Agosto 16th, 2018 Riccardo Fucile
L’EX MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE: “ALTRO CHE COSTITUIRSI PARTE CIVILE, IL SUO MINISTERO E’ RESPONSABILE”…”SE UNO ADDETTO AL CONTROLLO NON CONTROLLA NE RISPONDE, LO CAPIREBBE ANCHE UN LAURENDO IN LEGGE”
Durissimo rimbrotto dell’ex magistrato Antonio Di Pietro, ospite di In Onda (La7), al ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli circa il suo proposito di costituirsi parte civile col suo dicastero, dopo il crollo del ponte Morandi.
“Mi piange il cuore” — esordisce Di Pietro — “dover dare ragione a quel furbacchione e navigato di Salvini rispetto a quello che stanno dicendo i miei amici e improvvisati ministri del M5s. Fateci caso: su alcuni temi fondamentali, Salvini si defila e dice sempre ‘ni’. E infatti lui si è limitato a dire che i controlli, nella tragedia del ponte Morandi, non hanno funzionato. Toninelli invece ha detto il suo ministero si costituirà parte civile. Anche un laureando in legge sa che, se esiste una struttura del ministero che è addetta al controllo e che non controlla, allora il ministero stesso è responsabile civile, non parte civile“.
E aggiunge: “Salvini sa bene che c’è una norma specifica nel contratto delle concessioni, che potete trovare anche su internet. Questo contratto fu stipulato nel 2007, quando io ero ministro dei Trasporti. Dal 2013, all’interno del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, è stata inserita una struttura di vigilanza del sistema e delle concessioni autostradali. Prima questa funzione di controllo apparteneva all’Anas, dal 2013 compete direttamente al ministero”.
Di Pietro spiega: “E’ sicuramente prevista la possibilità di revocare la concessione autostradale, però nell’ambito di una procedura. Salvini il furbo non ha mai detto che il governo ha disposto la decadenza delle concessioni, ma ha affermato che sono state avviate le procedure per la decadenza. Quei faciloni di alcuni ministri 5s, a cui voglio tanto bene, hanno detto che, invece, hanno disposto la decadenza. Non è così. Toninelli ha parlato di ‘commissario speciale’? E che fa, va lui con la zappa e la pala domani mattina a fare i controlli? Si rende conto di cosa sta dicendo chi fa queste affermazioni? Sono sciocchezze politiche con fini elettorali“.
Poi chiosa: “Nel crollo del ponte Morandi c’è una responsabilità grossa quanto una casa da parte del concessionario e c’è anche una responsabilità anche da parte del concedente, e cioè del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che aveva il dovere di controllare quel sistema infrastrutturale. Quindi, prima di dire che il ministero si possa costituire parte civile, bisogna stare attenti a che, alla fine, il ministero stesso non risulti essere responsabile civile”
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 15th, 2018 Riccardo Fucile
“QUESTO SARA’ UN GOVERNO D’EMERGENZA PER RESTARE IN PARLAMENTO, NON CERTO UN GOVERNO POLITICO PER AFFRONTARE I PROBLEMI DEGLI ITALIANI”
“Non posso accettare l’idea di uno che, come Di Maio, dice: ‘Scriviamo la storia’. Prima la si fa la storia e poi la si scrive. In più, sono gli altri che scrivono la storia su di te e su quel che fai. Non è che te la scrivi da solo su quel che farai. E’ una cosa che non ha nè capo, nè cosa. Quello di Di Maio è un atto di supponenza e di arroganza”. Sono le parole dell’ex magistrato Antonio Di Pietro, intervistato a Ecg Regione (Radio Cusano Campus) sulla situazione politica di queste ore.
E aggiunge: “Dialogo tra M5s e Lega? Quando Mattarella ha suonato la campanella del ‘tutti a casa’, intorno a Salvini e a Di Maio avranno fatto quadrato tutti i parlamentari che a casa non ci volevano tornare. Questo è un governo dell’emergenza per restare in Parlamento, non è un governo politico per risolvere chissà cosa. Comunque, prima di giudicare, bisogna vedere cosa saranno in grado di fare. Mi fa molto riflettere” — continua — “che ancora non siano stati individuati il premier e i ministri. Pd? Certamente avrebbe potuto rappresentare un’alternativa, se avesse accettato di dialogare col M5S. Ma se questo governo dovesse far male, la colpa sarebbe di chi ne fa parte, non del Pd”.
