Giugno 8th, 2021 Riccardo Fucile
IL PARTITO DI BERLUSCONI IN RIVOLTA, TUTTI GLI APPUNTAMENTI RINVIATI… 50 PARLAMENTARI PRONTI A SEGUIRE CARFAGNA E GELMINI
Le riunioni che saltano e i dubbi che adesso assalgono anche Silvio Berlusconi. La fusione a freddo di Lega e Forza Italia pensata da Matteo Salvini – e non a caso lanciata dalle colonne de Il Giornale – adesso è costretta a rallentare.
Perché se i due leader sono convinti, nella pattuglia di senatori e deputati azzurri i mal di pancia sono forti e si moltiplicano di ora in ora.
Lunedì sera dentro il partito berlusconiano si è rischiato il “big bang”, tanto da far saltare prima la riunione dell’ex presidente del Consiglio con i delegati regionali e poi il tavolo dei gruppi di Camera e Senato in programma tra oggi e domani proprio per discutere la proposta di federazione avanzata da Matteo Salvini.
Riunioni che si terranno, hanno spiegato fonti interne vicine ai contrari, quando una riflessione sul tema sarà più matura.
La fronda dei resistenti è capeggiata dalle ministre Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna e c’è chi giura che la pattuglia di eletti pronti a seguirla sia corposa (50 i parlamentari disposti a lasciare il partiti azzurro), tanto da rischiare uno smottamento importante.
Nelle ultime ore, inoltre, con i dubbi che continuavano ad aumentare, c’è chi ipotizza un semplice coordinamento. Ma fonti qualificate di Fi hanno negato che l’opzione sia sul tavolo: “Non esiste un piano B: la federazione o si fa o non si fa”.
Anche dalla Lega hanno fatto sapere che il coordinamento già esiste: la proposta è fare un passo avanti deciso verso la federazione.
La prima avvisaglia del rallentamento era arrivata nel pomeriggio di lunedì: nell’incontro con il presidente del Consiglio Mario Draghi, Salvini avrebbe dovuto anche parlare dell’idea di creare un gruppo unico in Parlamento, ma l’argomento è rimasto fuori dal dialogo con il premier.
Troppo forte l’agitazione dentro Forza Italia per mettere sul tavolo di Palazzo Chigi l’argomento, che l’ex ministro dell’Interno vorrebbe chiudere entro fine giugno.
Nelle ore successive è stato uno smottamento continuo. Come detto, prima Berlusconi ha annullato il vertice via Zoom con i coordinatori regionali, quindi è stato prima rinviato – e poi di fatto annullato – il faccia a faccia tra senatori e deputati.
“Tempo, coinvolgimento, riflessione” è ciò che chiede la ministra Gelmini per quanto riguarda il metodo. Sul merito, in ogni caso, restano “forti perplessità” perché “la storia, i valori, l’identità” di Forza Italia vanno “difesi e rilanciati, non annacquati in soggetti nuovi”.
Anche perché, ha sottolineato, il centrodestra è stato finora “un’alleanza vincente” in quanto in grado di “raccogliere consensi in un elettorale vasto ed eterogeneo“.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Giugno 7th, 2021 Riccardo Fucile
LA CDU NON HA CEDUTO AI TEMI SOVRANISTI, HA TENUTO DURO SU INTEGRAZIONE DEI LAVORATORI STRANIERI, SOLIDARIETA’ E TRANSIZIONE AMBIENTALE ED E’ STATA PREMIATA
La profondità del cambiamento portato dal Covid in Europa è ben evidente nell’esito del primo voto “importante” di questa stagione.
È il voto nella più piccola regione dell’Est tedesco, la Sassonia: me ne interesso perché più volte ho paragonato l’opera di riunificazione delle due Germanie compiuta da Angela Merkel all’immenso compito che ci attende nel Sud Italia, con il Recovery Plan.
La Sassonia è stata per molto tempo l’epicentro del voto di protesta con forti venature anti-europee, xenofobe e inclini al negazionismo climatico. Scelta ribellista intercettata e cavalcata dall’ultradestra dell’Afd, con risultati così consistenti da far temere il sorpasso sui moderati della Cdu.
Nulla di questo è successo, anzi. La Cdu ha registrato una straordinaria avanzata e l’Afd è scivolata indietro: sempre forte ma non più preoccupante per gli equilibri politici generali.
