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NEGLI USA I POVERI HANNO RAGGIUNTO LA QUOTA RECORD DI 46 MILIONI

Settembre 14th, 2011 Riccardo Fucile

MAI COSI’ TANTI DA OLTRE 50 ANNI: LA MIDDLE CLASS PERDE POTERE D’ACQUISTO….NEL 1973 UN AMERICANO GUADAGNAVA 49.000 DOLLARI, ORA E’ SCESO A 47.000…IN CRESCITA I CITTADINI SENZA ASSISTENZA SANITARIA.

La recessione, anzi la Grande Contrazione, presenta il conto all’America.
E’ un conto drammatico: la fine dell’American Dream, l’impoverimento della middle class, l’arretramento del tenore di vita e del potere d’acquisto, le aspettative di intere generazioni ridimensionate di colpo.
Oggi 46,2 milioni di americani vivono sotto la soglia della povertà , fissata al livello di 22.113 dollari di reddito annuo per un nucleo familiare di quattro persone.
E’ un livello record, mai raggiunto negli ultimi 52 anni e cioè da quando esistono questi dati raccolti dal Census Bureau, l’agenzia federale responsabile per il censimento demografico.
L’impatto della lunga recessione iniziata nel 2008 si prolunga e non se ne vede la fine: nel solo anno 2010, infatti, ben 2,6 milioni di americani sono andati ad aggiungersi all’esercito dei nuovi poveri.
Ormai il 15,1% della popolazione è al di sotto della soglia di povertà .
Ma non sono soltanto loro a subire l’impatto sociale di questa crisi.
L’arretramento viene percepito da una vasta maggioranza di americani: il reddito “mediano”, cioè quello rappresentativo della maggiore percentuale di cittadini, è sceso del 2,3% in termini reali nel corso del 2010.
«Questi dati sono importanti – ha sottolineato ieri il direttore del Census Bureau, Robert Groves – perchè ci dicono qual è l’impatto concreto della situazione economica sulla vita degli americani e delle loro famiglie».
Non tutto l’impoverimento va attribuito all’effetto della recessione, però.
Un altro dato significativo è questo: il reddito annuo mediano per un maschio adulto che lavora a tempo pieno nel 2010 si è attestato a 47.715 dollari; se misurato in potere d’acquisto reale, questo reddito è regredito rispetto ai livelli del 1973.
Per la precisione, 38 anni fa un maschio adulto con un lavoro a tempo pieno guadagnava l’equivalente di 49.065 dollari all’anno, ai prezzi di oggi. Si stenta a crederlo, ma tutto ciò che è accaduto negli ultimi 38 anni, nel bene e nel male, dagli shock energetici degli anni 70 alla stagflazione, dalla “economia dell’offerta” reaganiana alla New Economy di Internet nell’èra Clinton, dalla “vita a credito” e gli sgravi fiscali di George Bush fino alla deflagrazione sistemica del 2008: tutto questo riporta l’americano medio al livello di partenza, anzi un po’ più indietro.
E’ la conferma del processo di retrocessione della middle class, o l’avvento della “società  a clessidra” divisa tra un vertice di privilegiati e una base sempre più larga di cittadini il cui potere d’acquisto perde terreno.
Altri dati confermano quanto l’American Dream sia ormai una rappresentazione superata, un miraggio che riflette visioni d’altri tempi.
La condizione dei giovani ha subito un degrado notevole: la caduta di reddito mediano più pesante nel 2010 è quella che ha colpito la generazione tra i 16 e i 24 anni: meno 9%.
Si accentua il fenomeno dei “bamboccioni” d’America, costretti dalla situazione economica a rimanere in casa dei genitori o a farvi ritorno: un comportamento in netto contrasto con le consuetudini che erano consolidate da molte generazioni.
Ora che il 45,3% della fascia compresa tra i 25 e i 34 anni si trova sotto la soglia della povertà , è aumentato del 25% il numero di coloro che devono abitare sotto lo stesso tetto dei genitori.
Fra le conseguenze collaterali dell’aumento dei poveri, c’è il fatto che il numero di persone senza assistenza sanitaria è salito da 49 milioni nel 2009 a 50 milioni l’anno successivo (la riforma sanitaria di Barack Obama non è entrata ancora pienamente a regime e quindi non se ne misurano tutti gli effetti).
Un altro aspetto conferma quanto la recessione iniziata nel 2008 sia diversa per la sua gravità  da tutte quelle che l’anno preceduta, con l’unica eccezione della Grande Depressione degli anni Trenta: nelle più gravi recessioni del dopoguerra, come quella conclusa nel 1961 e quella che finì nel 1975, la percentuale degli americani sotto la soglia della povertà  era già  diminuita nel primo anno dopo la fine della recessione. In tutti i sensi quella attuale merita l’appellativo di Grande Contrazione coniato dall’economista Kenneth Rogoff.
«Non si tratta solo dei disoccupati e dei poveri – ha dichiarato Sheldon Danziger dell’università  del Michigan – ma dell’americano medio che non fa più alcun progresso».

