Agosto 16th, 2020 Riccardo Fucile
QUATTRO ANNI DI LAVORO PER UNA LINEA A BINARIO UNICO TROPPO LENTO
Quindici milioni di euro per riaprire una vecchia linea ferroviaria chiusa nel 2016, con la beffa di non aver risolto ancora i vecchi problemi e, anzi, aver allungato i tempi di percorrenza.
Benvenuti sulla Campobasso-Termoli: 87 chilometri a binario unico percorsi alla velocità del “Brucomela”.
Il sito di Trenitalia prevede poco meno di due ore per lo spostamento, andamento lento a dir poco, ma il reale tempo di percorrenza dalla riapertura a oggi è stato sempre superiore. Mai un treno arrivato in orario. Tempi medi di percorrenza intorno alle due ore e mezza nei casi migliori, fino alle tre ore toccate nel giorno della riapertura e anche in quello seguente.
Fiduciosi dei grandi annunci per la riapertura arrivati dalla regione Molise con tanto di conferenza stampa nella stazione di Campobasso, domenica scorsa (9 agosto) abbiamo deciso di salire a bordo della corsa inaugurale che, alle ore 6 in punto, ci ha portato dal capoluogo di Regione fino alla costa adriatica.
Dove siamo sbarcati alle ore 8.52 con più di un’ora di ritardo. Alla media di circa 30 chilometri orari.
Varie le soste nella campagna: la prima alle ore 6.07 alle porte di Campobasso. “Perchè siamo fermi?”, esclama uno dei temerari passeggeri saliti a bordo. Pronta la risposta del gentile operatore: “Problemi col passaggio a livello. Oggi qualche problema ci sarà sicuramente”.
Come a dire: state comodi e non perdete la pazienza. Soprattutto col passaggio a livello, un problema costante su tutta la tratta.
Ma che allo stesso tempo è fonte di emozione poco dopo la stazione di Ripabottoni/S.Elia (siamo nella zona del cratere sismico del 2002, ndr), quando un automobilista in sosta al passaggio a livello saluta festosamente quel treno che non vedeva più da anni.
Scene di giubilo che si ripetono alla stazione di Casacalenda dove addirittura c’è un fotografo pronto a immortalare il momento storico. E dove un ragazzo, più ritardatario del treno, è costretto a rincorrere il convoglio per non perdere una corsa che ha già accumulato un ritardo biblico
Ma l’apoteosi si registra alle 7.32, quando a Larino il treno partito da Campobasso incrocia quello partito da Termoli. Per “festeggiare” ecco altri 15 minuti di sosta.
La meta sembrerebbe essere più vicina. Larino e Termoli distano una trentina di chilometri. Si riparte. La vegetazione si fa meno rada. Adesso la visione di sterpaglia incolta, pale eoliche e pannelli solari, lascia spazio a vigneti e uliveti.
C’è ancora tempo, però, per l’ennesima sosta, nelle campagne alle porte del basso Molise. Perchè i passaggi a livello non si sono chiusi e quindi si è reso necessario l’intervento umano per bloccare le automobili in transito.
Si tratta dell’ultimo ostacolo per i tre vagoni e per una decina di temerari passeggeri che finalmente alle 8.52 riescono a mettere piede a Termoli.
Sarà stato un caso isolato? Certo che no. Stessa sorte è toccata al treno partito in direzione opposta.
Non solo domenica, ma anche nei giorni seguenti. Abbiamo monitorato tutte le corse per un’intera settimana. Treni in grave ritardo ogni giorno, nessuno arrivato in orario; tanto che Rete ferroviaria italiana (Rfi) è dovuta uscire allo scoperto assicurando il massimo impegno per provare a ridurre il disagio dei sempre meno passeggeri che scelgono il treno per muoversi lungo la tratta.
La speranza è che qualcosa, come promesso dalla società che gestisce le infrastrutture ferroviarie, si muova entro due settimane. Altrimenti si potrebbe tornare nuovamente al sistema sostitutivo in autobus, tra l’altro già attivo in alcuni orari, che quantomeno garantirebbe il tragitto nei tempi, seppur lenti.
