Giugno 15th, 2021 Riccardo Fucile
FA PAURA LA VARIANTE DELTA
Il coronavirus circola più velocemente dei vaccini e il sostegno internazionale alla diffusione anche nei Paesi poveri è insufficiente.
L’Organizzazione mondiale della salute è tornata a chiedere ai Paesi produttori di aumentare l’impegno: la decisione di distribuire un milione di dosi presa dal G7 nei giorni scorsi non basta: “Ne servono di più – ha detto il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus – e più in fretta. Ogni giorno muoiono più di 10 mila persone. Le comunità più povere hanno bisogno di vaccini, ma ora: non l’anno prossimo”.
In questo momento, ha aggiunto, “il virus si sposta più rapidamente della distribuzione mondiale dei vaccini”. Covax, il meccanismo internazionale promosso dall’Oms per diffondere i vaccini anche nei Paesi che non se li possono permettere, ne ha diffusi oltre 85 milioni di dosi in 131 Paesi, meno del previsto.
L’auspicio dell’Organizzazione è che almeno il 70% della popolazione mondiale sia vaccinata entro la prossima riunione del G7, in Germania l’anno prossimo. “Per riuscirci, servono 11 miliardi di dosi”, ha detto Tedros.
Fa paura la variante Delta. Gli scienziati sono stati molto chiari nel consigliare a Boris Johnson il rinvio delle riaperture: la mutazione del coronavirus arrivata dall’India è trasmissibile fino al 60% in più del ceppo cosiddetto inglese . Non solo: causa il doppio dei ricoveri in ospedale. E’ necessario, quindi, aspettare un altro mese per accrescere ulteriormente il numero di persone vaccinate con due dosi.
La sfida per l’Italia è riuscire a evitare quanto sta accadendo in Gran Bretagna, dove la variante Delta ha ormai soppiantato la vecchia variante Alfa (l’inglese nella vecchia terminologia).
Nuovi criteri per analizzare i tamponi, sequenziamento e un ritmo più serrato per le vaccinazioni: sono queste, accanto alle irrinunciabili mascherine, le armi più efficaci per riuscire a mettere all’angolo la variante Delta del virus SarsCoV2, quella che nella vecchia terminologia era indicata come la variante indiana.
“La variante indiana ci insegna che dobbiamo migliorare il sequenziamento”, ha osservato il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri. Ottenere le sequenze genetiche del virus significa infatti poter seguire in diretta le varianti in circolazione. In Italia questo sarebbe stato il compito di un consorzio che, ha detto Sileri, “non è partito”, ma “la rete di laboratori è stata creata e sappiamo che si stanno aggregando”, anche se “servono più fondi”: si tratta di raddoppiare i 15 milioni di euro previsti inizialmente. Per Sileri è poi chiaro che si deve “correre con le seconde dosi” dei vaccini.
In attesa che il programma nazionale di sequenziamento decolli, l’obiettivo è utilizzare al meglio gli strumenti già disponibili, come l’analisi dei tamponi: è il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca, a lanciare un appello per promuovere nuovi criteri di analisi.
La procedura attuale consiste nel fare il tampone e, se positivo e con un’alta carica virale, si procede a un secondo test, specifico per verificare la presenza della variante Alfa. “Questo andava bene mesi fa, quando era un’eccezione trovare la variante Alfa, ma oggi la variante Alfa è presente nel 95% tamponi positivi”, osserva Broccolo. Vale a dire che “Alfa è ormai il nuovo virus di base”, che ha sostituito la versione del virus SarsCoV2 più diffusa fino a qualche mese fa.
Quanto ai vaccini, per il virologo si deve considerare che in Italia “i vaccinati con una doppia dose sono il 25% e il 50% ha avuto solo la prima dose: questo significa che in estate il virus potrebbe trovare una via d’accesso e che la situazione potrebbe essere più grave che in Gran Bretagna perché siamo ancora indietro nella campagna vaccinale”.
