Gennaio 11th, 2018 Riccardo Fucile
FITTO: “PUNTIAMO AL 6%”, CESA: “CON NOI IL CENTRODESTRA VINCE”
Lo scudocrociato della Democrazia Cristiana con la scritta Libertas posto sopra una striscia tricolore e sovrapposto alla scritta “Udc” in trasparenza.
Il tutto sotto la scritta bianca su fondo blu “Noi con l’Italia”.
È il simbolo della ‘quarta gamba’ del centro-destra che è stato presentato oggi in una conferenza stampa a Roma.
“Puntiamo al 6 per cento”, promette Raffaele Fitto, mente Lorenzo Cesa assicura: “saremo quelli che determineranno la vittoria del centrodestra”.
“Nei prossimi giorni la nostra presenza sarà sempre più decisiva e determinante. Saremo la sorpresa di queste elezioni. Siamo indispensabili per trasformare la vittoria politica del centrodestra in una vittoria numerica che dia stabilità “, sostiene Raffaele Fitto, presidente di Noi con l’Italia, che si dice assai fiducioso rispetto alla performance che “non è la somma di diversi simboli elettorali ma un progetto politico per il futuro. Non stiamo facendo qualcosa di verticistico ma un movimento politico. I sondaggi oggi ci fanno intorno al tre per cento e non siamo nemmeno partiti. Penso che possiamo puntare almeno al 6 per cento. È un obiettivo realistico. Ci vediamo il 5 marzo e vedrete che avrò avuto ragione”, sottolinea, aggiungendo che “‘Noi con l’Italia’ vuole rivolgersi agli elettori delusi e che non vogliono votare, in modo da essere una alternativa”.
Gremita la sala della presentazione. Tra gli altri ci sono Maurizio Lupi e Roberto Formigoni, Saverio Romano, Enrico Zanetti, Mario Tassone, Enrico Costa e Paolo Cirino Pomicino, ma anche il presidente della Sampdoria Massimo Ferrero, il quale ha puntualizzato che non intende candidarsi.
Fitto assicura che la nuova formazione starà nella coalizione di centrodestra “con dignità ed orgoglio”: un messaggio che suona rivolto alla Lega (“Salvini fa il suo”), che “è alleata e non in contrasto, visto c’è dialettica”. Di sicuro la ‘Quarta gamba vuole l’obbligo dei vaccini e non vuole lasciare l’Euro. E “fondamentale” viene considerata la presenza nella compagine di Maurizio Lupi “per il lavoro che faremo a livello nazionale e soprattutto in Lombardia”.
(da agenzie)
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Giugno 11th, 2016 Riccardo Fucile
IL PRIMO CITTADINO DI SAN GIORGIO JONICO ARRESTATO PER FRODE ED EVASIONE FISCALE: ERA ARRIVATO AL BALLOTTAGGIO PER I FITTIANI
Finisce in carcere per frode in commercio Donato Ponzetta, 55 anni, imprenditore nel settore vitivinicolo e candidato sindaco di San Giorgio jonico, passato al ballottaggio del prossimo 19 giugno per soli tre voti in più del terzo arrivato.
L’imprenditore è stato arrestato dagli agenti della Digos, in collaborazione con l’Interpol, in esecuzione di un mandato di arresto europeo chiesto dalla magistratura tedesca. Ponzetta è accusato di frode in commercio messa a segno in Germania e di evasione fiscale.
L’imprenditore è titolare della Ponzetta Group, che realizza strutture in legno lamellare per la copertura di capannoni e impianti e si occupa della commercializzazione di prodotti ortofrutticoli.
Al primo turno delle comunali, lo scorso 5 giugno, sostenuto da Conservatori e riformisti e quattro liste civiche, Ponzetta è andato al ballottaggio con 1763 voti (solo 3 in più del candidato Pd Pierluigi Morelli). Ora il ballottaggio è a rischio.
