Dicembre 21st, 2018 Riccardo Fucile
IL POPOLO UNGHERESE PROTESTA CONTRO LE 400 ORE DI STRAORDINARIO OBBLIGATORIO VOLUTO DALLA MARIONETTA SOVRANISTA AL SOLDO DELLA FINANZA
Prima cacciare i migranti in nome del ‘popolo’, poi sfruttare il ‘popolo’ nel nome del potere.
Il giochetto sovranista comincia a essere smascherato: il primo ministro ungherese Viktor Orban ha descritto l’ondata di proteste contro il suo governo, destinata a continuare anche questa sera a Budapest, come «urla isteriche»
Le dimostrazioni a livello nazionale sono iniziate la scorsa settimana in seguito all’approvazione di una legge che ha aumentato il volume del lavoro straordinario da
250 a 400 ore all’anno, soprannominata ‘legge sugli schiavi’.
La legge introduce di fattro la settimana lavorativa di sei giorni.
Non solo: gli staordinari verranno pagati dilazionandolo in tre annni.
Le proteste hanno anche attaccato i modi autocratici di Orban, che dal 2010, quando ha preso il potere, lo hanno aiutato a rafforzare il suo controllo sull’economia, i media e persino la magistratura.
Ormai l’Ungheria è un regime sovranista guidata da un affarista che agisce per conto dei poteri forti.
(da agenzie)
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Novembre 23rd, 2018 Riccardo Fucile
PRIMA I COGLIONI DEVONO VOTARLI, POI CAMBIANO I CONTI E VI TOLGONO QUELLO CHE HANNO PROMESSO
Sfila via dall’aula poco prima di Giuseppe Conte, il ministro Giovanni Tria, e lascia cadere una battuta enigmatica – «le novità ci saranno quando ci sarà la trattativa» – che si iscrive nella foto della mano tesa che il governo vuole consegnare a Bruxelles per aprire un tavolo di confronto.
Una di queste novità sarebbe quella di manifestare la disponibilità a procedere in estate con una manovra correttiva se le circostanze lo rendessero necessario: ma solo dopo le Europee e chiedendo a Bruxelles di dilatare da tre a sei mesi – e calcolandoli da gennaio – i tempi di verifica della situazione previsti dal complicato processo della procedura di infrazione verso un paese che non rispetta i patti.
Tanto che Conte intende negoziare la procedura di infrazione con «tempi di attuazione molto distesi», come chiarisce alla Camera.
«Questo tempo ci servirà per consentire alla manovra economica di produrre i suoi effetti sulla crescita e grazie a questo di ridurre il debito pubblico». Poi si vedrà .
Il governo vuole provare a usare il primo semestre come laboratorio, puntando sul volano degli investimenti sbloccati in questi giorni.
Per placare le ire di Bruxelles, al Tesoro pare stiano studiando varie formule, come lo slittamento ad aprile di reddito di cittadinanza e pensioni: che farebbe ridurre di per sè il deficit al 2,1% lasciando immutata la cifra del 2,4 sulla carta per mantenere il punto almeno formalmente.
(da agenzie)
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Dicembre 9th, 2017 Riccardo Fucile
“PASSIAMO ALLA SINISTRA VERA” COMUNICA DALLA VACANZA A CUBA
L’illuminazione è arrivata sotto il sole di Cuba dopo aver guidato una moto con sidecar della «rivoluzione», ammirato il ritratto ufficiale di Ernesto Guevara e soprattutto aver letto il discorso integrale di Pietro Grasso che ha consacrato il presidente del Senato alla guida di Liberi e uguali.
Allora Daniele Lorenzini, 63 anni, medico di famiglia e sindaco di Rignano sull’Arno, dalla vacanza caraibica che lo porterà anche in Messico, ha chiamato la sua giunta (vicesindaco ex Pd e due assessori della lista civica) e insieme hanno deciso di passare alla «sinistra, quella vera».
E anche il gruppo consiliare di maggioranza, otto consiglieri in tutto, sta pensando di aderire a Liberi e uguali.-
Adesso nel paese di Matteo e Tiziano Renzi i detrattori (pochi per la verità ) dicono che Lorenzini è un Maramaldo politico che rischia di uccidere un partito moribondo, il Pd appunto.
Che proprio lui, ex lista Dini, poi Ds e fondatore dei democratici insieme a babbo Renzi, aveva clamorosamente battuto di venti punti (50% contro 30%) alle amministrative dell’11 giugno dopo aver detto di no «agli assurdi diktat» del partito renziano.
«Macchè Maramaldo, il Pd è sempre vivo – risponde il sindaco –. Il problema è che si è perso in beghe politiche e non ha più seguito i suoi elettori».
