salerno. “È un po’ una provocazione – spiega – vorrei far riflettere sul fatto che le cose in nome delle quali stiamo sacrificando il nostro pianeta e dunque il nostro futuro sono le prime che spariranno. Noi le consideriamo essenziali, mentre invece dovremmo considerare altre priorità come il bene dell’ambiente. Bisogna gridarlo, parlare forte e chiaro ed esserci fisicamente”.
Più in là , mentre il corteo si avvicina alle scale di via Magnanapoli per raggiungere piazza Madonna di Loreto, scintilla al sole un foglio bianco con la scritta “La ganja su Marte non esiste”. “È una battuta – alza le spalle Angelica, 17 anni, caschetto rosso e leggings neri – però è anche un invito a mobilitarsi in prima persona per non perdere la possibilità di costruirci il futuro che immaginiamo”.
Mobilitarsi di persona, già . “Certo, perchè è facile e comodo scrivere post e pubblicare foto sui profili social, ma, anche se costa più tempo e maggiore fatica, dobbiamo metterci le nostre gambe, le nostre braccia, i nostri corpi. Così non ci possono più ignorare”.
Nello slargo laterale di piazza Venezia, si allestisce il palchetto dal quale, poco più tardi, gli attivisti di Fridaysforfuture di Roma chiameranno alla mobilitazione, annunciando le iniziative sulle quali il movimento concentrerà le sue energie – il messaggio è rivolto prima di tutto all’amministrazione Raggi – di qui alla fine dell’anno: mezzi di trasporto pubblici e in gran parte elettrici e miglioramento della raccolta differenziata per arrivare alla produzione zeri dei rifiuti.
Non tutti ascoltano i messaggi che arrivano dal palco. Ma tutti condividono la necessità di quella che uno degli attivisti in un passaggio del suo intervento ha definito “la battaglia generazionale per difendere il nostro futuro”.
Una lotta da condurre in prima persona, “anche se non basta partecipare alle manifestazioni questo è comunque un inizio. Una presa di posizione”, fa notare Lorella 17 anni. “Contro lo strapotere di chi decide le sorti del pianeta – sbuffa Martina, 15 anni – Non è che possiamo andare sotto casa loro per dire queste cose, ma possiamo fargli vedere che ci siamo. Perchè noi non possiamo avere un futuro come lo vogliamo noi?”.
Ecco, come lo volete? Risponde Chiara, 17 anni, mentre al suo fianco Flaminia, che di anni ne ha 16, le sta facendo le treccine “alla Greta”: “Intanto vorremmo avere l’occasione di costruircelo e poi dovrebbe essere un futuro più sostenibile. Il rispetto per l’ambiente è fondamentale e noi siamo qui per affermarlo con forza”.
Dal palco arrivano i saluti degli attivisti e la promessa “che da oggi manifesteremo ogni venerdì e nelle scuole e nei posti in cui si fa cultura”, sulle scale Gabriela, Valeria e Federica stringono con forza un grande cartello blu. C’è scritto: “Vi ricordo che questo è l’unico pianeta con Alberto Angela” e a chi fa notare che Alberto ha anche un padre, Piero, rispondono ridendo: “Se è per questo ha anche dei figli, e che figli”.
Si scattano selfie, poi foto alla piazza. “Siete collegate ai social, ragazze?”, chiedo. “I social li usiamo per chi non ci sta, ma la maggior parte sta qua. E pure noi stiamo qua, non ci vede?”, dice Valeria.
Frequentano il liceo linguistico “Caetani” “e siamo venute qua anche se il preside ha mandato una circolare per dire che l’assenza non sarebbe stata giustificata”, aggiunge Federica. E Gabriela: “Crediamo nel movimento giovanile e in quello che possiamo fare con la nostra presenza fisica. Scusi, ma a che ci serve la scuola se non c’è futuro?”.