Ma una domanda sorge spontanea. Non sarebbe stato opportuno terminare il monitoraggio e i lavori di adeguamento necessari prima di rimettere in moto una tratta che già in tempi normali impiegherebbe quasi due ore ( 1h e 50′ circa) per percorrere solo 87 chilometri?
Una linea ormai troppo vecchia (la tratta fu inaugurata nel 1882, ndr), dove sono ancora numerosi i problemi da risolvere: il consolidamento di viadotti e la messa in sicurezza di ponti e ponticelli, il risanamento dell’armamento ferroviario, la vegetazione che ostacola i vagoni, oltre a qualche complicazione tecnologica.
Il tutto confermato anche dalla presenza di circa 60 tecnici sui cantieri. Lavori per cui Rfi ha assunto un impegno economico per 15 milioni di euro.
E proprio a proposito dell’ennesimo disservizio pubblico in una Regione che paga già un isolamento storico dal punto di vista dei Trasporti, sarebbe necessario un doveroso chiarimento da parte di Donato Toma.
Il presidente della regione Molise, inoltre, proprio di recente, nel valzer di poltrone effettuato in piena pandemia, ha cambiato anche il vertice dei Trasporti. Quell’assessorato che deve fare i conti pure con gli storici problemi sulla principale linea di collegamento ferroviario: la Campobasso-Roma ora chiusa per l’elettrificazione (ormai si viaggia solo in bus).
Eppure il governatore Toma, nella conferenza stampa trionfale di fine luglio, manco arrivasse l’alta velocità , ha parlato di svolta sul ferro per il Molise: “Dopo quattro anni di chiusura riapre la linea Campobasso-Termoli. In appena due anni questo governo ha impresso un cambio di passo al trasporto ferroviario in Molise, ora questa linea è realtà ”. Un passo di gambero però, visto che per percorrere solo 87 chilometri occorre mezza giornata.
(da TPI)
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Agosto 2nd, 2020 Riccardo Fucile
TRENITALIA NON RISPETTA L’ORDINANZA DEL MINISTERO DELLA SALUTE
In una mail Trenitalia conferma il distanziamento fisico e il limite del 50% di posti «da occupare a scacchiera». Ma le notizie e le immagini pubblicate da Open fotografano un’altra verità dei fatti
Passeggeri ammassati, costretti a viaggiare con il terrore di essere infettati a causa di posti a sedere occupati, in alcuni casi, al 100% senza rispettare il distanziamento fisico sui convogli, ripristinato ieri dal governo con ordinanza del ministero della Salute per contenere la pandemia del Coronavirus. Braccio a braccio per quattro o cinque ore. Protetti solo da una mascherina.
Cosa è successo
Si viaggia con quattro posti su quattro occupati: uno di questi si libera soltanto a Firenze, due ore dopo la partenza dalla stazione Centrale di Milano. Questa la situazione a bordo della carrozza nove, sul Frecciarossa 9311 partito oggi, 2 agosto 2020, alle 9.50 circa dal capoluogo lombardo e diretto a Napoli, come mostrano le foto pubblicate in esclusiva da Open.
Trenitalia, nonostante l’email inviata stanotte ai passeggeri, non sembra essersi adeguata all’ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che impone il distanziamento sociale di almeno un metro sui mezzi di trasporto. Stamattina sul Frecciarossa 9311, dunque, non sono state rispettate le norme di contenimento del contagio. Non è dato a sapersi — è bene ricordarlo — se i passeggeri (che compaiono nelle nostre foto) abbiano rispettato il posto a sedere loro assegnato in fase di acquisto del titolo di viaggio, ma stupisce eventualmente la totale assenza di controlli da parte di Trenitalia nel corso di tutto il viaggio.
Il motivo del sovraffollamento potrebbe essere da ricercare nella «soppressione e cancellazione di alcuni treni» di Italo (che viaggia sulle stesse tratte del Frecciarossa) «costretto a modificare repentinamente la propria flotta e i propri servizi commerciali».
In altre parole, Italo (che ha assicurato rimborsi ai propri utenti) ha lasciato a terra decine di persone — molti in partenza per le vacanze — le quali nelle scorse ore, come risulta a Open, hanno acquistato un nuovo biglietto, stavolta con Trenitalia, andando ad affollare sempre di più i convogli dei Frecciarossa. In barba ad ogni disposizione.