La prefettura attende indicazioni dall’ufficio centrale elettorale. Si tratta di una delle prime volte in Italia che un candidato viene arrestato tra il primo e il secondo turno elettorale.
Se l’arresto sarà ritenuto un impedimento permanente, a sfidare il candidato di centrosinistra Mino Fabbiano (appoggiato da Sel, Udc e tre liste civiche) sarà Morelli del Pd.
Proprio intorno alla candidatura di Morelli, a San Giorgio s’era scatenata la polemica sulla scelta del Pd di candidare capolista il segretario cittadino Salvatore De Felice, ex direttore e attuale dirigente dell’Ilva, imputato nel maxi processo ‘Ambiente svenduto’ con l’accusa di disastro ambientale.
Morelli, di professione avvocato, nel processo è impegnato dall’altra parte della barricata, parte civile per conto dei familiari di Francesco Zaccaria, l’operaio Ilva di 29 anni morto a novembre del 2012 quando una tromba d’aria travolse la gru su cui lavorava.
Vittorio Ricapito
(da “La Repubblica”)
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Maggio 28th, 2016 Riccardo Fucile
UN MOVIMENTO FEMMINILE FUORI DAI PALAZZO COMPOSTO DA ESPONENTI DELLA SOCIETA’ CIVILE… L’ISPIRATRICE E’ CINZIA BONFRISCO
Qualcuno le ha ribattezzate le ‘amazzoni’ di Raffaele Fitto, ma loro preferiscono farsi chiamare ‘leonesse’, prendendo spunto dal simbolo del partito, il leone blu del partito di David Cameron al Parlamento europeo.
Sono una ventina di donne, appassionate di politica ma fuori dal Parlamento e senza incarichi politici.
Tutte professioniste ed esponenti di quella società civile, lontana dai palazzi del potere, che tanto piace ai leader di centrodestra e centrosinistra.
Le ‘quote rosa’ dell’ex ministro pugliese fanno capo a Cinzia Bonfrisco, capogruppo al Senato dei Conservatori e riformisti.
Hanno una loro pagina su Facebook, dove spicca in alto la scritta ‘Leonesse’, appunto.
In primo piano c’è la foto sorridente di Fitto, leader di Cor. Tra le fondatrici Anna Capra, Barbara Evangelio, Daniela Mazzotta, Desireè Del Giovine.
“Questo gruppo di donne nasce innanzitutto on line, esattamente nel dicembre di un anno fa e ha quasi mille contatti”. Ogni giorno contribuiscono alla diffusione dell’attività politica dei Conservatori e riformisti sul grande web.
“La pagina le ‘Leonesse’ -si legge su Fb- è costituita da donne dinamiche e preparate”.
La mission è fare rete sull’intero territorio, con finalità aggregativa e di informazione. Le ‘leonesse’ sono schierate per il ‘no’ al referendum di ottobre sul ddl Boschi-Renzi: hanno postato una copia del volantino con il ”modello di riforma” proposto dal partito, formato da tre punti saldi: presidenzialismo, tetto fiscale in Costituzione e abolizione del Senato.
(da agenzie)
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Febbraio 13th, 2016 Riccardo Fucile
BARANI SCRIVE A GRASSO: “NON HANNO PIU’ I NUMERI, VADANO AL MISTO”… ACCUSE ALLA BONFRISCO
S’erano tanto amati. Tutti insieme, o quasi, appassionatamente, nella grande famiglia del berlusconismo. Ma il passato è d’obbligo.
Perchè oggi, tra i vecchi amici di un tempo, non corre più buon sangue. E dalla favola della rivoluzione liberale, la nuova sceneggiatura dello psicodramma del centrodestra racconta il dramma dei fratelli coltelli.
Protagonista dell’ultimo sgarbo tra ex condomini del fu Popolo della libertà , il capogruppo di Ala, la componente che fa capo a Denis Verdini nata il 29 luglio 2015 dalla scissione con Forza Italia, Lucio Barani.