(da “La Repubblica”)
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Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile IL SUO MESSAGGIO E’ DI UNA SEMPLICITA’ RIVOLUZIONARIA: “LISTEN TO SCIENCE”, NON ASCOLTATE ME, ASCOLTATE LA SCIENZA
I venerdì per il futuro si susseguono coinvolgendo un numero sempre maggiore di ragazzi e adulti, la mobilitazione inizia a coinvolgere istituzioni (vedi la bella iniziativa del Ministro Fioramonti di autorizzare le giustificazioni scolastiche per gli scioperi per il clima).
In poco più di tredici mesi Greta ne ha fatta di strada: dalla protesta solitaria davanti al parlamento svedese alle decine di milioni di persone che si sono mobilitate venerdì scorso in tutto il mondo.
Sta cambiando qualcosa, si sta veramente mettendo in moto un movimento che potrà portare ad una azione globale, coerente e tempestiva per fermare la deriva climatica creata dall’uomo ed i devastanti effetti di cui abbiamo fino ad ora avuto pochi, impressionanti, assaggi?
Ovviamente siamo in moltissimi ad augurarcelo, non solo, ad impegnarci per un cambiamento, anche culturale, ormai non rimandabile.
Ci sono e ci saranno forti opposizioni, opposizioni che si declinano nei modi più disparati, incluso l’attacco violento, sessista, generazionale nei confronti di Greta e di coloro che la seguono e sostengono le stesse idee
Dove non ci si spinge all’attacco volgare, si argomenta stravolgendo i dati climatici e gridando al complotto. Vi sono ormai più esperti in clima in Italia che allenatori di calcio, che è tutto dire.
Greta è portatrice di un messaggio di una semplicità rivoluzionaria: “listen to science”, non ascoltate me, ascoltate la scienza.
E allora facciamo due passi per rinfrescare a noi stessi di che cosa stiamo parlando, che cosa ci dice, insomma, la scienza.
La paleoclimatologia è il campo di ricerca che ricostruisce gli elementi del clima, in particolare la temperatura, delle epoche passate usando una grande varietà di tecniche consolidate, sviluppate nel corso del tempo. Tra le molte cose si studiano i depositi marini, gli strati del ghiaccio del polo sud, archivi fedeli di quello che è successo al clima migliaia o milioni di anni fa.
Il grafico che segue contiene una grande mole di dati: rappresenta la temperatura media globale del pianeta rispetto alla media della seconda metà del secolo scorso, negli ultimi 500 milioni di anni! La scala orizzontale non è lineare, altrimenti sarebbe impossibile avere una visione di insieme: il primo quadrante copre 500 milioni di anni, il secondo 50 milioni di anni, il terzo 5 milioni di anni, il quarto un milione di anni, il quinto 20.000 anni arrivando fino ai giorni nostri.
Possiamo notare molte cose nell’andamento della temperatura. In epoche lontane, nel Permiano, la temperatura ha oscillato, più volte, complessivamente di 18 gradi, nell’ambito di un centinaio di milioni di anni.
Però dal Pliocene in poi, cioè da quando apparvero gli ominidi, circa 5 milioni di anni fa, la temperatura ha continuato a scendere, partendo da circa 4 gradi sopra i valori attuali, e arrivando 4 gradi sotto il valore attuale nei periodi più freddi del Pleistocene, l’ ultimo milione di anni in cui si è sviluppato l’Homo Erectus. Negli ultimi 60.000 anni periodo in cui si è affermato l’Homo Sapiens, abbiamo assistito un “lungo” periodo freddo e arido, seguito da una risalita ed un periodo di estrema stabilità (entro più o meno un grado) negli 11.000 anni cui si sono sviluppate tutte le civiltà storiche. Notiamo nel grafico due puntini rossi all’estrema destra, corrispondenti al 2050 e al 2100, un periodo brevissimo su questa scala, in cui improvvisamente la temperatura potrebbe superare quella che c’era all’inizio del pliocene, cinque milioni di anni fa quando i mari erano 25 metri più alti di oggi.