Cosa dice l’ordinanza del ministero della Salute
L’ordinanza del ministero della Salute del primo agosto parla chiaro (e viene ribadita anche in un post su Facebook): obbligo di mantenere una distanza interpersonale di almeno un metro.
Prima dell’intervento di Roberto Speranza, però, Trenitalia la pensava diversamente dichiarando, nelle mail inviate ai passeggeri, di voler occupare il 100% dei posti a sedere dei treni a lunga percorrenza. I viaggiatori, in quel caso, avrebbero dovuto mandare una mail a dichiarazionecovid19@trenitalia.it in cui dichiarare di «non essere affetti da Covid-19 e di non accusare sintomi riconducibili al Covid-19».
Dunque i viaggiatori avrebbero dovuto «assumersi l’onere di rendere, per quanto a loro conoscenza, una dichiarazione veritiera». A Trenitalia deve essere sfuggita la notizia che la maggior parte dei malati Covid siano asintomatici e che dichiarare una cosa di cui una persona non può essere a conoscenza rischia di non essere il modo più efficace per garantire la salute pubblica.
Alle 3.53 del 2 agosto il dietrofront, sempre via mail. Trenitalia conferma il distanziamento sociale e il limite del 50% di posti «da occupare a scacchiera». Ma le notizie, e soprattutto le immagini pubblicate da Open, fotografano un’altra verità dei fatti.
Sul caso, sollevato da Open, è stata inviata una mail a Trenitalia per accogliere un’eventuale replica o chiarimento.
(da Open)
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Luglio 31st, 2020 Riccardo Fucile
ESPERTI E SCIENZIATI SONO CONTRARI: UNA FOLLIA MENTRE I CONTAGI MARCIANO A 390 AL GIORNO
Da oggi i treni ad alta velocità ricominciano a viaggiare al 100% dei posti: niente più distanziamento sociale a bordo, ma mascherine (con obbligo di sostituzione dopo 4 ore), misurazione della temperatura e dichiarazione di non essere stati a contatto con persone positive al Coronavirus.
Non ci saranno più sedili vuoti di distanziamento a bordo dei convogli AV di Trenitalia e Italo. E questo nonostante la curva dei contagi stia crescendo ormai da qualche giorno e nonostante l’indice di trasmissibilità a livello nazionale sia pericolosamente vicino alla soglia di rischio da considerare elevata, ovvero 1.
Non solo: chi aveva già prenotato — raccontano anche molte testimonianze sui social — non avrebbe ricevuto nessuna comunicazione diretta rispetto al biglietto già acquistato.
«Una scelta che desta molta preoccupazione», commentano dal Comitato tecnico scientifico del governo secondo quanto riportato dall’Ansa. Una scelta presa senza avere ricevuto il parere del Cts.
Nessuna distanza neppure in Lombardia: da sabato fino al 10 settembre una nuova ordinanza regionale prevede che su treni, bus, tram e metropolitane locali e regionali sia consentita l’occupazione del 100% dei posti a sedere e del 50% dei posti in piedi, sempre con l’obbligo della mascherina.
Le condizioni previste — la misurazione della temperatura prima di salire a bordo dei treni, con termoscanner e termometri che ormai si trovano in ogni stazione dell’alta velocità , l’autodichiarazione di non essere stati in contatto con persone contagiate (un nuovo modello come gli ormai celebri dell’era del lockdown) e l’obbligo di indossare la mascherina a bordo cambiandola ogni 4 ore — erano già contenute in un decreto del presidente del consiglio firmato da Giuseppe Conte il 14 luglio.
Ma esperti e scienziati restano decisamente contrari” alla fine del distanziamento. Un nuovo Dpcm, che potrebbe contenere indicazioni — una armonizzazione, si dice dal governo — sul tema, non arriverà prima del 7 agosto.
(da agenzie)
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Febbraio 13th, 2020 Riccardo Fucile
LA PROCURA: “MA NON GIUSTIFICA COMPLETAMENTE TUTTO L’INCIDENTE DI LODI”
C’era un difetto all’interno del pezzo che è stato sostituito e che sarebbe stato la causa del deragliamento del treno Frecciarossa a Lodi. Non solo un errore umano, dunque, ma anche un errore di fabbricazione. “Ieri sera è pervenuta una comunicazione da parte della procura, a seguito del rilevamento di un difetto interno all’attuatore (una componente dello scambio, ndr). Sono state fatte delle prove in campo e sembra che ci sia un’inversione dei cablaggi interna al dispositivo che si è andato a sostituire”, ha detto il direttore dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle Ferrovie, Marco D’Onofrio, durante l’audizione in commissione Lavori Pubblici del Senato.