Federico Rampini
(da “La Repubblica“)

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TUTTE LE MINORENNI DI SILVIO BERLUSCONI, EMERGE IL NOME DI IRIS BERARDI

Febbraio 8th, 2011 Riccardo Fucile

A VILLA SAN MARTINO IL 12 DICEMBRE 2009: ERA ANCORA MINORENNE, PROFESSIONE DICHIARATA ESCORT… DECINE DI MIGLIAIA DI EURO DAL PREMIER, ANNOTATI CON PRECISIONE.. “VUOLE RIDURRE LE CENE? GIA’ CI DA’ UNA MISERIA…”

Antonio invia il primo sms attorno alle 22 e 48.
Si legge: “Ci vediamo?”.
E’ il 24 settembre 2010. Iris risponde: “Stiamo iniziando a cenare”.
Poi aggiunge: “Più tardi sì ma che regalino ci fai?”.
L’altro prova ad azzardare: “Mille euro”.
Lei è perentoria: “No tesoro troppo poco mi spiace”.
La conversazione lascia spazi risicati all’interpretazione.
I magistrati di Milano l’annotano sotto la voce: “Atti da cui si evince l’attività  di prostituzione di Iris Berardi“.
In quel settembre, la ragazza di origini brasiliane ha 18 anni.
Da lì a pochi mesi, il 21 dicembre ne compirà  19.
Sul fatto che faccia la escort gli investigatori non hanno dubbi.
Eppure la sua storia arriva da un po’ più lontano. Sì perchè lei ad Arcore ci è stata ben ventisette volte.
E in un caso, il 13 dicembre 2009, si presenta a villa San Martino ancora prima del suo 18° compleanno.
Si tratta del giorno che precede l’aggressione subita dal Cavaliere ad opera dello squilibrato Massimo Tartaglia.
Fatti stranoti: lancio della statuetta, premier colpito e corsa al San Raffaele. Ma ora quell’incontro minaccia di complicare ancora di più la situazione di Silvio Berlusconi.
E così, dopo la minorenne Ruby, nell’inchiesta entra un’altra 17enne. Iris, pelle scurissima, capelli neri, figlia di madre brasiliana, ma cresciuta a Forlì, dove viene allevata da mamma Beatrice.
A raccontarlo è l’analisi dei tabulati telefonici.
Documenti in cui si legge che la Berardi è ad Arcore “tra le ore 03:25 e le ore 09:57 del 13 dicembre 2009″.
A otto giorni dal suo 18° anno di età .
Di più: i magistrati registrano la sua presenza anche a Porto Rotondo nei pressi di villa La Certosa il 21 novembre “tra le ore 00:54 e le ore 17:33″. Berlusconi però in quell’occasione non c’è.
Da quel momento in poi, comunque, Iris diventerà  una delle più assidue ospiti del bunga bunga berlusconiano.
Tante le date annotate dai magistrati.
Tra queste anche quella del 9 maggio. La stessa sera in cui nelle stanze di Arcore è ospite pure Nadia Macrì.
La escort modenese che in un primo momento dice di aver riconosciuto Ruby e di essere stata con lei nell’ufficio di Berlusconi a ritirare denaro per la prestazione sessuale. Non sarà  così. L’interrogatorio davanti ai pm la aiuta a fare chiarezza.
Nadia spiega: “Gli investigatori mi hanno aiutato a ricostruire le mie deposizioni provando che sono stata ad Arcore a maggio”.
Il 9 maggio, appunto, quando non c’è Ruby, ma Iris.
E vista la somiglianza tra le due ragazze, può essere che, se la Macrì dice il vero, si sia confusa.
Iris Berardi, dunque.
Brasiliana, classe ’91, una madre (naturale) giunta in Italia e subito ritornata al sole di Rio, e un padre italiano, che a Forlì si innamora di Beatrice alla quale affida la piccola Iris.
La stessa Beatrice alla quale è indirizzata la lettera di una mamma anonima che le illustra la vera professione della figliastra.
Poche parole annotate su un foglia A4 trovato nell’appartamento di via Olgettina 65 dove la ragazza abitava a spese del premier.