Rivediamo i dati su una scala temporale di 11.000 anni: si conferma una variabilità molto modesta fra meno 0,2 gradi e più 0,3 gradi. La zona in azzurro chiaro da una idea dell’ incertezza sui valori riportati (poco più di un decimo di grado). A destra in fondo c’è il solito picco rosso che schizza sopra i 0,4 gradi in un intervallo di tempo molto breve.
Concentriamoci ora sugli ultimi 1200 anni
Le oscillazioni sono ben all’interno di circa mezzo grado, tranne quando schizzano verso l’alto di quasi un grado nell’ultimo secolo. Notiamo in questo grafico che il periodo “caldo” fra il 900 DC ed il 1300 DC, chiamato Anomalia Climatica Medioevale, corrisponde ad un valore di un paio decimi più alto della fine del secolo scorso, ed il periodo “freddo” corrispondente alla piccola glaciazione avvenuta tra il 1400 ed i 1900, corrisponde a valori di 3-4 decimi di grado sotto il valore della fine del secolo scorso.
Cosa si impara da questi dati?
In primo luogo, la nostra specie si è sviluppata in un contesto particolarmente stabile dal punto di vista climatico. Poi, che tutte le società esistite su questo pianeta si sono sviluppare nel corso di 11.000 anni di straordinaria stabilità climatica. Le piccole variazioni della temperatura globale, corrispondenti a meno di mezzo grado, hanno portato a cambiamenti climatici molto importanti, periodi caldi o mini glaciazioni, che hanno influenzato sostanzialmente la vita della specie umana.
Infine, che non vi è mai stata in tutta la storia del clima, una variazione così rapida come ai giorni nostri. Durante le glaciazioni la temperatura variava di 1 grado ogni mille anni, nell’ultimo secolo è salita di 0,8 gradi (8 volte di più), e oggi sta salendo di 0,15-0,20 gradi ogni dieci anni, 20 volte di più!
È un fenomeno che non è mai stato osservato in tutta la storia del pianeta. A cosa è dovuto? Andiamo per indizi: la rivoluzione industriale, in meno di due secoli ha moltiplicato enormemente l’impatto dell’uomo sul pianeta (aria, acqua, materie prime, agricoltura). Prima del 1800, l’impatto umano sul clima non poteva che essere molto limitato. Ma questo non basta a dimostrare che l’influenza è sufficiente a modificare la temperatura.
Ci servono due altri grafici (poi ho finito). Il primo mostra la concentrazione di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera negli ultimi 400.000 anni, il secondo l’andamento della temperatura media nello stesso periodo.
Attenzione: la scala dei tempi è rovesciata, lo zero corrisponde ad oggi e via via che si va a destra si va indietro nel tempo.
Notate la perfetta corrispondenza tra gli aumenti della CO2 nell’aria e gli aumenti della temperatura?
Notate il picco della CO2 all’estrema sinistra del primo grafico? Quel picco ripidissimo e anomalo, corrisponde all’ultimo secolo della crescita industriale, e, guarda caso, alla corrispondente rapidissima crescita della temperatura : nell’ultimo grafico, nemmeno è visibile a causa della scala compressa, ma era visibilissima nei grafici precedenti.
Credo che ora abbiamo a disposizione argomenti oggettivi per controbattere chi sostiene che il clima è sempre cambiato e che non l’uomo non c’entra nulla. E’ assolutamente vero che la temperatura è cambiata in modo importante su tempi lunghissimi, ma non è mai successo negli ultimi cinque milioni di anni di vedere una variazione così veloce come negli ultimi 150 anni.
Il collegamento tra la presenza dei gas serra e la temperatura è chiarissimo; di nuovo, l’aumento repentino di gas serra nell’ atmosfera è una caratteristica del periodo post rivoluzione industriale.
Il colpevole è stato scoperto.
Elementare Watson, grazie Greta. #listentoscience
Roberto Battiston
Fisico, già Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana
(da “Huffingtonpost”)
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