Che martedì scorso ha consegnato, insieme al suo vice Riccardo Mazzoni, una lettera al presidente del Senato Pietro Grasso.
Oggetto: richiesta di scioglimento, a norma di regolamento, del gruppo dei Conservatori e riformisti, riferimento parlamentare dell’ex governatore della Puglia Raffaele Fitto.
Sceso sotto il numero legale di 10 componenti (il minimo richiesto per formare un gruppo a Palazzo Madama) dopo l’addio di Lionello Pagnoncelli che, il 29 gennaio scorso, seguendo le orme di Eva Longo e Ciro Falanga, ha fatto le valigie per traslocare proprio fra i banchi dei rivali verdiniani.
LETTERA AVVELENATA
“Grasso ha riconosciuto la fondatezza della mia richiesta e mi auguro che già nei prossimi giorni vengano presi provvedimenti — spiega Barani a ilfattoquotidiano.it —. Mi risulta che il presidente abbia già comunicato agli altri capigruppo il contenuto della mia lettera”.
Una questione che, effettivamente, regolamento alla mano sembrerebbe fondata: in base all’articolo 14 comma 6, quando i componenti di un gruppo — che non rappresenta un partito presente con il medesimo contrassegno alle ultime elezioni per il Senato, come nel caso dei Conservatori e riformisti — si riducono a meno di 10, “il gruppo è dichiarato sciolto” e i parlamentari che ne facevano parte, qualora entro tre giorni non aderiscano ad altri gruppi, vengono iscritti al Misto.
“Lo scopo della norma è evidente — prosegue Barani —. Innanzitutto evitare una ripartizione impropria delle risorse spettanti ai gruppi che, in caso di scioglimento, i Conservatori e riformisti dovranno in parte restituire”.
Inoltre, aggiunge il capogruppo di Ala, “occorre ripristinare gli equilibri nelle commissioni permanenti che, in questo momento, tengono conto di una componente che non ha più i numeri sufficienti ad esistere”.
FRATELLI COLTELLI
Insomma, un bel guaio per la componente nata il 3 giugno 2015 dalla scissione capeggiata da Fitto in polemica con Silvio Berlusconi e il Patto del Nazareno.
Ma cosa ha scatenato il duro affondo dei verdiniani?
Tutto comincia da una riunione delle forze di minoranza, tenutasi a ridosso del rinnovo delle presidenze delle commissioni del Senato. E organizzata, secondo Barani, dalla capogruppo dei fittiani Anna Cinzia Bonfrisco.
All’ordine del giorno, l’assegnazione dei ruoli spettanti alle opposizioni e gli emendamenti al ddl Cirinnà sulle unioni civili attualmente all’esame dell’Aula. Incontro al quale, però, il capogruppo di Ala non è stato invitato.
Uno sgarbo che i verdiniani non hanno preso affatto bene. “Una vera e propria discriminazione, tipica dei metodi fascisti. E solo perchè avevamo votato sì alla riforma costituzionale del governo”, lamenta il presidente dei senatori verdiniani.
Che lancia l’ultima bordata: “A differenza loro, che si definiscono minoranza, noi ci consideriamo opposizione — conclude Barani —. La differenza? Non diciamo ‘no’ a prescindere ma valutiamo e votiamo, provvedimento per provvedimento, ciò che riteniamo utile al Paese”.
MI FACCIA IL PIACERE
Accuse che la Bonfrisco rispedisce al mittente. “Non posso rispondere di responsabilità non mie. La riunione delle opposizioni fu convocata dal capogruppo di Forza Italia, Paolo Romani, e non da me”, spiega a ilfattoquotidiano.it.
“Non conosco il carteggio tra il presidente Grasso e il gruppo Ala — assicura la senatrice dei Conservatori e riformisti —. Per certo, il tema è stato posto nell’ultima conferenza dei capigruppo: quando il presidente si esprimerà sul da farsi prenderemo atto della sua decisione nel rispetto dell’istituzione che rappresenta”.
