Giugno 10th, 2021 Riccardo Fucile
MANIPOLATA LA CARTELLA CLINICA DAI RUSSI: FATTA SPARIRE LA COMPONENTE DI ORGANOFOSFATI IN QUELLA UFFICIALE
Lo staff di Alexey Navalny è riuscito a ottenere prima una copia della sua cartella clinica – fotografandola presso l’archivio dell’ospedale a Omsk, dove fu curato dopo l’avvelenamento, in modo ‘non ufficiale’ – e poi la cartella clinica ‘vera e propria’ attraverso canali ufficiali.
In questo caso manca un dato chiave, ovvero l’analisi sul livello della colinesterasi, che proverebbe l’avvelenamento da organofosfati, il gruppo a cui appartengono i composti al nervino come il Novichok.
Le prove sull’avvelenamento
“Abbiamo compilato una tabella di incongruenze in modo da sapere esattamente cosa è stato aggiunto alla versione ufficiale e cosa è stato rimosso dalla versione non ufficiale”, si legge sul sito di Navalny.
“La maggior parte dei cambiamenti sono minimi. È strano che ci siano, perché la cartella clinica è stata nell’archivio per molto tempo e dovrebbe essere già in perfette ‘condizioni finali’. In entrambe le versioni, secondo i medici, ci sono già abbastanza dati per fare una diagnosi con piena fiducia: avvelenamento da organofosfati. Tutte le conclusioni sul metabolismo, la pancreatite e altri disturbi naturali della salute sono assurde. Non è nemmeno chiaro perché vengano considerate. Ma la cosa più importante è diversa. Nella versione che ci è stata rilasciata ufficialmente manca un documento molto importante”, sostengono gli alleati di Navalny.
“Si tratta di un esame biochimico del sangue di Navalny dell’Istituto di ricerca Sklifosovsky. I truffatori di Omsk lo hanno semplicemente scartato, ce lo hanno nascosto, come se non fosse mai esistito. Ma l’analisi c’era ed è stata registrata una diminuzione critica del livello di colinesterasi. Questo, insieme ad altri sintomi descritti nella cartella clinica, conferma la diagnosi di avvelenamento con inibitori della colinesterasi nel 100% dei casi. La data delle analisi è il 25 agosto 2020. Cioè dopo che Alexey è stato dimesso e il giorno dopo che la clinica Charite di Berlino ha annunciato che Navalny era stato avvelenato. In pratica gli specialisti russi hanno condotto esattamente lo stesso studio e hanno trovato la stessa cosa”, accusa lo staff dell’oppositore in carcere.
(da agenzie)
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Giugno 10th, 2021 Riccardo Fucile
HA PARLATO LO SPECIALISTA DI CONDONI FISCALI AGLI EVASORI… COMUNQUE PUO’ SEMPRE RINUNCIARE AI 10.000 EURO AL MESE DA PARLAMENTARE E VIVERE CON 600 EURO IN NERO LAVORANDO 12 ORE AL GIORNO , NESSUNO GLIELO VIETA
C’era lui in Consiglio dei Ministri quando il governo di cui faceva parte ha votato e approvato a larga maggioranza il Reddito di Cittadinanza. Poi quella coppia di fatto con il Movimento 5 Stelle non ha terminato la luna di miele ed è partita la corsa alla demonizzazione del provvedimento che mirava (con annesse e innegabili storture nella gestione dei sussidi) a sostenere tutte quelle persone alla ricerca di un posto di lavoro. E oggi Matteo Salvini è riuscito nell’impresa di “giustificare” quegli imprenditori che offrono occupazione (anche stagionale) con compensi irrisori.
Il tutto dichiarato pubblicamente nel corso della sua intervista a Studio24, su RaiNews.
“Dopo un anno e mezzo di Covid va fatta una riflessione sul significato e l’efficacia del reddito di cittadinanza. Perché molti imprenditori, da Nord a Sud, lamentano il fatto che si sentono dire troppi no da coloro ai quali propongono un posto di lavoro perché la risposta è ‘mi conviene tenermi i 500 euro per restare a casa a vedere gli Europei di calcio’”.