C’è anche il rischio che durante l’estate viaggi e spostamenti possano favorire la comparsa di nuove varianti e “rendere necessario mettere a punto un nuovo vaccino”. Per questo, ”è ancora molto importante continuare a usare le mascherine, rispettare il distanziamento, disinfettarsi e lavarsi le mani”.
Nel frattempo continuano ad arrivare nuovi dati sull’efficacia dei vaccini contro le varianti, anche se sono ancora pochi per avere un quadro preciso. Per esempio, l’azienda americana Novavax ha comunicato che il suo vaccino è efficace oltre il 90% contro il virus, incluse le sue varianti; la Pfizer ha fiducia nell’efficacia del proprio vaccino nei confronti della variante Delta (B.1. 617. 2), ma allo stesso vaccino potrebbero sfuggire le varianti Alfa e Beta (ex sudafricana) secondo la ricerca pubblicata sulla rivista Nature Medicine dall’Università israeliana di Tel Aviv.
(da agenzie)
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Giugno 12th, 2021 Riccardo Fucile
NONOSTANTE IL 60% DI VACCINATI IN MODO COMPLETO…”MISURE TOLTE E FRONTIERE APERTE TROPPO PRESTO”
Mentre tutto il mondo, gradualmente, tenta di ripartire e abbandonare gradualmente le restrizioni anti-Covid, il Cile deve fare un passo indietro.
Nonostante quasi il 60 per cento della popolazione sia completamente vaccinato e il 75 abbia ricevuto la prima dose, il governo ha annunciato un lockdown per la capitale Santiago.
Oltre 8 milioni di persone dovranno rimanere a casa da oggi. Gli ultimi dati sui contagi sono di giovedì quando si sono registrati 7716 nuovi casi la gran parte dei quali ovviamente non avevano ancora completato il ciclo di somministrazioni.
I letti di terapia intensiva, dicono le autorità sanitarie, stanno per raggiungere la piena capacità. Oltre a Santiago entreranno in “zona rossa” anche altri 40 Comuni delle Regioni di Valparaíso, O’Higgins, Maule e Los Lagos.
Il problema sarebbe nato, secondo i critici del governo, dalla eccessiva velocità con cui il governo ha rimosso le restrizioni dopo che le misure imposte da marzo a novembre del 2020 avevano dato risultati, ma anche dalla riapertura delle frontiere (anche per consentire dei periodi di vacanze) visto che la situazione in Sud America non è ancora stabilizzata e in considerazione anche della circolazione della cosiddetta “variante brasiliana”. Secondo la John Hopkins University dall’inizio della pandemia i morti per Covid in Cile sono stati oltre 30mila.
Intanto anche l’Argentina estende le misure anti-Covid fino al 25 giugno a causa dell’emergenza sanitaria. Il presidente Alberto Fernàndez ha sottolineato, rivolgendosi ai suoi connazionali, di “non smettere di avere cura di loro stessi”. Nelle ultime 24 ore in Argentina si sono registrati 689 morti e quasi 27mila nuovi casi.
(da agenzie)
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Giugno 10th, 2021 Riccardo Fucile
POCHE SETTIMANE FA AVEVA DETTO: “I GIOVANI DEVONO STARE TRANQUILLI, GLI EFFETTI COLLATERALI SONO MINIMI”
“Visto l’impatto degli enormi errori di comunicazione sia dell’Aifa che del Ministero della Salute sull’opinione pubblica italiana, si decida da domani se il vaccino AstraZeneca non si deve più usare e ci si attrezzi per fare solo vaccini a mRna”: così Lo l’infettivologo genovese Matteo Bassetti in un post su Facebook in cui ha invitato il Cts a seguire le decisioni assunte da Norvegia, Danimarca e Austria sulla somministrazione del siero di Oxford, sulla cui somministrazione agli under 60 si dibatte da mesi.