La produttrice del componente difettoso dello scambio è la società francese Alstom. Lo riferiscono all’Agi fonti investigative.
Il direttore dell’Ansf continua: “Questo giustifica il problema che hanno trovato i manutentori nelle verifiche prima del rilascio dell’apparato al regolatore della circolazione perchè evidentemente qualcosa non funzionava a dovere”. Il difetto, comunque, non basterebbe a spiegare le cause dell’incidente.
Secondo D’Onofrio si tratta di “una prima evidenza che introduce un problema che è stato riscontrato, ma non giustifica completamente tutto. Probabilmente nell’andare a rilasciare il deviatoio forse anche lì qualcosa non ha funzionato”. Da ieri sera Rete ferroviaria italiana ha “ovviamente sospeso il montaggio di attuatori di questo tipo”.
Il procuratore di Lodi, Domenico Chiaro, ha spiegato che la Procura ha diramato un alert di sicurezza dopo che gli stessi periti nominati dalla procura, per indagare sulla dinamica del deragliamento del Frecciarossa giovedì scorso a Ospedaletto Lodigiano, hanno confermato l’esistenza di un problema elettrico dello scambio numero 5, quello ‘incriminato’ per aver fatto deragliare il convoglio. “Lo abbiamo dovuto fare – ha detto il procuratore – perchè quei componenti, prodotti da un fornitore di Rfi, vengono venduti in tutta Europa”.
“Stiamo vagliando altre posizioni”, ha poi dichiarato il magistrato.
(da agenzie)
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Febbraio 8th, 2020 Riccardo Fucile
PER ORA SI TRATTA DI UN ATTO DOVUTO, IN CORSO GLI ACCERTAMENTI
Ci sono cinque operai indagati per il Frecciarossa 9595 deragliato a Casalpusterlengo in provincia di Lodi.
Si tratta per ora solo di un atto dovuto, perchè a lavorare sullo scambio al “chilometro 166+771”, fino a un’ora prima del disastro, è stata proprio quella squadra di Rfi. Per questo la procura di Lodi, titolare dell’inchiesta, ha iscritto i loro nomi nel registro degli indagati.
Gli specialisti del Noif, il Nucleo operativo incidenti ferroviari della Polfer, stanno svolgendo per la Procura di Lodi le indagini che hanno al centro anche la mancata segnalazione al sistema elettronico di sicurezza dello scambio in ‘svio’. E si prospettano degli accertamenti irripetibili sui binari che hanno necessariamente comportato l’iscrizione nel Registro degli indagati dei cinque operai.
I tecnici e gli investigatori infatti dovranno chiarire perchè il sistema di rilevamento abbia ricevuto una segnalazione di binari ‘per dritto’ e non di ‘svio’, che avrebbe fermato il treno prima. Lo scambio — il cosiddetto ‘punto zero’ — avrebbe dovuto infatti avere gli ‘aghi’ dei binari posizionati sul ‘corretto tracciato’ e invece li aveva posizionati in svio a sinistra.
A contatto con lo scambio la carrozza n.1, dove si trova la motrice, è praticamente ‘decollata’ a quasi 300 all’ora, impattando contro un carrello che si trovava su un binario di ricovero, e poi contro una palazzina di manutenzione.
Dalla cabina di pilotaggio, sventrata, i corpi dei due macchinisti sono stati proiettati fuori a grande distanza. Servirà per ricostruire il tutto anche l’hard disk delle telecamere, acquisite oggi, nel perimetro della stazione tra Livraga e Ospedaletto Lodigiano dove l’alta velocità corre parallela all’autostrada del Sole. I sindacati, che oggi hanno indetto due ore di sciopero, rifiutano l’ipotesi di un errore umano commesso dalla squadra di cinque operai che erano intervenuti sullo scambio poco prima come unica causa dell’incidente. I lavoratori, seguendo una normale procedura, sono stati intanto destinati ad incarichi di ufficio, in attesa degli esiti delle inchieste aperte dalle Ferrovie e dalla Procura di Lodi.