Ovviamente la ricostruzione del divano e degli Europei – prossimi all’inizio – sembra essere una versione partorita dalla mente del segretario della Lega che, non contento, ribadisce il concetto qualche istante dopo.
Rispondendo a una domanda specifica della conduttrice sugli stipendi offerti ai lavoratori stagionali, infatti, Matteo Salvini coglie la palla al balzo per parlare di cifre e compensi: “No, ci sono dei contratti. Non ci sono gli imprenditori sfruttatori. Molto semplicemente: se tu prendi 600 euro per stare a casa a guardare la televisione e ti offrono 600 euro per andare a fare il cameriere, la soluzione la lascio intuire”. Insomma il problema è il reddito di cittadinanza che ha cifre troppo alte rispetto alle proposte degli imprenditori? La risposta sembra essere questa analizzando le parole del segretario della Lega.
Parole che, di fatto, legittimano l’esistenza di compensi bassi offerti a chi risponde a un offerta di lavoro. Anche stagionale. Il leader della Lega ha parlato di calo di manodopera dovuta al reddito di cittadinanza (che ricordiamo essere una misura targata Movimento 5 Stelle, ma sostenuta, votata e approvata anche dal Carroccio durante il governo Conte-1).
La miglior risposta a questa propaganda è arrivata nei giorni scorsi da Sammontana e da quella valanga di candidature arrivate poco dopo l’annuncio della ricerca di 300 lavoratori stagionali.
Ma anche dall’Istituto Alberghiero di Roma che ha sottolineato come molti giovani siano stati costretti a lasciare l’Italia per via delle bassissime retribuzioni offerte dal mercato ristorativo italiano.
Evidentemente, il lavoro (quello degli altri, ovviamente) merita stipendi bassissimi.
(da NextQuotidiano)
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Giugno 8th, 2021 Riccardo Fucile
IL SUO IMPEGNO PER RENDERE PIU’ VIVIBILE IL QUARTIERE TOR BELLA MONICA NON PIACE AI MAFIOSI
Aggredita e minacciata da alcuni esponenti del clan Moccia.
La vittima è Tiziana Ronzio, fondatrice dell‘associazione TorPiùBella e premiata nel 2019 Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica dal presidente Sergio Mattarella.
A denunciare l’aggressione è stata la stessa associazione tramite la pagina Facebook ufficiale. “Non si tratta di un atto isolato – si legge nel post – ma solo dell’ultimo episodio di una serie di atti intimidatori che ormai da mesi colpiscono Tiziana e chi le sta intorno. Provocazioni, minacce di morte ed intimidazioni nel palazzo e fuori di esso si susseguono ininterrottamente, anche in presenza dei carabinieri che prontamente rispondono alle nostre chiamate. Tutti questi atti sono stati documentati e portati all’attenzione delle istituzioni preposte ma ciononostante la situazione non appare migliorare”.
L’associazione TorPiùBella è nata circa sei anni fa dall’idea di Tiziana Ronzio e un gruppo di residenti del quartiere Tor Bella Monaca di Roma.
Nel corso degli anni l’associazione si è ampliata, attirando numerosi cittadini che hanno voluto dare il proprio contributo per l’organizzazione di attività finalizzate a rigenerare il quartiere e renderlo più vivibile. “Quando abbiamo fondato Tor Più Bella – prosegue il post pubblicato dall’Associazione – l’idea che guidava il nostro agire era riconnettere le persone nella riscoperta del proprio quartiere. Tutto il quartiere è casa per chi lo abita”.
(da agenzie)
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Giugno 8th, 2021 Riccardo Fucile
L’EX CAPO MILITARE SERBO BOSNIACO E’ COLPEVOLE DEL GENOCIDIO DI SREBRENICA E ALTRI CRIMINI CONTRO L’UMANITA’… IL CRIMINALE, DIVENTATO UN MITO PER I SUPREMATISTI, MORIRA’ IN GALERA
Ventisei anni dopo il massacro di Srebrenica – in cui le truppe serbo bosniache trucidarono oltre 8.000 musulmani bosniaci – i giudici dell’Aja confermano la condanna all’ergastolo per genocidio e crimini contro l’umanità a carico di Ratko Mladic, ex capo militare serbo bosniaco noto come “il macellaio di Bosnia”. La sentenza è definitiva, senza ulteriori possibilità di ricorsi.