Di sicuro “non andremo a caccia di parlamentari solo per evitare lo scioglimento: noi proponiamo un progetto politico, chi vuole sposarlo è il benvenuto”.
E con Barani? “Fra me e lui non c’è alcuna questione personale — conclude —. Questa vicenda è solo l’ennesimo effetto della frammentazione del centrodestra”.
Antonio Pitoni e Giorgio Velardi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Gennaio 26th, 2016 Riccardo Fucile
BIANCONI E CORSARO SCRIVONO A FITTO: “ZERO STRATEGIE”… PAGNONCELLI VERSO VERDINI E VERREBBE MENO IL GRUPPO AL SENATO
Tira una brutta aria dalle parti di Fitto. Conservatori e riformisti, il partitino fondato dall’ex ministro di Maglie in polemica con Berlusconi, è da tempo finito in un cono d’ombra.
Se ne sono accorti tutti ma soprattutto loro stessi. Infatti, alla vigilia di Natale, due big della truppa fittiana alla Camera, i deputati Maurizio Bianconi e Massimo Corsaro, hanno preso carta e penna e vergato j’accuse impietoso.
Destinatari: il leader Raffaele e, in copia conoscenza, tutti gli altri parlamentari.
Tante le accuse: pigrizia; mancanza di coordinamento tra Camera e Senato; utilizzo di schemi del passato; mancanza di discussione; perdita di appeal.
Il rischio: fare l’«ennesimo partitino alla Alfano-maniera».
Critiche aspre e franche al leader Fitto che, fino ad oggi, non hanno sortito granchè. La lettera, spedita via mail il 24 dicembre, è stata un sasso tirato in uno stagno. È passato un mese esatto e nulla è accaduto.
Tra i fittiani si giura: la settimana prossima ci vedremo, discuteremo e affronteremo tutte le questioni sul tavolo.
Di fatto, il partito di Fitto più che malato sembra essere in coma profondo. Non solo: continuano a girare voci che uno dei loro senatori, il bergamasco Lionello Marco Pagnoncelli, stia per cedere al pressing di Verdini e sia pronto a passare con Ala.
Un vero guaio perchè il «leone» dei Conservatori e riformisti ha oggi dieci senatori, numero minimo per formare un gruppo autonomo.
Perdendo una pedina si perderebbe così il diritto ad essere gruppo con tutto quello che ne consegue: peso, uffici ma soprattutto soldi.
Ma torniamo alla lettera del duo Bianconi-Corsaro.
Il primo, Bianconi, ex tesoriere del Pdl e toscanaccio senza peli sulla lingua, è sempre stato pirotecnico e antirenziano; il secondo, Corsaro, è il super tifoso di una destra liberista e ha lasciato i «suoi» Fratelli d’Italia perchè troppo sdraiati su Salvini.
I due non le mandano a dire a Fitto: «Esprimiamo grande disagio e insoddisfazione per un percorso che non è fin qui apparso in linea con le nostre attese per quanto a tempi, tattiche, strategia, target di riferimento». Ricordano quello che era il mantra dei Conservatori e riformisti: «1) Mai col Pd; 2) Scelte dal basso».
E dipingono un risultati ottenuti: pochissimo.
«Causa – si legge – ritardi, timori, impedimenti personali, eventi esterni, imperdonabile pigrizia». Non solo: «La nostra azione, fortunatamente rimasta semi clandestina agli occhi della grande comunicazione, s’è consumata in sterili tentativi di intromissione nella geografia parlamentare, con tatticismi autoreferenziali, inconfessate nostalgie di una centralità del Palazzo (…), l’assenza sistematica di coordinamento tra Camera e Senato, la ripetuta tecnica operativa dei colloqui separati…».
E ancora: «Posto che tra noi non c’è un Maradona della politica (…) è grave non aver attivato un gioco di squadra…».