Di Pietro si esprime anche sulla riabilitazione di Berlusconi: “Torna candidabile, ma i cittadini non si devono lasciar prendere in giro da tutti questi portavoce che dicono che finalmente giustizia è fatta. La riabilitazione, proprio per il termine tecnico, significa che uno è riabilitato in quanto è stato condannato, ha scontato la pena, sono passati ulteriori tre anni e può essere riabilitato”.
E puntualizza: “La riabilitazione è un effetto fisiologico di un procedimento penale che è arrivato alla sua conclusione. Non è che se a un assassino danno 20 anni di carcere, questo ridiventa innocente, una volta esaurita la pena”
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 9th, 2018 Riccardo Fucile
VIA LIBERA DA PD E LIBERI E UGUALI
Sarà Antonio Di Pietro il candidato presidente del centro sinistra alle regionali molisane del 22 Aprile prossimo.
La sintesi è stata raggiunta dalla coalizione la notte scorsa, dopo il passo indietro del presidente uscente, Paolo Frattura.
Nella tarda mattinata è arrivato il via libera anche da Liberi e uguali e dalle altre sigle che avevano avviato un percorso autonomo nel segno della discontinuità .
Di Pietro, 67 anni, fondatore dell’Ulivo e dell’Italia dei Valori, sarebbe la figura che riconcilia il centro sinistra, come dallo stesso ex pm auspicato nelle settimane scorse.
“Di Pietro non è Frattura”. Nel linguaggio della politica basterebbe solo questa dichiarazione per affermare che le quotazioni di Antonio Di Pietro quale candidato del centro sinistra alla carica di Governatore del Molise, ora salgono notevolmente.
Parole del senatore uscente del Pd, Roberto Ruta, e leader della coalizione ‘Molise 2.0’, che stamani in una conferenza stampa ha annunciato anche di ritirarsi dalla competizione elettorale dopo il ‘via libera’ ricevuto dall’assemblea dei ‘mille’ che per acclamazione lo aveva ‘incoronato’ candidato alla presidenza della Regione.
Il passo indietro di Ruta arriva a poche ore dall’analoga decisione del Governatore uscente, Paolo di Laura Frattura (Pd), presa nell’ottica di ricompattare il centro sinistra e puntare su un nome che faccia sintesi.
Identica anche la ‘sostanza’: non sarà candidato, come Frattura, nel proporzionale.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 27th, 2018 Riccardo Fucile
“CI RIVEDREMO ALLE REGIONALI DI APRILE, CON UNA MIA LISTA”… “MI HANNO USATO COME SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE”
Nel Pd quindi sono state definite le candidature per le prossime elezioni politiche con alla Camera, per il proporzionale, la segretaria regionale dem, Micaela Fanelli; nel maggioritario di Campobasso, l’assessore regionale Vittorino Facciolla, in quello di Isernia l’altro esponente dell’Esecutivo regionale, Carlo Veneziale.
Al Senato, per il proporzionale, la parlamentare uscente dem Laura Venittelli, mentre al Senato maggioritario, Enrico Colavita, presidente di Assindustria Molise.
L’ex leader dell’Italia dei Valori, si dice “amareggiato” sulla mancata candidatura.
A Di Pietro i dem locali avevano proposto il collegio di Campobasso al Senato, ma a sbarrare la strada all’ex pm è stato Matteo Renzi.
Al suo posto è stato inserito, nelle ultime ore, il presidente di Confindustria del Molise, Enrico Colavita.
E proprio su questa candidatura Di Pietro è convinto che “parta da lontano, e non sia frutto di una decisione improvvisa”. “Sono stato usato come lo specchietto per le allodole” ha detto.