Nel 2017 l’ex capo militare, oggi 78enne, era stato condannato all’ergastolo in primo grado per il genocidio di Srebrenica – il peggior massacro sul suolo europeo dalla Seconda guerra mondiale, perpetrato davanti agli occhi dei soldati olandesi della missione Onu – e per altri crimini commessi durante la guerra in Bosnia tra il 1992 e il 1995, inclusi persecuzione e sterminio.
Sotto la sua guida fu consumato l’assedio di Sarajevo – il più lungo nella storia bellica della fine del XX secolo – in cui morirono circa 10mila persone.
Su 11 capi d’accusa, i giudici lo hanno ritenuto colpevole di 10, assolvendolo da una seconda accusa di genocidio legata a una campagna per cacciare i non serbi da diverse città all’inizio della guerra. I pm hanno impugnato l’assoluzione, ma oggi la giuria dell’Aia ha respinto anche il loro ricorso, oltre a quello in appello di Mladic.
Anche l’ex leader politico di Mladic, Radovan Karadzic, era stato condannato per gli stessi crimini e sta scontando l’ergastolo.
Mladic era presente in aula e ha seguito con le cuffie della traduzione la lettura del lungo dispositivo della sentenza. In giacca scura e cravatta azzurra, affiancato da due agenti della sicurezza, l’ex generale è apparso in condizioni di salute discrete, accigliato e perplesso per tutte le accuse confermate a suo carico.
Ad ascoltare il verdetto in aula c’erano anche le vedove e le madri delle vittime. La giuria – composta da cinque giudici – era guidata dalla presidente dello Zambia, Prisca Matimba Nyambe. La sentenza nel processo d’appello chiude quasi tutti i procedimenti delle Nazioni Unite per i crimini commessi in una guerra che ha ucciso più di 100.000 persone e ha lasciato milioni di sfollati.
In Bosnia-Erzegovina era grande l’attesa per la sentenza. Tutti nella Federazione croato-musulmana, a cominciare dai parenti delle vittime, si aspettavano una conferma del carcere a vita per l’ex generale. Allo stesso tempo, resta l’amarezza per il fatto che ci siano voluti 26 anni perché, almeno nel suo caso, sia stata fatta giustizia.
La sentenza ha disatteso le speranze di quanti avrebbero voluto, per l’ex generale, altre condanne future per genocidio: oltre a Srebrenica, secondo l’accusa, fu genocidio in altri sei comuni della Bosnia – Foca, Vlasenica, Kljuc, Sanski Most, Kotor-Varos e Prijedor. “Tutto ciò che rientra nel concetto di genocidio – ha commentato Halida Konjo-Uzunovic, presidente dell’associazione Foca 92-95 – è stato commesso anche a Foca, o a Prijedor, e in altre città: stupri sistematici, provati grazie alle testimonianze di 16 donne coraggiose, campi di concentramento, persecuzioni, la distruzione di 17 moschee di Foca e la cancellazione di ogni traccia dell’esistenza dei bosgnacchi in questa città”.
Per questo, ha detto Konjo-Uzunovic, “ci aspettiamo che i giudici dell’Aja dicano a tutto il mondo che il genocidio è stato perpetrato, oltre che a Srebrenica, anche in altre città: solo così si può impedire che si ripeta il male che si sta preparando con la glorificazione dei criminali di guerra e la comparsa dei loro murales in diverse città”, mentre cresce sempre di più il problema della negazione dei crimini di guerra, a cominciare dallo stesso genocidio di Srebrenica.
Mladic e la sua eredità, di fatto, dividono ancora la Bosnia.
L’ombra di Mladic e di Karadzic, in verità, si estende ben oltre i Balcani: entrambi sono stati onorati da sostenitori dell’estrema destra all’estero per le loro campagne sanguinose contro i bosniaci musulmani.