Il test tedesco ci conferma che anche nelle aree più disagiate ed economicamente più fragili del Continente il “voto contro” ha perso gran parte del suo appeal. Le opinioni pubbliche chiedono meno rivoluzione e più protezione, meno utopia e più serietà, anche nella gestione dei consistenti fondi che il combinato disposto tra Next Generation Eu e congelamento dei vincoli di bilancio ha messo a disposizione degli Stati.
La prossima tornata elettorale italiana, che interessa una grande Regione meridionale, la Calabria, e numerose città del Sud a cominciare da Napoli, ci dirà quanto questa nuova sensibilità è diffusa anche nel nostro Paese.
Certo è che per venire a galla e trovare riconoscimento ogni domanda ha bisogno di un’offerta: vale per le merci come per la politica.
In Germania l’offerta è stata molto chiara: la Cdu non ha ceduto in alcun modo né ai temi né agli atteggiamenti imposti dall’estremismo, ha tenuto duro sull’integrazione dei lavoratori stranieri, sulla transizione ecologica accompagnata da misure di compensazione, sulla solidarietà europea. È così che i cristiano-democratici hanno intercettato gli orientamenti emergenti dell’elettorato trasformandoli in consenso elettorale.
È stato corso un rischio – molti giudicavano la strategia della CdU perdente e il sorpasso dell’Afd inevitabile – ed è stato incassato un premio.
Credo che in questa vicenda ci sia una interessante lezione anche per la politica italiana, che tende a farsi follower della parte più rumorosa e visibile dell’elettorato e troppo spesso ignora istanze più larghe e profonde: nel “vecchio mondo” pre-Covid, protestatario e scontento di tutto, farsi paladini di posizioni ultras poteva funzionare. Ma ora?
Mara Carfagna
(da agenzie)
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Giugno 7th, 2021 Riccardo Fucile
L’ANNUNCIO DI GASPARRI SUL NUOVO GRANDE ACQUISTO
Da candidato sindaco del Movimento 5 Stelle alle elezioni comunali 2014 a Roma al passaggio, ufficializzato oggi, a Forza Italia.
Questa la novità che riguarda Marcello De Vito, presidente dell’Assemblea capitolina, e consigliere più votato tra i ‘grillini’, di gran lunga, nella tornata elettorale che ha portato Virginia Raggi al Campidoglio.
“Il presidente dell’Assemblea capitolina Marcello De Vito aderisce a Forza Italia”, ha annunciato Maurizio Gasparri, senatore e coordinatore del partito di Berlusconi per Roma Capitale, nel corso della conferenza stampa ‘Campidoglio: la sfida di Forza Italia’. Dopo aver ufficializzato l’addio al Movimento 5 Stelle qualche giorno fa, De Vito ha quindi trovato una nuova casa.
De Vito: “FI area politica che ha sempre rappresentato le mie idee”
“Forza Italia ricostruisce una sua presenza nel Consiglio comunale e questo dimostra la vitalità del nostro partito”, ha aggiunto Gasparri.
“Sono molto contento e convinto della mia scelta e pronto alle sfide che ci saranno, a partire dalle prossime Amministrative. Non ho più retto alle mille capriole ideologiche del M5S, cui dico… buon tutto! Avrei potuto smettere di far politica o mettere a disposizione l’esperienza acquisita in questi anni nel Consiglio comunale ed in maniera naturale mi sono rivolto all’area politica che aveva sempre rappresentato le mie idee e la mia cultura prima di entrare nel M5S. Ci siamo confrontati con Gasparri sui temi romani dallo scorso gennaio”, le parole di De Vito.
“Ringrazio anche quelli mi hanno criticato o che mi criticheranno. Ringrazio le quasi 7000 persone che hanno scritto il mio nome sulla scheda il 4 giugno 2016, conferendomi quel mandato che onorerò sino alla fine come ritengo di aver svolto sino ad oggi, con conoscenza della macchina amministrativa, del territorio, della sua politica. Prosegue il mio impegno politico.Guardo avanti con forza, determinazione e fiducia”, aveva scritto su Facebook annunciando il suo addio al Movimetno fondato da Beppe Grillo.
(da agenzie)
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Giugno 6th, 2021 Riccardo Fucile
“FORSE SILVIO VUOLE CHE FORZA ITALIA MUOIA CON LUI”
Venti contrari alla coalizione pensata per la destra da Matteo Salvini e, al momento, al vaglio dei vertici di Forza Italia.
