Dicembre 3rd, 2020 Riccardo Fucile
L’EX PRESIDENTE FRANCESE, MORTO DI COVID, ERA UN CONSERVATORE, MA ANCHE UN EUROPEISTA
Il 27 maggio 1974 i francesi, allora popolo giovane, 50 per cento sotto i trent’anni, videro un quarantenne con “passo felino e occhio da rapace” (scrisse il Figaro) attraversare a piedi Parigi per arrivare all’Eliseo.
Valèry Giscard d’Estaing era appena stato eletto presidente, con 400 mila voti di scarto su Franà§ois Mitterrand (50,8 cento) ed apriva una stagione nuova nella rappresentazione stessa della politica.
Dopo i venticinque anni dominati dalla figura di paterna e pedagogica di De Gaulle, la breve parentesi di Pompidou deceduto per malattia prima della fine del mandato, mentre l’onda del 68 ancora muoveva aspettative di ogni genere, Giscard rappresentava un’alternativa di destra al gollismo, tecnocratica, competente, riformista in politica ed economia, ma radicale nell’idea di società .
L’inizio di settennato fu “abbagliante”, come scrive oggi Le Point: la semplicità di quell’uomo a piedi nelle vie di Parigi era un taglio netto con la monumentalità del generale e del suo successore Pompidou che alla notizia della morte di De Gaulle aveva pomposamente dichiarato per sempre “vedova” la Francia.
Giscard segnò innanzitutto una rottura con quella retorica, pur dichiarandosene figlio, rivendicando la Resistenza contro il nazismo e, benchè giovanissimo, la partecipazione alla liberazione di Parigi nel 1944 (anche se da sinistra ci fu qualche polemica sul suo reale coinvolgimento).
Ma era il rappresentante della “sociètè liberale avancèe”, di una destra moderna che non aveva bisogno di sdoganare il passato perchè la lotta al nazismo era la sua storia, non doveva occhieggiare ai collaborazionisti o ai nostalgici del colonialismo perchè a questi ci pensava dal suo ghetto Jean-Marie Le Pen.
Era – in poche parole – quella destra liberale, laica, radicale, riformista che l’Italia non ha mai avuto se non in una minoranza testimoniale. E che sapeva parlare alla sinistra senza complessi, come nell’ultimo faccia a faccia televisivo, quando Giscard si rivolse all’avversario con una battuta rimasta famosa: “Lei monsieur Mitterrand non ha il monopolio del cuore”.
Con Giscard la maggiore età si abbassa a 18anni, le riforme civili si compiono con la legge per l’aborto, nel divorzio il ruolo tra uomo e donna diventa paritario, si riforma il sistema carcerario, salta il monopolio dell’azienda della radio e della televisione di stato.
Ma gli anni Giscard furono anche un rottura nel costume, è stato il primo a mostrare la sua vita privata, mai si era visto un presidente sciare in montagna o in pubblico con un maglione a girocollo e i pantaloni di velluto.
Da ministro si era già fatto intervistare a torso nudo negli spogliatoi di un campo di calcio alla fine della partita. La sua campagna elettorale per l’Eliseo fu condotta con la moglie Anne-Aymone per mano, in versione americana, come Kennedy con Jacqueline. Anche le figlie lo accompagnavano, una conversazione con la maggiore sui problemi dei giovani fu diffusa in tivù.
La comunicazione presidenziale fu completamente rivoluzionata. Giscard si invitava a cena nelle case dei francesi normali, riceveva all’Eliseo i rappresentanti degli addetti alla manutenzione delle fogne di Parigi, andò stringere la mano ai detenuti del carcere di Saint-Paul di Lione a conclusione di una rivolta.
Ma tutto questa fenomenologia, in un paese che ha al tempo stesso una propensione monarchica e una uguale e contraria propensione a mettere il monarca sulla ghigliottina, non poteva che rovesciarsi nel suo contrario.
Come disse il cinico Mitterrand “non è colpa sua, è figlio di un ricco, la sua fortuna è stata la sua sfortuna”.
In effetti Valèry Giscard d’Estaing era nato in una famiglia di banchieri con radici nel 1600. Come la moglie Anne-Aymone Marie Josèphe Christiane Sauvage de Brantes, ma anch’essa con solide radici resistenziali e il padre ufficiale morto nei campi nazisti. Il grottesco paradosso della sua presidenza fu un dono di diamanti per la moglie ricevuto dal dittatore centroafricano Bokassa. Il piglio del giovane presidente si era mutato nella decadente allure di un Luigi XIV.