Leggiamo: “Cara Beatrice mi dispiace presentami in questa modo, ma essendo madre anch’io. Conosco Iris e credo che tu non sappia qual è il suo vero lavoro: la escort. Ti scrivo perchè a causa del suo pessimo carattere e della sua avidità  di denaro, si sta creando tantissime nemiche. Tu sicuramente più di ogni altra persona sai quanto Iris sia bugiarda, e quindi ogni giustificazione che ti darà , tu saprai darle il giusto peso, ma una cosa è certa: da quando è a Milano, a parte qualche apparizione ad Arcore, ha sempre e solo fatto marchette”.
Il telefono di Iris squilla spesso.
Lei risponde sempre. Non si nega. Ascolta le richieste. Valuta. Decide.
Come con Ciro. “Sono amico di Carlo di Lecce, è lui che mi ha dato il tuo numero e mi ha detto che ti potevo chiamare”.
Ciro è a Milano. Sta al “Galileo di fronte San Babila”.
Sotto al Duomo ci è arrivato per lavoro. Appuntamenti, cena.
“Ma — dice a Iris — alle dieci e mezzo mi libero”.
Poi con un velato imbarazzo: “Volevo solo chiederti ..ehmm tu eventualmente per il…regalo”. La ragazza non fa una piega.
Risponde secca: “Sono ottocento”. Ma come, abbozza Ciro, lui sapeva che per una notte si faceva 500.
Iris è irremovibile: sono ottocento punto e basta.
Ecco allora chi è veramente una delle frequentatrici di villa San Martino. Iris vede il premier da minorenne, ma anche dopo i 18 anni.
Alla feste è quasi sempre presente.
Inviti e serate che lei annota minuziosamente nella sua agenda.
Decine di pagine messe agli atti dell’inchiesta e che rivelano anche i pagamenti del presidente del Consiglio, oltre, naturalmente, a decine di regali (anche un orologio con la scritta “Al presidente Silvio Berlusconi Campione del Mondo”).
Lei è precisa. “Papi 2000″, il 7 marzo e ancora il 13, poi il 5 aprile, il 17, il 25. A gennaio il conto finale raggiunge quota 9.500, 21.000 a febbraio, 7.000 ad aprile.
Il rapporto con il premier è talmente stretto che Iris gli scrive anche una lettera. “Amore inizio questa lettera ringraziandoti di cuore per avermi cambiato la vita, sei una persona buonissima, veramente unica, e io ti voglio veramente tanto bene, ho però un forte bisogno di un lavoro perchè in casa a non far nulla dalla mattina fino alla sera, avendo io sempre lavorato, impazzisco e anche perchè mantengo praticamente tre famiglie, mia madre con la nonna, mio padre con l’altra nonna e ora mia zia che ha due figli e con un lavoro precario di soli 600 euro mensili pagando un affitto di 450 euro, mi vergogno tantissimo a dover sempre chiedere qualcosa, ma non vorrei mai tornare ad andare a letto con persone che non mi piacciono allora mi rivolgo a te capendo perfettamente che siamo in tante e abbiamo tutte delle esigenze”.
Dopodichè, quando Berlusconi fa capire di voler ridurre il numero delle cene, l’atteggiamento di Iris Berardi cambia radicalmente.
“Questo — dice a una delle gemelline De Vivo — vuole ridurre le cene… Va beh insomma le cene possono diminuire, però devi dare una certa stabilità  economica… Già  ci dà  una miseria e in più ci vuol ridurre le cene, è ora che iniziamo a rubare qualcosa dalla casa”, magari “una bottiglia di vino o una sua foto da giovane per poi venderla su ebay a qualche fans”.
La tenegeer insomma si sente tradita.
E la sua storia dimostra a quali rischi di ricatto abbia prestato il fianco il premier organizzando cene a cui partecipano ragazze molto giovani.
Anche perchè Iris e Ruby non erano le sole.
Dopo lo scandalo esploso nel 2009 quando Berlusconi fu scoperto frequentare abitualmente Noemi Letizia, il suo stile di vita non è cambiato.
E adesso, tra gli investigatori, ci si chiede quando il presidente del Consiglio abbia cominciato a vedere Chiara Danese e Ambra Battilana .
Loro due, raccontano gli atti, finiscono ad Arcore quando hanno compiuto 18 anni da appena due mesi.