Un grande campo allargato che non convince Giuliano Urbani, ex ministro e tra i fondatori di Forza Italia. “Al contrario di ciò che pensa Salvini, io credo che la federazione punirebbe il centrodestra. C’è bisogno di una coalizione che rappresenti i tanti settori sociali del paese. Una federazione potrebbe, forse, andare bene se non è troppo rigida”.
Per Urbani le ministre Gelmini e Carfagna “hanno ragione quando dicono che non va fatta una federazione con Salvini. Sarebbe meglio con la Meloni”.
Alla domanda su come interpreta la posizione di Berlusconi risponde: “A essere maliziosi direi che vuole che Fi muoia con lui”.
E alla domanda se la “parabola” di Forza Italia si sia conclusa risponde: “Sì e non da oggi. E’ sempre stata indissolubilmente legata alla figura di Berlusconi: purtroppo – dice – l’anagrafe rema contro di lui”.
Come la definirebbe ora? “Un’occasione sprecata – risponde Urbani – sarebbe stato bello se avesse cercato non dico un successore, ma di fare in modo che quelle radici liberali attecchissero”.
(da Globalist)
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Giugno 4th, 2021 Riccardo Fucile
FA SPONDA A SALVINI MA IN FORZA ITALIA MOLTI SONO CONTRARI, A PARTIRE DA GELMINI E CARFAGNA
“Sono di nuovo con voi, mi sento in famiglia”. Silvio Berlusconi apre così il video-collegamento con i vertici del suo partito che durerà due ore e mezzo. Lasciati alle spalle i guai di salute, pensa al futuro: promette interviste, colloqui su Zoom a tu per tu. E poi: “Valutiamo l’idea di federazione del centrodestra” lanciata da Salvini in un’intervista al “Giornale” di casa.
E’ un attimo e la prospettiva per Forza Italia cambia: il progetto a cui il Cavaliere si era sempre fieramente opposto adesso è “preso in considerazione”. Nessuna annessione – rassicura l’ala moderata – Nessun appiattimento sulla linea leghista: “Saremo sempre la guida culturale del centrodestra con i nostri valori europeisti, garantisti, liberali, riformisti”.
E in Europa, la strada resta quella del Ppe, perché – è il succo – Washington e Bruxelles non lasceranno mai governare i sovranisti.
Insomma, si vedrà, si pondererà, si convocheranno gli organismi. A tempo debito. I gruppi unici non sono all’ordine del giorno, tantomeno a giugno come vorrebbe il Capitano.
La suggestione però è in campo, ed è potente. Berlusconi la accarezza, la orienta, chissà se la manipola come abilmente in passato: dopo aver divorato più figli di Crono è tentato di lasciare l’eredità politica al “ragazzo”, ritagliarsi il ruolo del padre nobile – presidente onorario, sussurra più d’uno – di un grande rassemblement dei moderati, sganciarsi dal partitino rissoso e balcanizzato che è diventato il suo.
Sia pure consegnando le chiavi di casa al “Matteo redento”, con cui i rapporti sono “ottimi” e la telefonata “amichevole”: il leader che regala rosari, dispensa rose, e soprattutto blinda Draghi fino al 2023.
Un po’ come nelle aziende: il presidente mediatore e “garante” con i mondi di riferimento; il Ceo frontman, cui toccano beghe e grane.
L’ex ministro dell’Interno spalanca le braccia: è impaziente, chiama a sé Toti e i centristi, disegna le stanze della “casa comune”, studia iniziative condivise.
Certo, il partito unico resta tabù: evocato e poi smentito.
Gianni Letta, dicono, contrarissimo. Lo spettro della “fusione a freddo” aleggia. Eppure, una forza di massa sullo stampo dei Repubblicani Usa, un Great Old Party tricolore come avrebbe dovuto essere il Pdl, resta il sogno nel cassetto berlusconiano. Insieme alla vocazione del “federatore”, tanto che nel ragionamento la sinergia si estenderebbe a FdI, che però si chiama fuori: “Operazione giusta ma non riguarda chi sta all’opposizione”.
L’effetto dell’annuncio è deflagrante. Lo stato maggiore azzurro si divide plasticamente: Bernini, Cattaneo, Mulé sono pronti a discuterne.