L’australiano che nel 2019 sparò contro decine di fedeli musulmani a Christchurch, in Nuova Zelanda, si ritiene si sia ispirato ai leader serbo-bosniaci dei tempi della guerra. E lo stesso vale per Anders Breivik, il suprematista bianco norvegese responsabile dell’uccisione di 77 persone nel 2011 a Oslo e Utoya, in Norvegia.
Mladic fu incriminato per la prima volta nel luglio 1995. Dopo la fine della guerra in Bosnia, si nascose per essere poi arrestato nel 2011 e consegnato al Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia dall’allora governo filo-occidentale della Serbia.
Da allora il tribunale delle Nazioni Unite ha chiuso i battenti. L’appello di Mladic e altre questioni legali lasciate dal tribunale sono state trattate dal Meccanismo internazionale residuale per i tribunali penali delle Nazioni Unite, che è ospitato nello stesso edificio dell’ormai defunta corte per l’ex Jugoslavia.
Mladic ha denunciato il tribunale, definendolo un figlio delle potenze occidentali. I suoi avvocati hanno sostenuto che era lontano da Srebrenica quando è avvenuto il massacro. Il verdetto arriva dopo 25 anni di processi presso il tribunale ad hoc delle Nazioni Unite per i crimini di guerra per l’ex Jugoslavia che ha condannato una novantina di persone.
Il procuratore delle Nazioni Unite Serge Brammertz ha sottolineato l’importanza della sentenza per le vittime che vivono quotidianamente con il trauma del conflitto degli anni ’90. “Se parli ai sopravvissuti, le madri (di Srebrenica) che hanno perso i loro mariti, i loro figli, tutto questo è evidente: le loro vite si sono davvero fermate nel giorno del genocidio”, ha detto ai giornalisti prima del verdetto.
Un verdetto che è arrivato, appunto, dopo 26 anni, trovando in Mladic un uomo anziano, in condizioni di salute comunque precarie. Solo un’ombra del generale spietato che con le sue atrocità diventò il “boia di Bosnia”.
(da agenzie)
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Giugno 4th, 2021 Riccardo Fucile
PRIMA INSULTA DUE STRANIERE POI IL RAGAZZO… ALTRO CHE DECRETO ZAN, PER QUESTA FECCIA SERVE UN BEL RICOVERO A TRAUMATOLOGIA
“Lo vedi che sei un finocchio? Pederasta de merd…”. Così è stato aggredito e insultato su un tram a Roma un ragazzo che voleva solo farsi i fatti suoi. E ha denunciato tutto sui social
Lui voleva solo andare dal parrucchiere, racconta Tommaso, ma invece si è trovato al centro di una situazione incredibile: “Salgo sul tram 3 con la musica in cuffia stavo semplicemente andando dal mio parrucchiere. Ad un certo punto, inizio a notare un po’ di agitazione intorno a me e tolgo la musica. Un uomo sulla quarantina stava insultando pesantemente due donne di origine asiatica ed un ragazzo le stava difendendo”.
A quel punto il ragazzo spiega che decide di intervenire in prima persona: “Dal razzismo, l’uomo passa all’omofobia iniziando ad insultare il ragazzo, anche con minacce esplicite di aggressione “vieni de fori, te sfonno la faccia” così decido di intervenire”.
Tommaso riprende tutto per tutelarsi, ma nonostante questo non si fermano gli insulti.
“Povera Italia – inizia ad attaccare l’uomo – tra stranieri e finocchi che gli piace prenderlo nel cu..”. L’aggressione verbale continua con altri insulti omofobi: “Lo vedi che sei un finocchio? Lo ammetti pure? Mamma mia che schifo! Non ti posso mettere neanche le mani addosso, è come mettere le mani addosso a una donna. Anzi, forse è pure peggio pederasta inc…ato di mer..! Allontanati, mi fai schifo che ciucci i ca..i”. E non solo. Si mette anche a minacciarlo: “Stai zitto, pu..anella. Pu..ana, zitto. Scommetti che ti gonfio? Sei finocchio perché non ti funziona. Che schifo che me fai, fai l’uomo o la donna?”. Tommaso nel suo post commenta così quello che gli è successo: “Ma continuiamo a dire pure che il DDL ZAN limita la libertà d’espressione, che non serve a niente, che non è una priorità e altre bugie simili. La verità è che situazioni del genere capitano ogni singolo giorno, a tutti. A me oggi, a chi non è più in vita per raccontarlo ieri e a tuo figlio domani”.