Adesso si candiderà in Parlamento con Grasso
«No. Mi bastano i marciapiedi di Rignano. Quelli di Roma sono troppi».
Nella Rignano di Renzi sono sotto choc…
«Macchè se lo aspettavano tutti. A metà febbraio il Pd mi aveva candidato come sindaco, poi mi ha sfiduciato perchè chiedevo di guardare di più alla società civile e meno alla politica e di allargare la coalizione a sinistra».
Intanto il collegio elettorale di Rignano, tra le proteste della sinistra, passa da Livorno a Firenze. Una maggiore affinità geografica ed economica, dice il Pd. Che ne pensa
«In realtà per la Camera noi finiamo a Empoli, città con la quale non abbiamo alcuna analogia e dove, guarda caso, si giocano la candidatura almeno tre big del Pd tra i quali il ministro Luca Lotti, il parlamentare David Ermini e il segretario regionale Dario Parrini. La solita vecchia politica che ho sempre rifiutato».
E lei invece che politica farà insieme al presidente Grasso?
«Quella che ho sempre fatto: stare tra la gente, ascoltarla e cercare di risolvere i problemi degli ultimi. Che poi è lo stesso impegno civico che ho ritrovato nelle idee e nelle parole di Pietro Grasso».
(da “il Corriere della Sera”)
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Novembre 24th, 2017 Riccardo Fucile
“NON SIAMO MATTI, CON RENZI NON CONDIVIDIAMO NULLA”
Basta appelli all’unità , basta con questo “negoziato surreale”, “sarebbe stata necessaria una svolta radicale”, non “pannicelli caldi”, che “ci hanno proposto a parole mentre ce le negavano nei fatti in Parlamento”.
Ora Pd “rimarrà schiacciato dal voto utile” che polarizzerà il voto nella scelta fra M5S e centrodestra.
Quanto a Mdp “non siamo dei matti” e quando, dopo il voto, non ci sarà una maggioranza capace di sostenere un governo, “noi ci saremo”.
Il leader “lo decideremo al momento opportuno”. Potrebbe essere Piero Grasso, che “sarebbe un valore aggiunto straordinario. È una delle personalità più stimate del Paese”.
In un’intervista al Corriere della Sera Massimo D’Alema sigilla la porta di Mdp dai tentativi di ricucire la tela del centrosinistra di Piero Fassino: “mi stupisco che una persona seria come Piero si sia prestata a un’operazione priva di senso”.
L’ex premier respinge la retorica del centrosinistra che “perde perchè è diviso”, perchè in realtà “il Pd si è separato da una parte del suo popolo, e non c’è nessuna coalizione che possa porvi rimedio. Il centrosinistra unito ha perso ovunque”.
Prova ad allontanare questioni di rancore personale nei confronti di Renzi – “una sciocchezza” – spostando il tiro sulle “scelte politiche del Pd a guida renziana”.
“Io ho lavorato fianco a fianco con persone che mi stavano antipatiche. Non si può dividere la sinistra per questioni personali. Se noi abbiamo deciso di dar vita a una nuova esperienza politica, ci sono ragioni profonde. Abbiamo un’idea del tutto diversa del Paese, del partito, della democrazia”.
Ognun per sè, con rispetto, aggiunge D’Alema.
“Se siamo irrilevanti, non vedo perchè dobbiamo essere tormentati in questo modo, come se dipendesse da noi il futuro dell’umanità “. […] “Evitiamo che la campagna elettorale sia dominata da una polemica tra di noi. Finiamola con questo tormentone, questo assillo dell’appello unitario; perchè così si creano le premesse per le recriminazioni successive. […] Non siamo dei matti, vogliamo riaprire una prospettiva di governo del Paese, ricostruire un centrosinistra autentico. Se avremo una forza consistente, costringeremo il Pd a dialogare con noi. E daremo maggior forza a quelli che dentro quel partito dicono che bisogna cambiare strada. Ce ne sono tanti”.
D’Alema ricorda il no del Pd “con arroganza e cecità politica” sulla legge elettorale, ad esempio alla proposta sul voto disgiunto.
L’effetto è il Rosatellum, “una legge mostruosa, pasticciata, confusa”.
“Il Pd l’ha voluta pensando che il voto utile ci avrebbe schiacciato; poi in Sicilia hanno visto che il voto utile schiaccia loro. Sono rimasti imprigionati nella trappola che avevano preparato per noi. Mi chiedo che gruppo dirigente sia questo: dovrebbero essere gli eredi, oltre che di nobili tradizioni, di una certa professionalità politica. Ma se il bipolarismo diventa tra 5 Stelle e il centrodestra, la cui riunificazione è stata favorita da questa legge scritta dal Pd sotto dettatura di Forza Italia, allora chi non vuole Berlusconi voterà Grillo, e chi non vuole Grillo voterà Berlusconi”
Riunire il centrosinistra sarebbe “una dinamica suicida”.