Le ministre Gelmini e Carfagna restano fredde, fiutano il pericolo di finire inglobati. Vogliono difendere “valori, identità e storia” di Fi, ora che a insidiarli dal versante centrista è arrivato Brugnaro con le sue disponibilità economiche.
La titolare del Sud si spinge a chiedere il congresso. I parlamentari si dividono tra scetticismo sulla fattibilità dell’operazione e speranza di un futuro: se la legge elettorale non cambia, le liste comuni sarebbero la manna ma già l’alleanza con la Lega salverebbe i collegi del Nord.
I rumors raccontano del gruppo al Senato più favorevole mentre la maggior parte dei deputati sarebbe perplessa. Nessuno fa le barricate, molti predicano cautela. Solleticano l’orgoglio di Berlusconi, spingono sul rilancio del “suo” partito. Giacomoni sta organizzando i gazebo per la raccolta firme sulla riforma fiscale. Si tratta di tornare alle origini: il partito delle imprese, meno tasse per tutti. Vincerà l’originale che col piccolo schermo sedusse i moderati e oggi è precipitato sotto le due cifre, o l’emulatore che flirta con Orban e fa le capriole sui licenziamenti ma guida il primo partito italiano?
Non è quella la vera partita: “Questo è il nuovo predellino di Salvini – ragiona l’ex forzista Napoli, che ha già fatto le valige in direzione Toti – per evitare il sorpasso della Meloni. Se riesce, FdI resterà seconda forza della coalizione”.
Con la benedizione del Cavaliere. Se sono rose, come quelle offerte dal Capitano a Lilli Gruber, fioriranno. In anticipo sulla prossima primavera.
(da Huffingtonpost)
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Giugno 2nd, 2021 Riccardo Fucile
“MOLTI PARLAMENTARI LA PENSANO COME ME, BASTA PIEGARSI ALLE TESI ILLIBERALI DELLA LEGA”
Elio Vito e Barbara Masini bacchettano duramente Berlusconi che oggi, in un’intervista, ha bocciato il ddl Zan annunciando che Forza Italia non lo voterà. Ma molti non la pensano affatto così
Diversi parlamentari di Forza Italia non hanno condiviso le dichiarazioni di Silvio Berlusconi, che in un’intervista a Il Giornale,ha bocciato senza se e ma il ddl Zan, la legge contro l’omotransfobia approdata in Senato e osteggiata dal centro-destra, soprattutto da Lega e Fratelli d’Italia.
Oggi, infatti, Berlusconi taglia corto, dice che approvare il ddl sarebbe un «grave errore», che «non aggiunge nulla» e annuncia che non lo voteranno perché rischia di attentare alla libertà di opinione. Ma non tutti sembrano essere d’accordo.
Il primo ad andare contro il Cavaliere è Elio Vito, deputato azzurro e storico fedelissimo di Berlusconi che stavolta si smarca dalla linea del capo del partito: «Non limita la libertà di opinione, tutti potranno continuare ad avere le loro idee sulla famiglia “tradizionale”».
«Sono contento che si sia ripreso (mai dubitato!). È facile elogiare il leader, più difficile è criticarlo, ma devo farlo. Sul #DdlZan sbaglia», continua Vito che in un secondo tweet rincara la dose: «È sbagliato anche il disegno di legge Ronzulli-Salvini, che ha uno spirito tutt’altro che liberale. Vuole, infatti, superare la legge Mancino. Che è un vecchio pallino della Lega. Ma non posso credere che ora pure Forza Italia voglia abolire la Mancino».
Come confermato da fonti autorevoli di Forza Italia a Open, sembra essere evidente che gran parte del centro-destra voglia abolire la legge Mancino. Circostanza che, però, non trova sponda nel partito guidato da Silvio Berlusconi, adesso più diviso di prima.
La seconda a intervenire è la senatrice di Forza Italia, Barbara Masini, che non le manda di certo a dire. «Sul ddl Zan temo non abbia avuto modo di approfondire e spero ascolterà anche le posizioni diverse di alcuni in Forza Italia», scrive.
Come a dire che il suo leader, Silvio Berlusconi, non si sia informato a sufficienza e che, dunque, abbia detto cose non vere. La spaccatura è evidente. E rischia di essere insanabile.