“Non serve limitarlo ad alcune età, a questo punto andrebbe stoppato in tutte le età chiedendo scusa agli italiani per la comunicazione errata e antiscientifica su questo vaccino. Si punti quindi unicamente sui vaccini di Pfizer, Moderna e poi su CureVac. Ma deve essere una scelta politica”, ha aggiunto l’infettivologo direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova.
“L’opinione pubblica è inferocita sul vaccino AstraZeneca, le istituzioni non possono lasciare da soli i medici e le Regioni a difenderli”, aggiunge Bassetti, mostrando di aver fatto marcia indietro rispetto a poche settimane fa, quando affermava: “i ragazzi devono stare tranquilli”.
“In tutto il mondo i giovani sono stati sottoposti al vaccino e gli effetti collaterali sono stati minimi”, aveva osservato Bassetti.
(da TPI)
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Giugno 10th, 2021 Riccardo Fucile
“PERCHE’ SONO STATE IGNORATE LE RACCOMANDAZIONI?”
Una netta diminuzione di positivi e di decessi in tutto il Paese. Questo il nuovo quadro epidemiologico illustrato dal monitoraggio settimanale di Fondazione Gimbe sulla situazione Covid in Italia.
Nella settimana dal 2 all’8 giugno i nuovi casi di Sars-Cov-2 sono scesi del 31,8% (da 22.412 a 15.288). Un calo percentuale simile a quello registrato per i decessi: -34,9%, con 469 nuove vittime, rispetto alla settimana precedente quando erano state 720.
«Da 12 settimane consecutive il trend dei nuovi casi si conferma in discesa, sia per la ridotta circolazione del virus come dimostra la riduzione del rapporto positivi/casi testati, sia per la costante diminuzione dell’attività di testing» commenta il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta, ribadendo proprio l’importanza del tracciamento.
Calo delle persone testate. Cartabellotta: «Ingiustificabile»
A proposito dei dati sul tracciamento, il monitoraggio Gimbe evidenzia un’ampia disparità tra Regioni. Nelle ultime 4 settimane il numero di persone testate settimanalmente a livello nazionale si è ridotto del 28,3%, scendendo da 2.614.808 a 1.875.575. «A fronte di una media nazionale di 150 persone testate al giorno per 100 mila abitanti si rilevano notevoli e ingiustificate differenze regionali» spiega meglio Cartabellotta, «da 239 persone testate/die per 100 mila abitanti del Lazio a 64 persone testate/die per 100 mila abitanti della Puglia».
Ricoveri, tutte le Regioni sotto le soglie di allerta
Sul fronte della pressione ospedaliera il monitoraggio settimanale di Gimbe segnala uno svuotamento progressivo delle strutture sanitarie. Dal picco registrato del 6 aprile scorso fino al 2 giugno, si attesta un calo importante dell’84% di ricoveri in meno. -1.507 persone ospedalizzate rispetto alla settimana precedente a quella del 2 giugno. Numeri che si confermano anche per le terapie intensive: – 301 ricoveri (-30,4%) con l’occupazione dei posti letto che si attesta all’8% e tutte le Regioni sotto le soglie di allerta.
Ancora troppi over 60 senza vaccino
«Con l’apertura della campagna vaccinale a tutte le fasce d’età era atteso il netto incremento dei trend di vaccinazione nelle persone di età inferiore a 60 anni. Ma al momento, con oltre 2,9 milioni di over 60 ad elevato rischio di ospedalizzazione e decesso che non hanno ancora ricevuto nemmeno la prima dose, diventa sempre più urgente integrare il sistema di prenotazione volontaria con strategie di persuasione individuale, personalizzate e capillari sul territorio».
La responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari di Gimbe, Renata Gili, spiega lo stato dell’arte della campagna vaccinale anti Covid evidenziando ancora un grande vuoto nella messa in sicurezza dei più fragili.