Sentiti come testi, gli operai avrebbero detto di non aver terminato il lavoro completamente, ma di aver rimesso lo scambio in ordine e che il binario dagli agenti di manutenzione era stato restituito regolarmente a quelli di movimentazione.
Secondo quanto si è saputo, in questo modo la centrale di Bologna non avrebbe potuto constatare l’anomalia. Il lavoro dei tecnici è già iniziato.
Repubblica spiega oggi che esistono anche molti punti oscuri:
Ci sono, però, da capire i motivi di un’eventuale leggerezza del genere: fretta(o pressioni?) per far partire in orario il primo treno dell’alba e non innescare ritardi della circolazione, stanchezza per quell’omesso ulteriore controllo, composizione della squadra. Correttezza della procedura e della mancanza di ulteriori “sentinelle” dell’imminente sciagura. A questo si aggiungerà l’analisi delle due scatole nere del treno, recuperate ieri pomeriggio a disposizione dei consulenti della Procura (e, adesso, degli indagati), insieme all’hard disk delle telecamere lungo il tracciato. Vuole tempi stretti, la Procura di Lodi, anche per consentire di velocizzare la smobilitazione dell’area e la riapertura di quel tratto cruciale di ferrovia, il cuore della linea ad alta velocità che collega Milano e Bologna. Forse già lunedì.
Il rapporto redatto per la procura riporta le misure esatte degli impatti:
A 40 metri dal “punto zero” il locomotore travolge una sessantina di bidoni di combustibile. Dopo altri 20 metri incoccia contro una montagna di ciottoli depositati per la nuova massicciata in costruzione a bordo cantiere. Ancora 21 metri e urta contro un escavatore bianco lasciato parcheggiato tra i sei binari di servizio. Dopo altri 29 metri, il primo degli schianti fatali: contro una catasta di vecchi binari abbandonati, che spezzano la cabina. Proprio qui è stato trovato il corpo del primo macchinista
Ormai la motrice è a pezzi e coperti altri 40 metri sbatte contro un carrello carico di cemento fresco, fermo sul secondo binario di servizio al cantiere. È l’impatto più devastante, che accartoccia il muso del treno. Ancora 17 metri e ciò che resta del mezzo si schianta contro un carrello giallo carico di attrezzi per la manutenzione. Qui viene trovato il corpo del secondo macchinista. L’effetto dell’urto è quello di un trampolino: altri 10 metri e il locomotore sfonda lo spigolo della seconda sottostazione Rfi, prende il volo e atterra dopo 44 metri, capovolto e con il muso girato di 180 gradi, orientato verso Nord. Arresta infine la corsa contro un ultimo vecchio vagone, fuori servizio e abbandonato nel parcheggio.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 7th, 2020 Riccardo Fucile
LE INDAGINI PROPENDONO PER LO SBAGLIO DI UN TECNICO
Alle 5.34 di ieri il Frecciarossa AV 9595, partito da Milano e atteso a Salerno in tarda mattinata, sta viaggiando a 292 chilometri all’ora. Sul monitor del tablet nella cabina comandi, i due macchinisti Giuseppe Cicciù e Mario Di Cuonzo, hanno ricevuto un fonogramma: segnala che un evento anomalo sulla loro linea è stato sistemato.
Via libera, dunque. Il treno ha già fatto una fermata, a Rogoredo: sono saliti dei passeggeri e, per fortuna, a bordo sono in pochi.
La prossima è Reggio Emilia, dove contano di arrivare in venti minuti, e dove invece non arriveranno mai. Alle 5.35 è già tutto finito.
All’altezza di Ospedaletto Lodigiano, in un tratto dove alle rotaie dell’Alta Velocità si affiancano altri binari di servizio, il locomotore giace in un groviglio di lamiere e polvere con il muso rivolto nella direzione opposta a quella di marcia. Il resto del treno è fuori dal tracciato.
Percorrendo a ritroso le rotaie per circa trecento metri appare l’imputato numero uno di questo disastro che è costato la vita a Cicciù e Di Cuonzo: uno scambio ferroviario nella posizione sbagliata.