E pensare che persino l’ex compagna del Cavaliere, Francesca Pascale, si è schierata apertamente a favore del ddl Zan: «Sono quasi tutti a favore di questo disegno di legge ma semplicemente molti non possono dirlo […] Berlusconi non è omofobo, non è razzista ed è per questo che mi stupisce la sua posizione su questo ddl», ha dichiarato Francesca Pascale a Open.
Ancora nessun commento della senatrice e capogruppo di Forza Italia Anna Maria Bernini e della vice presidente di Forza Italia in Senato Gabriella Giammanco. Entrambe si erano espresse a favore del ddl Zan.
(da Open)
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Maggio 30th, 2021 Riccardo Fucile
MA STA PERDENDO PRESA SUL PARTITO
Il day after, solitamente, è sempre quello della resa dei conti, e la giornata di ieri in casa Forza Italia non ha fatto eccezione: si cerca il “regista” occulto dell’operazione di reclutamento che sta dietro alla nascita del nuovo soggetto politico ‘Coraggio Italia’, nato sostanzialmente per “sottrazione” a Forza Italia , che vede il tandem Giovanni Toti – Enrico Brugnaro protagonisti.
Ovviamente quel che non va giù ai vertici azzurri è lo scippo di ben 12 parlamentari, tra cui la ex fedelissima del Cavaliere Micaela Biancofiore che dopo le defezioni di Laura Ravetto (da mesi passata alla Lega) e della ex assistente personale di Silvio, Maria Rosaria Rossi (espulsa dal partito per aver votato la fiducia al Conte ter e attivissima fra gli allora ‘Responsabili’), si aggiunge alla ‘fuga’ delle donne simbolo del berlusconismo dei bei tempi che furono.
Nonostante le cene ‘carbonare’ col governatore ligure di qualche mese fa, rimane nel partito d’origine Maria Carfagna (del resto è stata premiata anche a questo giro con un ministero) che ieri ha subito messo le mani avanti: “Cosa penso del nuovo gruppo formato da Toti e Brugnaro? è sicuramente un danno per FI che poteva e doveva essere evitato. FI ha bisogno di essere rilanciata, serve una distinzione tra la posizione di partito di centro, liberale, moderato, europeista e quella degli alleati di destra come Salvini e Meloni. Spero che i vertici di FI capiscano che c’è bisogno di aprire un dibattito interno”.
In ogni caso, dare la colpa agli altri non è mai un buon segnale.
(da agenzie)
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Maggio 28th, 2021 Riccardo Fucile
GELMINI CONTRO TOTI E BRUGNARO: “LE MIE BATTAGLIE SONO QUI”
Sale la tensione dentro Forza Italia dopo la nascita di ‘Coraggio Italia’, il nuovo partito di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro.
Pesano le fibrillazioni per la “campagna acquisti” del governatore ligure e del sindaco di Venezia. Il gruppo dirigente forzista, con Silvio Berlusconi in cima, infatti è infuriato per la fuga dei suoi undici parlamentari verso Coraggio Italia tanto da far saltare ieri il vertice di centrodestra sulle Comunali, altro tasto dolente dentro la coalizione.
In tanti dentro FI pensano che l’operazione di Toti e Brugnaro sia stata compiuta con il beneplacito dell’ala governativa azzurra, in particolare della ministra Mariastella Gelmini che è vicina ad alcuni dei transfughi.
Ma lei stessa smentisce e ribadisce la sua totale appartenenza al partito di Berlusconi: “Io fuori da Fi? Non escludo che qualcuno lo auspichi da tempo, ma questo qualcuno rimarrà ancora una volta deluso. Leggo su qualche quotidiano ricostruzioni fantasiose, quelle sì eterodirette, e lontane anni luce dalla realtà dei fatti. Io sono in Fi, ne faccio parte convintamente, e le mie battaglie politiche le porto avanti con determinazione nel partito e per il partito. Se qualcuno tenta di copiare Forza Italia, puntando al centro, vuol dire che noi dobbiamo accentuare e rimarcare i nostri valori moderati, europeisti, liberali”, precisa la ministra per le Autonomie.
L’iniziativa del governatore della Liguria e del sindaco di Venezia non è proprio piaciuta al leader azzurro, tanto che Il Cavaliere, malgrado le “pluripatologie” segnalate dal pm del Ruby Ter, ha telefonato personalmente da Arcore ad alcuni transfughi per spiegare che il passaggio a Coraggio Italia “è un errore”, perché Fi al governo è forte.