Ad oggi risultano ancora totalmente scoperti il 7,4% degli over 80 ( 330.526), il 14,7% della fascia 70-79 ( 879.088) e il 22,9% per quella 60-69 anni. Sempre sul fronte dei fragili, il monitoraggio segnala l’83,7% degli over 60 con almeno una dose di vaccino ricevuta, evidenziando allo stesso tempo una costante disuguaglianza tra le Regioni: se Puglia, Umbria, Lombardia, Lazio, Veneto, Emilia-Romagna, Molise e Toscana superano l’85%, la Calabria e la Sicilia restano ancora sotto il 75%.
«AstraZeneca? L’uso sui giovani è ormai anacronistico»
Fondazione Gimbe si è poi espressa sulla delicata questione del vaccino AstraZeneca per i giovani. Mentre Ministero della Salute e Cts discutono sul possibile utilizzo consentito solo agli over 50, Cartabellotta ribadisce come «in un’ottica di salute pubblica e di strategie vaccinali il profilo beneficio-rischio del vaccino si modifica in relazione alla circolazione del virus. Ed è anacronistico che, a fronte delle indicazioni del Ministero della Salute che già dallo scorso 7 aprile raccomandava AstraZeneca “preferenzialmente” per gli over 60, nelle ultime 3 settimane, su un totale di 1.431.813 dosi di vaccini a vettore adenovirale somministrate, il 33,1% (473.578 dosi) siano state somministrate a persone under 50 e l’11% (158.156 dosi) nella fascia 18-29». In buona sostanza per Gimbe è arrivato il momento di prendere una decisione più decisa nei confronti delle raccomandazioni finora date da Aifa e Ministero. «Nei soggetti più giovani, già a minor rischio di Covid grave, in condizioni di bassa circolazione virale l’incidenza di effetti avversi, seppur molto bassa, supera i potenziali benefici del vaccino nel prevenire ospedalizzazione, ricovero in terapia intensiva o decesso», continua a spiegare Cartabellotta, sottolineando come «se da un lato non bisogna rallentare il ritmo della campagna vaccinale, dall’altro è indispensabile massimizzarne i benefici e minimizzarne i rischi».
(da Open)
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Maggio 31st, 2021 Riccardo Fucile
L’APPELLO DELLE ASSOCIAZIONI PER I DIMENTICATI DELLA CAMPAGNA VACCINALE
Invisibili per la burocrazia. Invisibili per i vaccini.
Sono italiani e stranieri, cittadini comunitari e non, rom, clochard, minori non accompagnati, occupanti o abitanti dei ghetti, vittime di tratta o del caporalato. “Invisibili” perché irregolari, senza una casa, un permesso, un documento. Eppure “fragili” per antonomasia, per identità sociale, culturale, clinica e psichica, per ghettizzazione residenziale e abitativa. Ma esclusi al momento dalla campagna vaccinale anti-Covid.
Un censimento che dia conto dei numeri esatti non esiste. E anche in questo sta la difficoltà di inserirli nella scaletta del piano nazionale per la struttura commissariale guidata dal generale Francesco Paolo Figliuolo.
Gli ultimi dati Istat disponibili risalgono al 2015 e ne contano 500mila.
Ma per Salvatore Geraci, responsabile sanitario della Caritas di Roma, andrebbero aggiunti i 200mila migranti che si trovano in un limbo amministrativo, in attesa di risposta alla loro richiesta di regolarizzazione, a cui una circolare del ministero della Salute del luglio del 2020 garantisce l’iscrizione al Sistema sanitario regionale senza l’assegnazione del medico di base. O i 78mila che si trovano nelle strutture e nei centri di accoglienza. L’Istituto nazionale salute migrazioni e povertà ne stima 700 mila di “invisibili”.
A sollevare la questione nel febbraio scorso in una lettera al ministro della Salute Roberto Speranza, che non ha ancora avuto seguito, erano state anche le associazioni del Tavolo immigrazione, tra cui Asgi, Caritas, Emergency e Medici senza frontiere.
Emanuela Petrona Baviera della Società italiana di medicina delle migrazioni scriveva ancora due settimane fa: “La mancata vaccinazione di una sacca così sensibile di popolazione costituisce un rischio di inficiare la buona riuscita di tutto il piano vaccinale, in un momento in cui preservare la salute del singolo coincide con preservare la salute della comunità”.
