Gennaio 12th, 2011 Riccardo Fucile
IN ITALIA I SENZATETTO SONO ORMAI 100.000: COME STA CAMBIANDO LA MAPPA DELL’EMARGINAZIONE…E’ UN ESERCITO DI INVISIBILI CHE CAMMINA NELLE NOSTRE CITTA’ NELLA INDIFFERENZA DELLO STATO E CHE SOPRAVVIVE SOLO GRAZIE AL VOLONTARIATO
È un esercito fantasma. Ogni anno più grande.
Difficile contare gli invisibili: tra gli 80 e i 100mila.
Sono i clochard d’Italia: per lo più maschi, spesso stranieri, in strada da almeno tre anni. E non mancano i bambini.
«I senzatetto sono in aumento – sostiene Paolo Pezzana, presidente della “Federazione italiana organismi per persone senza dimora” – la crisi sta infatti colpendo i soggetti più deboli: anziani, ma anche famiglie con figli e padri separati».
Tra i nuovi poveri, i minori.
Secondo le rilevazioni Eurostat, in Italia un bambino su quattro è a rischio povertà e ben 649mila minorenni non riescono ad avere accesso ai beni essenziali.
E ancora: l’Istat denuncia che il 20,6% delle famiglie vive in abitazioni con strutture fortemente danneggiate e l’11,3% è in arretrato nel pagamento dell’affitto o del mutuo.
«Quello degli homeless è storicamente un fenomeno urbano, ma negli ultimi anni sta dilagando anche in provincia, dove il 70% dei senzatetto è immigrato». Stime nazionali?
A giugno si concluderà l’indagine condotta dal ministero del Welfare.
«Per ora – spiega Pezzana – valutiamo tra i 50 e i 70mila i clochard, limitandoci ai senzatetto veri e propri e agli ospiti dei centri d’accoglienza. Ma la stima arriva a 100mila persone, comprendendo coloro che vivono in baracche e bidonville».
A fotografare gli invisibili ci prova anche il Viminale.
Il 17 luglio 2010 è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto del ministero dell’Interno sul registro nazionale delle persone senza fissa dimora.
Titolare del registro nazionale è la Direzione centrale per i servizi demografici del Dipartimento per gli affari interni e territoriali.
Come funziona? Ai singoli Comuni spetta comunicare via Internet al Viminale i dati dei senzatetto residenti sul proprio territorio.
Alcuni si sono già mossi: Milano, per esempio, ha censito 1.100 homeless, distribuiti tra ventiquattro sedi della città .
Ma è solo la punta dell’iceberg. «Oggi se una persona non ha casa, può chiedere di eleggere il proprio domicilio presso un’associazione o presso la casa comunale – spiega Pezzana – e così viene iscritto all’anagrafe con un domicilio fittizio e può usufruire dei servizi comunali».
Qualche esempio? A Roma i senzatetto vengono registrati in via Modesta Valenti, a Torino in via della Casa comunale (tutte via che esistono solo sulla carta), a Milano presso varie associazioni, come la Caritas.
«Molti però non chiedono l’iscrizione oppure non possono chiederla, perchè immigrati irregolari. Gli elenchi che i Comuni consegneranno al Viminale saranno incompleti – avverte Pezzana – ma speriamo utili ad avviare un’adeguata politica degli alloggi».
Il problema viene visto però dal governo come solo inerente alla “sicurezza” e non prevedendo stanziamenti per assicurare assistenza e una sistemazione dignitosa ai senza dimora.
A questo provvedono le associazioni di volontariato che fanno l’impossibile per dare una mano a chi vive in condizioni di disagio, ma i mezzi sono limitati.
E ormai sono centinaia anche i bambini che dormono in strada, nell’indifferenza della politica e della casta.
Il vero legittimo impedimento che si dovrebbe votare all’unanimità dovrebbe essere solo quello che vieti a un bimbo di morire di freddo in una notte d’inverno nel nostro Paese.
Per povertà , non per sottrarsi a un processo.