(da agenzie)
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Giugno 3rd, 2021 Riccardo Fucile
IL DRAMMA DELLA MADRE: “NON SI RENDONO CONTO DEL DANNO CHE HANNO FATTO A MIO FIGLIO”
È uscito di casa dopo tre anni per la prima volta, ma un gruppo di bulli l’ha sbefeggiato e gli ha lanciato due uova.
Siamo a Villaggio Prenestino, periferia est di Roma, per Matteo e sua madre Sara mercoledì è stata una serata da dimenticare. “Non si rendono conto del danno che hanno fatto a mio figlio” ha detto sua mamma raccontando l’accaduto, in attesa che gli autori del gesto chiedano scusa a entrambi.
Matteo è un ragazzone dagli occhi chiari e dallo sguardo intenso, è il simbolo della lotta all’autismo e testimonial di una organizzazione che porta il suo nome ‘I colori di Matteo’, fondata da mamma Sara, una donna minuta ma forte e determinata che, puntando sullo sport e sull’inclusione, vuole dimostrare come l’autismo non debba essere mai visto come un ostacolo: dal 2019 promuove progetti di sport e socialità, come ‘Diamo un calcio all’autismo’ creato in collaborazione con ASD Ponte di Nona.
Mercoledì sera, Sara e Matteo stavano percorrendo il vialetto di casa fino alla strada: “Non esce di casa da tre anni, da qualche settimana riesco però a portarlo almeno lungo la stradina di casa, arriva in fondo, controlla che la sua auto sia a posto e rientriamo in casa. Ieri sera (mercoledì sera ndr) mentre eravamo in strada è passata un’auto con a bordo tre ragazzi che appena ci hanno visto hanno iniziato a ridere. Hanno girato quattro o cinque volte e hanno lanciato qualcosa” ha raccontato Sara che all’indomani dell’accaduto è ancora molto provata.
“A questa scena mi sono messa davanti a mio figlio, come uno scudo per proteggerlo e l’ho riportato verso casa – ha aggiunto – In questo frangente, i ragazzi sono passati ancora e hanno gridato “’a obeso!” a Matteo. So che mio figlio è robusto ma loro non sanno che dietro il suo peso, purtroppo, c’è anche altro: l’autismo”.
All’indomani dell’episodio Sara è ritornata in strada e ha trovato anche un altro uovo. Quello che chiede per lei e per suo figlio è che gli autori del gesto chiedano scusa ad entrambi.
“Matteo adesso è spaventato, non ha dormito e non so se e quando sarà ancora possibile farlo uscire di casa – ha concluso mamma Sara – Non si rendono conto del danno che hanno fatto. È facile fare i bulli quando si è in gruppo, Che ne sanno di cosa sia l’autismo? Che vengano qui a scusarsi con lui e con me”.
Infine: “Sono commossa per la solidarietà che sto ricevendo, mi ha molto colpito leggere un messaggio che recitava ‘hanno toccato Matteo, hanno toccato il figlio di tutti noi’”. C’e’ un video estrapolato dalla telecamera di un palazzo che ha ripreso l’auto. Il video ora è nelle mani dei carabinieri.
(da agenzie)
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Giugno 3rd, 2021 Riccardo Fucile
INSULTI E MINACCE MENTRE SI TROVAVANO A MAZARA DEL VALLO… C’E’ UN’ITALIA DA FOGNA CHE FA BONIFICATA SENZA PIETA’, IL POSTO DI OMERTOSI E MAFIOSI E’ LA GALERA
Gli inviati di Chi l’ha visto? Francesco Paolo Del Re e Filomena Rorro sono stati pesantemente minacciati e insultati mentre si trovavano a Mazara del Vallo per indagare sulla scomparsa di Denise Pipitone. Federica Sciarelli ha trasmesso i video di quanto accaduto nel corso della puntata trasmessa mercoledì 2 giugno. La conduttrice, poi, ha commentato: “C’è Mazara e Mazara, c’è una Mazara che si sente disturbata dai giornalisti. A noi è capitato spesso”.