Cosa dice la legge
La copertura normativa c’è. Non solo l’articolo 32 della Costituzione e l’articolo 35 del Testo unico sull’immigrazione. È l’Aifa a specificare che “per effettuare la vaccinazione alle persone (italiane e straniere) in condizioni di fragilità sociale può essere accettato un qualsiasi documento (non necessariamente in corso di validità)” come “la tessera sanitaria Team (Tessera europea assistenza malattia), il codice Stp (Straniero temporaneamente presente) o il codice Eni (Europeo non iscritto)”. Codici che spesso vengono respinti dalle piattaforme di prenotazione regionale che non li riconoscono. “In mancanza di documenti – prosegue comunque l’Aifa – verranno registrati i dati anagrafici e l’indicazione di una eventuale ente/struttura/associazione di riferimento”.
Al momento, solo la piattaforma informatica dell’Emilia-Romagna prevede l’inserimento di questi codici. In altre Regioni, ad esempio il Friuli Venezia Giulia, si chiede lo Spid, il codice di identità digitale o, altrove, il numero di telefono cellulare certificato. “Con tali livelli – spiega Gianfranco Costanzo, direttore sanitario dell’Inmp – i cittadini stranieri non possono dunque prenotare la vaccinazione, pur avendone diritto, e nemmeno altre persone possono farlo a loro nome”
Vaccinazione a macchia di leopardo
Ma la vaccinazione procede a macchia di leopardo. In Lombardia “le Ats contatteranno le organizzazioni che si occupano dei senzatetto per chiedere il numero di persone che assistono e capire la capacità che hanno di somministrare le dosi vaccinali. Ed entro un paio di settimane arriverà la soluzione per gli irregolari” ha spiegato Marco Salmoiraghi, dirigente dell’assessorato al Welfare di Regione Lombardia. A tutti loro verrà somministrato il vaccino Johnson&Johnson perché monodose: sarà più facile renderli immuni senza bisogno di rintracciare chi non ha nemmeno un indirizzo sicuro.
A Palermo la Caritas, racconta il vicedirettore don Sergio Ciresi, “ha somministrato le prime cento vaccinazioni ai senzatetto e ora siamo al lavoro per poter garantire i vaccini agli stranieri ‘invisibili'”. Metà giugno è la data sperata. Lo stesso ha fatto la Croce Rossa, sia a Palermo che a Catania. “La Sicilia è stata la prima Regione ad autorizzare, rispettando il target degli over 60, la vaccinazione dei marginali, difficili da intercettare, senza medico curante e che difficilmente si recano negli hub” ha sottolineato il commissario di Palermo all’emergenza Renato Costa.
Ha raccontato il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, che quando il capo dello Stato, Sergio Mattarella, è andato in visita all’hub del capoluogo si è complimentato con la Regione proprio per la vaccinazione ai senza fissa dimora, a coloro che nemmeno sapevano di avere diritto al vaccino”.
E ancora in Calabria, a Lamezia Terme, è sempre la Caritas diocesana a prendersi cura di loro: in fila ci sono italiani, stranieri, cittadini di origine rom. È la carità, la solidarietà, il volontariato cattolico o laico a colmare i buchi dello Stato, per ora.
Nel Lazio il primo impulso lo ha dato Papa Francesco che da mesi in Vaticano sta portando avanti le vaccinazioni dei poveri. Secondo Aldo Morrone, direttore scientifico del San Gallicano che nella prima fase dell’epidemia, con Comune di Roma e Regione Lazio, ha gestito tamponi, test sierologici e quarantene per le fasce più deboli, sono 2mila i già vaccinati con Pfizer. “Draghi ha detto che è necessario vaccinare tutto il mondo – dice – È una dichiarazione molto bella, cominciamo dalle persone invisibili che stanno nelle nostre città”.