Ma a minare politicamente la corsa di Giscard è stata soprattutto l’infinita rivalità con Jacques Chirac, scomparso pochi mesi fa. Tra i due, accaniti avversari da sempre, non c’è mai stata riconciliazione, nemmeno nella vecchiaia. Come scrive oggi Le Monde “solo la morte ha spento questo duello, tra un aristocratico spesso arrogante, dallo spirito prodigiosamente cartesiano e un Rastignac godurioso e carismatico, tra un orleanista e un bonapartista”.
Alla fine, della sua parabola terrena, più che le innovazioni restano le sconfitte, compresa quella della commissione che ha guidato a Bruxelles per la “Costituzione europea” che il 55 per cento dei francesi ha bocciato nel referendum del 2005, come una sanzione storica e definitiva.
Amaro e lucido, eletto all’Acadèmie, il senato degli “immortali” di Francia, Giscard non aveva illusioni per il futuro: “i posteri non ricorderanno niente di me, le nostre società sono senza memoria”.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 27th, 2020 Riccardo Fucile
PRESENTATA A TORINO LA NUOVA FORMAZIONE GUIDATA DA FILIPPO ROSSI CHE GUARDA AL CONSERVATORISMO EUROPEO: “NON SI FA POLITICA SULLA PAURA, NOI COSTRUTTORI DI FUTURO”
“Partiti che esprimono una politica becera e razzista, stimolando la paura e alimentando gli istinti peggiori dei cittadini, a colpi di fake news e propaganda strumentale”.
Non avresti dubbi ad attribuire a qualunque esponente, ma anche semplice elettore, di centrosinistra questo ritratto delle due principali forze del centrodestra se davanti non avessi un intellettuale convintamente e solidamente di destra, ideologo di Gianfranco Fini nell’avventura di Futuro e Libertà , già a capo del think tank FareFuturo, autore parecchi anni fa di Fascisti Immaginari e recentemente di Dalla parte di Jekyll, saggio-manifesto sulle due destre, quella buona e quella che non lo è.
La Buona Destra, Filippo Rossi, da oggetto del suo libro la sta trasformando in soggetto politico. Per annunciarne ufficialmente la nascita, ieri, ha scelto Torino, “simbolo dell’Unità d’Italia, molto importante per un partito nazionale”.
Rossi, fare un nuovo partito, soprattutto farlo crescere non è una passeggiata e lei lo sa. Ma è più facile fare una cattiva destra, come lei definisce quella della Lega e di Fratelli d’Italia, piuttosto che una buona?
“Purtroppo sì. La strada del populismo è una scorciatoia e come tutte le scorciatoie sono più semplici. La strada della buona destra affronta la politica dal punto di vista delle complessità , dell’approfondimento, delle decisioni difficili fuggendo dalla propaganda”.
Il populismo lo ha appena evocato. Gli altri motivi per definire cattiva la destra di Meloni e Salvini
“Perchè investe sui sentimenti peggiori. La paura, l’odio, la diffidenza, l’indifferenza, l’egoismo”.
Non crede siano, in parte, anche figli del nostro tempo?
“Sono sentimenti anche legittimi, ma sono anche quelli più di chiusura rispetto a una politica che sappia costruire un futuro facendo leva su altri sentimenti, come il coraggio, la volontà di guardare avanti, la speranza. Anche chi spera ha paura, ma mette l’accento sulla speranza. E avere coraggio non significa non avere paura. Però fare della paura un motore di consenso chiude lo spettro politico. Così abbiamo la Meloni che dice: se si devono fare muri li facciamo. La politica deve costruire ponti non muri”.
Questa frase se la facciamo leggere a dieci persone non ce n’è una che dica che l’ha detta uno di destra.
“Invece io di destra lo sono”.
Di quella buona, come dice lei. Insomma più Thatcher e meno, anzi niente, Orban?
“Direi più Merkel. Thatcher è figlia di un altro tempo, grande leader conservatrice ma la tradizione italiana è più vicina al popolarismo tedesco”.
Ma allora hanno ragione i suoi detrattori di destra che sostengono il vostro sia un centrismo mascherato, che guardiate a quella parte lì
“Noi guardiamo alle destre europee, ai repubblicani francesi che non si sono mai alleati con Marine Le Pen, alla Cdu in Germania, alla destra liberale austriaca. L’anomalia è tutta italiana”.
C’è Forza Italia. Pensate di rivolgervi a quel che resta del suo elettorato?
“Premesso che non sono un convinto assertore dei popoli politici, per dirla più chiaramente sono convinto che la gente vota come le pare. Il voto è una scelta, non è un’appartenenza. Detto questo, non esiste un’offerta della destra liberale, moderata, europea. Può essere individuata nell’attuale Forza Italia, ma è un partito in declino. Non un declino culturale e ideologico, ma semplicemente perchè quel partito nel bene e nel male è stato ed è un partito proprietario, e quando il leader è in declino il partito lo segue”.