(da “Il Fatto Quotidiano“)

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E’ MORTO PARIDE BATINI, LEADER DEI PORTUALI E UOMO DEL POPOLO

Aprile 23rd, 2009 Riccardo Fucile

CONSOLE DELLA CULMV PER QUASI 30 ANNI, HA GUIDATO I PORTUALI DALLE LOTTE CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE ALLA TRASFORMAZIONE IN IMPRESA… CONDOTTIERO DI GRANDI BATTAGLIE MA ANCHE UOMO DI MEDIAZIONE…COMUNISTA LEALE E COERENTE IN UN MONDO DI TRASFORMISTI

E’ morto Paride Batini, leader storico dei camalli del porto di Genova e console della Compagnia unica merci varie.   Aveva 75 anni e da circa 30 era la guida carismatica dei portuali genovesi. E’ stato il leader delle lotte più dure e dei confronti più aspri contro il processo di privatizzazione del porto di Genova, ma è stato anche colui che ha condotto i portuali sulla strada dell’imprenditoria, trasformando una categoria che gestiva le operazioni portuali in regime di assoluto monopolio in un’impresa che fornisce manodopera ai terminalisti e che gestisce un terminal in proprio. E’stato il condottiero di grandi battaglie, giuste o sbagliate che fossero, ma anche uomo di trattativa e di mediazione. Sapeva tirare al massimo la corda delle richieste per poi trattare la soluzione più idonea per i suoi camalli.   Era un uomo che veniva dalle case popolari di Molassana e ha saputo non dimenticare mai le proprie origini, intransigente con se stesso e con la stessa sinistra che spesso scavalcava. Era un comunista coerente e leale in un mondo di trasformisti, un battitore libero non omologabile, ostinato e acuto. Ha fatto qualche battaglia sbagliata, ha bloccato spesso il porto per tutelare una categoria privilegiata, ma ha sempre difeso con coraggio la sua gente. E quando all’attacco del porto si sono mossi tanti interessi privati, non sempre puliti, ha saputo porre un argine a chi avrebbe voluto cancellare una parte importante della storia di Genova. Ricordo che, da posizioni di estrema destra, fui il primo a volere un manifesto di solidarietà  con i portuali in una fase dove lottavano per sopravvivere. Uscì così a Genova un manifesto del Msi che dava loro un appoggio morale, fu una svolta forse, arrivò indirettamente un suo ringraziamento. A dimostrazione che nella vita conta la coerenza e il rispetto delle idee, pur nelle diverse posizioni. E nelle finte lacrime di una certa sinistra che accompagnerà  il suo ultimo viaggio di comunista leale e non riciclato, il popolo della destra sociale china il capo con rispetto a un avversario che ha saputo lottare per il suo popolo a testa alta e non tramando nei corridoi.

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