(da agenzie)
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Maggio 31st, 2021 Riccardo Fucile
“RIAPERTURE? UN RISCHIO INUTILE”… “NEL REGNO UNITO LE VARIANTI STANNO FACENDO RISALIRE I DATI”
Il professore ordinario di Microbiologia all’Università di Padova parla di ritorno da Londra, dove la variante indiana ha fatto risalire la curva di casi e ricoveri: «Vaccinare tutti gli under 15 prima che sia tardi»
Secondo Andrea Crisanti i dati incoraggianti sulla pandemia di Covid-19 alla base delle prime zone bianche e delle riaperture anticipate sono sottostimati.
«La settimana scorsa abbiamo avuto una media di 150 morti al giorno per poco meno di 5 mila casi», spiega , «anche se i decessi si riferissero a contagiati di venti giorni prima i conti non tornerebbero».
Un’accusa forte che mette in dubbio l’impegno delle Regioni nell’elaborare i numeri esatti sulla circolazione del virus.
«Non lo stanno più cercando, è sotto gli occhi di tutti», continua Crisanti, «nel momento in cui si rimuovono le misure di sicurezza bisognerebbe aumentare tamponi e tracciamento, e invece succede il contrario».
Una situazione delicata quella disegnata dallo scienziato, che teme per le riaperture in atto. «Per fortuna la vaccinazione sta facendo da scudo», spiega, «ma se finisse l’immunità o arrivasse la variante sbagliata torneremmo nei guai. E metà degli italiani deve ancora ricevere la prima dose».
«Riaperture, avete visto il Regno Unito?»
Lo sa bene il professore appena di ritorno da Londra. Le varianti sono un pericolo costante da cui difendersi, come sta succedendo nello stesso Regno Unito, nuovamente in crisi per la mutazione “indiana”, attualmente la più diffusa nel Paese.
«E’ molto più contagiosa di quella “inglese” e destinata a spostare ancora più in alto l’asticella dell’immunità di gregge» racconta Crisanti. «La pandemia non è finita e dobbiamo saperlo tutti. In Inghilterra dove si pensava alle riaperture, con il doppio dei vaccinati rispetto all’Italia, c’è una battuta d’arresto».
Il timore è che presto la variante “indiana” possa diventare anche in Italia la mutazione dominante: «Se dovesse succedere questo come minimo, essendo molto contagiosa, ci costringerebbe a vaccinare tutti i ragazzi da 15 anni in su, ma ci sono notizie allarmanti come quelle che arrivano dal Cdc», spiega il professore, «l’agenzia federale americana per la salute, che segnala casi di miocardite nei giovani vaccinati con Pfizer e Moderna».
Casi rari e lievi che secondo Crisanti non sarebbero da sottovalutare soprattutto per le conseguenze che avrebbero nelle decisioni dei governi.
«Abbiamo già assistito a un balletto simile per le autorizzazioni di AstraZeneca. Con la differenza che i bambini non si ammalano e dunque convincere loro e i loro genitori non sarà scontato».
«Rischio ragionato? No, rischio inutile»
Il rischio ragionato che il 26 aprile spinse il governo Draghi a decidere per le prime riaperture anticipate sembrerebbe essere lo stesso che negli ultimi giorni ha portato a una ripartenza anticipata per attività che avrebbero dovuto riaprire più in là.
«Penso che ancora una volta abbiamo corso un rischio inutile. Se vado in ospedale per un problema vitale e il medico mi propone due strade, un trattamento sicuro per cui bisogna aspettare qualche settimana e uno mai sperimentato ma vantaggioso per motivi economici, scelgo il primo. Dopo 126 mila morti non esiste il rischio calcolato o ragionato, ma solo il rischio inutile».
Il commento del professore alle decisioni politiche, espresso negli stessi termini già ad aprile, è lo stesso anche in riferimento alle ultime direttive. «La vaccinazione sta funzionando», aggiunge, «ma non sapremo mai quanti morti in meno ci sarebbero stati in queste settimane. E per me, come scienziato, è ciò che conta».