Quindi lei sostiene che non tutto l’elettorato di Lega e Fratelli d’Italia vota convinto, ma lo fa anche perchè manca un’offerta diversa?
“Abbiamo tutti il vizio di fare analisi politiche dal punto di vista della domanda, ma la scelta dipende dall’offerta”.
La Buona Destra è europeista?
“Noi siamo per gli Stati Uniti d’Europa, bisogna fare un passo avanti non indietro. Vogliamo un’Italia forte e un’Europa ancora più forte”.
Non esagerò a scendere in piazza con le sardine, pur dicendosi una sardina di destra?
“No. Quello delle sardine è stato un messaggio chiaro, il primo accenno di quello che poi è successo in queste ultime elezioni, ovvero la crisi del populismo. Anche alla maniera dei ragazzi, quelle piazze dissero che non era vero che il populismo e l’estremismo erano vincenti in Italia”.
Qualche tempo fa a Bruxelles ha presentato il suo libro con Carlo Calenda. E più di una volta e di due lei ha ripreso post del fondatore di Azione condividendoli. Lo vede come un interlocutore?
“Sì, può essere davvero un interlocutore. È una di quelle persone che guardano alla politica con voglia di complessità senza semplificare i messaggi”.
Soprattutto sul terreno dell’economia. La Buona Destra che ricette ha?
“Uno Stato che spenda meno in spesa corrente e investa di più. E poi sono terrorizzato dalla burocrazia. Fa male a tutti, alle imprese, ai lavoratori, ai professionisti”.
Avete annunciato il vostro congresso in primavera. In quel periodo si voterà in città importanti tra cui Torino dove il centrodestra prova, con più chance rispetto al passato di vincere per la prima volta nella storia. Voi ci sarete?
“È ancora presto per dirlo. Ma una cosa, che vale per Torino come per le altre città , è chiara: non saremo la gamba moderata di Fratelli d’Italia e della Lega. Non stiamo con l’estremismo di destra. Piuttosto non partecipiamo”.
(da “lo Spiffero”)
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Settembre 10th, 2020 Riccardo Fucile
UNA DESTRA LIBERALE, MODERATA ED EUROPEISTA: A SETTEMBRE A TORINO LA PRIMA USCITA, POI A OTTOBRE A ROMA L’ASSEMBLEA NAZIONALE
Essere oggi “di destra“, non significa identificarsi con i partiti che dominano la coalizione attuale. A sottolinearlo e a proporre un’alternativa concreta è Filippo Rossi, politico e giornalista che, pur di destra, si dissocia fermamente e orgogliosamente dal centro-destra di Salvini e Meloni.
Non a caso ha scelto di chiamare “Buona Destra” il nuovo partito da lui fondato, che ha ufficialmente preso parte alla scena politica italiana.
“Buona Destra” è il nome del nuovissimo movimento che il leader Filippo Rossi definisce “Una nuova casa per chi crede che la politica non sia vuota propaganda”. Il manifesto era già¡ scritto nel libro “Dalla Parte di Jekyll”, dove Rossi ha reso pubblici i valori su cui avrebbe fondato la sua politica.
Nel libro, presentato a luglio per la prima volta in conferenza stampa, si parla di democrazia aristocratica, di futuro, di bellezza come obiettivo e di politica come progetto.
Una destra che si schiera con il pacato Dott. Jekyll, personalità di nobili principi morali, e che prende le distanze con l’altra destra, quella dell’impetuoso Mr. Hyde, con cui tuttavia si ritrova a condividere origini e scenario politico.
Moderato, liberale ed europeista convinto, Rossi non ha mai risparmiato le critiche contro i partiti sovranisti di oggi. Prende le distanze infatti dai leader di Lega e Fratelli d’Italia che, attraverso la “Strategia del terrore”, hanno sempre dato in pasto al popolo un nemico, anche inoffensivo, su cui scagliare rabbie e paure.
Il fondatore della Buona Destra è inoltre estremamente distante dal populismo di questi ultimi, che utilizzano come arma un linguaggio “Volgare, semplicistico e aggressivo”, infuocando le anime dei più insoddisfatti e soffocando quelle dei più deboli.
Quella di Filippo Rossi è una destra che non urla alla pancia degli elettori affamati. Una destra che non punta al consenso con propaganda di basso livello e che non sfrutta la potenza della comunicazione, soprattutto dei social network, per banalizzare temi complessi, cavalcando di volta in volta l’onda dell’opinione pubblica
Verso la prima assemblea del partito
Recentemente non solo è stato delineato punto per punto il Manifesto della Buona Destra, ma è anche ufficialmente nato il Centro Studi. La presentazione nazionale del partito si svolgerà a settembre, a Torino, mentre ad ottobre si riunirà a Roma il comitato organizzativo.