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Gennaio 5th, 2011 Riccardo Fucile
CROLLO DELLE DOMANDE, TAGLIO AI FINANZIAMENTI, MANCANZA DI UNA LEGGE ORGANICA IN MATERIA A TUTELA DEI DIRITTI SANCITI DALLA COSTITUZIONE…SONO CIRCA 26.000 I RICHIEDENTI, MA ABBIAMO CREATO SOLO 3.000 POSTI….IN GERMANIA SONO OSPITATI 580.000 RIFUGIATI, IN INGHILTERRA 290.000, IN FRANCIA 160.000… LA CIVILTA’ DI UN PAESE SI MISURA ANCHE DA QUESTI ELEMENTI
L’Italia è sempre meno un Paese per rifugiati.
L’odissea dei 140 somali, accampati da anni nell’ex ambasciata di via dei Villini a Roma, denuncia le carenze di un sistema di accoglienza, che comincia a scricchiolare: crollo delle domande di protezione, taglio ai finanziamenti, mancanza di una legge organica sull’asilo.
In Italia, il diritto di asilo è garantito dall’articolo 10 comma 3 della Costituzione: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”.
Il richiedente asilo è dunque una persona che ha presentato domanda ed è in attesa della risposta dello Stato in merito alla concessione dello status di rifugiato.
“In base a una direttiva europea lo Stato deve garantire l’assistenza e l’accoglienza ai richiedenti asilo”.
Qual è allora il problema? “E’ che una volta concesso lo status di rifugiato (solitamente in 3/4 mesi), lo Stato italiano non ha sulla carta più alcun dovere di accoglienza verso il cittadino straniero, che deve camminare ormai con le proprie gambe”.
Ma come funziona l’accoglienza dei richiedenti asilo?
Il sistema avviato in via del tutto sperimentale nel luglio del 2001 è stato istituzionalizzato dalla legge 189 del 2002, con la costituzione del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR).
Le risorse vengono assegnate dal ministero dell’Interno, mentre la struttura di coordinamento del Sistema è affidata all’ANCI: l’associazione dei comuni italiani.
Tra il 2002 e il 2009 sono stati accolti nella rete SPRAR 26.432 richiedenti e titolari di protezione internazionale, per il 74% uomini e per il 26% donne.
529 sono i bambini e le bambine che, dal 2005 al 2009, sono nati in Italia da una mamma accolta nei progetti SPRAR.
I Paesi maggiormente rappresentati nel Sistema di Protezione sono Eritrea, Somalia, Afghanistan, Etiopia, Nigeria e Turchia.
E’ poi aumentata la presenza dei minori non accompagnati richiedenti asilo: nel 2006 gli accolti erano 31, mentre nel 2009 sono stati ben 320. Un sistema, dunque che funziona, ma non senza falle.
Il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo oggi ha a disposizione 3.000 posti, organizzati in piccole strutture disseminate in 130 Comuni in tutta Italia. Il problema è che è sottodimensionato.
Abbiamo liste d’attesa molto lunghe, circa 1.000 persone l’anno scorso non sono riuscite ad accedere al Sistema” e quindi ai progetti d’accoglienza sul territorio.
Le falle del sistema e il fatto che lo Stato italiano non ha doveri formali verso chi è stato riconosciuto oramai come rifugiato, spiegano la difficile situazione del nostro Paese.
E questo, nonostante i rifugiati siano solo 55mila.
A titolo di comparazione, la Germania ospita circa 580mila rifugiati, il Regno Unito 290mila, i Paesi Bassi e la Francia ne ospitano 80mila e i 160mila ciascuno.
Non solo. Secondo i dati UNHCR, nel 2009 il numero delle nuove istanze di asilo presentate alle Commissioni territoriali sono state 17.603: quasi la metà in meno rispetto al 2008 (- 42,3 per cento).
Un crollo dovuto agli effetti del Trattato con la Libia e dei respingimenti in mare di tutti i migranti, profughi o meno senza distinzione di sorta.
Nonostante i numeri contenuti, la vita di molti rifugiati in Italia resta comunque drammatica.
Secondo il CIR, solo a Roma vivono 1.500 rifugiati in condizioni abitative di drammatico degrado. Veri e propri ghetti, come quello di via Arrigo Cavaglieri (Romanina), quello di via Collatina, quello di via dei Villini, la baraccopoli di Ponte Mammolo o il binario 15 della Stazione Ostiense.
Molti somali che si trovano accampati nell’ex ambasciata nel gergo burocratese vengono chiamati “casi Dublino.