Lo scambio sbagliato e il fonogramma delle 4.45
Il procuratore di Lodi Domenico Chiaro, pur con tutta la cautela che il caso richiede ed escludendo per certo soltanto le ipotesi dell’attentato e del gesto volontario, lascia intendere che è su quel deviatoio d’acciaio che si concentra l’indagine del Nucleo operativo incidenti ferroviari della Polfer. “Stiamo verificando l’errore umano”, dice Chiaro.
Gli elementi raccolti da testimoni diretti e da fonti investigative, nonchè il fonogramma delle 4.45 visionato da Repubblica, fanno pensare esattamente a quello. All’errore di un tecnico. Lo scambio, infatti, è stato oggetto nella notte di un intervento di manutenzione da parte di una squadra tecnica composta da cinque operai di Rete Ferroviaria italiana, inviata dal Posto di movimento di Livraga, non lontano da Ospedaletto.
Lo scambio doveva essere chiuso nella posizione che consente di proseguire dritto, invece era aperto, e ha deviato il treno nel pieno della sua corsa sul binario secondario dove era in sosta il carrello giallo usato per la manutenzione da Rfi, l’ente che gestisce tutta l’infrastruttura ferroviaria.
Gli operai, al momento dell’impatto, erano ancora nei paraggi. Ed è assai probabile – ma solo l’esame della scatola nera del Frecciarossa potrà accertarlo – che i sistemi di frenata siano entrati in funzione quando il treno è deragliato.
L’intervento di manutenzione
Stando a quanto si apprende da Rfi, l’intervento di manutenzione su quello scambio era ordinario e programmato, i sensori disposti lungo la rete non avevano segnalato alcun guasto. I tecnici dovevano soltanto sostituire un pezzo del deviatoio, così come prevedono la prassi di sicurezza sull’usura dei materiali.
Intorno alle 4 di ieri notte, l’intervento si è concluso e il caposquadra informa la sede di Livraga, la quale a sua volta riferisce alla Direzione territoriale di Bologna responsabile del traffico su quel tratto di linea dell’Alta Velocità .
Ecco quindi che nel sistema Ertms (European Rail Traffic Management System) utilizzato dal gestore della Rete per comunicare con i treni, viene inserito questo fonogramma, intestato al Posto di Movimento di Livraga: “Dev.05 disalimentato e confermato in posizione normale come da fono 78/81 fino a nuovo avviso”.
Fuori dal gergo tecnico significa che l’impianto elettrico dello scambio di Ospedaletto Lodigiano, che ne permette l’apertura e la chiusura da remoto, è stato disattivato, probabilmente per esigenze di manutenzione, ma che lo scambio – ecco il punto cruciale – è stato lasciato “in posizione normale”.
I due macchinisti del 9595 leggono il fonogramma, il treno può viaggiare tranquillamente a 292 km all’ora che è la velocità consentita in quel tratto dal sistema Ertms. Se anche volessero superare il limite, il sistema li frenerebbe perchè è totalmente automatizzato. Pur avanzato che sia, però, il computer non vede, e non può vedere, l’eventuale errore umano degli operai lungo la linea.
“Non abbiamo fatto errori”
Su quel binario non ci sono telecamere di sorveglianza, ma il Frecciarossa 1000 ha un circuito interno video che potrebbe essere utile. Il caposquadra e i quattro tecnici di Rfi sono stati già sentiti dagli investigatori, ma, a quanto si apprende, hanno negato di aver sbagliato il posizionamento dello scambio.
“L’abbiamo lasciato nella posizione normale, non riusciamo a spiegarci”. La procura di Lodi, che indaga per disastro colposo, omicidio colposo e lesioni multiple, per adesso non ha iscritto nessuno nel registro degli indagati. Al netto di eventuali ammissioni, solo una perizia potrà accertare come, e perchè, quello scambio era aperto.