«Senza vaccinare tutti il circolo vizioso non finirà»
Senza il coinvolgimento della fascia di popolazione più giovane l’immunità di gregge sarà soltanto un miraggio. L’obiettivo urgente per il professore dell’Università di Padova è garantire la massima copertura vaccinale di tutta la popolazione, «in alternativa continueremo con un livello sostenuto di contagi più o meno accertati».
Il pericolo di uno scenario simile è che si permetta al virus ancora di replicarsi nonostante l’azzeramento di ricoveri e decessi. «Una situazione che andrà bene finché durerà l’immunità e non arriverà qualche variante pericolosa, che senza raggiungere l’immunità di gregge diventerà più probabile. Insomma, si finirebbe in un circolo vizioso», spiega ancora Crisanti.
(da agenzie)
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Maggio 29th, 2021 Riccardo Fucile
LA SITUAZIONE IN INDIA E IN BRASILE
Il numero dei nuovi contagiati nel Regno Unito non era mai stato così alto negli ultimi due mesi: ieri se ne sono registrati infatti 4.182, per un totale di 20.765 negli ultimi sette giorni, con un aumento del 24 per cento in una settimana.
La crescita, dovuta alla cosiddetta variante indiana, fa ritenere che il Paese sia di fronte alla terza ondata e spinge alla cautela il governo sulla questione delle riaperture. L’esecutivo è criticato però per la lentezza con cui ha imposto la quarantena a chi tornava dall’India. Intanto anche le autorità britanniche, dopo quelle europee, hanno autorizzato l’uso del vaccino di Johnson & Johnson.
La variante vietnamita
È stata rilevata in Vietnam una nuova variante del coronavirus, altamente trasmissibile, cha ha causato una recente impennata di casi nel Paese asiatico. Lo ha dichiarato ai media il ministro della Salute, Nguyen Thanh Long.
Il sequenziamento genetico ha indicato come la nuova variante sia una via di mezzo tra quella indiana e quella inglese. Il governo di Hanoi dovrebbe fare presto un ulteriore annuncio per spiegare meglio le peculiarità di questo nuovo ceppo. Il Vietnam, che ha riportato solo circa 6.400 infezioni e 47 morti per Covid dall’inizio della pandemia, è considerato un esempio da seguire nella lotta alla diffusione del coronavirus.
Migliora la situazione in India
L’India ha riportato 173.790 nuove infezioni da coronavirus nelle ultime 24 ore, il suo aumento giornaliero più basso in 45 giorni, mentre i decessi sono aumentati di 3.617. Il conteggio delle infezioni della nazione asiatica a quota 27,7 milioni, con il bilancio delle vittime a 322.512, secondo i dati del ministero della salute.
Il caso Cile
Il Cile ha registrato oggi la seconda quota giornaliera piu’ alta di contagi da oronavirus dall’inizio della pandemia con 8.680 nuovi casi, secondo dati ufficiali. Questo nonostante il 52 per cento della popolazione risulti gia’ vaccinato con entrambe le dosi. “Assistiamo a questo aumento dei casi con preoccupazione. La cosa piu’ importante e’ mantenere sempre le misure di prevenzione mentre i cittadini continuano la vaccinazione”, ha detto il ministro della Salute, Enrique Paris, in una conferenza stampa.
Il numero totale dei contagi dall’inizio della pandemia si e’ quindi attestato a 1,36 milioni di infezioni, mentre sono 28.928 i morti con 119 decessi nelle ultime 24 ore. “Solo quattro (delle 16) regioni diminuiscono i loro casi negli ultimi sette giorni”, ha aggiunto Paris, che ha sottolineato che Il tasso di positivita’ nazionale si e’ attestato ancora una volta per il quinto giorno consecutivo sopra il 10 per cento con oltre 72.000 tamponi effettuati.