La Buona Destra così descritta sembra poter essere un punto di ritrovo per gli elettori di destra che non si riconoscono più nelle ideologie dell’attuale coalizione.
Tuttavia, potrà forse divenire un riferimento anche per i disillusi che speravano in una buona sinistra, dalla quale oggi non si sentono più rappresentati.
Infatti la “Buona destra“, un ossimoro agli occhi degli elettori apparentemente più distanti, potrebbe riconciliare le personalità più eterogenee, accumunate da un’inconfutabile voglia di cambiamento.
(da Metropolitan Magazine)
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Agosto 6th, 2020 Riccardo Fucile
IL PARTITO DELLA “BUONA DESTRA” FA SPERARE PER IL FUTURO DELL’INTELLIGENZA
Ora che Filippo Rossi ha fondato il partito-movimento della Buona Destra, lo possiamo dire, era lui, in tempi adesso già incredibilmente remoti, ad avvisare amichevolmente gli altri, su quanto fosse da sciocchi pensare che Giorgia Meloni avesse sincero talento politico, e non fosse lì a brigare con le carte truccate della demagogia, ciò accadeva quando in molti, sinceri democratici, dicevano: quelli di Forza Italia sono analfabeti in politica, mentre la Meloni invece lei, sì, che ci sa fare, d’altronde è cresciuta in una forza politica dove lo studio era un dovere…
Ora che Filippo Rossi azzarda il varo della Buona destra, una formazione moderata, per nulla conservatrice, dinamica, che non si presenti con lo stuzzicadenti in bocca, c’è da sperare, se non altro, per il futuro dell’intelligenza, del Discorso.
“C’è una voragine politica: i partiti di destra moderata sono ovunque eccetto che in Italia. Penso ai repubblicani francesi, la Cdu in Germania, penso all’Austria dove la destra liberale governa con i verdi”, parole sue.
Filippo Rossi, già ideologo di Gianfranco Fini in Futuro e Libertà , si appresta intanto a depositare simbolo e logo, immaginando il mare aperto delle elezioni che presto verranno.
Rossi detesta la destra “sovranista a trazione Salvini che spaventa le persone e fabbrica odio”.
A ottobre, a Roma, l’assemblea costituente destinata a guardare “al mondo di An e Forza Italia”, a “uno spazio moderato”. L’avventura muove dal suo libro “Dalla parte di Jekyll. Manifesto per una buona destra” (Marsilio).
Verrebbe quasi da offrirgli un possibile, pratico, solo in apparenza insolente, slogan.
Sia pure, nella sua essenzialità , da leggere come ulteriore rifugio dialettico lontano dai lessici squadristici di Matteo Salvini e della cima Meloni: una destra cui puoi finalmente prestare il tuo accappatoio.
Un’immagine, se è concessa una citazione letteraria, presa in prestito, neanche a farlo apposta, da “Fratelli d’Italia”, romanzo-summa nazionale di Alberto Arbasino, dove si immagina uno che, nottetempo, porta in casa alcuni sconosciuti incontrati sul lungotevere dov’è il Museo dell’arma del Genio, gli stessi si comporteranno egregiamente, non perderanno il tappo del “Badedas”, e neppure ballaranno il cha-cha-cha, con addosso quell’indumento, uscendo dalla doccia.
Conosco Filippo Rossi, gli sono perfino debitore, nei momenti in cui ho subito i peggiori torti da parte dalla “mia” sinistra l’ho avuto, “buono”, al mio fianco, a sostenermi pubblicamente, a comprendere le mie ragioni libertarie, l’anticonformismo, e con lui Flavia Perina, all’epoca direttore del “Secolo d’Italia”, e Luciano Lanna, suo vice…
E qui il discorso potrebbe farsi molto più ampio, portando con sè un interrogativo doppio, cioè come sia stato possibile che nell’ultimo decennio certe effervescenze, fantasie, lussi, appunto libertari, perfino molto eros, siano giunti nel dibattito politico e culturale proprio da una destra intellettualmente sontuosa, lontana dallo spirito reazionario in doppiopetto? Una destra in grado di rispondere al giansenismo di sinistra di Michele Serra e all’idea stessa penitenziale della “vocazione maggioritaria”?
Mentre dico questo, provo a immaginare ciò che della “brutta” e “cattiva” destra di Salvini e Meloni il suo manifesto consegna alla pattumiera differenziata della storia: il tema della paura, il sentire plebeo destinato ad aizzare la peggio umanità in senso razzista, provinciale, strumentale.