Al momento il raggruppamento moderato del centrodestra raccoglie 24 deputati tra cui ex grillini, ex forzisti e uomini di Tabacci. In undici hanno lasciato Silvio Berlusconi: Marco Marin è il presidente, poi Stefano Mugnai, Raffaele Baratto, Maurizio d’Ettore, Simona Vietina, Michaela Biancofiore, Cosimo Sibilia, Matteo Dall’Osso, Elisabetta Ripani, Maria Teresa Baldini, Guido Germano Pettarin. Fucsia Nizzolli Fitzgerald, eletta all’estero, all’ultimo ha deciso di rimanere fra gli azzurri.
Toti durante la presentazione di ‘Coraggio Italia’ (anche il nome ricorda molto il partito del Cavaliere), ha fatto sapere che “non sarà un nuovo partitino personale ma la gamba moderata del centrodestra” e che la nuova forza politica sarà presente alle amministrative di autunno. Gelmini, invece, aveva formalmente bocciato l’iniziativa del governatore ligure e del sindaco veneziano: “Brugnaro è un buon sindaco – aveva detto a La Stampa – ma se sceglie di incentivare il frazionamento in partitini dell’area moderata, commette un errore”.
(da La Repubblica)
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Maggio 20th, 2021 Riccardo Fucile
LA MINISTRA RIDIMENSIONA LE AMBIZIONI GOVERNATIVE DELLA LEADER DI FDI: “LA REGOLA DELLA LEADERSHIP AL PRIMO PARTITO ARRIVATO ALLE ELEZIONI E’ STATA SUPERATA DA QUANDO SALVINI TRADI’ IL CENTRODESTRA PER FARE IL GOVERNO CON IL M5S”… “NON SO SE LA MELONI ABBIA LE QUALITA’ PER FARE IL PREMIER”
Lo dice con il sorriso sul volto, ma le parole sono pesanti come un macigno e segnano – rendendola ancor più evidente, nonostante i tentativi di celarla – la spaccatura tra le tre principali forze politiche che compongono l’alleanza di Centrodestra.
A parlare è Mara Carfagna, Ministra per il Sud e la coesione territoriale. Dallo studio di Otto e Mezzo, la deputata di Forza Italia non le ha mandate a dire a Giorgia Meloni e alle sue ambizioni di leadership con vista su Palazzo Chigi. Anzi, ha ricordato come il sistema di gerarchie non viva di auto-candidature.
“Meloni è oggettivamente molto brava, la sua ascesa è un dato di fatto, come lo sono la crescita nei sondaggi – ha detto Mara Carfagna rispondendo a una domanda di Lilli Gruber -. La premia la sua bravura e la sua leadership ma anche il fatto che sia l’unico partito all’opposizione, e quindi non mi sorprende, è normale che raccolga consensi. Ma la storia ci insegna che non sempre chi guida un partito sarà poi il futuro capo della coalizione o addirittura del governo. Ne sarebbe in grado? Non lo so”.
La ministra ha, di fatto, sottolineato come sia molto più semplice far accrescere il consenso quando si è all’opposizione e non si hanno responsabilità, mettendo in evidenza le sue perplessità su un futuro della leader di Fratelli d’Italia come guida della coalizione di Centrodestra (che esiste solo su carta) e della Nazione.
Inoltre, Carfagna ha sottolineato un altro aspetto: “La regola della leadership al primo partito arrivato alle elezioni è ampiamente superata da quando Salvini ha tradito la coalizione facendo il governo con i 5 Stelle. Ma ci sono personaggi che più che leader di partito sono sindacalisti di partito”.
E ne ha anche per Salvini
E proprio sul leader della Lega si concentra un altro passaggio della sua intervista a Otto e Mezzo: “Non so cosa voglia fare Salvini, ma trovo che sia irrispettoso parlare ora del successore di Mattarella. Sicuramente Draghi e Mattarella sono due uomini che hanno messo al sicuro l’Italia e io credo che al Quirinale serva una continuità se non nella persona, quanto meno nell’indirizzo, nelle scelte, nell’approccio nei confronti dell’Europa. Spero che questa linea sia garantita e assicurata ma è prematuro adesso immaginare Draghi al Quirinale. Da ministra di un governo che deve lavorare per il Paese, lo trovo un dibattito surreale e fuori luogo, alimentato anche dai partiti”.
(da NextQuotidiano)
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