Gli insulti a Francesco Paolo Del Re
Francesco Paolo Del Re si era recato a Mazara Del Vallo in cerca di nuovi testimoni in grado di fare chiarezza su quanto accaduto l’1 settembre 2004, giorno della scomparsa Denise Pipitone, la figlia di circa 4 anni di Piera Maggio. Mentre tentava di realizzare un servizio per la trasmissione di Rai3 Chi l’ha visto?, un uomo si è scagliato contro di lui e, alzando la voce, ha inveito: “Testa di ca**o, vattene. Avete scassato il ca**o, pezzi di mer**. Cog**one. Via, stron**, vi stacco la testa. Pezzi di mer**. Mer**, siete mer**. Pezzi di mer**”. Sia l’inviato che il cameraman si sono allontanati. Federica Sciarelli non ha nascosto la sua amarezza per l’accaduto:
“C’è una parte che non è stata registrata, che è ancora più brutta. Non è una bella scena. L’operatore ha detto: ‘Guardate, io qui non ci vengo più’. Ma sono poche persone. C’è anche una parte della città che vuole la verità e si interroga. Noi abbiamo visto delle fiaccolate, c’è una città partecipe”.
Le minacce a Filomena Rorro
Filomena Rorro ha tentato di intervistare Claudio Corona, fratello di Anna, per chiedergli conto delle persone che sostengono che a Mazara Del Vallo ci sia una sorta di timore nei confronti della loro famiglia. L’uomo si è difeso: “La famiglia Corona è estranea a tutto ciò che state dicendo. Non hanno motivo di avere paura della famiglia Corona. I legali risponderanno alle domande”.
Rorro, allora, ha tentato di parlare con Anna Corona. La donna ha chiesto alla giornalista di attenderla sotto la sua abitazione. Mentre si trovava sotto casa di Anna Corona, Rorro è stata minacciata. Nel servizio andato in onda, si sente una voce che dice: “Vi stiamo guardando perché prima o dopo fate una brutta fine”. Insomma, c’è ancora chi spera che la verità sulla piccola Denise Pipitone non venga a galla, ma – come già precisato da Federica Sciarelli – la maggior parte degli abitanti di Mazara Del Vallo è al fianco di Piera Maggio.
(da agenzie)
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Maggio 30th, 2021 Riccardo Fucile
“PER FORTUNA LA BOTTIGLIA GLI E’ CADUTA DI MANO, MI E’ ARRIVATO SOLO IL PUGNO”
“Le botte in testa le sento ancora. Sento ancora il rumore del pugno che arriva alle ossa. È come se tutto continuasse a vibrare”, così spiega S. – una ragazza lgbt di 29 anni di Torino.
È stata aggredita sabato nella strada della movida palermitana. In via Maqueda, all’altezza di via delle Università, poco dopo i Quattro canti. Una violenza mirata: “Voleva sfregiarmi il volto, l’ha detto e l’ha fatto: per fortuna la bottiglia gli è caduta di mano e mi è arrivato solo il pugno”, racconta lei.
S. è in vacanza per una settimana in Sicilia con la compagna e altri due amici. Prima tappa Palermo: “Per andare in un posto bello e col cibo fantastico”.
Ma i primi segnali ci sono stati quasi subito.
Sì. Siamo arrivati ieri. Eravamo a pranzo alla Vuccirìa e stavamo scambiando soltanto gesti affettuosi, più persone c’hanno approcciato per chiederci di smettere. Prima una signora e poi altre persone. Ma pensavamo sarebbe finita lì.
E invece ci sono stati i pugni. Com’è successo?