Adesso qualcuno potrà dire, facendo anche pratici esempi, che complessità e riflessione sono nemiche del consenso ovunque, ma ancor di più a destra, dunque assai meglio innalzare il ghigno e le pose ottuse che Mino Maccari, corrispondendo con Ennio Flaiano, attribuiva alla tradizione reazionaria italiana.
E’ vero, la parole destra confligge con il sentire libertario, che sempre muove dal motto nè Dio nè padroni, ma sarebbe impagabile se Rossi e i suoi amici di strada riuscissero intanto a marcare ogni distanza da chi innalza patria e famiglia nel modo più rionale.
In questo senso, anche la sconfitta del progetto, meglio, la sua essenza minoritaria, potrebbe essere letta comunque in termini di vittoria.
Come, pensando a un’altra storia, accompagnata invece dalle prime bandiere rosse, accadde al conte Carlo Pisacane, la cui sciabola dimora intatta ancora adesso, in una teca, nel Museo del Risorgimento, ventre del Vittoriano.
Sembrerà un paradosso, ma forse la Buona destra potrebbe riuscire dove ha fallito la sinistra convinta innaturalmente di fare propri i temi storici della sua controparte.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 3rd, 2020 Riccardo Fucile
“DESTRA POPOLARE MA NON POPULISTA”… “LA POLITICA E’ L’ARCHITETTO CHE COSTRUISCE IL PALAZZO, NON L’AMMINISTRATORE DI CONDOMINIO”… “IN TUTTO IL MONDO UNA DESTRA LIBERALE NON SI ALLEA CON I SOVRANISTI”… “IL RAZZISMO FA SCHIFO, I VALORI CONTANO”…”SI DEVE TORNARE ALLA MERITOCRAZIA E AL CORAGGIO DI DECIDERE”
Nasce un movimento politico da un libro. Una sorta di scialuppa di salvataggio che proponga la “democrazia del dovere”, cioè la scelta della cultura contrapposta alla forza, la libertà di scelta alla propaganda ingannevole, la volontà alla rassegnazione, la ragione al sovranismo.
E’ questa la sintesi del senso della conferenza stampa che ha visto oggi Filippo Rossi impegnato a presentare, nella cornice dell’Hotel Nazionale di Piazza Monte Citorio, la Buona destra: il nuovo movimento politico che guarda alla realtà sociale, ai fatti.
In un Paese in cui un italiano su quattro non si interessa di politica ed uno su tre non vota ha un problema democratico.
Dalla conferenza stampa è emerso un chiaro connotato di destra popolare ma non populista. Con la presentazione del manifesto della ”buona destra”, Rossi si prefigge di intaccare l’asse unico utilitaristicamente contrapposto di presunta destra-presunta sinistra.
Per la buona destra non di deve avere timore di cercare le proprie radici negli aristoi, i migliori, per proporre agli elettori una nuova guida culturale e politica, perchè in Italia c’è bisogno di una forza politica di destra moderata.
Per Filippo Rossi, “se la politica, soprattutto a destra, insegue e non guida il popolo, allora non c’è cultura di destra e rimane spazio solo per un deleterio populismo sovranista. Il presente non guarda più al domani, al futuro, e la politica se non pensa al futuro non è politica”.
E ancora, “la politica è il donarsi in modo eroico ai figli, ai nipoti, a quelli che verranno e che non conosceremo mai. Si è ciò che gli avi hanno donato a queste generazioni. Quindi ci si deve domandare, le attuale generazioni cosa lasceranno a quelle future? Se la destra non è capace di salvare un bambino che muore in mare, se non sa fare di Roma una grande capitale mondiale, non è utile e non è destra. La politica è l’architetto che costruisce il palazzo, non l’amministratore di condominio”.
E’ stato chiarito che l’evento di presentazione del manifesto è solo la prima tappa di un processo che proseguirà in autunno con un appuntamento ufficiale che inizi a dare anche forme organizzative prima di un Congresso fondativo di quello che aspira a diventare un vero e proprio partito. Perchè c’è bisogno di partito di destra liberale, come accade in tutto il mondo dove le destre sovraniste e populiste sono distinte dalle destre liberali, tranne in Italia.
Questo percorso si concluderà con la partecipazione alle elezioni politiche e solo eccezionalmente, se ce ne sarà occasione, alle elezioni amministrative. Il risultato finale sarà la costituzione di un nuovo percorso politico per competere in alternativa alla destra populista e sovranista esistente, che per Rossi non è destra.
Ad esempio in Francia i Gollisti non votano Le Pen ma Macron. Per questo la Buona destra ha fatto una scelta di normalità , non è un partito leaderistico perchè si fonda prima sulle idee, vuole occupare uno spazio ideale. La destra “di pancia” esistente troverà nella “Buona destra” la rappresentazione della destra di cuore, che non sarà mai una “destra di testa”, tecnocratica.