Il movimento, poi, è tutt’altro che unito e compatto e qualcuno pare guardare verso Renzi: «Alcuni di noi sembrano valutare di assumere posizioni terze o intermedie, collocandosi in un’area attendista. Allora è meglio dircelo chiaro».
Insomma, c’è la richiesta di un redde rationem perchè «La nostra missione dovrebbe essere quella di farci inseguire… da chi occupa la nostra stessa metà del campo; certo non può essere quella di volgere altrove, cercando riparo nella palude centrista».
Il grido di dolore del duo Bianconi-Corsaro per ora è stato vano; ma c’è chi giura che sarà il preludio di altre rivolte. E Raffaele, per ora, tace.
(da “il Giornale”)
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Gennaio 9th, 2016 Riccardo Fucile
L’ESPONENTE DI CONSERVATORI E RIFORMISTI DENUNCIA L’INCOERENZA DEL PARTITO DI BERLUSCONI
“E’ inaccettabile che chi volle a gran voce l’abolizione del reato di immigrazione clandestina, sia al Senato che alla Camera, costringendo me e un altro pugno di parlamentari a dichiarazioni e voti in dissenso dal gruppo, oggi si scagli contro il Governo che dovrebbe applicare proprio quel voto per il quale si sono espressi a favore”.
Maurizio Bianconi dei Conservatori e Riformisti non ci sta a questi cambi di rotta del partito in cui ha militato per anni e ne denuncia le contraddizioni, invocando coerenza politica e non posizionamenti diversi a seconda dei momenti e della convenienza.
Bianconi sottolinea: “Continua cosi’ la truffa di Forza Italia, che nel sostegno sostanziale a Renzi e alle sue scelte, tenta di spacciarsi per compagine di centrodestra e di affibbiarci ancora un capo che per i suoi interessi, come ci ricorda il suo ex aedo il senatore Bondi, ha gia’ massacrato il centrodestra italiano.”
L’esponente del partito di Fitto conclude: “Ecco perche’ con Corsaro e con l’intero gruppo di Conservatori e Riformisti italiani, chiediamo che vi siamo prima programmi condivisi e poi la scelta del leader dal basso e non viceversa. Lo scenario non consente ulteriori imbrogli a noi stessi e a quegli italiani che al centrodestra vorrebbero dare ancora e di nuovo il proprio sostegno”.
(da agenzie)
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Gennaio 8th, 2016 Riccardo Fucile
L’APPELLO DEI DUE PARLAMENTARI “CONSERVATORI E RIFORMISTI”: “SENSO DELLE ISTITUZIONI, MERITO, RESPONSABILITA’, ALTRIMENTI CONTINUERA’ LA DISSOLUZIONE DEL CENTRODESTRA”
“Sentiamo parlare, tra le macerie del centrodestra che fu, di alchimie elettorali, quasi che le divergenze non fossero frutto di interpretazioni e proposte allo stato inconciliabili. Il centrodestra si potra’ ritrovare in una grande alleanza soltanto quando saranno posti al centro i contenuti dell’unione e non la ricerca di una leadership purchessia, sport nel quale oggi media e forze politiche sembrano indugiare”.
Lo dichiarano, in un comunicato congiunto, i deputati Maurizio Bianconi e Massimo Corsaro, parlamentari dei Conservatori e Riformisti.
“Pur con le legittime differenze in ordine alle priorita’ di intervento – proseguono – in questa meta’ del campo, cui indefettibilmente apparteniamo, non puo’ mancare una comune visione che veda il prevalere della persona sul collettivo, del privato sul pubblico, della liberta’ di scelta contro ogni dirigismo di Stato. E’ questa, ovunque nel mondo, la ricetta per esaltare i meriti e per affermare l’etica della responsabilita’.