Stavamo camminando normalmente, quando abbiamo incontrato questo gruppo di ragazzi, 3 o 4 ragazzi tutti più o meno alti come me che sono 1 e 80. Erano assieme a un altro gruppetto di ragazze, 3 o 4 anche loro. Prima c’hanno insultato, noi abbiamo risposto dicendo che eravamo liberi di fare quel che ci pareva. Sono andati via, ma sono tornati.
Avevano delle bottiglie in mano?
Sì, c’hanno lanciato delle bottiglie. Con una, uno di loro voleva sfregiarmi il volto: lo diceva, ma gli è sfuggita di mano. Mi hanno sferrato tre pugni fortissimi in faccia, poi un altro sulla tempia e sono caduta a terra. A questo punto mi sono messo in posizione di difesa e gridavo loro di fermarsi. Hanno continuato finché gli è sembrato di avere fatto abbastanza e se ne sono andati.
Nessuno li ha fermati
No, le ragazze che erano con loro sono rimaste un po’ ai margini di tutto e chiedevano loro di smettere, questo sì.
Nient’altro
No, abbiamo chiamato la polizia, è arrivata anche un’ambulanza e mi hanno portata in ospedale. Mi hanno fatto tutti controlli. Adesso ho la faccia piena di lividi, un occhio completamente nero. Facile riconoscermi a questo punto. (Si ferma, prende fiato, e continua) Non posso negare di avere avuto voglia di andarmene dalla città, non è Palermo il problema, lo è un Paese misogino e omotransfobico, ma di certo ho avuto voglia di andarmene, l’abbiamo avuta tutte.
E siete andate via?
Sì ma era già programmato: adesso siamo al mare, sempre in Sicilia, e spero di potermi distrarre un po’. Ma certamente sono molto scossa e frastornata. Non mi era mai capitata una cosa come questa e non credevo sarebbe capitata a Palermo. Di certo mi ha fatto piacere anche la solidarietà che ho ricevuto dopo, quella pure del sindaco. E poi un sacco di pasticcini in più.
Che pasticcini?
Abbiamo affittato una casa al mare e la nostra ospite c’ha riempiti di dolci dopo aver saputo cosa è successo. Questo di certo fa piacere.
Il Ddl Zan ti avrebbe protetta
Non saprei dirlo. So che il Ddl Zan è un punto di partenza, che è necessario parlarne, comunicare, educare, per non arrivare alla violenza.
Verrai più a Palermo, magari al Pride
So che è molto bello e molto partecipato, sono certa che la città è molto altro rispetto a quel che è successo ma in questo momento non saprei dirlo, non posso negare di essere rimasta molto turbata. Ho ancora i segni addosso, sento ancora tutto vibrare.
(da agenzie)
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Maggio 30th, 2021 Riccardo Fucile
IN MIGLIAIA IN PIAZZA A SAN PAOLO, RIO E BRASILIA: CHIEDONO L’IMPEACHMENT PER IL PRESIDENTE E UN ACCESSO AI VACCINI
Si tratta della più grande protesta dall’inizio della crisi legata al Covid-19 quella che ha coinvolto decine di migliaia di brasiliani che sono scesi in piazza per esprimere la propria frustrazione contro la gestione della pandemia di coronavirus da parte del presidente Jair Bolsonaro
Migliaia hanno manifestato a San Paolo, Rio de Janeiro e Brasilia, e hanno chiesto l’impeachment per il presidente e un accesso migliore ai vaccini. Il Brasile sta affrontando la terza ondata di Covid-19 con 79.670 nuovi casi e 2.012 decessi registrati sabato.
Dall’inizio della pandemia in Brasile sono morte oltre 460mila persone a causa del coronavirus e si sono registrati più di 16 milioni di contagi
Soltanto il 9,4% dei 210 milioni di brasiliani, circa 19 milioni, sono stati vaccinati.
Bolsonaro ha più volte minimizzato la pandemia, definita addirittura una “leggera influenza” e ha sabotato gli sforzi per il distanziamento sociale e i lockdown, definendo i governatori che hanno deciso di imporre restrizioni come “dittatori”
Il Senato brasiliano sta conducendo un’indagine sul presidente e sulla gestione della pandemia.
(da Globalis)
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