Se la politica è scelta, allora per Rossi in Italia serve “una destra che dica la verità , con coraggio, dichiarandosi favorevole all’UE, al MES, respingendo invece politiche passate fondate sul clientelismo spicciolo fatto di 80 euro di mancia o di pensioni a quota 100”.
Poi Rossi sorprende, in tempi in cui si diffonde la vulgata in base alla quale uno varrebbe uno affermando in modo netto che “la destra non è orizzontalità , è verticalità . Il razzismo fa schifo ma i valori contano, e con responsabilità non si deve cavalcare la rabbia sociale, si deve governare”.
Serve quindi una destra che sappia decidere, che abbia il coraggio e non si vergogni di comandare perchè senza scelte non c’è politica. “Senza scelte si abdica alle decisioni, non le scelte della magistratura e della burocrazia, che non sono, per definizione, democratiche”.
Abbiamo chiesto, nel giro di domande della stampa presente, come la Buona destra supererà il blocco del sistema mediatico informativo
Per Rossi il modo è complicato ma non impossibile. Usa una citazione popolare. “La buona destra deve fare come l’ultimo Harry Potter, il quale dopo 19 anni di saga spiega al figlio che anche se il cappello magico sembra decidere in autonomia, in verità rispetta la persona che lo indossa, e in fondo lo porta esattamente dove c’è la volontà di andare. Non si sostituisce alla persona ma aiuta a realizzare le proprie convinzioni ed ambizioni. Torna il concetto di merito, dei migliori che guidino la politica per il bene comune, diffuso, condiviso tra tutti. E’ un Re Artù che guida e migliora il popolo perchè serve educazione che guidi le scelte con ragione, coscienza e passione. La comunicazione e i suoi blocchi si superano proponendo i migliori valori contrapponendoli alle fake news. Usare il coraggio per cacciare la paura, cattiva maestra e pessima consigliera. Si deve tornare al merito”.
Si cita persino la verità , che in politica è rivoluzionaria, liberatrice delle migliori energie.
Abbiamo quindi domandato, rifacendosi alla destra del passato, pre-democratica, quale tra Pareto e la sua circolazione delle elites e Michel con la sua legge ferrea delle oligarchie ispiri di più la Buona destra
Per Rossi “sono fondamentali i corpi intermedi, ridare centralità a questi per dare punti di riferimento alle persone. Sono le elites che costituiscono un’avanguardia. Specificando che per avanguardia intende quelle persone che sappiano tracciare il percorso politico da proporre alle persone per migliorare la vita associata, politica, senza lasciare indietro nessuno. L’avanguardia e quella che segna la strada, avanza in modo solitario per evitare il pericolo per tutti. Ritorna il concetto di migliori. Non si può essere radical chic, non si deve essere autoreferenziali”.
Torna il concetto di scelta, decisione conseguente e coerente, assunzione di responsabilità , e ciò è realizzabile grazie ai corpi intermedi e le elites, perchè “se una elites non sceglie, allora non è elites. Una scelta laica, avanguardista che si assuma il diritto dovere della decisione politica, cioè, in una democrazia rappresentativa che rappresenti e valga per tutti”.
(da “EcodaiPalazzi”)
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Giugno 29th, 2020 Riccardo Fucile
A GUIDARLO SARA’ FILIPPO ROSSI… IL 3 LUGLIO SARA’ PRESENTATO IL MANIFESTO POLITICO … LA PRIMA ASSEMBLEA NAZIONALE IN AUTUNNO
Venerdì 3 luglio alle 11,30 in una conferenza stampa a Roma (terrazza Red, in via Tomacelli) verrà presentato il manifesto programmatico che porterà in autunno alla nascita del movimento politico Buona Destra di Filippo Rossi.
La destra che – secondo i proponenti – “non vuole morire salviniana o meloniana”, dunque, si organizza per scendere in campo. E fa sul serio, con il chiaro intento di distinguersi il più possibile “dall’area estrema che oggi monopolizza la politica italiana”.
Nelle intenzioni del nuovo movimento c’è la volontà di “aggregare una nuova classe dirigente che rinneghi ogni sciatto populismo e ogni sovranismo estremista, costruire un grande movimento di destra repubblicano, europeista”.
In questi mesi dopo l’uscita del libro di Rossi ‘Dalla parte di Jekyll’, attorno alla Buona Destra si è creato “un effervescente movimentismo spontaneo di persone che si sentono politicamente a destra ma che oggi non si ritrovano nella proposta di Lega e Fratelli d’Italia”.
Persone che “aborrono gli estremismi e che esprimono forte disagio per i modi e i contenuti a cui al giorno d’oggi è stata ridotta la politica”.