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 6th, 2020 Riccardo Fucile
LA HITACHI RAIL ITALY (EX ANSALDO BREDA) ORA DI PROPRIETA’ GIAPPONESE
Non si conoscono ancora le cause dell’incidente ferroviario nel quale sono morti due macchinisti e che ha causato il deragliamento del treno Frecciarossa 9595 Milano Salerno il treno deragliato vicino Lodi all’altezza di Livraga. La dinamica è ancora da ricostruire ma secondo le prime ipotesi delle forze dell’ordine la carrozza motrice del convoglio (un Frecciarossa 1000), dopo essere sviata dai binari per cause ancora da chiarire, sarebbe uscita completamente dalla sede finendo prima contro un carrello o qualche mezzo analogo che si trovava su un binario parallelo, e poi contro una palazzina delle ferrovie, dove ha terminato la sua corsa.
Il resto del convoglio avrebbe invece proseguito la corsa ancora un po’ con la seconda carrozza che ad un certo punto si sarebbe ribaltata.
Sulla linea dell’alta velocità Milano-Bologna, informa un lancio d’agenzia dell’AdnKronos, questa notte erano in corso dei lavori di manutenzione. Non è chiaro al momento se la presenza dei lavori in corso — interventi di manutenzione che interessano diversi tratti della linea ad Alta Velocità — possa avere qualche correlazione con l’incidente.
In una delle foto pubblicate su Twitter dall’account dei Vigili del Fuoco si vede effettivamente un carrello accanto ad uno dei vagoni (non è chiaro se si tratta della carrozza motrice) deragliati.
Secondo quanto appreso dall’ANSA l’intervento — affidato ad una ditta specializzata da RFI — era in corso anche nelle ultime ore, proprio nel punto in cui è sviato il treno. Gli investigatori stanno ora verificando se vi sia una connessione tra l’incidente e i lavori stessi.
Sempre l’ANSA scrive che a causare lo sviamento del convoglio ferroviario potrebbe essere stato un problema a uno scambio. Secondo quanto risulta all’ANSA, infatti, lo ‘sviamento’ del treno sarebbe avvenuto in corrispondenza di uno scambio, dove proprio la scorsa notte, o nella tarda serata di ieri, sarebbe stato sostituito un ‘deviatoio’, ovvero un pezzo dello scambio stesso.
La gestione dei circa 1.000 km di binari della direttrice Alta Velocità /Alta Capacità Torino-Milano-Salerno Torino-Milano-Napoli-Salerno (completamente aperta al pubblico dal 2009) è in carico al gestore dell’infrastruttura ovvero RFI — Rete Ferroviaria Italiana, una società per azioni partecipata al 100% da Ferrovie dello Stato Italiane.
A regolare gli interventi è il Contratto di Programma — Parte Servizi (CdP- S) 2016-2021 siglato tra RFI e lo Stato italiano è operativo dal 02/10/2017 e prevede un ammontare di fabbisogni pari a circa 10,5 miliardi (media annua circa 1,8 mld) a fronte di un totale di coperture disponibili a legislazione vigente pari a circa 9,3 miliardi.
Diversa invece è la responsabilità della manutenzione dei convogli.
Per i Frecciarossa 1000 (realizzati da Hitachi insieme a Bombardier e classificati come ETR400) la gara di appalto da 79 milioni di euro è stata vinta nel 2016 dalla società Hitachi Rail Italy ex AnsaldoBreda, ora di proprietà giapponese, con stabilimenti a Pistoia, Napoli e Reggio Calabria.
Il contratto prevede la gestione dei ricambi e delle riparazioni della flotta Frecciarossa, oltre alle attività già comprese in garanzia.
Ad Hitachi Rail Ferrovie dello Stato aveva concesso la proroga del contratto di servizio per la manutenzione corrente preventiva a correttiva di apparati e impianti dei Frecciarossa 500, per un importo di oltre 21 milioni di euro e una durata di circa 12 mesi. Per gli ETR 500 (i predecessori dei Frecciarossa 1000) Trenitalia Spa aveva indetto una gara vinta nel 2018 da CAF Italia.
Ma in seguito ad un ricorso da parte di Hitachi Rail Italia il TAR del Lazio aveva annullato la gara subentrando nella gestione della manutenzione.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 6th, 2020 Riccardo Fucile
LO SVIAMENTO AVVENUTO IN CORRISPONDENZA DI UNO SCAMBIO
La Procura della Repubblica di Lodi ha aperto un’inchiesta sull’incidente che è avvenuto questa mattina lungo la linea dell’alta velocità ferroviaria. Sul posto, oltre ai carabinieri e alla polizia con i reparti della Scientifica, sono arrivatila Guardia di Finanza e il nucleo investigativo dei vigili del fuoco.