Per quanto riguarda Giuliano Pisapia, dice D’Alema, “mi pare un uomo tormentato, incerto”.
Per quanto riguarda Matteo Renzi, spiega ancora l’ex premier, “ci divide tutto: la politica economica, estera, istituzionale. Anche il populismo”.
E aggiunge:
“Ho provato una stretta al cuore nel vedere Renzi alla corte di Macron, mentre la Francia colonizza il nostro sistema economico, scala Telecom, fa incetta di marchi; e appena noi tentiamo una mossa in casa sua, nazionalizza i cantieri navali. Io sono un federalista europeo convinto, come Ciampi, Prodi e la Bonino. Renzi ha una visione dell’Europa intergovernativa, rivendicativa, da pugni sul tavolo. È all’opposto”.
Alla fine, però “tutti sanno” che non ci sarà una maggioranza in grado di governare da sola, prevede D’Alema.
“La prospettiva per il dopo-voto è di una forte centralità del Parlamento. E noi ci saremo”.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 22nd, 2017 Riccardo Fucile
“IL 3 DICEMBRE LANCEREMO LA NOSTRA LISTA UNITARIA PER L’ALTERNATIVA, IL NOSTRO LEADER SARA’ GRASSO”
“Non abbiamo dato una disponibilità a una trattativa in quanto le differenze sono su temi di fondo sulla vita delle persone. Mi riferisco in particolare al lavoro, alla sanità universale e al no a una compagna elettorale su meno tasse per tutti”. Lo dice Maria Cecilia Guerra, capogruppo Mdp, al termine dell’incontro con la delegazione Dem.
“Il tempo è scaduto, non ci sono margini per nessuna intesa”, aggiunge Giulio Marcon di Sì-Possibile. “Il 3 dicembre – spiega – lanceremo la nostra lista unitaria per l’alternativa: ci sarà Grasso, il nostro candidato e leader”.
Con Mdp-Si-Possibile “c’è stato un confronto programmatico vero. Ma ci rispondono che non sussistono le condizioni politiche” per trattare.
“Non posso che esprimere rammarico: non capisco perchè ci si debba precludere il confronto ma come noto i matrimoni per farli bisogna essere in due e prendiamo atto della indisponibilità . Continueremo con le altre forze con cui abbiamo interloquito”. Lo dice Piero Fassino al termine dell’incontro. “Non c’è mai un tempo limite” per trattare, nota Maurizio Martina.
A proposito dell’investitura di Grasso come leader del nuovo soggetto politico della sinistra, il portavoce del presidente del Senato afferma: “Come già ribadito in altre occasioni il presidente Grasso non ha sciolto alcuna riserva in merito al suo futuro. Notizie e dichiarazioni in un senso o nell’altro vanno lette come auspici dei singoli e non interpretano il suo pensiero e le sue decisioni. Quando queste saranno prese sarà lui stesso a comunicarlo”.
(da “Huffingtonpost“)
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Novembre 13th, 2017 Riccardo Fucile
40% A MDP, 40% A SINISTRA ITALIANA, 20% A POSSIBILE
Un articolo sul Fatto Quotidiano firmato da Luciano Cerasa racconta oggi che in vista dell’assemblea del 2 dicembre Sinistra Italiana, MDP e Possibile si sono accordati sul metodo di composizione delle liste per quote.
Per questo sarebbero in rivolta Tomaso Montanari e Anna Falcone:
MDP annuncerà a breve un regolamento dell’assemblea costitutiva fissata per il due dicembre, che dovrebbe tracciare anche l’itinerario per la spartizione delle poltrone.
Ma le indicazioni che stanno arrivando ai territori da Roma sono ben distanti dall’idea di un’area civica che tenga dentro i partiti e che cerchi di recuperare anche gli astenuti, sul modello spagnolo. A decidere i nomi dei candidati a quanto pare saranno le assemblee provinciali.
Di fatto la partecipazione è libera e aperta a tutti gli elettori, ma gli incontri saranno organizzati e diretti dai partiti. Più o meno l’idea di Bersani, Fratoianni e Civati è questa: convocazione, palco presidiato, dibattito e poi la presidenza propone una lista di nomi, bloccata e sostanzialmente pro-quota.