E ancora: “Cio’ cui si deve ambire, anche all’esito di una lunga stagione in cui il centrodestra non ha saputo realizzare alcuna delle annunciate riforme che ne avevano determinato il consenso, e’ uno Stato piu’ snello, meno invadente, meno condizionante sulle scelte di singoli, famiglie, associazioni ed imprese. Serve proprio quello che il centrodestra di questo ultimo ventennio, – introiettato in un miscuglio di interessi, timori ed incapacita’ – non ha saputo realizzare. Un centrodestra che voglia essere e apparire davvero rinnovato non puo’ che muovere da queste cose, dalla riscoperta del valore e della difesa a oltranza di legalita’ e ordine nella rappresentanza politica; del prestigio e del decoro delle istituzioni. Se non lasceremo spazi a dubbi sulla determinazione comune a conseguire questi obiettivi, allora si potra’ parlare di alleanze e forse di leadership.
Altrimenti – concludono – si finira’ per ripercorrere una strada che ci ha portato dapprima alla dissoluzione del centrodestra, poi alla sua surroga con il disastroso tecnicismo montian-lettiano, infine a Renzi, l’imbonitore che rischia di essere il peggiore dei mali”
(da agenzie)
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Ottobre 1st, 2015 Riccardo Fucile
PROSCIOLTO DOPO 10 ANNI: “CHE AMAREZZA, NEANCHE UNA TELEFONATA, E’ INADEGUATO”… “LO SCONSIGLIAI SU RENZI, AVEVO RAGIONE”
È stato il processo che ha scandito 10 anni della sua vita. Iniziato quando era presidente di Forza Italia della Regione Puglia, anzi di più: enfant prodige di Silvio Berlusconi, che lo definì addirittura «la mia protesi». La lunga gogna mediatica per l’accusa di aver intascato una tangente è terminata: assoluzione con formula piena
Ma oltre alla soddisfazione, a Raffaele Fitto resta una doppia amarezza.
Ora lei da ex delfino, dopo la sua fuoriuscita da Fi per fondare il movimento “Conservatori e riformisti”, viene bollato a Palazzo Grazioli come «traditore» e «mestierante della politica». E Berlusconi non ha detto niente sulla sua assoluzione. Curiosa parabola, non crede?
Il silenzio di Berlusconi mi ha amareggiato. E mi fa capire quanto sia complessa la situazione in cui si trova. Il fatto che non abbia parlato lo ritengo molto grave.
Come se lo spiega? Tanto più che la battaglia garantista è stata sempre una bandiera di Forza Italia..
Io dico solo che non c’è polemica politica che tenga di fronte a certe cose.
Sta dicendo che per coerenza politica e stile il Cav doveva intervenire?
Ho ricevuto telefonate da tutto il mondo politico, tranne che da lui.
Veramente anche i parlamentari forzisti ci hanno messo alcune ore prima di farlo.
Ma comunque io li ringrazio, a cominciare dal capogruppo al Senato Paolo Romani (il primo a muoversi dopo ore di afasia, ndr) perchè lo hanno fatto.
Il punto è che solo Berlusconi ha voluto restare zitto?
Sì. Anche se per me non cambia niente.
Sta dicendo che invece rischia di perderci lui, di dare agli italiani l’immagine di un leader che è garantista solo quando sono in ballo le sue vicende
Non voglio entrare nel merito di questo, ma il suo silenzio dimostra quanto lui sia inadeguato.
Come si spiega l’acredine particolare che le riserva e che non ha dispensato con la stessa intensità ad altri fuoriusciti come Angelino Alfano o Denis Verdini?
Io ho avuto ai suoi occhi il grave torto di aver avuto ragione.
Su cosa?
Glielo avevo detto che appoggiare le riforme di Renzi si sarebbe rivelato un autogol. E così è stato
Pensa un giorno di poter ricucire con lui?
Il punto non è personale, io ritengo che quella stagione politica sia conclusa.
Però anche lei quando dice che Berlusconi deve uscire di scena, non crede che sarebbe stato un po’ come chiedere a Wanda Osiris di lasciare il palcoscenico?