In tutta Italia Rossi ha già incassato l’adesione di tantissimi “fondatori” (molti gli amministratori locali) pronti a dar vita ai circoli territoriali della Buona Destra.
“Vogliamo spiegare che esiste una politica altra, una destra altra – spiega Rossi – capace di assumersi la responsabilità di governare i processi, complicati, in questa fase storica del nostro Paese e dell’Europa. Basta con le piazzate, con i fenomeni da baraccone, con le fake news, con lo stigmatizzare la diversità : specie nel momento della ricostruzione post Covid-19, col Paese uscito malconcio dall’emergenza, alla politica servono realismo e competenze, pensiero critico, capacità di programmare il futuro senza pensare solo al consenso, di pancia, del presente”.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 26th, 2020 Riccardo Fucile
UNA DI DESTRA AVREBBE DETTO: “TAMPONI E CENSIMENTO PER I BRACCIANTI BULGARI SFRUTTATI. RASTRELLAMENTO CASA PER CASA E GALERA PER GLI IMPRENDITORI AGRICOLI ITALIANI CHE LI FANNO LAVORARE IN NERO”
Dopo Matteo Salvini è arrivata anche Giorgia Meloni a gettare benzina sul fuoco: “A Mondragone la gestione non è stata felice, prima regola è che legge è uguale per tutti. Mentre De Luca minacciava il lanciafamme, c’erano gruppi di immigrati clandestini che già bivaccavano”
Per la leader di Fdi “si devono fare i tamponi, si devono censire gli immigrati presenti in zona”.
Ovviamente, la questione è molto più complessa di quello che dice la leader di Fratelli d’Italia: queste persone che oggi si stanno ribellando sono dei braccianti che lavorano da anni in Italia, sfruttati dal caporalato. È una situazione nota, peraltro ben descritta da un’inchiesa della Dire nel 2018.
Non sono qui per ‘bivaccare’, ma per fare quel lavoro che gli italiani non vogliono fare, ossia il bracciante, peraltro a 4 euro l’ora (gli uomini) e 0,75 cent l’ora (le donne).
Sono adulti e bambini, senza contratto e quindi esclusi dalla sanatoria della Ministra Bellanova.
Quello che sta avvenendo a Mondragone è una rivolta degli invisibili che sottolinea una stortura schiavista dello Stato italiano, ma per Meloni e Salvini sono solo degli ‘immigrati che bivaccano’.
Senza contare che solo adesso Meloni insiste sull’emergenza sanitaria, ma il 2 giugno scorso sembrava ben felice di fare bagni di folla.
La Meloni dimostra con queste parole di NON ESSERE DI DESTRA, perchè una persona di destra avrebbe detto: “Tamponi e censimento per i braccianti agricoli per monitorare la situazione e rastrellamento delle campagne, casa per casa, per identificare e mettere in galera quegli imprenditori agricoli che sfruttano i lavoratori (immigrati e non) pagandoli in nero un terzo del dovuto.
Troppo facile fare la bulletta con i poveri e non perseguire i delinquenti potenti.
A noi il voto dei camorristi non interessa, tanto per capirci.
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Giugno 14th, 2020 Riccardo Fucile
“L’AMBIENTALISMO NON E’ SOLO UN VALORE DI SINISTRA, MA ACCOMUNA TUTTI I POPOLI”… DOPO TANTI ANNI DALLE PRIME ESPERIENZE, LA NUOVA DESTRA SI FA INTERPRETE DEI VALORI ECOLOGISTI
Chi ha seguito nascere il movimento Fridays for Future ricorderà che a marzo 2019, alla vigilia della manifestazione globale per il clima che ha visto oltre 100mila persone scendere in piazza, il movimento aveva due identità online: due pagine Facebook, due account diversi su Twitter e Instagram. Una di queste era la pagina ufficiale di Fridays for Future Italia, e oggi conta circa 38mila follower.
L’altra invece, che ne conta circa 52mila, dopo qualche settimana, ha cambiato nome in Futuro Verde.
Nei giorni scorsi ha annunciato di essere diventata formalmente parte di un nuovo soggetto politico fondato da Filippo Rossi e che si chiama “La Buona Destra”, a cui destinerà quindi anche una buona parte di follower raccolti quando era ancora la pagina ufficiale del movimento ispirato all’attivista svedese Greta Thunberg.
Ma come è accaduto?
Ad aprile 2019 il movimento ambientalista presentava un manifesto nazionale e man mano si organizzava in nuclei di coordinamento locali attraverso i quali si può tuttora aderire al movimento, indipendentemente dal colore politico.
Inutile negare che le pagine social costituiscano un importante megafono e quindi rappresentino anche uno strumento di coordinamento del movimento, oggi come ieri.