Grosso modo 40% a Mdp, 40 a Sinistra italiana e 20 a Possibile. E la partecipazione dal basso che non dà più il controllo alle segreterie va a farsi benedire.
Con i Rosatellum finirebbe allo stesso modo nella scelta dei parlamentari dei vari schieramenti: nominati saranno di qua e nominati saranno di là
Nell’area civica riunitasi al Brancaccio serpeggia un fortissimo malumore e si ragiona se starci o mollare la spugna.
Il mondo più “radical” vorrebbe sentirsi dire che ci sarà un rinnovamento vero delle liste. Se si cambia rotta i capitani non possono essere sempre gli stessi, si ragiona, il popolo del referendum era molto più ampio e non lo richiami alle urne con un’assemblea di partitini. Anche l’indicazione di Pietro Grasso a guida politica in pectore non è giudicata la scelta migliore.
Prima di tutto nel metodo: l’assemblea incoronerà un leader, non lo sceglierà tra una rosa di candidature. E poi, si recrimina, se l’idea è di confrontarsi solo con il Pd si può capire, ma se si vuole competere con i Cinque Stelle è evidente che Grasso è un pezzo del sistema, una candidatura fatta per prendere i voti dei sessantenni scontenti di Renzi, non per mobilitare il popolo del No al referendum composto in gran parte da giovani. Proprio un altro progetto, che potrebbe seminare scontenti e indifferenti.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 11th, 2017 Riccardo Fucile
I SONDAGGISTI: “MOLTO DIPENDERA’ DAL TIPO DI CAMPAGNA ELETTORALE CHE AVREMO E DALL’APPELLO DEL PD AL VOTO UTILE”
Una nuova creatura a sinistra guidata dal presidente del Senato Pietro Grasso potrebbe arrivare fino al 10% al voto, dicono i sondaggisti oggi a La Stampa che ne parla in un articolo a firma di Andrea Carugati:
Tra i sondaggisti il nuovo soggetto di sinistra non è stato ancora ufficialmente testato. «Finora abbiamo raccolto la somma delle varie sigle, da Mdp a Sinistra italiana e sono intorno al 6,5%», spiega Fabrizio Masia di Emg.
«A nostro avviso il potenziale è tra il 9 e il 10%, ma non è un risultato scontato. Molto dipenderà dal tipo di campagna che avremo e dall’appello del Pd al voto utile».
Concorda il presidente di Ixè Roberto Weber: «Per noi si collocano tra il 6 e il 10%. Circa la metà dei voti arriveranno dalla ex sinistra radicale, altrettanti da elettori delusi dal Pd».
Secondo Weber, «la figura di Grasso non ha un potenziale elettorale in sè. Per la sinistra è indispensabile la figura di un federatore che trasmetta simbolicamente l’idea di unità ». Diverso il tema dei collegi delle regioni rosse.
Secondo Masia e Weber la divisione tra Pd e sinistra potrebbe far perdere ai dem tra 20 e 30 collegi.
«Quelli dove il vantaggio Pd è meno sensibile», dice Masia.
Weber annota che, «come è avvenuto in Sicilia con i voti al candidato grillino Cancelleri superiori a quelli della lista, il voto in uscita dal Pd si sta orientando più verso il M5S che verso la sinistra. I grillini vengono percepiti dagli elettori dem delusi come un più solido argine contro Berlusconi. Un argomento destinato a pesare soprattutto in Emilia e Toscana».
Si parla ovviamente di un soggetto unitario, con Pisapia, che permetterebbe di raddoppiare le percentuali che oggi sono indicate come appannaggio della sinistra da Nando Pagnoncelli nella rilevazione del Corriere.
Una percentuale che potrebbe far cambiare i risultati della corsa nei collegi uninominali:
Una preoccupazione, quella per i collegi a rischio, che continua ad animare la discussione dentro il Pd.
Le minoranze di Andrea Orlando, Gianni Cuperlo e Cesare Damiano hanno preparato un ordine del giorno per i gruppi Pd (che si potrà anche trasformare in un documento per la direzione) in cui si ribadisce la richiesta di costruire una coalizione anche con Mdp.
E per farlo si propone di «riaprire un confronto sulla disciplina dei licenziamenti disciplinari e collettivi», quando arriveranno in Aula (tra una decina di giorni) le proposte di legge delle sinistre sul ripristino dell’articolo 18.
(da agenzie)
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Novembre 10th, 2017 Riccardo Fucile
PRESENTATO DA OLIVIERO TOSCANI ALLO STATO MAGGIORE DI MDP, NON E’ PIACIUTO
Ha suscitato viva ilarità ieri la proposta di Oliviero Toscani allo stato maggiore di MDP. Il fotografo, uno dei creativi più celebrati del mondo, in collegamento via Skype con via Zanardelli ha suggerito un logo e un nome per il nuovo raggruppamento di sinistra che si presenterà alle prossime elezioni politiche.