Antonio Di Pietro non esclude una sua discesa in campo alle regionali molisane del 22 aprile prossimo, ma precisa: “Non farò accordi con nessuno, solo con gli elettori”.
(da agenzie)
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Gennaio 5th, 2018 Riccardo Fucile
VALUTA UNA CANDIDATURA NEL PD O IN LIBERI E UGUALI, MA “SAREBBE MEGLIO ENTRAMBI”
In una bella intervista a Repubblica, l’ex ministro delle infrastrutture del governo Prodi Antonio Di Pietro dice che ha intenzione di ricandidarsi ma sembra avere le idee piuttosto confuse sulla coalizione a cui vuole dare il suo apporto: dice che valuta una candidatura nel Partito Democratico o in Liberi e Uguali, ma “sarebbe meglio entrambi”.
«In effetti sto valutando se candidarmi. Nel mio Molise».
Con chi?
«Come indipendente per il centrosinistra. Nel maggioritario, ovviamente».
Quale pezzo, di grazia?
«Partito democratico o Liberi e Uguali. Sarebbe meglio tutti e due insieme».
Ma sono avversari. Se la staranno litigando.
«Me l’hanno chiesto tutti, di candidarmi. E non è ancora detto che lo faccia. Ripeto: sto valutando. Ma sono nato politicamente con il centrosinistra e la mia scelta non può essere che questa».
La parte più curiosa dell’intervista è però quella in cui Di Pietro dice (giustamente) che l’Italia dei Valori è stata l’apripista del MoVimento 5 Stelle.
Ho riletto l’intervista che ha rilasciato qualche mese fa alla nostra Giovanna Casadio: “Mani pulite ha prodotto un vuoto: è da lì che sono cominciati i partiti personali. Ma sono partiti che durano lo spazio di un mattino, io ne sono la prova vivente”. Lo sa, vero, che l’Italia dei valori sulla carta esiste ancora? Nostalgie?
«Acqua passata. Sono stati tutti figli miei, è stata una esperienza davvero bella, abbiamo fatto un sacco di cose buone».
Un sacco?
«L’Italia dei Valori è stata l’apripista del Movimento 5 stelle. Certo, abbiamo compiuto anche scelte sbagliate. E credo che proprio da quella mia esperienza i grillini abbiano imparato molte cose. A cominciare da quello non si deve mai fare in politica»
Sarebbe quindi piuttosto curioso per il PD o per LeU dirsi alternativi al populismo e, insieme, candidare l’apripista del 5 Stelle.
Sarebbe come dirsi a favore della scienza e poi andare in coalizione con un free vax.
(da “NextQuotidiano”)
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Novembre 22nd, 2017 Riccardo Fucile
L’EX PM: “MA LO FAREI SOLO CON UNA COALIZIONE UNITA”
“A me è stato proposto, a livello locale, il collegio maggioritario nel Molise, se mi posso candidare. Me lo ha detto il Pd, ma solo il Pd, e me lo ha detto Mdp, ma solo Mdp…Potessimo stare tutti insieme quello è un collegio che non regaleremmo alla Destra”. Lo ha detto Antonio Di Pietro, ospite di Agorà su Raitre, lasciando intendere una possibile candidatura.
“Non chiedo di avere un posto nel listino, dove scatta il posto e si viene eletti, io me la voglio giocare nel maggioritario, ma me la voglio giocare con il centrosinistra unito e mi auguro che mi permettano di giocare”.
Così Antonio Di Pietro aveva ribadito anche ieri nel corso di un’intervista che sarà pubblicata sul prossimo numero del periodico italo brasiliano Comunità Italiana, rispondendo a una domanda su una sua possibile candidatura alle prossime elezioni politiche.