Si tratta di persone che sono arrivate in Italia e qui hanno chiesto asilo ma che, non potendo sopravvivere senza alcuna assistenza e senza un lavoro, si sono successivamente spostate in altri paesi dell’Unione Europea dove hanno poi avanzato una nuova domanda, in contrasto con il Regolamento di Dublino il quale stabilisce che nei paesi dell’Ue si può richiedere asilo una sola volta e che è il primo paese europeo in cui si entra a dover vagliare la domanda.
Insomma, chi è entrato in Italia, qui deve rimanere, anche senza lavoro o alloggio..
Oltre alla carenza di fondi, l’Italia è l’unico paese dell’Unione Europea senza una legge organica in materia di asilo, che riconosca dei diritti di assistenza anche a chi ha ottenuto lo status di rifugiato.
Vogliamo essere un Paese civile, europeo e occidentale, ma non sappiamo neanche garantire i diritti elementari che in altri Paesi vengono assicurati.
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Ottobre 29th, 2009 Riccardo Fucile
LA CEI AMMONISCE: “OLTRE ALLA SICUREZZA, L’ITALIA PENSI A UN PACCHETTO INTEGRAZIONE”…BASTA EQUIPARARE GLI IMMIGRATI AI DELINQUENTI, SENZA FARE NULLA PER GARANTIRE LORO ANCHE I DIRITTI….FINI ESORTA: “LO STATO DEVE EDUCARE A SUPERARE I PREGIUDIZI, ANTICAMERA DEL RAZZISMO”
“E’ ora che l’Italia, in tema di immigrazione, oltre alla sicurezza, punti all’integrazione, perchè senza un pacchetto integrazione non ci potrà mai essere una vera politica migratoria”: a tirare le orecchie alla politica del governo italiano stavolta è il presidente della Commissione episcopale migrazioni, mons. Bruno Schettino, in occasione della presentazione del XIX Rapporto Caritas/migrantes sull’immigrazione nel nostro Paese.
“Da più di un anno sentiamo solo parlare di pacchetto sicurezza, rafforzando il malinteso dell’equiparazione tra gli immigrati e i delinquenti. Non si parla mai del pacchetto integrazione, di un’impostazione più equilibrata che non trascuri gli aspetti relativi alla sicurezza, ma li contemperi con la necessità di considerare gli immigrati come nuovi cittadini, portandoli a essere soggetti attivi e partecipi nella società che li ha accolti”.
La vera sicurezza nasce dall’integrazione, “dalla concezione del migrante come persona portatrice di diritti fondamentali inalienabili: le decisioni politiche trovano un limite nel rispetto della dignità delle persone”.
In Italia il problema, per speculazione politica, è stato posto solo in funzione della presunta sicurezza (nei fatti neanche poi garantita), mentre parlando di immigrazione regolare prevalgono di gran lunga i benefici che essa arreca, rispetto agli inconveniente che comporta.
Basti pensare ai milioni di immigrati che lavorano onestamente, alle badanti che assistono i nostri anziani, agli operai che fanno lavori che gli italiani non sono più disposti a fare, alle tasse che pagano allo Stato italiano, alle imprese che hanno creato.
“Non si tratta di un fenomeno eliminabile a piacere, la loro presenza è funzionale allo sviluppo del Paese, costituendo un puntello al nostro andamento demografico e alle carenze del mercato occupazionale”, ricorda mons Schettino.
I dati del nuovo Dossier Caritas ridimensionano poi l’allarme criminalità legato agli immigrati e fa vacillare il clichè degli “italiani brava gente”, a seguito dei ricorrenti atti di razzismo e intolleranza nei confronti degli immigrati.
Per queste ragioni, secondo la Cei “bisogna cambiare e favorire condizioni di vita più serene per noi stessi e per gli immigrati, agevolando un loro inserimento nella società “.
Un processo che comporta diritti e doveri, ma che “può passare anche attraverso le regolarizzazioni per chi lavora, la concessione della cittadinanza e maggiori aperture sul voto amministrativo”. Continua »
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Maggio 30th, 2009 Riccardo Fucile
A CAUSA DELLA CRISI ECONOMICA MOLTI IMMIGRATI STANNO MEDITANDO DI TORNARE NEL PROPRIO PAESE… ….IN VENETO RIGUARDEREBBE IL 10% DEI 450.000 STRANIERI REGOLARI…. PROGETTO CARITAS-COMUNE DI VICENZA PER AIUTARLI A REINTEGRARSI NELLA LORO TERRA CON UN MINIMO STANZIAMENTO
C’è la crisi e molti immigrati desiderano tornare in patria. Ma non è un’impresa da poco, soprattutto per chi ha una famiglia alle spalle da mantenere.