Andava quasi alla massima velocità prevista, circa 290 chilometri orari, il treno Av 9595 deragliato stamani. Il particolare, secondo quanto appreso dall’ANSA, emerge dal riserbo investigativo sui primi accertamenti tecnici, condotti da Polfer e Vigili del fuoco.
Il convoglio infatti viaggiava su un tratto rettilineo e in alta velocità , quando, pare all’altezza di uno scambio, meno di un chilometro prima di dove si sono fermate le carrozze, è ‘sviato’. Potrebbe essere stato un problema a uno scambio una delle cause: lo ‘sviamento’ del treno, prosegue l’Ansa, sarebbe avvenuto in corrispondenza di uno scambio, dove proprio la scorsa notte, o nella tarda serata di ieri, sarebbe stato sostituito un ‘deviatoio’, ovvero un pezzo dello scambio stesso.
Le indagini si concentrano su una parte elettromeccanica, parte di un più ampio scambio, che si trova a circa 5-600 metri dal luogo dove si sono poi fermati, per inerzia, il convoglio e la motrice, quest’ultima volata letteralmente via. La presenza di uno scambio in un tratto rettilineo sarebbe dovuta allo scorrimento parallelo, in quel punto, di più binari dell’alta velocità .
Il treno si trova a poco meno di un chilometro rispetto a dove è deragliato e le indagini della Squadra specializzata dei pompieri mirano a controllare la linea e lo stato dei binari “centimetro per centimetro”, come ha spiegato il prefetto di Lodi Marcello Cardona
“Si stanno raccogliendo tutti gli elementi per ricostruire la complicata dinamica dell’incidente” ha detto Rosario Giacometti, comandante dei Carabinieri di Lodi, intervistato da Sky Tg24. “Siamo nelle prime fasi di ricostruzione, sarà un’attività molto complessa che andrà avanti a lungo”.
(da agenzie)
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Febbraio 6th, 2020 Riccardo Fucile
CHI SONO I DUE MACCHINISTI RIMASTI UCCISI
“La prevenzione è da sempre l’arma migliore!”: è l’ultimo post su Facebook scritto nello scorso ottobre da Giuseppe Cicciù, uno dei due macchinisti morti questa mattina nel deragliamento del treno nel lodigiano.
Sono Giuseppe Cicciù, di 51 anni, di Reggio Calabria, e Mario Di Cuonzo, di 59, originario di Capua (Caserta), i due macchinisti morti nel deragliamento del treno avvenuto questa mattina nel lodigiano.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, appresa la notizia del deragliamento del treno nel lodigiano, ha espresso il suo cordoglio per i ferrovieri Giuseppe Cicciù e Mario Di Cuonzo, “due nuove vittime del lavoro”, e si è augurato che si faccia presto luce sulla dinamica del grave incidente, per garantire il diritto dei cittadini alla sicurezza nei trasporti.
“Lavorava da tanti anni come macchinista, è stato uno dei primi sui nuovi treni dell’Alta velocità . Era una persona con grande esperienza, non certo un ragazzino, non era certo uno appena arrivato”: così il segretario lombardo della Fit Cisl Giovanni Abimelech descrive all’ANSA Giuseppe Cicciù, uno due macchinisti morti nel deragliamento avvenuto questa mattina nel Lodigiano.
“E’ stato un nostro attivista – ha proseguito Abimelech – e nostro delegato Rsu, era molto vicino alla nostra organizzazione e noi vicino a lui. Si faceva notare, arrivava sempre con il sorriso e ce lo ricordiamo tutti, anche se negli ultimi anni si era un pò allontanato perchè aveva una nuova famiglia”.
Per Abimelech quanto successo è “senza spiegazioni perchè stiamo parlando di una delle infrastrutture più sicure al mondo, e abbiamo sempre avuto testimonianze in questo senso dagli esperti dell’alta velocità ”.
Il bilancio definitivo del deragliamento del treno Alta Velocità Frecciarossa avvenuto alle 5.35 all’altezza di Ospedaletto Lodigiano, in località Cascina Griona, è di 2 persone decedute, 31 feriti”. E’ quanto ha riferito l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera.
(da agenzie)
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