“Non si spiega perchè, pur nelle divergenze, non si riesca a trovare un punto di unità – ha proseguito Di Pietro – nel mio Molise gli altri due poli si presenteranno uniti, mentre nel centrosinistra sia il Pd che Mdp si sono dichiarati disponibili a candidarmi al maggioritario, ma ognuno solo per sè e non per l’altro. A quel punto succede che perdiamo tutti – ha rimarcato l’ex leader dell’Idv – e vince quell’altro”.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 19th, 2017 Riccardo Fucile
“BASTA SEGUIRE L’ONDA DI CHI LA SPARA PIU’ GROSSA, CI STIAMO INARIDENDO”
Antonio Di Pietro è intervenuto questa mattina ai microfoni di ECG, con Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, su Radio Cusano Campus. l’emittente dell’Università degli Studi Niccolò Cusano.
Di Pietro su Ius Soli: “Su questo argomento il mio pensiero è chiaro. Un batuffolo che nasce quel giorno che colpa ne ha di tutti i macelli? Ha messo i piedi per terra e quella è la sua terra. Se si chiama ius soli e non si chiama in italiano, vuol dire che già 2000 anni fa avevano conosciuto questo problema e lo avevano risolto. Sono favorevole senza se e senza ma allo ius soli. Lo ius sanguinis qualcuno già l’ha fatto, avete visto cosa ha combinato? Sì allo ius soli perchè il bambino non ha nessuna colpa di quello che hanno fatto i genitori. Se un bambino nasce qui, è uno come me. Ci stiamo inaridendo, stiamo insegnando i nostri figli ad odiare, a maledire, a trattare tutti a pesci in faccia, senza pensare che per ogni schiaffo che dai ne ricevi in cambio due. Tutto questo è mortificante. Io qui in campagna vedo tanti animali. Si vogliono più bene di noi”.
Sul Movimento Cinque Stelle e lo ius soli: “Mi pare che la loro presa di posizione arrivi dalla pancia. Come quando, finito di mangiare, ti scappa un rutto. Su certe cose non deve ragionare d’istinto. Sullo ius soli non la penso come loro. Si sta creando un problema, la non voglia di riflettere, il seguire l’onda di chi la spara più grossa, la colpa è dell’italiano stesso, che non ha più diritto di rimanere ignorante. Ci rifletta: ius soli. Chi nasce da qualche parte i piedi li deve mettere”.
(da “NextQuotidiano”)
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Dicembre 20th, 2016 Riccardo Fucile
A CAPO DI PEDEMONTANA CON UNO STIPENDIO CHE POTREBBE ARRIVARE A 240.000 EURO L’ANNO
Un grande regalo di Natale per il baby pensionato Antonio di Pietro.
A impacchettarlo e metterlo sotto l’albero è stato l’assessore al bilancio della regione Lombardia Massimo Garavaglia.
L’esponente leghista, infatti, ha presentato un emendamento alla legge di bilancio regionale per far sì che anche i manager pensionati, con incarichi in una società partecipata, possano ricevere uno stipendio, derogando dalla norma nazionale che vieta a un pensionato di ricevere un emolumento.
Attenzione, non tutti i manager, ma solo quelli che si occupano di “progettazione e gestione delle autostrade regionali”.
L’emendamento contestat
Una norma — secondo l’opposizione e buona parte della maggioranza — cucita su misura per l’ex Pm di Mani Pulite, voluto da Maroni da luglio scorso alla guida di Pedemontana.
Oggi Di Pietro non riceve alcun emolumento — nonostante il sito della società riporti uno stipendio annuo di 60 mila euro — , ma lavorare gratis non piace a nessuno.
Tanto che l’ex magistrato avrebbe fatto più volte capire a Maroni che è pronto a salutare se non sarà pagato.
Da qui la forzatura del presidente Maroni, pronto ad affrontare le ire anche dei suoi: secondo voci di corridoio, il gruppo della Lega Nord sarebbe pronta a chiedere la testa dell’assessore al Bilancio, mentre una Forza Italia imbufalita sarebbe pronta a votare no.
Garavaglia, comunque, è deciso ad andare avanti: “Nessun favore a Di Pietro, semplicemente vogliamo pagare chi lavora”, ha spiegato martedì pomeriggio.
“Il suo stipendio — ha aggiunto — lo decide l’assemblea come tutte le società del mondo”.