Non sono pochi quelli che, per motivi economici o familiari, vorrebbero tornare a casa: in Veneto sarebbero circa 40.000. Così il Comune di Vicenza ha deciso di aiutare gli stranieri a rimpatriare. Tanto che si prepara a finanziare con 50.000 euro un progetto predisposto dalla Caritas.
Nei mesi scorsi, nel’ambito dei 300mila euro stanziati per il fondo di solidarietà contro la crisi, il Comune aveva già destinato 50.000 euro per il progetto di minicredito della Caritas, mettendone a disposizione altri 50.000 per ulteriori iniziative.
La Caritas ora ha proposto di aiutare gli immigrati che a causa della crisi e della riduzione di
personale di molte aziende della provincia, non riescono più a vivere a Vicenza, per i costi delle locazioni e le conseguenze del carovita, non compensati da adeguate fonti di reddito, e che non hanno nemmeno i soldi e gli appoggi per fare rientro a casa. Continua »
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Aprile 30th, 2008 Riccardo Fucile
NEL 2010 IN ITALIA AVREMO 7 MILIONI DI IMMIGRATI … PRIMI IN EUROPA
I numeri di base sono tutti indicati nel volume dal titolo “Da immigrato a cittadino: esperienze in Germania e in Italia”, presentato nei giorni scorsi a Villa Borghese, a Roma, dall’ambasciatore tedesco Steiner e dal direttore della Caritas, Nozza, insieme ai presidenti dei consigli comunali stranieri del Nord Reno Vestfalia e dell’ufficio federale per le migrazioni, Keltel e Schmid. I dati che emergono sono molto preoccupanti: tra poco più di due anni, proseguendo nel trend attuale e senza interventi normativi e operativi decisi, l’Italia potrebbe essere la nazione europea con il maggior numero di immigrati in assoluto, e la prima al mondo per presenze pro capite tra i grandi Paesi sviluppati. Supereremmo “di slancio” persino la Germania, dove la Comunità straniera è storicamente la più corposa del Vecchio Continente.
Non si tratta di studi dei trend migratori frutto di “visioni di parte”, bensì di una seria analisi comparativa tra la situazione italiana e quella teutonica condotta nell’ultimo anno dalla Caritas in collaborazione con le fondazioni Migrantes, Friedrich Ebert e l’ambasciata tedesca a Roma. Continua »
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Gennaio 7th, 2008 Riccardo Fucile
IL MUSULMANO VA A PRANZO GRATIS ALLA caritas, ma IL CROCIFISSO GLI BLOCCA LA DIGESTIONE
Ricordate le apparizioni televisive di Marco Pannella degli anni migliori. Quando si presentava sugli schermi della RAI e si imbavagliava per protestare contro le discriminazioni vere o presunte che dichiarava di subire. O quando incrociava le braccia per propagandare qualche referendum cui la Tv di Stato non dava adeguata copertura mediatica e iniziava l’ennesimo sciopero della fame o della sete, a base di cappuccini. Certamente non avremmo immaginato che, a distanza di anni, le sue gesta fossero raccolte anche da uomini provenienti da altri nazioni che vengono nel nostro squassato Paese per “educarci” ad usi e costumi più evoluti ed elevati, improntati alla tolleranza e al bon ton. Eppure anche questo abbiamo dovuto leggere e approfondire. In quel di Senigallia, cittadina delle Marche, ad alta densità di immigrati che hanno monopolizzato un intero quartiere, espropriando di fatto i cittadini locali, con un sindaco ( inutile dire di che orientamento) che favoleggia la “città aperta agli stranieri”, è accaduto un fatto che sembra quasi incredibile, ma purtroppo vero. Un musulmano marocchino, che aveva bussato alle porte della Caritas diocesana per chiedere gratis del cibo e che i volontari cattolici gli avevano pure servito, in base al principio cristiano che un pasto caldo non si nega a nessuno, quando ha notato nella mensa un crocifisso alla parete è andato su tutte le furie e ha detto: “Togliete quell’affare o non mangio”, offeso per la presenza in un luogo cattolico di quello che con disprezzo ha chiamato “affare”; altrimenti avrebbe iniziato lo sciopero della fame. Continua »
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