Racconta Goffredo De Marchis su Repubblica che però l’assemblea non l’ha presa bene:
Il fotografo si propone per dare un’identità grafica al nuovo soggetto che deve riunire sotto lo stesso tetto Bersani, D’Alema, Pisapia e ora Grasso. «Sono amico di Pisapia da decenni. Ho curato la campagna per Bersani quando diventò presidente dell’Emilia Romagna. Il simbolo ve lo disegno io».
Agli inizi di ottobre l’entusiasmo di Toscani si traduce in un marchio. Chiama i dirigenti di Mpd e dice: «Sono pronto».
Arrivano in sede il coordinatore Roberto Speranza, i capigruppo Giuseppe Laforgia e Maria Cecilia Guerra, Arturo Scotto. Ci sono anche i comunicatori del movimento bersaniano.
Saluti e convenevoli via Internet poi il Maestro svela la sua creatura. Avvicina un cartoncino alla telecamera e a Roma appare il logo che dovrebbe andare sulle bandiere, sui gadget, sui manifesti e in tv per la campagna elettorale.
Il simbolo al quale affidare, auspicabilmente, le speranze di qualche milione di italiani. Sono tre lettere rosso scuro in un tondo a formare un’unica parola: MAX.
A Via Zanardelli cala un silenzio tombale.
Tutti pensano immediatamente la stessa cosa: Max è il diminuitivo usato per chiamare D’Alema (nome di battesimo Massimo). D’Alema è croce e delizia della sinistra. Ancora amato da alcuni, ma da altri, a cominciare dagli ex compagni del Pd, indicato come l’uomo nero dell’area progressista. Toscani sta provocando? Toscani ha organizzato la trollata più clamorosa dell’anno?
Qualcuno obietta: «Oliviero scusaci. È bellissimo, ma così sembra il partito personale di D’Alema».
Stavolta è il fotografo a rimanere qualche secondo in bambola: «Non ci avevo pensato. Ma chissenefrega. Voi capite qual è il messaggio? Significa “noi diamo il massimo per i lavoratori, il massimo per la sanità , per i precari, per i pensionati, il massimo per i disoccupati. Con un linguaggio diverso, mandiamo un segnale alle classi più deboli: c’è un partito che farà il massimo per voi».
Insomma, Toscani ha proposto la nascita dei Maxisti, e pazienza se persino D’Alema ha detto che «Mi pare un tantino esagerato, diciamo».
(da agenzie)
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Ottobre 28th, 2017 Riccardo Fucile
E IN SICILIA IL 26% DEGLI ELETTORI NON SA NEANCHE CHE SI VOTA PER LE REGIONALI
Euromedia research ha fatto un’analisi sulla situazione a sinistra del Partito democratico.
Secondo il report, le forze politiche che fanno riferimento a Mdp, Campo Progressista, Sinistra italiana e Possibile raggiungono a ottobre 2017circa l’8 per cento. Rispettivamente: Mdp al 2,9 per cento, Sinistra italiana al 2,5%, Campo progressista all’1,5 per cento e Possibile allo 0,8%.
Per quanto riguarda l’ipotesi di leader, il gradimento tra gli elettori di sinistra premia Pier Luigi Bersani (27,5% delle preferenze).
Poi a seguire: Giuseppe Civati (25,9%); Anna Falcone (13,8%); Nicola Fratoianni (10,2%); Giuliano Pisapia (8,6%); Tommaso Montanari (5,2%).
In coda Massimo D’Alema (3,5%) e Roberto Speranza (1,8%).
Per quanto riguarda invece l’appuntamento elettorale delle Regionali in Sicilia, secondo un sondaggio dell’Istituto Demopolis, il 26% dei siciliani non sa che il 5 novembre si voterà per il presidente e per il rinnovo dell’ARS.
“A circa 10 giorni dall’apertura delle urne — spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento — oltre un quarto dei cittadini siciliani non è ancora a conoscenza dell’appuntamento elettorale. È un dato che, accanto alla progressiva disaffezione dei cittadini nella politica regionale, pesa in modo significativo sulla partecipazione al voto”.
Secondo l’ultimo Barometro Politico dell’Istituto Demopolis per il programma Otto e Mezzo, la fiducia dei siciliani nell’istituzione “Regione” è crollata dal 33% del 2006 al 12% di oggi: un valore più basso di quasi 20 punti rispetto alla media nazionale.
(da agenzie)
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