In quanto movimento nato spontaneamente, anche la sua gestione è stata per lungo tempo improvvisata, senza una chiara suddivisione dei compiti. Una fluidità che lasciava molto spazio all’iniziativa individuale e anche ad ambiguità rispetto ai ruoli e competenze di ciascuno.
Per questo motivo uno dei gestori della pagina originale di Fridays for Future, Luca Polidori, decise, con un gesto «non molto bello», come lui stesso ammise al telefono, di escludere alcune persone fino ad allora deputate, insieme a lui, alla gestione della pagina. L’obiettivo era preservare — così diceva — l’imparzialità politica del movimento e — temendo l’avvicinamento dei Fridays al movimento No Tav e il partito dei Verdi — anche da possibili strumentalizzazioni.
Ecco, proprio ieri l’ex pagina ufficiale di Fridays for Future, Futuro Verde, ha annunciato pubblicamente il suo sostegno a un movimento politico, di destra.
«Da oggi si fa sul serio, da oggi siamo parte del partito la Buona Destra guidato da Filippo Rossi. Perchè l’ambientalismo non è solo un valore di sinistra e tutto lo spettro politico ne deve parlare. Perchè decrescere non è una soluzione sostenibile e perchè mentre l’estrema destra spaccia i confini come amici dell’ambiente noi crediamo che la cooperazione internazionale sia l’unica soluzione. In questo articolo la base su cui costruiremo il nostro contributo politico».
Così si legge sul post pubblicato sulla pagina: insomma un’alternativa all’ambientalismo “di sinistra” e “mainstream”, presumibilmente quello degli ex colleghi attivisti, che dà il suo appoggio a un partito che a sua volta si definisce in opposizione alle destre di Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
Il fondatore de “La Buona Destra”, Filippo Rossi, non è nuovo alla scena politica (e mediatica). Ex giornalista, ex direttore del Futurista e fondatore della rassegna culturale Caffeina
Dopo un trascorso in Alleanza Nazionale è stato vicino al Pdl, rimanendo sempre fedele a Gianfranco Fini ed approdando infine anche in +Europa di Emma Bonino. Appare fondamentale nel suo percorso politico anche l’aggressione subita da parte di alcuni militanti di CasaPound nel 2012.
A ottobre del 2018 pubblicava invece su Il Foglio un manifesto per la buona destra, in cui lamentava «una fortissima sensazione di estraneità rispetto a una destra (destra?) sempre più caricaturale. Sempre più cattiva. Sempre più estrema in ogni sua espressione. Come se l’urlo fosse l’unico modo di vivere la politica. Come se l’odio fosse l’unico sentimento possibile».
Una destra «retrograda, chiusa, illiberale, plebiscitaria, semplicistica, ispiratrice di remote derive razziste».
(da Open)
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Maggio 16th, 2020 Riccardo Fucile
“E’ UNA TORTURA MORALE ASCOLTARE IL TRIBUNO DI QUESTA SPORCA DESTRA XENOFOBA”
C’è miracolo e miracolo, diceva Troisi in “Ricomincio da tre”, e far ricrescere la mano a un monco è troppo anche per il Padreterno.
In compenso, si possono far drizzare i capelli in testa a un calvo. E’ quel che accade a Franco Cardini, uomo di destra, ogni volta che Salvini apre bocca.
E’ una tortura morale, ha detto ieri al Foglio, ascoltare il tribuno di questa “sporca destra xenofoba” che coltiva un anti islamismo caricaturale, si affida a ceffi come Steve Bannon e insegue strampalerie monetarie.
Cardini ha rievocato le avventure editoriali del conservatorismo intelligente, le ha comparate al vuoto di oggi e si è depresso: “I leader, i partiti si giudicano da quello che scrivono. Cosa scrive Salvini? Cosa scrive la Lega?”.
Ma per scrivere serve appunto la destra, e ridarla a un monco non si può.
L’èlite intellettuale (diciamo) della nuova egemonia non è composta da professori, ma dagli invasati dei talk-show.
Giorgia Meloni si affida a Mario Giordano e ad Alessandro Meluzzi, ossia a un matto urlante sul monopattino e a un primate ortodosso autocefalo (suona come una trafila di insulti, ma è proprio così).
Salvini ha reclutato i suoi gorilla dalla Gabbia di Paragone.
E la cultura? Ripenso a un panel del convegno “Europa Sovranista”, organizzato l’anno scorso dal think tank Nazione Futura. Tema: “Che cos’è il sovranismo?”. Ne parlano: Paolo Becchi, Maria Giovanna Maglie, Ilaria Bifarini.
Roba da far drizzare i capelli a un calvo, ma non certo da far rispuntare la mano a un monco
(da “il Foglio”)
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