In Brasile 460mila vittime
Quasi 460 mila i decessi per covid-19 in Brasile. Nelle ultime 24 ore 49.768 i nuovi casi e 2.371 i morti a causa del coronavirus. Il Paese registra un totale di 459.045 morti dall’inizio della pandemia. Il ministero della Salute, nel suo più recente bollettino epidemiologico, ha indicato che nelle ultime 24 ore il numero di contagiati è diminuito (-26,23%) ma si è registrato un lieve aumento dei decessi giornalieri (5,61%) rispetto alle 24 ore precedenti.
(da agenzie)
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Maggio 29th, 2021 Riccardo Fucile
SI TRATTA DI 11.596.000 PERSONE… ANCORA TROPPI GLI OVER 60 IN ATTESA DELLA SOMMISTRAZIONE DEL VACCINO
Sfiora il 20% della popolazione il numero di cittadini italiani immunizzati contro il Covid-19.
L’ultimo report disponibile sul sito del governo, elaborato dalla struttura del commissario Francesco Figliuolo, parla infatti di 11.596.495 persone che hanno concluso il ciclo vaccinale, sono il 19,6% del totale.
Le somministrazioni complessive sono state invece 33.770.194, il 92,1 per cento delle dosi finora consegnate.
Andando a guardare tra le fasce di età, sono 3.705.479 gli immunizzati ultraottantenni, pari all’82% (sono circa 4 milioni e mezzo infatti in totale), mentre il 91,5% ha ricevuto almeno la prima dose.
Tra i 70-79 anni hanno completato il ciclo vaccinale 1.992.448 persone, pari al 33,4% del totale. Percentuale che schizza verso l’alto se si guarda alla prima somministrazione ricevuta dall’81,4% della popolazione.
La quota degli immunizzati cala ancora tra i 60-69 anni: sono 1.949.843 (26,2%). Tra i 50 ed i 59 anni sono 1.665.452 (17,6%) e tra i 40 e 49 1.048.404 (12%).
Dal 3 giugno la vaccinazione procederà senza più scadenze anagrafiche, sarà un “liberi tutti”. A sancirlo arriverà un’ordinanza di Figliuolo che stabilirà che le prenotazioni potranno essere aperte a chiunque.
Saranno poi le singole regioni, come sempre, a organizzare le modalità. Nel Lazio ad esempio si dovrebbe procedere, stando a quanto deciso finora, rispettando ancora le fasce di età, anche se con numerose eccezioni, vedi ad esempio gli open day del fine settimana o la tre giorni (dall’1 al 3 giugno) di vaccini per i maturandi.
(da agenzie)
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Maggio 24th, 2021 Riccardo Fucile
“SIAMO INTORNO A 2,9 MILIONI DI DOSI ALLA SETTIMANA, TROPPO POCHE”
La Fondazione di ricerca e statistica Gimbe lancia un appello affiché arrivino più vaccini nel nostro Paese, dato che con le dosi a disposizione potrebbe rallentare la campagna di vaccinazione in corso: “Abbiamo quasi esaurito le scorte di vaccini. Con le consegne siamo intorno a 2,9 milioni di dose alla settimana, quindi la famosa invasione di vaccini al momento non c’è”.
Così Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. Quanto al problema di chi rifiuta il vaccino, “questa – dice Cartabellotta – potrebbe essere la futura problematica riguardo alla campagna vaccinale.
C’è ancora una percentuale di anziani che non è vaccinato. Bisogna pensare a delle soluzioni integrative, non solo con l’adesione volontaria, ma anche con la chiamata attiva, così si saprà anche se chi non si vaccina non riesce oppure non vuole”.
“L’obbligo di vaccinazione – sottolinea – non so se sia in linea con la Costituzione, ed è comunque difficile legarlo a un obiettivo specifico. Ai tempi del decreto Lorenzin l’obbligo era legato alla frequentazione scolastica. Si potrebbe dare qualche vantaggio in più ai vaccinati, le strategie possono essere diverse, ma bisogna pensarci adesso. Il green pass – conclude – è un’inevitabile soluzione a quelle che sono una serie di criticità. Aspettiamo una serie di dettagli ulteriori.
(da agenzie)
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