Prendo atto di quello che sta accadendo: è cambiato il momento storico.
Gli elettori però potrebbero dire che nè lei nè Alfano nè Salvini avete lo stesso carisma di Berlusconi, anche se lei lo giudica finito.
Io chiedo un momento di elaborazione sui contenuti per rilanciare il centrodestra e le primarie.
Tra le tante telefonate che ha ricevuto c’è stata anche quella del suo ex fratello-coltello di Forza Italia, il ministro dell’Interno Angelino Alfano, leader di Ncd. Si è pentito di averlo tanto attaccato per difendere Berlusconi solo due anni fa ?
Assolutamente no. Quello è stato un passaggio di cui ero convinto
Si è sentito usato da Berlusconi?
No, io l’ho difeso non perchè me lo abbia chiesto lui. L’ho fatto per convinzione.
Pensa a una futura alleanza con Alfano?
Io penso che dobbiamo costruire un’alternativa al governo Renzi.
Matteo Salvini leader del centrodestra come lo vede?
Salvini fa il suo mestiere, noi facciamo il nostro. Chi sarà il leader lo deve decidere direttamente il popolo.
Con Denis Verdini in che rapporti è rimasto? Ora sembra attrarre più lui nei gruppi parlamentari che lei…
Non c’è un termometro per le presenze… I Conservatori e riformisti hanno già un gruppo al Senato e stiamo lavorando per farlo alla Camera. Quanto ai rapporti tra me e Verdini, come tutti i rapporti politici, non vanno mai compromessi per aver fatto scelte diverse.
Lei andrà dal premier inglese David Cameron, al quale il suo movimento si ispira?
Sì, sono in partenza domenica per il congresso dei conservatori
Sono state fatte ironie sulla sua vicinanza agli inglesi…
Sono ironie che non capisco. Piuttosto, con Forza Italia che sta nel Ppe e in Italia dice cose diverse da quelle che fa in Europa, come la mettiamo?
Paola Sacchi
(da “Lettera43″)
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Settembre 29th, 2015 Riccardo Fucile
ERA STATO CONDANNATO IN PRIMO GRADO A 4 ANNI
Il parlamentare europeo Raffaele Fitto è stato assolto in secondo grado a Bari dall’accusa di aver ottenuto una tangente da 500mila euro dall’imprenditore Giampaolo Angelucci (anche lui assolto).
Dichiarato prescritto il reato di finanziamento illecito contestato a entrambi.
Il dispositivo è stato letto dai giudici del processo d’appello denominato ‘La Fiorita’.
Nel 2013 l’ex ministro degli Affari regionali di Forza Italia (oggi in Conservatori e riformisti) era stato condannato dal tribunale di Bari a quattro anni di reclusione e all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni (la Procura aveva chiesto una pena a sei anni e sei mesi).
L’imprenditore del settore sanitario Angelucci era stato invece condannato a tre anni e sei mesi (l’accusa aveva chiesto un anno in più).
I reati contestati a Fitto si riferivano al periodo fra il 1999 e il 2005, quando era presidente della giunta regionale della Puglia.
L’esponente del centrodestra era stato condannato per corruzione, illecito finanziamento ai partiti e abuso di ufficio.
“l finanziamento di 500mila euro che Fitto ricevette per il suo movimento politico ‘La Puglia prima di tutto’ prima, durante e poco dopo la campagna elettorale per le regionali del 2005 – scrissero i giudici nelle motivazioni della condanna – dall’imprenditore Giampaolo Angelucci per far assegnare alle aziende di quest’ultimo un appalto settennale da 198 milioni di euro per la gestione di 11 Residenze sanitarie assistite (Rsa), si connota illecitamente in quanto è stato il prezzo della corruzione del Fitto da parte dell’Angelucci”.
Gabriella De Matteis
(da “La Repubblica”)
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