In giornata era circolata anche la voce che il Pirellone volesse andare oltre il “regalino”, permettendo addirittura a Di Pietro di sforare la soglia dei 240 mila euro annui previsti per i manager pubblici.
Una voce smentita dallo stesso Garavaglia: “Non ho idea di quanto prenderà Di Pietro, comunque non ci sarà alcuno sforamento”.
Resta comunque una norma ad personam, che difficilmente i colleghi di maggioranza — già assai “dubbiosi” sulla scelta dell’ex magistrato per gestire un’autostrada dalla vita difficile e spesso al centro delle polemiche — potranno accettare.
Il pasticciaccio sullo stipendio di Di Pietro è solo l’ultima tegola piovuta sulla giunta Maroni a causa di Pedemontana: nei giorni scorsi l’opposizione aveva attaccato la decisione del Presidente di concedere l’ennesima copertura pubblica dei debiti contratti dalla società autostradale con le banche, un “regalino” da 240 milioni di euro.
(da “La Repubblica”)
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Settembre 27th, 2016 Riccardo Fucile
RIMBORSI ELETTORALI: L’EX PM AVEVA INCASSATO NEL 2004 LA QUOTA DESTINATA A “IL CANTIERE”, ALLEATA DELL’IDV ALLE EUROPEE
Al termine di una serie di ricorsi incrociati, il Tribunale di Roma ha appena emesso un decreto ingiuntivo che condanna Antonio Di Pietro a pagare 2 milioni e 694mila euro di rimborsi elettorali al movimento dei riformisti di Achille Occhetto e Giulietto Chiesa, alleato dell’Idv alle Europee del 2004.
Il “Cantiere” — questo il nome del gruppo politico del quale faceva parte anche il giornalista Elio Veltri — avrebbe dovuto ricevere poco più di 5 milioni di euro, ma non percepì nemmeno un centesimo di quei fondi pubblici.
Che furono incassati da un’entità parallela rispetto al partito dell’ex pm, e cioè dall’Associazione Italia dei Valori, composta dallo stesso Di Pietro, sua moglie Susanna Mazzoleni e la tesoriera Silvana Mura.
La Camera ha però sborsato finanziamenti a un soggetto giuridico che per legge non aveva nessun titolo per incassarli, poichè non era nè un partito nè un movimento politico.
Di Pietro — che in quella tornata elettorale fu eletto eurodeputato assieme a Chiesa — è quindi chiamato ora a risarcire personalmente, in quanto socio del sodalizio a tre, con la metà dell’importo originario l’associazione di Chiesa, che di fatto è ancora esistente.
“A prescindere dalle dinamiche interne tra politici — aggiunge l’avvocato Francesco Paola che ha difeso Occhetto e Chiesa e ha scritto a quatto mani con Elio Veltri il libro “I soldi dei partiti” — questa vicenda mette in evidenza la scandalosa noncuranza con cui l’ufficio di Presidenza della Camera ha gestito i rimborsi elettorali, senza fare nessun controllo e pregiudicando inevitabilmente i naturali equilibri politici. Se quei soldi fossero arrivati nelle mani giuste, oggi il gruppo di Giulietto Chiesa sarebbe sicuramente in Parlamento”.
La decisione del tribunale di Roma non ha precedenti e introduce elementi forti sulla tutela dei diritti di partecipazione politica in Italia.
Da parte sua Chiesa si augura che si possa mettere la parola fine a una querelle che si trascina da una decina d’anni: “Sono stato totalmente privato — spiega l’ex eurodeputato — del contributo che la legge e la Costituzione mi garantivano per proseguire la mia attività politica, che è stata gravemente lesionata. L’epilogo di questa vicenda è una vittoria della legge”
Il gruppo di Chiesa e il suo avvocato non si fermeranno: “Chiederemo anche i danni alla Camera- annuncia Paola – che deve assumersi la piena responsabilità come ente pagatore di fondi erogati indebitamente”.
Da parte sua Di Pietro preferisce non commentare la notizia: “Non faccio dichiarazioni, mi dispiace”, ci ha risposto al telefono.
(da “Huffingtonpost”)
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